Spirito
Il Cardinale Pizzaballa celebra il Natale a Gaza
Con l’avvicinarsi del Natale, e fedele a una lunga tradizione pastorale, Sua Beatitudine il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, è entrato a Gaza il 19 dicembre 2025 per una visita pastorale di tre giorni. Lo scopo di questa visita era celebrare il Natale con i fedeli cristiani della Parrocchia della Sacra Famiglia.
Un caloroso benvenuto in mezzo alla devastazione
La comunità ha accolto il Patriarca con calore ed emozione. Bambini e parrocchiani hanno organizzato una piccola festa di benvenuto, riempiendo la sala parrocchiale di canti e attività che hanno portato un barlume di speranza, alla presenza di padre Gabriel Romanelli, dei suoi due vicari e delle suore che servono la comunità.
Il complesso parrocchiale è situato in mezzo a un mare infinito di macerie. Dall’inizio della guerra, è diventato un rifugio sicuro per 1.500 persone. Si tratta principalmente di cattolici che non vogliono fuggire dalla loro patria, tra cui molti anziani e malati, ma anche famiglie con bambini piccoli.
Nel suo primo discorso, il cardinale Pizzaballa ha espresso un sentimento diverso da quello che aveva accompagnato le sue precedenti visite durante la guerra: «per la prima volta, provo un certo sollievo. So che la situazione è difficile, ma nei bambini, nella scuola e nelle attività, vedo un piccolo barlume di speranza».
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Il Cardinale ha elogiato i parrocchiani della chiesa della Sacra Famiglia per aver «mantenuto la fede in questo momento terribile», descrivendoli come una potente testimonianza di resilienza e speranza. Guardando al futuro, ha sottolineato l’appello alla ricostruzione: «ricostruiremo: le nostre scuole, le nostre case e le nostre vite», ha dichiarato, sottolineando che la guarigione dei cuori è altrettanto essenziale.
Il secondo giorno, il patriarca, accompagnato dalla delegazione, ha visitato diverse istituzioni mediche e umanitarie in tutta la Striscia di Gaza: l’ufficio Caritas di Gaza, una clinica medica, un punto di distribuzione di aiuti e il Centro Thoma. La delegazione ha visitato anche l’ospedale Al-Ahli, l’Università di Al-Azhar e le tende delle famiglie sfollate lungo il litorale di Gaza City.
La visita pastorale si è conclusa con la celebrazione della Messa di Natale, durante la quale nove bambini hanno ricevuto la Prima Comunione e un neonato è stato battezzato. Il Cardinale Pizzaballa ha detto: «ogni volta che vengo qui, anche in tempo di guerra, c’è un battesimo da celebrare. Non c’è Natale senza battesimo. È il modo migliore per dire che crediamo nella vita e in Gesù».
I bambini, con indosso cappelli da Babbo Natale, si sono gettati gioiosamente tra le sue braccia. Sui gradini della chiesa, il Cardinale Pizzaballa ha liberato una colomba nel cielo, simbolo del suo desiderio di pace. In seguito, l’intera delegazione ha assistito a uno spettacolo natalizio che i bambini avevano preparato appositamente per l’occasione.
Un’omelia sulla speranza nella sofferenza
Nella sua omelia, il Cardinale ha riconosciuto la precaria realtà che Gaza sta affrontando, incoraggiando i fedeli a non perdere la speranza. «Siamo in una situazione molto difficile, come tante altre in tutta Gaza», ha detto, «ma ora siamo in una nuova fase. Siamo chiamati non solo a sopravvivere, ma anche a ricostruire le nostre vite».
Ha invitato i fedeli a riflettere sull’umile nascita di Cristo e su come la storia del Natale rifletta la loro realtà vissuta. «La Sacra Famiglia non ha trovato un posto dove passare la notte», ha detto, «il che ci ricorda la vostra situazione… La via di Dio è la via dei poveri e dei semplici».
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La realtà umanitaria a Gaza
Si stima che il 69% degli edifici sia stato distrutto o danneggiato. Il sistema educativo ha cessato di esistere; la maggior parte delle scuole è in rovina, così come gli ospedali e i centri sanitari. Il Patriarca ha anche visitato un campo profughi dove le condizioni di vita sono estremamente difficili. La situazione non sta migliorando a causa del blocco israeliano sugli aiuti umanitari.
L’ONU avverte che per soddisfare i bisogni primari, oltre 62.000 tonnellate di aiuti devono raggiungere Gaza ogni mese, il che è impossibile con le attuali restrizioni. Anche gli aiuti forniti dalla Chiesa cattolica stanno incontrando difficoltà.
Al termine della visita, la parrocchia ha donato al patriarca una targa di legno con incisa la scritta «Sia fatta la tua volontà», in riconoscimento del suo continuo sostegno, della sua fiducia nella divina provvidenza e del suo impegno nel ricostruire le loro vite. La parrocchia della Sacra Famiglia ha anche offerto un dipinto del Cristo sofferente da donare a Papa Leone XIV, in segno di gratitudine per la sua vicinanza paterna.
Ribadendo la vicinanza della Chiesa alla comunità, il cardinalePizzaballa li ha rassicurati: «non siete soli. Insieme ricostruiremo tutto». Affermando le radici profonde della comunità, ha aggiunto: «siamo radicati qui e qui resteremo. Vogliamo essere un punto di riferimento stabile e solido in questo mare di distruzione».
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine screenshot da YouTube
Spirito
Pretessa britannica sostiene che il «personaggio principale» del Natale è Maria, non Gesù
Church of England posts video of a female reverend saying Mary is the “main character” in the Christmas story instead of Jesus.
“She had the chance to say no. She wasn’t forced to carry the Christ child.” pic.twitter.com/nv7IIgbGkm — Oli London (@OliLondonTV) December 24, 2025
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Spirito
«Il capovolgimento della Rivoluzione concretizza il regno infernale»: omelia di Natale di mons. Viganò
Renovatio 21 pubblica l’omelia per il Santo Natale dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò.

Gloria in excelsis Deo
Omelia nella Natività del Signore
Gloria in excelsis Deo,
et in terra pax hominibus bonæ voluntatis.
Lc 2, 14
Se hanno perseguitato Me, perseguiteranno anche voi (Gv 15, 20). Ed è dal momento della Sua Nascita secundum carnem, che Nostro Signore viene perseguitato: ancora in fasce, Lo cercano i soldati di Erode, per uccidere quel Bambino che egli teme possa oscurare il suo potere terreno.
Martiri di un falso monarca di nomina imperiale, i Santi Innocenti di cui tra pochi giorni celebreremo la memoria furono i primi – bambini anch’essi – ad essere martirizzati da un potere tanto tirannico quanto illegittimo, che proprio per questo doveva imporsi con la violenza, addirittura sui più piccoli e indifesi.
Crudelis Herodes, Deum venire quid times?, recita l’inno dell’Epifania. Crudele Erode, perché temi il Dio che viene? Nuovi Erode, nel corso della Storia e soprattutto in questo tetro crepuscolo che segna il crollo della civiltà cristiana, hanno infierito e infieriscono sui piccoli, per crocifiggere ancora e ancora, nelle Sue membra, il Capo divino del Corpo Mistico.
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La loro stirpe perpetua attraverso i secoli l’avversione cieca e vendicativa di chi sa di essere un usurpatore e teme l’arrivo del Re, perché esso rappresenterebbe la fine delle sue frodi. Teme ancora di più il Suo ritorno, perché nella Seconda Venuta – questa volta nella gloria sfolgorante del Rex tremendæ majestatis – non sarà Nostro Signore a sfuggire ai Suoi nemici, ma Lui stesso li trascinerà al Suo cospetto e li processerà dinanzi al mondo, e nell’universale evidenza dei loro crimini saranno sprofondati nell’abisso. La violenza dei malvagi nasconde il terrore della consapevolezza di avere letteralmente i giorni contati.
Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà, cantano gli Angeli sulla grotta di Betlemme. Pace: quanto più sentiamo ripetere questa parola dal mondo e purtroppo anche dai vertici della Chiesa, tanto più essa perde di significato e si mostra per quello che è: l’illusione, anzi la presunzione di poter avere pace nel mondo dopo averne deliberatamente scacciato Nostro Signore, Princeps pacis (Is 9, 5); il folle delirio di glorificare l’uomo per una sua inesistente e blasfema dignità infinita, nella ribelle negazione dei sovrani diritti di Cristo Re e Pontefice, e nella sistematica sovversione dei Comandamenti di Dio.
Non dimentichiamolo, cari fedeli: l’Anticristo è simia Christi, come Satana è simia Dei. È nel capovolgimento operato dalla rivoluzione che si concretizza il suo regno infernale: anziché al toto orbe in pace composito che segna la Nascita del divino Salvatore, è al toto orbe in bello diviso che riconosciamo il marchio del Nemico del genere umano, omicida fin dal principio, bugiardo e padre della menzogna (Gv 8, 44). Da un lato la Luce, dall’altro le tenebre. Da un lato la Verità, dall’altro la menzogna. Da un lato la pace di Cristo nel Regno di Cristo, dall’altro la guerra dell’Anticristo nella tirannide dell’Anticristo. Le tenebre temono la Luce, così come la frode teme la Verità, il χάος teme il κόσμος.
Gloria a Dio, pace agli uomini; dove la gloria di Dio è la premessa e la condizione perché gli uomini di buona volontà – ossia di quanti osservano i Suoi Comandamenti e li mettono in pratica con vera Carità illuminata dalla Fede – possano avere la vera pace. Vi lascio la pace, vi do la mia pace: non come ve la dà il mondo, io ve la do (Gv 14, 27).
Non con la menzogna, non con la frode, non con l’ingiustizia e l’iniquità; non nel disordine del peccato e nella tolleranza del male.
Non dove gli innocenti sono uccisi nel ventre materno e gli anziani nel letto d’ospedale.
Non dove la famiglia naturale è perseguitata e colpevolizzata, mentre si qualificano come «nozze» le unioni sodomitiche e si legalizza la maternità surrogata nel più abbietto sfruttamento della donna e della madre.
Non dove la natura stessa è manomessa, per cancellare dall’uomo quell’immagine e somiglianza con il Suo Creatore, che il Serpente detesta.
Non dove l’uomo viene evirato e la donna virilizzata.
Non dove chi lavora dev’essere trattato come uno schiavo per arricchire i suoi padroni.
Non dove chi è colpevole viene assolto e chi è innocente incarcerato.
Non dove la finzione sostituisce la realtà, dove la povertà è occasione di lucro, dove la purezza e la castità sono derise e i peggiori vizi promossi e incoraggiati addirittura presso i più piccoli.
Non dove gli schiamazzi della scelesta turba cancellano le feste cristiane, non dove il suono delle campane cede al grido del muezzin, mentre i governanti – che si proclamano laici quando proibiscono i Presepi e i Crocifissi – ossequiano orgogliosi la festa ebraica della Hannukah, le cui luci hanno preso il posto del Natale di Nostro Signore.
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Non dove la brama di denaro e di potere ha preso il posto dell’onore e dell’onestà.
Non dove poteri eversivi comandano a politici senza dignità e senza decenza, e dove l’informazione è asservita e complice della menzogna.
Non dove si fanno ammalare i sani per alimentare il Moloc farmaceutico e si mandano al macello milioni di esseri umani per far arricchire i produttori di armi.
Non dove si oscura la luce del sole e si avvelenano l’aria, le acque e i campi, e si massacrano gli allevamenti e si colpiscono le coltivazioni a vantaggio delle multinazionali. Non dove pregare silenziosamente dinanzi a una clinica abortiva comporta l’arresto, e dove dire la verità sui social è considerato hate speech.
Non dove ogni autorità, a qualsiasi livello governa illegittimamente legiferando contro Dio e contro l’uomo. Non dove ci si illude di sottarsi allo sguardo di Dio, mentre si impone il controllo totale delle masse.
Non dove la Santa Chiesa – beata pacis visio – è eclissata da una setta di eretici, fornicatori e corrotti. Non dove chi vuole restare fedele a Nostro Signore viene cancellato e scomunicato da mercenari che usurpano il Suo nome pretendendo obbedienza.
I servi dell’Anticristo vogliono farci credere che non vi sia via d’uscita, che questa guerra sia ormai persa e che ciascuno di noi debba rassegnarsi all’idea di vivere in questa infernale distopia, senza la possibilità di scacciare gli usurpatori, i traditori, i complici di questo golpe globale. Il terrore dei nemici di Dio è infatti di perdere un potere ottenuto con la frode ed esercitato illegittimamente; e che la nostra determinazione a rimanere fedeli a Cristo sveli il loro criminale inganno e li costringa a mostrarsi per ciò che sono.
Guardiamo al Santo Bambino. In queste fitte tenebre che ci avvolgono, guardiamo a Lui, vera Luce che illumina ogni uomo (Gv 1, 9). Guardiamo al Re dei re, che ha scelto per obbedienza al Padre di incarnarSi e morire per noi. Puer natus est nobis, abbiamo cantato all’introito: un Bambino è nato per noi. Per noi: propter nos homines et propter nostram salutem, per noi uomini e per la nostra salvezza. Guardate a Colui che oggi adoriamo nell’ascondimento della divinità, e che vedremo tornare cum gloria a giudicare i vivi e i morti.
L’Incarnazione del Verbo Eterno del Padre non ci dà una pace secondo il mondo né una speranza meramente umana. La Nascita di Nostro Signore ci dà la vera pace del cuore: la pace con Dio che deriva dal vivere nella Sua Santa Grazia, e la speranza incrollabile che Egli ci assiste con lo Spirito Paraclito affinché conseguiamo quell’eterna beatitudine che coronerà la terrena militia.
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Oltre al divino Consolatore, il Signore ci dona la Sua stessa Madre, facendo di noi i Suoi figli e ponendoci sotto la custodia di Colei che ha schiacciato il capo all’antico Serpente. Il Figlio di Dio è apparso appunto per distruggere le opere del diavolo (1Gv 3, 8): Egli è la stirpe regale della Donna coronata di stelle che attendevano i nostri Padri.
È il Messia promesso che abbiamo riconosciuto in Gesù Cristo, e che alla creatura più santa, pura e umile Si è compiaciuto di affidare il compito di sprofondare Satana nell’abisso, dopo che l’Arcangelo San Michele avrà atterrato e ucciso l’Anticristo.
Nell’attesa di questa sconfitta del Male e del trionfo definitivo del Bene non smettiamo di invocarLa come nostra Regina, la Regina Crucis, nostra Madre, nostra Speranza. A Lei la Provvidenza ha confidato i tesori di tutte le Grazie: possa Ella abbreviare questi giorni di tribolazione e mostrarci, dopo questo esilio, il Re Bambino del Quale oggi celebriamo i natali.
E così sia.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
25 Dicembre MMXXV
In Nativitate D.N.J.C.
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Immagine: Lorenzo Costa (1460–1535), Natività (circa 1490), Musée des Beaux-Arts, Lione
0Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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