Arte
Il cineasta Guillermo Del Toro contro l’AI: «produce screensaver semi-avvincenti»

L’intelligenza artificiale (IA) non può sostituire le vere emozioni e il valore dell’arte, il che significa che la sua utilità nell’industria cinematografica è estremamente limitata, ha sostenuto il regista premio Oscar Guillermo Del Toro.
Intervenendo mercoledì al BFI London Film Festival, il regista di Hellboy, Il labirinto del fauno e Pacific Rim ha ribadito le sue critiche all’intelligenza artificiale e al suo valore nell’arte.
«L’Intelligenza Artificiale ha dimostrato di poter realizzare screensaver semi-avvincenti. Questo è essenzialmente tutto», ha detto il regista messicano.
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Il Del Toro ha poi affermato che, a differenza dell’arte creata dall’uomo, l’intelligenza artificiale generativa non avrebbe mai fatto provare alle persone emozioni autentiche e complesse.
«Il valore dell’arte non è quanto costa e quanto poco sforzo richiede, è quanto rischieresti per essere in sua presenza? Quanto pagherebbe la gente per quegli screensaver? Li faranno piangere perché hanno perso un figlio? Una madre? Perché hanno sprecato la loro giovinezza? Cazzo no».
Il cineasta messicano si è unito al coro di registi di Hollywood che vedono nell’intelligenza artificiale una minaccia che sta prendendo il sopravvento su molti lavori creativi nel settore.
In una delle prime grandi battaglie sindacali sulla questione, gli sceneggiatori e gli attori di Hollywood hanno organizzato uno sciopero durato mesi l’anno scorso sull’uso dell’IA nella scrittura di sceneggiature e nella recitazione. La mossa ha portato all’adozione di linee guida su come la tecnologia potrebbe essere utilizzata in progetti cinematografici e televisivi.
Come riportato da Renovatio 21, un anno fa, all’altezza dello sciopero degli artisti della filiera di film e TV americani, cominciò a diffondersi la voce che l’AI si stava di fatto «divorando» Hollywood, con aziende di computer grafica che permettevano di rifare completamente delle scene ed altre che invece consentono la creazione di sequenze a partire solo da scansioni degli attori, che quindi vanno pagati per una sola giornata di posa.
L’AI, di fatto, è più forte della morte di un attore: è il caso di James Earl Jones, grande attore afroamericano morto la settimana scorsa, che aveva stipulato ancora anni fa accordi commerciali affinché la sua voce – che ha doppiato uno dei personaggi più rilevanti della storia del cinema, Darth Vader di Guerre Stellari – fosse riutilizzata in riproduzioni create con l’AI.
L’avvento dell’Intelligenza Artificiale ha scatenato dibattiti etici sulla misura in cui potrà aiutare l’umanità e se sostituirà il lavoro umano. Una preoccupazione generale, bizzarramente non condivisa dalla Banca Centrale Europea, che ha emanato un rapporto in cui si afferma che l’IA invece creerà posti di lavoro.
Una recente ricerca di Arize AI, citata dal Financial Times, ha rivelato che il 56% delle più grandi aziende americane considera l’Intelligenza Artificiale un «fattore di rischio». Tale percentuale è aumentata rispetto al solo 9% del 2022.
Secondo l’indagine, il settore dei media e dell’intrattenimento è quello più preoccupato: oltre il 90% delle aziende, tra cui Netflix e Disney, ritiene che la rapida crescita dei sistemi di Intelligenza Artificiale rappresenti un rischio aziendale.
Del Toro aveva iniziato la carriera facendo film a carattere fantasioso dove era stato riscontrato talvolta – anche per ammissione dello stesso artista – una cifra cattolica: va notata la presenza quasi salvifica del rosario in pellicole come Mimic (1997) e il primo Hellboy (2004).
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La virtuosità spirituale del cineasta si è tuttavia invertita con il film La forma dell’acqua – The Shape of Water (2017) dove egli rovescia le regole dell’horror (un genere che di per sé storicamente esprime lo sbaglio delle deviazioni dalla morale) fino a giustificare, addirittura, la pratica del sesso con creature mostruose. Per questa sua «conversione», Hollywood ha premiato immediatamente Del Toro con il Premio Oscar.
Come riportato da Renovatio 21, contro l’applicazione dell’AI nel cinema di animazione si era scagliato con possanza ancora anni fa il genio giapponese Hayao Miyazaki, che apostrofò non esattamente in modo benigno il lavoro sottopostogli da alcuni programmatori, lasciandosi prendere dallo sconforto per le sorti dell’umanità: «un insulto alla vita stessa», disse il maestro autore di Nausicaa della valle del vento.
Un apocalittico Hayao Miyazaki contro l’Intelligenza Artificiale. Video di diversi anni fa, subbato da Renovatio 21 pic.twitter.com/0BWnLwFcte
— Renovatio 21 (@21_renovatio) May 27, 2024
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Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
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Amazon Prime Video rimuove tutte le armi e le Bond Girls dai poster dei film di 007. Poi ci ripensa

La piattaforma streaming di Amazon Prime Video ha recentemente rimosso tutte le armi e le Bond girl dalle locandine dei film di James Bond. Poi nelle ultime ore, sembra aver ripristinato la versione originale.
L’amata serie di pellicole di spionaggio 007, dove le pistole giuocavano un ruolo grafico sin dalle locandine, si trova ancora sotto il tallone della cultura woke, e quindi della censura e dell’orwelliana cancellazione della storia.
È ridicolo, e antistorico, vedere il comandante Bond a braccia conserte senza la sua arma (che è variata, dagli anni, da una Walther PPK a una Beretta forse di modello 418 o 950) impugnata disinvoltamente – un elemento che è parte fondamentale dello stesso personaggio, elegante e pericoloso, come il mondo in cui la spy-story promette di immergere lo spettatore.
Amazon had digitally removed all of the guns from James Bond movie art.
Next … they will probably eliminate any scenes from the movies with guns.
Ridiculous. pic.twitter.com/PdMgKIKY2e
— Wall Street Mav (@WallStreetMav) October 3, 2025
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In particolare, tutte le armi sembravano essere state rimosse da immagini già note, tra cui un ritratto di Sean Connery con una pistola Walther PPK tra le braccia incrociate, utilizzato come foto pubblicitaria per la pellicola Dr. No e ora esposto alla National Portrait Gallery di Londra. Un poster teaser ampiamente visto per il film Spectre con Daniel Craig è stato apparentemente modificato per eliminare la pistola che tiene al fianco (sebbene la fondina ascellare indossata da Craig sia ancora visibile).
Un ritocco simile sembrava essere stato effettuato su un’immagine pubblicitaria di Roger Moore in Agente 007 Vivi e lascia morire, in cui Moore impugna una .44 Magnum, un allontanamento dalla tradizione di Bond di pistole relativamente piccole.
Le immagini modificate digitalmente dei poster originali dei film sono un insulto agli artisti che le hanno create e ai fan che le hanno guardate negli ultimi 63 anni – oltre che all’idea stessa che sta alla base del racconto di James Bond.
Notice in these Amazon #JamesBond digital posters they’ve removed all the guns and given awkward poses?
Welcome to a world where promoting James Bond 007 needs to be done without his sidearm. pic.twitter.com/3NGkxXShcn
— Chris (@GelNerd) October 2, 2025
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L’establishment progressista cerca di cancellare le armi dall’immaginario cinematografico classico, mentre il transgenderismo e i temi satanici vengono promossi in film e cartoni pensati per bambini.
Notizia delle ultime ore, Amazon si averci ripensato: dopo il pubblico clamore, le pistole sono tornate sulle locandine.
La mossa era arrivata dopo che Amazon ha acquisito i diritti del film acquistando gli studi MGM per un miliardo di dollari all’inizio di quest’anno e si appresta a lanciare un nuovo film diretto da Denis Villeneuve (il regista di The Arrival, Blade Runner 2049, e del recente, noiosissimo, Dune), scritto e diretto da Steven Knight, il cui nuovo attore di Bond deve ancora essere annunciato.
In passato si è speculato sull’arrivo di un Bond negro (si è fatto il nome del divo anglo-nigeriano Idris Elba) o di una Bonda. In realtà, una potente anticipazione era nell’ultimo film No Time to Die con Daniel Craig – la cui scelta come protagonista della seria, una ventina di anni fa, fu contestata da un gruppo di fan: è biondo – dove saltava fuori una agente MI6 nera e statuaria (tipo Grace Jones, per intenderci), seduttiva e letale anche più del Bond stesso.
No Time to Die sconvolse gli aficionados perché mostrava un atto incomprensibile per chi conosce la saga: la morte di James Bond, un fatto narratologicamente, archetipicamente inconcepibile, in quanto il tema profondo della serie è, senza dubbio alcuno, il mito dell’eroe invincibile.
La castrazione del carattere di 007 era presente nei film dell’era Craig anche in precedenza: il filosofo ratzingeriano coreano Byung-chul Han nel suo saggio La società della stanchezza indicava la stranezza di vedere in Skyfall (2012) un James Bond affaticato e depresso, con traumi psicanalitici che riemergono.
Il codice «007» è in realtà un riferimento preciso che il romanziere (e vero agente segreto) britannico Ian Fleming faceva agli intrecci tra l’occultismo e la storia di Albione, in particolare nel momento in cui Londra si separò dalla Chiesa cattolica e cioè dall’Europa.
Il primo «oo7» fu infatti John Dee (1527-1608), matematico, geografo, alchimista, astrologo, astronomo ed occultista inglese che organizzo i servizi segreti britannici nella sua visione di un nuovo mondo fatto di colonie dell’«Impero britannico», un’espressione che alcuni dicono sia stata coniata proprio da lui stesso.
Nei messaggi cifrati riservati alla regina Elisabetta I Dee apponeva la sigla «007» in cui gli zeri erano due occhi, il sette un numero fortunato.
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Immagine da Twitter
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