Politica
I ricchi francesi potrebbero emigrare in massa
Molti dei residenti più ricchi della Francia potrebbero prendere in considerazione l’idea di lasciare il Paese a causa della preoccupazione per l’instabilità politica e la prospettiva di tasse più elevate alla luce delle recenti elezioni parlamentari. Lo riporta Bloomberg venerdì, che cita come fonti alcuni gestori patrimoniali.
Il recente voto non ha lasciato nessun partito con la maggioranza assoluta, con conseguente parlamento in stallo, ma un’alleanza di sinistra ha preso la maggior parte dei seggi.
Diversi consulenti patrimoniali hanno affermato che molti dei loro clienti in preda al panico avevano già iniziato a trasferire capitali all’estero e avevano iniziato a valutare un possibile espatrio. La maggior parte è preoccupata che, sebbene né l’estrema destra né l’estrema sinistra abbiano vinto le elezioni in modo netto, alcune delle proposte di campagna dei partiti, come le tasse più alte, potrebbero presto diventare legge.
«Abbiamo nuovi clienti come alti dirigenti che chiedono cosa possono fare per proteggersi. Dopo la Brexit c’è stato un afflusso di banchieri in Francia, ma questi grandi redditi se ne andranno perché non vorranno pagare più tasse», ha detto a Bloomberg Xenia Legendre, una managing partner con sede a Parigi presso lo studio legale Hogan Lovells.
Il partito di sinistra Nouveau Front Populaire (NFP), che ha ottenuto il maggior numero di seggi alle elezioni, ha promesso di tassare i super profitti delle aziende e di ripristinare un’imposta patrimoniale per i ricchi. Tale legislazione andrebbe contro le politiche messe in atto dal presidente Emmanuel Macron, che sono considerate più amichevoli con i ricchi e gli sono persino valse il soprannome di «presidente dei ricchi».
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«Le persone che possono andarsene se ne andranno se verranno adottate politiche estreme. La Francia non sarebbe più attraente per gli stranieri e i ricchi se ne andrebbero», ha previsto Emmanuel Angelier, responsabile della società di gestione patrimoniale La Financiere d’Orion.
Secondo Julien Magitteri, consulente patrimoniale privato presso Barnes Family Office by Côme, alcune persone hanno iniziato a spostare capitali fuori dalla Francia anche prima del secondo turno di votazioni, in gran parte verso paesi come Svizzera e Lussemburgo.
La maggior parte dei gestori patrimoniali afferma che anche luoghi come Italia, Dubai, Singapore e Stati Uniti sono tra le destinazioni prese in considerazione da molti dei maggiori percettori di reddito della Francia.
La Francia ospita alcune delle persone più ricche del mondo, tra cui Bernard Arnault, l’uomo più ricco d’Europa e a capo della società di beni di lusso LVMH; Francoise Bettencourt Meyers dell’impero della bellezza L’Oréal, considerata la donna più ricca del mondo; e i fratelli Wertheimer, che controllano la casa di moda parigina Chanel.
Secondo un sondaggio condotto dall’agenzia Elabe all’inizio di questa settimana, sette francesi su dieci sono insoddisfatti dei risultati delle elezioni e della composizione della nuova Assemblea nazionale, affermando che il Paese è ormai «ingovernabile».
Nel 2014 il presidente socialista François Hollande propose tasse al 75% per i redditi superiori al milione di euro. Mentre già erano iniziate fughe di capitali e di famiglie, fu costretto ad un passo indietro sulla «tassa dei ricchi». Si ricorda il caso di Gerardo Depardieu, che emigrò in Russia, dove il suo amico personale Vladimir Putin gli diede la cittadinanza russa.
Hollande, uomo fedifrago che non ha dimostrato simpatia nemmeno per i cittadini poveri (li chiamò come disprezzo «gli sdentati» in un’intercettazione resa pubblica), sembra ora essere risorto come strumento dello Stato profondo francese da mettere in pista come elemento moderato ed affidabile nel caos enantiodromico di estrema destra ed estrema sinistra che si fronteggiano con soluzioni opposte alle questioni del Paese.
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Immagine di Josh Hallett via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Politica
Esponente del partito AfD insiste sul fatto che la Germania dovrebbe uscire dalla NATO
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Politica
L’Ucraina vuole che l’Occidente paghi le elezioni
Kiev è disposta a indire elezioni, ma soltanto a patto che vengano soddisfatte diverse condizioni, tra cui il finanziamento occidentale del processo elettorale, ha dichiarato Mikhail Podoliak, consigliere di alto livello del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.
Il mandato presidenziale di Zelens’kyj è scaduto a maggio 2024, ma egli ha sempre rifiutato di convocare le urne, appellandosi alla legge marziale in vigore. All’inizio della settimana, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che Kiev non dovrebbe più utilizzare il conflitto in corso come pretesto per rinviare il voto.
Mosca ha ripetutamente sostenuto che Zelens’kyj ha «perso la sua legittimità», rendendo così giuridicamente discutibile qualsiasi accordo di pace firmato con lui.
Lo Zelens’kyj ha dichiarato di non voler «aggrapparsi al potere» e, in settimana, si è detto pronto a indire elezioni, purché Stati Uniti e Paesi europei forniscano «garanzie di sicurezza» durante lo svolgimento delle votazioni.
Podoliak ha precisato la posizione venerdì su X, spiegando che Zelensky ha invitato il parlamento a predisporre emendamenti alla Costituzione e alle leggi elettorali. Il consigliere ha tuttavia elencato tre condizioni indispensabili perché il voto possa avere luogo.
President Zelenskyy confirms Ukraine’s readiness for elections and calls on Parliament to prepare changes to the Constitution and laws. However, three basic questions must be solved first.
No missiles or drones can fly during the vote. The only realistic path is a ceasefire.…
— Михайло Подоляк (@Podolyak_M) December 12, 2025
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«Nessun missile o drone deve sorvolare il Paese durante le votazioni. L’unica strada realistica è un cessate il fuoco», ha scritto Podoliak, aggiungendo che i militari al fronte e gli abitanti delle zone di prima linea devono poter «votare ed essere candidati». Ha poi sottolineato che «milioni di sfollati» rendono l’operazione «complessa e costosa».
«Questo onere non può gravare solo sull’Ucraina», ha proseguito il collaboratore dello Zelens’kyj, precisando che Kiev sarebbe «pronta» a procedere solo con finanziamenti esterni e il rispetto delle altre due condizioni.
Non si tratta della prima volta che l’Ucraina chiede danari occidentali pure per il voto.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa, tra i tanti rinvii citanti la legge marziale, Kiev aveva annunciato che le elezioni le avrebbe tenute qualora le avesse pagate l’Europa.
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Immagine di Saeima via Wikimedia pubblicata su licenzaCreative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Politica
Brigitta Macron contro le femministe: «stupide stronze»
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