Cina
Il 20° Congresso del Partito comunista si avvicina, ma Xi è sempre più in difficoltà
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Pandemia, rallentamento economico e relative proteste lo obbligano a scendere a patti con il premier Li Keqiang. I viaggi “nazionalisti” a Hong Kong e nello Xinjiang per nascondere i problemi dell’economia. Si delinea il profilo degli alleati di Xi in corsa per la promozione.
Crisi economica, emergenza pandemica, entrambe seguite da crescenti proteste di piazza: Xi Jinping sembra sempre più in difficoltà, e sempre più obbligato a scendere a patti con l’opposizione interna al Partito comunista cinese (PCC) in vista del suo 20° Congresso, che si terrà in autunno.
Il presidente cerca un terzo mandato al potere, che sarebbe senza precedenti. I suoi fallimenti economici, soprattutto nell’ultimo anno, hanno riportato però in auge il premier Li Keqiang, che ora guida gli affari quotidiani per favorire la ripresa.
Diversi analisti osservano che negli interventi di Xi, del suo entourage e della propaganda di regime sono scomparsi i riferimenti a suoi celebri slogan, come la «prosperità comune», la «doppia circolazione interna ed esterna» o la «autosufficienza» economica.
Da parte sua, sottolinea il sinologo Willy Lam su China Brief, il premier Li si guarda bene dal citare la politica «zero-COVID» di Xi quando illustra piani per tentare di salvare l’economia e raggiungere l’obiettivo annuale di crescita del 5,5%.
Secondo Lam, per uscire dall’angolo e nascondere i problemi dell’economia Xi ha puntato sulle due recenti visite a Hong Kong e nello Xinjiang, coperte in modo ampio dai media di Stato, che invece minimizzano sulle deludenti performance economiche del Paese.
Il leader supremo è stato protagonista di un vero e proprio promo «nazionalista» nell’ex colonia britannica, segnata nel 2019-2020 da grandi manifestazioni pro-democrazia, e nella regione autonoma nordoccidentale, dove Pechino è accusata di reprimere gli uiguri e altre minoranze turcofone di fede islamica.
Nikkei Asia inquadra la recente doppia visita di Xi anche come un segnale su quali potrebbero essere i suoi protetti in rampa di lancio per la promozione.
Tra coloro che lo hanno accompagnato, hanno chance di entrare nel Politburo del Partito il ministro degli Esteri Wang Yi, il capo della Commissione nazionale per le minoranze Pan Yue, il presidente della Commissione nazionale per le riforme e lo sviluppo He Lifeng e Ma Xingrui, segretario del PCCnello Xinjiang.
In corsa per la promozione anche Wang Xiaohong, da poco nominato ministro della Sicurezza pubblica, e soprattutto Ding Xuexiang, direttore dell’Ufficio generale del Partito: Ding è un possibile candidato al Comitato permanente del Politburo, l’organismo decisionale del regime.
Tutti gli uomini di Xi dovranno fare i conti però con la fazione di Li (la Gioventù comunista), che potrebbe ottenere posizioni importanti in una ottica di compromesso.
Più importante, spiega Lam, Xi rischia di essere costretto a cambiare linea politica, abbandonando il centralismo maoista per un approccio più pro-mercato.
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Cina
La Casa Bianca annuncia l’incontro Trump-Xi
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontrerà il presidente cinese Xi Jinping la prossima settimana durante un viaggio in Asia, ha dichiarato giovedì la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt.
Trump si recherà in Malesia e Corea del Sud, dove incontrerà Xi Jinping giovedì prossimo a margine del Vertice di Cooperazione Economica Asia-Pacifico (APEC). Leavitt non ha fornito ulteriori dettagli sull’incontro.
L’annuncio giunge in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra i due Paesi. La settimana scorsa, Trump ha minacciato di introdurre un ulteriore dazio del 100% sui prodotti cinesi a partire da novembre.
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Questa escalation segue la decisione di Pechino di imporre restrizioni più severe sulle esportazioni di terre rare, nonostante avesse precedentemente definito «insostenibili» le tariffe elevate. La nuova politica cinese non colpisce direttamente gli Stati Uniti, ma le aziende tecnologiche americane dipendono fortemente dalle forniture cinesi di terre rare.
Sebbene Trump avesse annunciato settimane fa l’intenzione di incontrare Xi al vertice APEC, non aveva specificato la data. Tuttavia, aveva anche accennato alla possibilità di cancellare l’incontro, a causa del disappunto per le restrizioni cinesi sull’export di minerali di terre rare.
Mercoledì, il presidente statunitense ha dichiarato che i due leader avrebbero discusso di temi che spaziano dal commercio all’energia nucleare, aggiungendo che intende affrontare anche la questione degli acquisti di petrolio russo da parte della Cina.
L’incontro in Corea del Sud sarà il primo faccia a faccia tra i due leader da quando Trump è tornato al potere a gennaio. I due si sono parlati almeno tre volte quest’anno, ma l’ultimo incontro di persona risale al 2019, durante il primo mandato di Trump.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Cina
La Cina accusa gli Stati Uniti di un grave attacco informatico
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Cina
La Cina espelle 9 generali di alto rango, tra cui due dirigenti del Partito Comunista, in una purga radicale
In una delle più significative operazioni di epurazione degli ultimi decenni, il presidente cinese Xi Jinping ha avviato una nuova ondata di licenziamenti ai vertici delle forze armate. Il Partito Comunista Cinese (PCC) ha infatti espulso nove generali di alto rango, in quella che gli analisti definiscono una mossa dettata non solo da motivazioni disciplinari, ma anche da logiche di lealtà politica.
Secondo una dichiarazione del ministero della Difesa pechinese, i nove ufficiali sarebbero sotto inchiesta per «grave illecito finanziario». A rendere il caso ancora più insolito è il fatto che la maggior parte di loro erano generali a tre stelle e membri del potente Comitato Centrale del Partito.
Non si è trattato di semplici retrocessioni: la maggior parte dei militari è stata completamente espulsa dalle forze armate. Nella nota ufficiale, il ministero ha accusato i generali di aver «gravemente violato la disciplina di partito» e di essere «sospettati di gravi reati connessi al servizio, che coinvolgevano una quantità di denaro estremamente elevata, di natura estremamente grave e con conseguenze estremamente dannose».
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Le autorità cinesi hanno sottolineato che gli ufficiali «saranno puniti legalmente e militarmente» a seguito dell’indagine, definita «un risultato significativo nella campagna anticorruzione del partito e dell’esercito».
La figura più illustre tra gli epurati è il generale He Weidong, fino a poco tempo fa vicepresidente della Commissione Militare Centrale (CMC) e membro del Politburo, l’élite di 24 dirigenti che guidano il Paese. He era considerato il secondo uomo più potente dell’apparato militare dopo Xi Jinping stesso, che presiede la CMC.
Negli ultimi mesi si erano diffuse voci secondo cui il generale He si fosse scontrato con Xi e con la leadership del Partito. Da marzo, infatti, non era più apparso in pubblico, circostanza che aveva alimentato le speculazioni su una possibile inchiesta interna.
Secondo il Wall Street Journal «il generale He è l’ufficiale militare in servizio attivo più anziano che Xi abbia mai epurato, e il primo vicepresidente in carica della Commissione Militare Centrale a essere estromesso in quasi quarant’anni». Il quotidiano statunitense ricorda inoltre che il 68enne He è «il primo membro in carica del Politburo a essere indagato dal 2017».
L’ultima volta che la Cina aveva assistito a un’epurazione di vertici militari di simile livello risale a circa un decennio fa, quando furono espulsi due vicepresidenti in pensione della CMC per corruzione, durante il primo mandato di Xi Jinping.
Segnali di una possibile purga erano già emersi a luglio, quando la Commissione Militare Centrale aveva emanato nuove linee guida che invitavano a eliminare «l’influenza tossica» nelle forze armate e a seguire «regole ferree» per gli ufficiali di alto grado.
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I nove ufficiali epurati sono He Weidong (vicepresidente della Commissione Militare Centrale, CMC); Miao Hua (direttore del dipartimento di Lavoro Politico del CMCM), He Hongjun (vicedirettore esecutivo del Dipartimento di Lavoro Politico del CMC); Wang Xiubin (vicedirettore esecutivo del Centro di Comando delle Operazioni Congiunte del CMC; Lin Xiangyang (comandante del Teatro Orientale); Qin Shutong (commissario politico dell’Esercito); Yuan Huazhi (commissario politico della Marina); Wang Houbin (Comandante delle Forze Missilistiche); Wang Chunning (comandante della Forza di Polizia Armata).
Secondo osservatori interni, potrebbero esserci ulteriori epurazioni nelle prossime settimane. I licenziamenti, infatti, sono stati annunciati alla vigilia del conclave annuale a porte chiuse del Comitato Centrale del Partito Comunista, in programma dal 20 al 23 ottobre a Pechino, durante il quale si discuterà il prossimo piano quinquennale.
Wen-Ti Sung, analista del Global China Hub dell’Atlantic Council, ha commentato la notizia ai media statunitensi affermando: «Xi sta sicuramente facendo pulizia. La rimozione formale di He e Miao significa che potrà nominare nuovi membri della Commissione Militare Centrale, che è rimasta praticamente mezza vuota da marzo, durante il Plenum».
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Immagine di China News Service via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
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