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«Il capovolgimento della Rivoluzione concretizza il regno infernale»: omelia di Natale di mons. Viganò

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Renovatio 21 pubblica l’omelia per il Santo Natale dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò.

 

 

 

Gloria in excelsis Deo

Omelia nella Natività del Signore

 

 

Gloria in excelsis Deo,
et in terra pax hominibus bonæ voluntatis.

Lc 2, 14

 

Se hanno perseguitato Me, perseguiteranno anche voi (Gv 15, 20). Ed è dal momento della Sua Nascita secundum carnem, che Nostro Signore viene perseguitato: ancora in fasce, Lo cercano i soldati di Erode, per uccidere quel Bambino che egli teme possa oscurare il suo potere terreno.

 

Martiri di un falso monarca di nomina imperiale, i Santi Innocenti di cui tra pochi giorni celebreremo la memoria furono i primi – bambini anch’essi – ad essere martirizzati da un potere tanto tirannico quanto illegittimo, che proprio per questo doveva imporsi con la violenza, addirittura sui più piccoli e indifesi.

 

Crudelis Herodes, Deum venire quid times?, recita l’inno dell’Epifania. Crudele Erode, perché temi il Dio che viene? Nuovi Erode, nel corso della Storia e soprattutto in questo tetro crepuscolo che segna il crollo della civiltà cristiana, hanno infierito e infieriscono sui piccoli, per crocifiggere ancora e ancora, nelle Sue membra, il Capo divino del Corpo Mistico.

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La loro stirpe perpetua attraverso i secoli l’avversione cieca e vendicativa di chi sa di essere un usurpatore e teme l’arrivo del Re, perché esso rappresenterebbe la fine delle sue frodi. Teme ancora di più il Suo ritorno, perché nella Seconda Venuta – questa volta nella gloria sfolgorante del Rex tremendæ majestatis – non sarà Nostro Signore a sfuggire ai Suoi nemici, ma Lui stesso li trascinerà al Suo cospetto e li processerà dinanzi al mondo, e nell’universale evidenza dei loro crimini saranno sprofondati nell’abisso. La violenza dei malvagi nasconde il terrore della consapevolezza di avere letteralmente i giorni contati. 

 

Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà, cantano gli Angeli sulla grotta di Betlemme. Pace: quanto più sentiamo ripetere questa parola dal mondo e purtroppo anche dai vertici della Chiesa, tanto più essa perde di significato e si mostra per quello che è: l’illusione, anzi la presunzione di poter avere pace nel mondo dopo averne deliberatamente scacciato Nostro Signore, Princeps pacis (Is 9, 5); il folle delirio di glorificare l’uomo per una sua inesistente e blasfema dignità infinita, nella ribelle negazione dei sovrani diritti di Cristo Re e Pontefice, e nella sistematica sovversione dei Comandamenti di Dio.

 

Non dimentichiamolo, cari fedeli: l’Anticristo è simia Christi, come Satana è simia Dei. È nel capovolgimento operato dalla rivoluzione che si concretizza il suo regno infernale: anziché al toto orbe in pace composito che segna la Nascita del divino Salvatore, è al toto orbe in bello diviso che riconosciamo il marchio del Nemico del genere umano, omicida fin dal principio, bugiardo e padre della menzogna (Gv 8, 44). Da un lato la Luce, dall’altro le tenebre. Da un lato la Verità, dall’altro la menzogna. Da un lato la pace di Cristo nel Regno di Cristo, dall’altro la guerra dell’Anticristo nella tirannide dell’Anticristo. Le tenebre temono la Luce, così come la frode teme la Verità, il χάος teme il κόσμος.

 

Gloria a Dio, pace agli uomini; dove la gloria di Dio è la premessa e la condizione perché gli uomini di buona volontà – ossia di quanti osservano i Suoi Comandamenti e li mettono in pratica con vera Carità illuminata dalla Fede – possano avere la vera pace. Vi lascio la pace, vi do la mia pace: non come ve la dà il mondo, io ve la do (Gv 14, 27).

 

Non con la menzogna, non con la frode, non con l’ingiustizia e l’iniquità; non nel disordine del peccato e nella tolleranza del male.

 

Non dove gli innocenti sono uccisi nel ventre materno e gli anziani nel letto d’ospedale.

 

Non dove la famiglia naturale è perseguitata e colpevolizzata, mentre si qualificano come «nozze» le unioni sodomitiche e si legalizza la maternità surrogata nel più abbietto sfruttamento della donna e della madre.

 

Non dove la natura stessa è manomessa, per cancellare dall’uomo quell’immagine e somiglianza con il Suo Creatore, che il Serpente detesta.

 

Non dove l’uomo viene evirato e la donna virilizzata.

 

Non dove chi lavora dev’essere trattato come uno schiavo per arricchire i suoi padroni.

 

Non dove chi è colpevole viene assolto e chi è innocente incarcerato.

 

Non dove la finzione sostituisce la realtà, dove la povertà è occasione di lucro, dove la purezza e la castità sono derise e i peggiori vizi promossi e incoraggiati addirittura presso i più piccoli.

 

Non dove gli schiamazzi della scelesta turba cancellano le feste cristiane, non dove il suono delle campane cede al grido del muezzin, mentre i governanti – che si proclamano laici quando proibiscono i Presepi e i Crocifissi – ossequiano orgogliosi la festa ebraica della Hannukah, le cui luci hanno preso il posto del Natale di Nostro Signore.

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Non dove la brama di denaro e di potere ha preso il posto dell’onore e dell’onestà.

 

Non dove poteri eversivi comandano a politici senza dignità e senza decenza, e dove l’informazione è asservita e complice della menzogna.

 

Non dove si fanno ammalare i sani per alimentare il Moloc farmaceutico e si mandano al macello milioni di esseri umani per far arricchire i produttori di armi.

 

Non dove si oscura la luce del sole e si avvelenano l’aria, le acque e i campi, e si massacrano gli allevamenti e si colpiscono le coltivazioni a vantaggio delle multinazionali. Non dove pregare silenziosamente dinanzi a una clinica abortiva comporta l’arresto, e dove dire la verità sui social è considerato hate speech.

 

Non dove ogni autorità, a qualsiasi livello governa illegittimamente legiferando contro Dio e contro l’uomo. Non dove ci si illude di sottarsi allo sguardo di Dio, mentre si impone il controllo totale delle masse.

 

Non dove la Santa Chiesa – beata pacis visio – è eclissata da una setta di eretici, fornicatori e corrotti. Non dove chi vuole restare fedele a Nostro Signore viene cancellato e scomunicato da mercenari che usurpano il Suo nome pretendendo obbedienza.

 

I servi dell’Anticristo vogliono farci credere che non vi sia via d’uscita, che questa guerra sia ormai persa e che ciascuno di noi debba rassegnarsi all’idea di vivere in questa infernale distopia, senza la possibilità di scacciare gli usurpatori, i traditori, i complici di questo golpe globale. Il terrore dei nemici di Dio è infatti di perdere un potere ottenuto con la frode ed esercitato illegittimamente; e che la nostra determinazione a rimanere fedeli a Cristo sveli il loro criminale inganno e li costringa a mostrarsi per ciò che sono.

 

Guardiamo al Santo Bambino. In queste fitte tenebre che ci avvolgono, guardiamo a Lui, vera Luce che illumina ogni uomo (Gv 1, 9). Guardiamo al Re dei re, che ha scelto per obbedienza al Padre di incarnarSi e morire per noi. Puer natus est nobis, abbiamo cantato all’introito: un Bambino è nato per noi. Per noi: propter nos homines et propter nostram salutem, per noi uomini e per la nostra salvezza. Guardate a Colui che oggi adoriamo nell’ascondimento della divinità, e che vedremo tornare cum gloria a giudicare i vivi e i morti.

 

L’Incarnazione del Verbo Eterno del Padre non ci dà una pace secondo il mondo né una speranza meramente umana. La Nascita di Nostro Signore ci dà la vera pace del cuore: la pace con Dio che deriva dal vivere nella Sua Santa Grazia, e la speranza incrollabile che Egli ci assiste con lo Spirito Paraclito affinché conseguiamo quell’eterna beatitudine che coronerà la terrena militia. 

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Oltre al divino Consolatore, il Signore ci dona la Sua stessa Madre, facendo di noi i Suoi figli e ponendoci sotto la custodia di Colei che ha schiacciato il capo all’antico Serpente. Il Figlio di Dio è apparso appunto per distruggere le opere del diavolo (1Gv 3, 8): Egli è la stirpe regale della Donna coronata di stelle che attendevano i nostri Padri.

 

È il Messia promesso che abbiamo riconosciuto in Gesù Cristo, e che alla creatura più santa, pura e umile Si è compiaciuto di affidare il compito di sprofondare Satana nell’abisso, dopo che l’Arcangelo San Michele avrà atterrato e ucciso l’Anticristo.

 

Nell’attesa di questa sconfitta del Male e del trionfo definitivo del Bene non smettiamo di invocarLa come nostra Regina, la Regina Crucis, nostra Madre, nostra Speranza. A Lei la Provvidenza ha confidato i tesori di tutte le Grazie: possa Ella abbreviare questi giorni di tribolazione e mostrarci, dopo questo esilio, il Re Bambino del Quale oggi celebriamo i natali.

 

E così sia.

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

25 Dicembre MMXXV
In Nativitate D.N.J.C.

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Immagine: Lorenzo Costa (1460–1535), Natività (circa 1490), Musée des Beaux-Arts, Lione

0Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Assisi, ostensione delle reliquie di San Francesco

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Per la prima volta, le reliquie di San Francesco d’Assisi (1181-1226 circa) saranno offerte alla devozione dei fedeli dal 22 febbraio al 22 marzo 2026, in occasione dell’800° anniversario della sua morte. L’annuncio è stato dato dal Sacro Convento, il convento francescano di Assisi, durante la celebrazione della sua festa il 4 ottobre.   Le spoglie di San Francesco saranno traslate dalla sua tomba, situata nella cripta, per essere deposte ai piedi dell’altare papale nella chiesa inferiore della Basilica di San Francesco. Dopo la morte del Poverello, «il corpo è stato reso inaccessibile», ha spiegato l’ufficio stampa del Sacro Convento. È stato sepolto sotto l’altare maggiore della basilica per impedirne ogni possibile furto.   Rimase lì nascosto fino al suo ritrovamento, dopo lunghe e ardue ricerche, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1818. Il primo riconoscimento ufficiale avvenne nel 1819, confermando l’identità delle spoglie del santo di Assisi.   Le celebrazioni ufficiali del 4 ottobre 2025 si sono svolte alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, accolta dalla Presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, dal Custode del Sacro Convento, Fra Marco Moroni, e dai frati della comunità francescana.   L’evento ha avuto un significato particolare, in concomitanza con la recente approvazione da parte del Parlamento italiano del disegno di legge che istituisce il 4 ottobre come festa civile nazionale dedicata ai valori francescani di pace, fraternità e cura del creato.   Dopo la Messa celebrata nella Basilica Superiore, si sono tenuti i discorsi dalla Loggia del Sacro Convento. Dopo Padre Carlos Alberto Trovarelli, Ministro Generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Conventuali, Giorgia Meloni ha dichiarato: «Oggi il popolo italiano volge lo sguardo ad Assisi, perché San Francesco è una delle figure fondanti dell’identità italiana».   In previsione del grande afflusso di fedeli, è stato attivato un sistema di prenotazione online gratuito e obbligatorio sul sito web del centenario, in italiano e inglese: sanfrancescovive.org   Articolo previamente apparso su FSSPX.News  

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Immagine: Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571–1610), San Francesco di Assisi in estasi (1594), Wadsworth Atheneum, Hartford, Connecticut. Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Un discorso del 2023 fa luce sulla strana posizione di Leone XIV in difesa della vita

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Mentre tutti gli osservatori a Roma si chiedono chi sia veramente Leone XIV, il vaticanista Sandro Magister ha pubblicato un articolo sul suo sito web Settimo Cielo il 14 ottobre 2025. Questo articolo è apparso originariamente sulla rivista bimestrale dei Padri Dehoniani, Il Regno.

 

Questo articolo è la trascrizione di un discorso pronunciato in spagnolo dal Cardinale Robert Francis Prevost il 14 ottobre 2023 a Chiclayo, in Perù, il giorno in cui ha ricevuto la laurea honoris causa dall’Università Cattolica di Santo Toribio de Mogrovejo. Sandro Magister sottolinea opportunamente che questo discorso, pronunciato due anni prima, contiene affermazioni che Leone XIV ha ripetuto di recente in termini quasi identici.

 

Così, Il 30 settembre scorso il papa – incalzato dai giornalisti come avviene ormai ogni martedì sera quando fa ritorno da Castel Gandolfo a Roma – era stato interpellato sul premio che il cardinale di Chicago Blase Cupich si apprestava a conferire al senatore democratico Dick Durbin, molto impegnato a favore degli immigrati ma anche attivamente «pro-choice» in materia di aborto.

 

«Leone ha risposto che è importante guardare non solo “al lavoro complessivo che un senatore ha svolto”, ma anche “a molte questioni che sono legate all’insegnamento della Chiesa”. E aveva così proseguito : “Chi dice di essere contrario all’aborto ma è favorevole alla pena di morte non è veramente pro-vita. […] Chi dice di essere contrario all’aborto ma è d’accordo con il trattamento disumano riservato agli immigrati negli Stati Uniti, non so se sia pro-vita'”».

 

L’esperto vaticanista traccia un parallelo con il discorso del 2023: «ebbene, sono proprio queste le affermazioni che si ritrovano nel discorso dell’allora cardinale Prevost nell’università di Chiclayo: «un cattolico non può dichiararsi “a favore della vita” solo perché ha una posizione contraria all’aborto, e affermare allo stesso tempo di essere a favore della pena di morte” (…)».

 

«Coloro che difendono il diritto alla vita dei più vulnerabili devono essere altrettanto visibili nel sostenere la qualità della vita dei più deboli tra noi : anziani, bambini, affamati, senzatetto e migranti senza documenti».

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Due pensatori progressisti

Sandro Magister passa poi a esaminare la struttura del discorso [peruviano] nella sua interezza, che è molto istruttiva riguardo alla visione di Papa Leone XIV: «Fin dall’esordio, Prevost dice di “condividere”, riguardo a ‘un’etica coerente della vita’, le riflessioni di due cardinali arcivescovi di Chicago, la sua città natale: Joseph Bernardin (1928 – 1996) e Blase Cupich».

 

L’esperto vaticanista offre alcuni dettagli utili: «di Bernardin, che fu per più di un decennio il faro della corrente progressista dell’episcopato degli Stati Uniti, Prevost ricorda il discorso tenuto nel 1983 alla Fordham University di New York, che “segnò una direzione molto importante nel suo ministero e presentò una nuova maniera” di rispondere, da parte della Chiesa, alle “questioni relative al valore della vita umana”».

 

«La visione che Bernardin esplicitò in quel discorso, a giudizio di Prevost, “traccia un cammino per la realtà ecclesiale che ci può servire anche al giorno d’oggi” e forse “ora come non mai”». Aggiunge: «Tale visione esige una piena “coerenza” nell’etica della vita, di cui è simbolo la “seamless garment“, la tunica senza cuciture, tutta d’un pezzo, che indossava Gesù».

 

«Questo perché l’aborto, la guerra, la povertà, l’eutanasia, la pena capitale condividono un’identità comune: tutti si fondano sulla negazione del diritto alla vita», che invece deve essere tutelato non solo alla nascita ma in tutti i suoi momenti. E a queste ‘potremmo aggiungere altre questioni, come gli effetti dell’intelligenza artificiale, il traffico di esseri umani, i diritti dei migranti».

 

Più avanti, Sandro Magister osserva: «la lezione di Bernardin non tramontò con la sua scomparsa, disse Prevost. E citò come prova un discorso tenuto pochi giorni prima dall’attuale arcivescovo di Chicago, il cardinale Blase Cupich, di nuovo alla Fordham University di New York, in cui “ha sviluppato alcune delle stesse idee” del suo predecessore».

 

«Cupich, insediato a Chicago da papa Francesco nel 2014, è anche lui campione negli Stati Uniti del cattolicesimo di marca “liberal”. Ed è curioso che Prevost, nel suo discorso a Chiclayo, non abbia fatto parola dell’altro cardinale che ha retto l’arcidiocesi di Chicago dopo Bernardin e prima di Cupich, Francis George (1937 – 2015) che invece è stato alla testa della ben più corposa corrente conservatrice, oltre che presidente della conferenza episcopale dal 2007 al 2010».

 

«Alla “seamless garment” di Bernardin, George amava anteporre nell’etica della vita i “principi non negoziabili” di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Ma senza rigida intransigenza, come prova il “giudizio prudenziale” con cui egli non escludeva “a priori” dalla comunione eucaristica i politici cattolici pro aborto».

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L’obiettivo di Leone XIV: l’unità attraverso «l’ascolto» e la «comprensione reciproca»

Il vaticanista fa notare: «sta di fatto che Prevost non ha mai fatto parola dei “principi non negoziabili”, né in quel suo discorso a Chiclayo né dopo la sua elezione a papa. Questo perché è suo obiettivo ormai evidente guidare la Chiesa in un cammino il più possibile concorde, fatto di reciproco ascolto e comprensione, che smussi e avvicini le opposte intransigenze».

 

«Nel concludere il suo discorso a Chiclayo, Prevost così descrisse tale cammino: “una delle maggiori sfide che abbiamo davanti è individuare il modo migliore per insegnare e promuovere proprio un modo di pensare che cerca di unire gli sforzi all’interno della Chiesa, della politica e di tutti i settori della società, lavorando in armonia per costruire una società in cui il valore di ogni vita umana sia rispettato e protetto”».

 

«Anche qui con parole molto simili a quelle dette da lui ai giornalisti lo scorso 30 settembre, a Castel Gandolfo: “Sono questioni molto complesse. Non so se qualcuno possieda tutta la verità su di esse, ma chiederei, prima di tutto, che ci sia un maggiore rispetto reciproco e che si cerchi insieme, sia come esseri umani – in quel caso come cittadini americani o cittadini dello Stato dell’Illinois – sia come cattolici, di dire: dobbiamo davvero guardare da vicino a tutte queste questioni etiche e trovare la via da seguire come Chiesa. L’insegnamento della Chiesa su ciascuna di queste questioni è molto chiaro”»

 

Nota: L’insegnamento è chiaro. Chi lo segue è nella verità; non deve chiedersi se possiede personalmente la verità, ma se aderisce oggettivamente alla verità.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)

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Gaza, la Messa di Natale è tornata

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La comunità cattolica di Gaza ha celebrato la sua prima funzione natalizia dall’inizio della guerra tra Hamas e Israele, due anni fa, riunendosi per la celebrazione natalizia nel contesto di un cessate il fuoco che ha interrotto le principali operazioni di combattimento nell’enclave.   La funzione si è svolta presso la chiesa della Sacra Famiglia, l’unica parrocchia cattolica di Gaza, ripetutamente bombardata durante il conflitto mentre fungeva da rifugio per le famiglie sfollate. Le celebrazioni si sono svolte esclusivamente all’interno della chiesa, dove, oltre alle preghiere, è stato decorato un albero di Natale e sono stati intonati canti natalizi.      

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Le forze israeliane hanno colpito più volte con bombardamenti la Chiesa della Sacra Famiglia e altri siti religiosi a Gaza. A luglio, un carro armato israeliano ha esploso un colpo contro il complesso della chiesa, causando la morte di tre persone e il ferimento di altre dieci, incluso il sacerdote locale. Le IDF hanno qualificato l’episodio come accidentale, mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha presentato le sue scuse al papa, parlando di un incidente provocato da «munizioni vaganti».   «Stiamo ancora uscendo dalle conseguenze della guerra», ha dichiarato alla NBC il coordinatore della comunità George Anton, precisando che tutte le consuete attività festive, al di fuori della celebrazione religiosa, sono state annullate.   La comunità cristiana di Gaza si è drasticamente ridotta. I responsabili locali stimano che ne siano rimasti circa 1.000, contro i circa 3.000 del 2007.   Come riportato da Renovatio 21, ad agosto padre Gabriel Romanelli, parroco della parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza ha dichiarato che era «stato emesso un ordine di evacuazione per l’intero quartiere».   La strage della parrocchia di Gaza la scorsa estate provocò la dura reazione dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò.   «A quanti morti, a quanti feriti dovremo ancora assistere, prima che gli Stati Uniti d’America e l’intero Occidente si destino da questo asservimento a uno Stato che replica con maggior ferocia (e dopo esserne stato vittima) gli orrori del totalitarismo nazionalsocialista?» ha scritto il prelato lombardo su Twitter. «Nessun Presidente o primo ministro delle nazioni vassalle di Tel Aviv – in primis gli Stati Uniti d’America – oserà mai fiatare, essendo con ogni probabilità tenuto sotto ricatto dal Mossad e dai suoi emissari».  

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