Essere genitori
Homeschooling e scuola parentale, unica salvezza per i nostri figli
Vaccinati, genderizzati, tracciati, mascherati e distanziati socialmente.
Il presente ed il futuro che il sistema scolastico riserva ai nostri figli non è nient’altro che questo.
Guardandoci intorno non possiamo non osservare come tutto stia velocemente peggiorando, mettendo in serio pericolo l’innocenza, l’intelligenza, la cultura e la purezza dei nostri figli. La scuola pubblica e semi-pubblica è oramai diventato un contenitore di pochezza, sia sul piano culturale che, ancora peggio, sul piano morale. Il grave problema è che questa pochezza non è qualcosa di neutro, quanto piuttosto qualcosa capace di ripercuotersi irreversibilmente sulla crescita dei bambini.
Vaccinati, genderizzati, tracciati, mascherati e distanziati socialmente. Il presente ed il futuro che il sistema scolastico riserva ai nostri figli non è nient’altro che questo
Le generazioni crescono sempre più ignoranti, anestetizzate da un metodo educativo improntato sullo svilimento della virilità maschile — laddove per virilità si intende diventare uomini veri, interiormente e spiritualmente — e sulla mascolizzazione della femminilità, in una sorta di impasto sociale atto a rendere tutto orizzontale, tutto «gender-neutral», dove la particolarità complementare delle differenze diventa un tabù da eliminare con violenza, pena l’emarginazione sociale.
Bambini cresciuti fra le braccia dello Stato, che a sua volta presta consenso a organismi nazionali e sovranazionali in grado di decidere con quale stampino plasmare le nuove generazioni, rendendole sempre più amorfe e sempre più conformi alle ideologie consumistiche regnanti.
Tutto stia velocemente peggiorando, mettendo in serio pericolo l’innocenza, l’intelligenza, la cultura e la purezza dei nostri figli
Qualche medico, senza vergogna, qualche tempo fa diceva che il vaccino sarebbe diventato il «nuovo battesimo laico»: una frase tanto agghiacciante quanto vera. Senza vaccino, in effetti, non si può più fare niente, nemmeno accedere ai servizi educativi che lo Stato magnanimamente offre alla nuova vittima pronta a finire sotto il giogo statolatrico dell’istruzione.
E se la contro-iniziazione sociale utilizza come mezzo la siringa, quella educativa ha come oggetto la genderizzazione dei bambini, che devono diventare i soggetti pallidi e inetti del futuro, istruiti sotto il segno dei neologismi e di quella nebulosa di parole meticolosamente inoculate nella mente dei piccoli attraverso i programmi, i progetti e i laboratori esperienziali effeminati che la scuola di oggi offre.
La scuola pubblica e semi-pubblica è oramai diventato un contenitore di pochezza, sia sul piano culturale che, ancora peggio, sul piano morale
La nostra società, distruggendo ogni concetto gerarchico, è finita per concepire un modello in cui la famiglia è solo l’oggetto che mette al mondo la (poca) prole. Una sorta di «famiglia in affitto», — dopo la quale procede consequenzialmente persino la logica dell’utero in affitto — che procrea per poi scaricare, per poi consegnare i figli fra le braccia dello Stato che li cresce, li educa, li segue dagli 0 ai 19 anni.
Il tempo passato all’asilo, alla materna, a scuola è più di quello passato in famiglia. È la scuola che decide cosa si debba o non si debba imparare, non la famiglia che, anzi, spesso viene vista come un ostacolo da superare, o come qualcosa di superfluo da tenere da parte.
Bambini cresciuti fra le braccia dello Stato, che a sua volta presta consenso a organismi nazionali e sovranazionali in grado di decidere con quale stampino plasmare le nuove generazioni, rendendole sempre più amorfe e sempre più conformi alle ideologie consumistiche regnanti
Se tutte queste tremende circostanze non erano chiare o visibili ai più, ora ci troviamo dinanzi a nuovi sconvolgimenti ben percepibili ad occhio nudo, senza bisogno di grandi approfondimenti.
Dopo la Didattica a Distanza, un totale fallimento formativo che ha solamente reso più virtuale (si fa per dire) il danno perpetrato dalla scuola pubblica a danno dei cittadini del futuro, la scuola post-COVID ha tutta l’aria di essere il prototipo di una nuova pazzia psicosanitaria, dove i bambini diventano ulteriore esperimento sociale per far fronte alla richiesta di iperigienismo sociale.
A tal proposito, direttamente dal sito del MIUR, ci vengono comunicate le linee guida indicate dal Comitato tecnico-scientifico per il rientro degli studenti negli edifici scolastici italiani per il mese di settembre prossimo: sarà previsto il solito distanziamento interpersonale di almeno un metro, «considerando anche lo spazio di movimento» sottolinea il testo; questa distanza dovrà essere garantita in tutti gli ambienti scolastici, nessuno escluso, con una conseguente riorganizzazione radicale delle aule e degli spazi comuni; non mancherà l’obbligo di indossare le mascherine per tutti gli alunni dai 6 anni in su, per tutta la durata delle lezioni.
La scuola post-COVID ha tutta l’aria di essere il prototipo di una nuova pazzia psicosanitaria, dove i bambini diventano ulteriore esperimento sociale
Il ministro Azzolina, dal canto suo, ha espresso chiaramente le sue idee chiedendo l’utilizzo delle visiere al posto delle mascherine, e di divisori in plexiglas tra i banchi per «isolare» i nostri ragazzi. Le spese per l’acquisto di questi dispositivi sarebbero coperte dai 33 milioni di euro versati agli enti locali entro fine giugno per la cosiddetta edilizia scolastica leggera, a cui si sommeranno gli 850 milioni per le scuole secondarie di II grado.
Mascherine e distanziamento saranno, quindi, le nuove parole d’ordine, le prerogative irrinunziabili per poter accedere ai servizi scolastico-educativi.
Chi deciderà di continuare a lasciare i propri figli dentro al sistema di istruzione pubblica deve sapere che una volta arrivati all’ingresso della scuola o dell’asilo ci sarà qualcuno che punterà, a modello di pistola alla tempia, un termo-scanner in grado di rilevare la temperatura corporea del bambino; subito dopo qualcuno lo preleverà modello pacco e immergerà le sue piccole ed innocenti mani nel gel disinfettante, le nuove acquasantiere del laicismo imperante, dopodiché il bambino sarà piazzato nel suo banco, a debita distanza dagli altri e con una bella mascherina colorata in faccia.
In alcune realtà scolastiche, come nel Varesotto, è stato già proposto l’utilizzo di un braccialetto elettronico, da mettere al polso dei bambini, in grado di tracciare i loro movimenti
In alcune realtà scolastiche, come nel Varesotto, è stato già proposto l’utilizzo di un braccialetto elettronico, da mettere al polso dei bambini, in grado di tracciare i loro movimenti: se un bambino si avvicina ad un altro, subito il braccialetto si illumina, suona e vibra per ricordare di mantenere la debita distanza sociale.
In provincia di Milano, un asilo ha sperimentato una modalità «educativa» all’aperto, dove ogni bambino, una volta arrivato, viene prelevato e messo all’interno di un apposito spazio recintato, dove potrà giocare da solo, distanziato dagli altri bambini — anch’essi rigorosamente posizionati negli appositi box.
A Milano, un asilo ha sperimentato una modalità «educativa» all’aperto, dove ogni bambino, una volta arrivato, viene prelevato e messo all’interno di un apposito spazio recintato, dove potrà giocare da solo, distanziato dagli altri bambini — anch’essi rigorosamente posizionati negli appositi box
Non crediamo servano grandi commenti a proposito di queste nuove dinamiche e modalità attese per settembre.
Ecco perché è indispensabile iniziare a pensare, sin da ora e senza perdere tempo, ad un nuovo modello di istruzione ed educazione per i nostri figli, già parecchio avviato — almeno più che in Italia dove siamo piuttosto arretrati sotto questo aspetto — in altri Stati, in particolare in America: l’homeschooling, se fatto all’interno di una singola famiglia, o scuola parentale, se formato da più famiglie che condividono lo stesso percorso educativo.
Di fronte ad uno Stato moderno che cerca in tutti i modi di allontanare i genitori dall’educazione dei propri figli, proponendosi sempre più violentemente come monopolista assoluto della loro (disin)formazione, di fronte ad un sistema legislativo nazionale e sovranazionale che ormai veicola trasversalmente in maniera spudorata ideologie antiumane e anticristiane nelle menti dei fanciulli, non resta altra via ai genitori di buona volontà, di mente libera e soprattutto di retta coscienza, se non quella di prendersi carico personalmente dell’avvenire dei propri amati figli.
È indispensabile iniziare a pensare, sin da ora e senza perdere tempo, ad un nuovo modello di istruzione ed educazione per i nostri figli: l’homeschooling
La stessa Costituzione Italiana negli articoli 30, 33, 34 protegge esplicitamente questo tipo di scelta delle famiglie; è importante infatti sapere che in Italia non è la scuola ad essere obbligatoria, ma l’istruzione.
Ci verrebbe da dire che, come genitori consapevoli, la Storia ci stia mettendo al cospetto di una scelta obbligata e necessaria: da una parte scorgere in maniera distratta, tra una promozione a lavoro e una cyclette, la (d)istruzione umana, culturale, morale della nostra prole operata da uno Stato a cui abbiamo delegato tutto ciò che dovremmo essere e che tra pochi anni ci consegnerà l’ombra evanescente di ciò che i nostri figli sarebbero potuti diventare; dall’altra una vita sì, piena di sacrifici e rinunce, forse senza i caratteri distintivi della «bella vita» sognata dalla borghesia contemporanea, ma con la prospettiva di crescere uomini e donne liberi, coraggiosi e retti.
La Storia ci sta mettendo al cospetto di una scelta obbligata e necessaria
Parafrasando un famoso film di fine anni ’90, cara mamma e caro papà se sceglierai la «pillola azzurra, fine della storia; domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai!» (anche di conoscere veramente tuo figlio); se sceglierai la «pillola rossa resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la terra del bianconiglio!».
Vogliamo crescere uomini capaci di rimanere in piedi in mezzo alle rovine, o vogliamo crescere uomini che faranno parte delle macerie accumulate dall’attuale civiltà in decadenza?
Vogliamo crescere uomini capaci di rimanere in piedi in mezzo alle rovine, o vogliamo crescere uomini che faranno parte delle macerie accumulate dall’attuale civiltà in decadenza?
A noi la scelta, ma non c’è più tempo.
Cristiano Lugli
Alessandro Corsini
Essere genitori
I bambini con cellulare prima dei 12 anni corrono un rischio maggiore di obesità, depressione e sonno scarso
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Ran Barzilay, MD, Ph.D., autore principale di uno studio pubblicato lunedì su Pediatrics e psichiatra infantile e adolescenziale presso il Children’s Hospital di Philadelphia, ha dichiarato a The Defender che spera che i genitori considerino in che modo la decisione di dare un cellulare ai propri figli possa influire sulla loro salute.
Secondo una ricerca pubblicata lunedì su Pediatrics, i bambini che possiedono un cellulare entro i 12 anni corrono un rischio maggiore di obesità, depressione e mancanza di sonno rispetto ai bambini che non ne hanno uno. Inoltre, più sono piccoli quando ricevono il telefono, maggiore è il rischio che diventino obesi e abbiano difficoltà a dormire.
Ran Barzilay, MD, Ph.D., autore principale dello studio e psichiatra infantile e adolescenziale presso il Children’s Hospital di Philadelphia, ha dichiarato a The Defender che spera che i genitori considerino in che modo la decisione di dare un cellulare ai propri figli possa influire sulla loro salute.
«Non dovrebbe essere qualcosa che fai e poi dimentichi», ha detto Barzilay. «Piuttosto, i genitori dovrebbero comunicarlo ai loro figli e collaborare per capire come il possesso di uno smartphone influisca sul loro stile di vita e sul loro benessere».
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Gli autori dello studio hanno condotto analisi statistiche dei dati su oltre 10.000 dodicenni statunitensi nell’ambito dell’Adolescent Brain Cognitive Development Study, descritto come «la più ampia analisi a lungo termine sullo sviluppo cerebrale dei bambini condotta negli Stati Uniti fino ad oggi».
Il team di Barzilay ha riunito ricercatori del Children’s Hospital di Philadelphia, della Penn Medicine, dell’Università della California, Berkeley e della Columbia University.
Oltre a prendere in considerazione i dodicenni che già possedevano un cellulare, hanno monitorato anche i dodicenni che non ne avevano uno all’inizio dell’anno, ma che ne avevano ricevuto uno all’età di 13 anni.
«Quando hanno compiuto 13 anni», ha detto Barzilay, «quelli che avevano ricevuto uno smartphone in quell’anno avevano maggiori problemi di salute mentale e di sonno rispetto ai ragazzi che ancora non ne avevano uno».
Ciò era vero anche quando gli autori tenevano conto della salute mentale e dei problemi di sonno dei bambini dell’anno precedente, ha aggiunto.
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I genitori devono parlare con i loro figli dell’uso del cellulare
Barzilay ha sottolineato che i cellulari non sono intrinsecamente dannosi. «Offrono vantaggi significativi, connettendo le persone e fornendo accesso a informazioni e conoscenze», ha affermato.
Ha empatizzato con i genitori che devono decidere per quanto tempo aspettare a dare un cellulare ai propri figli e che devono stabilire dei limiti di tempo una volta che lo fanno.
I genitori possono stare tranquilli che i cellulari non sono ammessi nella stanza dei bambini durante la notte e che è opportuno dedicare loro del tempo per socializzare e fare attività fisica, ha affermato.
Barzilay ha anche incoraggiato i genitori ad aiutare i propri figli a sviluppare «abitudini tecnologiche sane» parlando regolarmente con loro dell’uso del cellulare e di come li fa sentire.
«Quando gli adolescenti capiscono che queste conversazioni nascono da un impegno genuino nei confronti della loro salute, sono più propensi a collaborare con i genitori, riconoscendo che entrambe le parti condividono l’obiettivo comune di sostenere il loro benessere generale», ha affermato.
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I social media sono solo una parte del problema
Lo studio di Pediatrics si è concentrato sul possesso di cellulari, non sul tipo di contenuti a cui i bambini accedono quando li usano.
Tuttavia, parte della controversia sull’uso del cellulare da parte dei bambini riguarda l’impatto negativo dei social media su di loro. Ad esempio, The Defender ha recentemente riportato la notizia di una ragazzina di 12 anni che si è tolta la vita appena tre settimane dopo aver iniziato ad assumere Prozac, in seguito ad anni di dipendenza dai social media che, secondo i suoi genitori, avevano contribuito alla sua depressione.
Sua madre è ora coinvolta in una causa che accusa TikTok, Snapchat e YouTube di aver preso di mira i bambini vulnerabili con contenuti dannosi.
A gennaio, i ricercatori dell’organizzazione no-profit Sapien Labs hanno riferito che sentimenti di aggressività, rabbia e allucinazioni erano in forte aumento tra gli adolescenti negli Stati Uniti e in India, e che tale aumento era collegato all’età sempre più precoce in cui i bambini acquistano i cellulari.
Questo mese, l’Australia si prepara a implementare il primo divieto nazionale al mondo sui social media per gli adolescenti. A partire dal 10 dicembre, le aziende di social media dovranno adottare «misure ragionevoli» per garantire che i bambini e gli adolescenti di età inferiore ai 16 anni in Australia non possano creare account sulle loro piattaforme.
Entro tale data, le aziende dovranno anche rimuovere o disattivare gli account dei giovani australiani.
Ma i cellulari non sono dannosi per i bambini solo a causa dei social media, secondo il dottor Robert Brown, radiologo diagnostico con oltre 30 anni di esperienza e vicepresidente della ricerca scientifica e degli affari clinici per l’Environmental Health Trust.
All’inizio di quest’anno, Brown ha pubblicato una ricerca che dimostrava che bastano appena 5 minuti di esposizione al cellulare per far sì che le cellule del sangue di una donna sana si aggregassero in modo anomalo, anche quando il cellulare si trovava a un centimetro dalla pelle.
Brown ha dichiarato al The Defender di essere incoraggiato nel vedere istituzioni di alto livello come l’Università della Pennsylvania prestare attenzione alle conseguenze dell’uso dei cellulari sulla salute dei bambini.
Tuttavia, vorrebbe anche che la ricerca si concentrasse su come le radiazioni a radiofrequenza (RF) emesse dai telefoni danneggiano la salute dei bambini. «Non è solo la giovane età in cui si acquista un telefono a essere responsabile», ha affermato.
Miriam Eckenfels, direttrice del programma sulle radiazioni elettromagnetiche (EMR) e wireless di Children’s Health Defense, è d’accordo.
«Lo studio di Pediatrics si aggiunge alla montagna di prove che dimostrano che gli smartphone sono problematici e che i genitori devono proteggere i propri figli. Oltre al contenuto, anche le radiazioni RF sono dannose».
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ormai riconosciuto che ci sono prove «altamente certe» che l’esposizione alle radiazioni dei cellulari provoca due tipi di cancro negli animali, ha affermato.
«Genitori e pubblico devono avviare un dialogo sensato sulla tecnologia quando si tratta dei nostri figli e smettere di dare per scontato che queste tecnologie siano innocue», ha affermato Eckenfels.
Suzanne Burdick
Ph.D.
© 2 dicembre, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
Questo articolo è stato aggiornato per chiarire che il bupropione (Wellbutrin) è un antidepressivo, ma non un SSRI. È un inibitore della ricaptazione della noradrenalina e della dopamina, o NDRI.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Bioetica
Nuovo libro per bambini insegna ai bambini di 5 anni che l’aborto è un «superpotere»
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5G
Studio collega l’aumento dei problemi di memoria nei bambini all’esposizione alle radiazioni wireless
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Bambini e adolescenti in Svezia e Norvegia stanno sperimentando un aumento «allarmante» dei problemi di memoria, secondo gli autori di un nuovo studio peer-reviewed che ha collegato il problema alla maggiore esposizione alle radiazioni wireless. «L’esposizione alle radiazioni deve essere ridotta e le persone devono essere informate sui rischi per la salute associati», ha affermato uno degli autori dello studio.
In Svezia e Norvegia, bambini e adolescenti stanno riscontrando un aumento «allarmante» dei problemi di memoria , che gli autori di un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria attribuiscono alla maggiore esposizione alle radiazioni wireless.
«Il forte aumento dei problemi di memoria non può essere spiegato solo da cambiamenti nei criteri diagnostici o dalla segnalazione ai registri», ha affermato in un comunicato stampa il dottor Lennart Hardell, Ph.D., uno degli autori dello studio.
«Invitiamo le autorità sanitarie pubbliche a prendere seriamente in considerazione i nostri risultati sull’aumento del numero di bambini con problemi di memoria e a considerare la crescente esposizione dei bambini alle radiazioni wireless come possibile causa» ha aggiunto.
«Pertanto, chiediamo misure volte a ridurre l’esposizione alle radiazioni RF [radiazioni a radiofrequenza] per proteggere il cervello e la salute generale dei bambini».
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Lo studio è stato pubblicato questo mese negli Archives of Clinical and Biomedical Research. Hardell, oncologo ed epidemiologo presso l’Environment and Cancer Research Foundation , è autore di oltre 350 articoli, quasi 60 dei quali riguardano le radiazioni RF. È anche uno dei primi ricercatori a pubblicare rapporti sulla tossicità dell’Agente Arancio.
Hardell e l’autrice principale dello studio, Mona Nilsson, co-fondatrice e direttrice della Swedish Radiation Protection Foundation , hanno esaminato i dati sanitari nazionali in Svezia e Norvegia e hanno scoperto che il numero di visite mediche per disturbi della memoria nei bambini norvegesi di età compresa tra 5 e 19 anni è aumentato di circa 8,5 volte dal 2006 al 2024.
In Svezia, il numero di bambini di età compresa tra 5 e 19 anni a cui è stato diagnosticato un lieve deterioramento cognitivo (una diagnosi che include problemi di memoria) è aumentato di quasi 60 volte dal 2010 al 2024.
«I risultati devono essere presi sul serio e valutati», ha dichiarato Hardell a The Defender. «È necessario intervenire per ridurre l’esposizione complessiva dei bambini, soprattutto nelle scuole».
Nilsson concorda. «Queste tendenze allarmanti devono essere invertite: l’esposizione alle radiazioni deve essere ridotta e la gente deve essere informata sui rischi per la salute associati», ha affermato.
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Gli autori collegano i problemi di memoria alle radiazioni wireless
Nel loro rapporto gli autori sostengono che le radiazioni wireless sono una delle principali cause del declino della memoria nei bambini.
Hanno citato numerosi studi epidemiologici e sperimentali che dimostrano che livelli molto bassi di radiazioni RF possono avere effetti negativi sul cervello, in particolare sull’ippocampo , che svolge un ruolo centrale nella memoria e nell’apprendimento.
«Esistono numerose prove [risalenti a] diversi decenni fa, sia sugli animali che sugli esseri umani, che le radiazioni RF compromettono la memoria», ha affermato Nilsson. «Le tendenze che stiamo osservando coincidono strettamente con il forte aumento dell’esposizione di bambini e adolescenti alle radiazioni RF».
L’esposizione alla tecnologia wireless è aumentata negli ultimi dieci anni a causa del crescente utilizzo di cellulari, cuffie wireless, Wi-Fi e 5G, ha affermato Hardell.
«Naturalmente, non si possono escludere altri fattori contribuenti», ha affermato. «Tuttavia, devono essere definiti e non basati su discussioni ipotetiche».
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Una nuova indagine prende di mira il rapporto europeo «di parte» sulle radiazioni RF
Il nuovo studio coincide con l’indagine del Mediatore europeo sul modo in cui la Commissione Europea ha gestito un rapporto chiave che non ha trovato prove «moderate o forti» che collegassero gli effetti negativi sulla salute all’esposizione cronica o acuta alle radiazioni RF delle tecnologie wireless esistenti.
Il Mediatore europeo, che «indaga sui reclami relativi a cattiva amministrazione da parte delle istituzioni e degli organi dell’UE [Unione Europea]», interrogherà la Commissione europea su come ha scelto gli esperti per redigere il rapporto, ha affermato Sophie Pelletier, presidente di PRIARTEM/Electrosensibles de France , in un comunicato stampa del 22 ottobre.
Il rapporto, denominato Parere SCHEER , è stato adottato nell’aprile 2023 dal Comitato scientifico per la salute, l’ambiente e i rischi emergenti (SCHEER) della Commissione Europea.
Secondo una critica pubblicata nell’ottobre 2023 dal Consiglio per la sicurezza delle telecomunicazioni in Danimarca e dalla Fondazione svedese per la protezione dalle radiazioni, il parere dello SCHEER era «chiaramente di parte».
L’indagine nasce da una denuncia presentata da diverse organizzazioni non profit europee, tra cui la Swedish Radiation Protection Foundation, che sostengono che gli autori del parere SCHEER avessero conflitti di interesse dovuti a legami con l’industria o a ricerche finanziate dall’industria.
Le organizzazioni non profit hanno inoltre affermato che la Commissione europea ha escluso dal gruppo di lavoro del rapporto gli esperti critici sui possibili effetti sulla salute delle radiazioni wireless e che gli autori del rapporto hanno ignorato gli studi sottoposti a revisione paritaria che dimostrano gli effetti nocivi dell’esposizione al di sotto dei limiti attuali.
Negli Stati Uniti, la Federal Communications Commission (FCC) non ha aggiornato i limiti di esposizione alle radiazioni RF dal 1996 e li basa in gran parte su alcuni piccoli studi campione condotti negli anni Settanta e Ottanta.
La FCC non ha ancora ottemperato all’obbligo imposto dal tribunale nel 2021 di spiegare in che modo ha stabilito che le sue attuali linee guida proteggono adeguatamente gli esseri umani e l’ambiente dagli effetti nocivi dell’esposizione alle radiazioni RF.
Suzanne Burdick
Ph.D.
© 23 ottobre, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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