Geopolitica
Gli USA bombardano i siti nucleari iraniani: l’annuncio di Trump
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato in una dichiarazione sulla sua piattaforma Truth Social che le forze americane hanno effettuato un attacco aereo su larga scala contro tre impianti nucleari iraniani, tra cui Fordow, Natanz ed Esfahan.
«Abbiamo completato con successo il nostro attacco ai tre siti nucleari in Iran, tra cui Fordow, Natanz ed Esfahan», ha scritto Trump. «Tutti gli aerei sono ora fuori dallo spazio aereo iraniano. Un carico completo di bombe è stato sganciato sul sito principale, Fordow. Tutti gli aerei stanno rientrando sani e salvi».
Il presidente poi elogiato l’operazione militare, aggiungendo: «congratulazioni ai nostri grandi guerrieri americani. Nessun altro esercito al mondo avrebbe potuto fare questo».
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Nello stesso messaggio, il leader statunitense sembrava esortare Teheran a non reagire e ad avviare dei colloqui, sostenendo che era ormai «il momento della pace».
Teheran non ha ancora risposto agli ultimi sviluppi. L’esercito iraniano ha già intimato a Washington e ad altre parti terze di non unirsi al conflitto, minacciando di prendere di mira qualsiasi risorsa ostile e spedizione di armi diretta in Israele. Un portavoce degli Houthi dello Yemen ha anche avvertito che, se gli Stati Uniti dovessero essere coinvolti, il gruppo «prenderà di mira le sue navi da guerra nel Mar Rosso».
Nelle scorse ore, era emerso che gli USA si sarebbero opposti ripetutamente all’eliminazione dell’ayatollah Khamenei, suggerita dagli israeliani che ne avrebbero l’ubicazione, con la motivazione che fino a che nemmeno un americano è stato ucciso l’escalation verso la leadership iraniani è fuori discussione.
L’entrata nel conflitto degli USA risponde alla necessità dell’utilizzo di bomba «bunker-buster» (anti-sotterranei) di cui l’esercito dello Stato Ebraico non dispone.
Trump si è presentato accompagnato dal vicepresidente Vance, il segretario di Stato Marco Rubio, il segretario alla Difesa Pete Hegseth. Nessuno di questi ha detto una parola.
Nel suo discorso, il presidente americano ha toccato vari punti, talvolta con retorica inedita. Trump ha sottolineato l’usanza dell’Iran rivoluzionario di gridare «Morte all’America», poi è tornato sull’uccisione del generale pasdaran Qassem Soleimani da lui ordinata cinque anni fa (riguardo la quale, ad un certo punto, aveva lamentato la pressione israeliana), indicando il generale come l’architetto di attentati contro i soldati USA nel dopoguerra iracheno.
Di fatto pare aver abbracciato la causa di Netanyahu, citato direttamente, con pure ringraziamenti all’esercito israeliano per il lavoro di squadra.
È seguito un panegirico degli strumenti militari americani, descritti come senza paragone al mondo.
Infine un riferimento a Dio, con parole del presidente statunitense a chiudere con una nuova, inquietante invocazione: «Dio benedica Israele e Dio benedica l’America».
Di seguito pubblichiamo il testo completo del messaggio televisivo di Trump.
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«Grazie mille. Poco fa, l’esercito statunitense ha effettuato attacchi massicci e precisi contro i tre principali impianti nucleari del regime iraniano: Fordow, Natanz ed Esfahan. Tutti hanno sentito questi nomi per anni, mentre costruivano questa orribile impresa distruttiva».
«Il nostro obiettivo era la distruzione della capacità di arricchimento nucleare dell’Iran e la fine della minaccia nucleare rappresentata dal principale sponsor del terrorismo al mondo».
«Stasera posso annunciare al mondo che gli attacchi sono stati uno spettacolare successo militare. I principali impianti di arricchimento nucleare dell’Iran sono stati completamente e totalmente distrutti. L’Iran, il bullo del Medio Oriente, deve ora fare la pace. Altrimenti, gli attacchi futuri sarebbero molto più gravi e molto più facili».
«Per 40 anni, l’Iran ha ripetuto: “Morte all’America, morte a Israele”. Hanno ucciso la nostra gente, facendo saltare loro le braccia, le gambe, con bombe piazzate ai lati delle strade. Era la loro specialità. Abbiamo perso oltre 1.000 persone e centinaia di migliaia in tutto il Medio Oriente, e in tutto il mondo sono morte a causa diretta del loro odio, in particolare. Tantissimi sono stati uccisi dal loro generale, Qassim Soleimani. Ho deciso molto tempo fa che non avrei permesso che questo accadesse. Non continuerà».
«Voglio ringraziare e congratularmi con il primo ministro Bibi Netanyahu. Abbiamo lavorato come una squadra come forse nessun’altra ha mai fatto prima, e abbiamo fatto molta strada per cancellare questa orribile minaccia per Israele. Voglio ringraziare l’esercito israeliano per il meraviglioso lavoro svolto. E, soprattutto, voglio congratularmi con i grandi patrioti americani che hanno pilotato quelle magnifiche macchine stasera, e con tutto l’esercito degli Stati Uniti per un’operazione come il mondo non vedeva da molti, molti decenni».
«Speriamo di non aver più bisogno dei loro servizi in questa veste. Spero proprio che sia così. Desidero anche congratularmi con il Capo di Stato Maggiore Congiunto, il Generale Dan “Razin” Caine, un generale spettacolare, e con tutte le brillanti menti militari coinvolte in questo attacco».
«Detto questo, tutto questo non può continuare. O ci sarà la pace, o ci sarà una tragedia per l’Iran, ben più grande di quella a cui abbiamo assistito negli ultimi otto giorni. Ricordate, ci sono ancora molti obiettivi. Quello di stasera è stato di gran lunga il più difficile di tutti, e forse il più letale. Ma se la pace non arriverà rapidamente, colpiremo quegli altri obiettivi con precisione, velocità e abilità. La maggior parte di essi può essere eliminata in pochi minuti. Non c’è esercito al mondo che avrebbe potuto fare quello che abbiamo fatto stasera. Nemmeno lontanamente. Non c’è mai stato un esercito che potesse fare quello che è successo poco fa».
«Domani, Generale Caine, il Segretario alla Difesa Pete Hegseth terrà una conferenza stampa alle 8:00 al Pentagono. E voglio ringraziare tutti. E, in particolare, Dio. Voglio solo dire: ti amiamo, Dio, e amiamo il nostro grande esercito. Proteggeteli. Dio benedica il Medio Oriente. Dio benedica Israele e Dio benedica l’America. Grazie mille. Grazie».
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Immagine screenshot da YouTube
Geopolitica
Truppe israeliane subiscono perdite in un’incursione in Siria
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🚨 IDF releases footage of counterterror raid in southern Syria that ended in arrests and a fierce firefight
The IDF has published video showing the arrest of two members of the al-Jama’a al-Islamiyya terror organization in the village of Beit Jinn overnight, along with a clash… pic.twitter.com/eoh20Xsn41 — Israel War Room (@IsraelWarRoom) November 28, 2025
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Geopolitica
Trump «molto soddisfatto» della nuova leadership siriana
Il presidente statunitense Donald Trump ha espresso «grande compiacimento» per l’operato del nuovo esecutivo siriano insediatosi al potere.
Una coalizione capitanata dal fronte jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), affiliato regionale di Al-Qaeda, ha espugnato Damasco e spodestato il trentennale capo di Stato Bashar al-Assad alla fine dello scorso anno.
«Gli Stati Uniti sono estremamente soddisfatti dei progressi conseguiti» dopo l’ascesa al governo, ha proclamato Trump lunedì su Truth Social.
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Il neopresidente siriano Ahmed al-Sharaa, ex comandante dell’HTS conosciuto come al-Jolani, «si prodiga con impegno affinché si verifichino sviluppi positivi e che Siria e Israele instaurino un legame duraturo e fruttuoso», ha precisato.
È essenziale che Gerusalemme «non ostacoli la metamorfosi della Siria in una nazione fiorente», ha aggiunto Trump.
Qualche giorno prima, testate israeliane avevano reso noto che le Forze di difesa (IDF) avevano subito perdite in uno scontro con miliziani armati nel meridione siriano, dove l’anno scorso Israele ha annesso una fascia territoriale adiacente alle alture del Golan sotto occupazione.
Di recente, l’area ha ospitato pure azioni coordinate tra Stati Uniti e Siria. Le truppe americane e il dicastero dell’Interno siriano hanno smantellato oltre 15 magazzini di armamenti e narcotici riconducibili all’ISIS nel sud della nazione la settimana scorsa, come comunicato domenica dal Centcom.
Al-Sharaa ha ribadito il proprio impegno contro lo Stato Islamico nel corso della sua visita a Washington all’inizio del mese.
Dall’insediamento dei jihadisti nella stanza dei bottoni damascena ondate di violenza interconfessionale si sono ripetute, con migliaia di persone delle minoranze druse, alawite e cristiane uccise senza pietà.
Jolani, ex comandante jihadista legato ad Al-Qaeda e in passato nella lista nera del governo statunitense che aveva posto su di lui una taglia da 10 milioni di dollari, ha destituito il leader storico siriano Bashar Assad nel dicembre 2024. Da allora si è impegnato a ricostruire il Paese devastato dalla guerra e a tutelare le minoranze etniche e religiose.
Nonostante le promesse di al-Jolani di costruire una società «inclusiva», il suo governo «luminoso e sostenibile» è stato segnato da ondate di violenza settaria contro le comunità druse e cristiane, suscitando la condanna degli Stati Uniti.
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Pochi giorni prima della visita di Jolani alla Casa Bianca, Stati Uniti, Gran Bretagna e Nazioni Unite hanno rimosso al-Sharaa/ Jolani dalle rispettive liste di terroristi. Lunedì, Washington ha prorogato per altri 180 giorni la sospensione delle sanzioni, mentre la Siria cerca di normalizzare i rapporti bilaterali e ampliare la cooperazione in materia di sicurezza. Trump aveva ordinato una revisione della de-designazione come «terrorista» del Jolani ancora quattro mesi fa, all’altezza del loro primo incontro a Riadh.
Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa, proprio a ridosso dell’anniversario della megastrage delle Due Torri, al-Jolani visitò Nuova York per la plenaria ONU, venendo ricevuto in pompa magna dal segretario di Stato USA Marco Rubio e dall’ex generale americano, già direttore CIA, David Petraeus.
Come riportato da Renovatio 21, al-Jolani sta incontrando alti funzionari israeliani in un «silenzioso» sforzo di normalizzazione dei rapporti tra Damasco e lo Stato degli ebrei in stile accordi di Abramo.
Intanto, i massacri sono vittime dei massacri takfiri della «nuova Siria».
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Geopolitica
Papa Leone dice che l’unica soluzione è uno Stato palestinese
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