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Elevati livelli di microplastiche nei polmoni degli uccelli
I polmoni degli uccelli contengono notevoli quantità di microplastiche, il che dimostra quanto l’aria sia oggi contaminata dall’inquinamento causato dalla plastica.
Secondo un nuovo studio cinese, il tessuto polmonare degli uccelli contiene centinaia di particelle di materiali plastici di uso comune, come il polietilene.
«Gli uccelli sono importanti indicatori delle condizioni ambientali», ha affermato uno degli autori dello studio. «Ci aiutano a comprendere lo stato dell’ambiente e a prendere decisioni informate sulla conservazione e sul controllo dell’inquinamento».
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Gli scienziati cinesi hanno studiato oltre 50 specie diverse di uccelli selvatici nella Cina occidentale, prelevando campioni di tessuto polmonare dagli uccelli e li hanno analizzati utilizzando la tecnologia a infrarossi per rilevare e contare le microplastiche. È stata utilizzata anche la gascromatografia-spettrometria di massa con pirolisi per identificare nanoplastiche più piccole, che possono entrare nei polmoni attraverso il flusso sanguigno.
Centinaia di microplastiche sono state trovate nei polmoni degli uccelli, con una media di 221 particelle per specie e 416 particelle per grammo di tessuto polmonare. I tipi più comuni identificati erano il polietilene clorurato, utilizzato per isolare tubi e fili, e la gomma butadiene, un materiale sintetico negli pneumatici.
Attualmente non esistono livelli «sicuri» stabiliti di esposizione alle microplastiche e alle nanoplastiche.
Si stima che tra il 1950 e il 2017 siano state prodotte più di nove miliardi di tonnellate di plastica, di cui oltre la metà è stata prodotta dal 2004. La stragrande maggioranza della plastica finisce nell’ambiente in una forma o nell’altra, dove si scompone, attraverso l’esposizione agli agenti atmosferici, ai raggi UV e a organismi di ogni tipo, in pezzi sempre più piccoli: microplastiche e poi nanoplastiche ancora più piccole. Queste sono chiamate microplastiche «secondarie», perché diventano piccole, ma esiste anche un’intera classe di microplastiche «primarie» che sono piccole per progettazione, come le cosiddette «microsfere» utilizzate nei cosmetici.
Nelle nostre case, le microplastiche vengono prodotte principalmente quando si perdono fibre sintetiche da vestiti, arredi e tappeti. Si accumulano in grandi quantità nella polvere e fluttuano nell’aria, che poi inaliamo.
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La microplastica nell’intestino è stata correlata da alcuni studi a malattie infiammatorie croniche intestinali. Altre ricerche hanno scoperto che le microplastiche causano sintomi simili alla demenza.
L’esposizione alla microplastica è stata collegata a un terrificante declino della fertilità maschile, il cosiddetto scenario «spermageddon», in cui entro il prossimo quarto di secolo potrebbe essere impossibile per la razza umana riprodursi con mezzi naturali, perché gli uomini producono pochissimi spermatozoi.
Come riportato da Renovatio 21, una ricerca dell’Università del Nuovo Messico ha recentemente mostrato che l’esposizione alle microplastiche è collegata ai casi di nascite premature.
Gli scienziati stanno trovando tracce della plastica in varie parti del corpo umano, compreso il cervello. Un altro studio ha provato la presenza di plastica nelle nuvole della pioggia.
Come riportato da Renovatio 21, quantità di microplastica avrebbero raggiunto i polmoni umani con l’uso delle mascherine imposto durante il biennio pandemico.
Come riportato da Renovatio 21, un nuovo studio emerso settimane fa ha stabilito che le comuni bustine da tè realizzate in fibre polimeriche rilasciano enormi quantità di micro e nanoplastiche tossiche nel liquido durante l’infusione.
Come riportato da Renovatio 21, recenti studi danesi hanno mostrato che nel caso degli individui maschi l’esposizione ai PFAS durante il primo trimestre potrebbe ridurre il numero di spermatozoi dei figli. I PFAS avevano sollevato molte preoccupazioni anche in Italia, che, dopo un incidente industriale dei primi anni 2000, avrebbero contaminato le acque sotterranee di zone del Vicentino. Si tratta del più grave inquinamento delle acque della storia italiana: tre province, 350 mila persone coinvolte, 90 mila cittadini a cui fare check up clinici.
Uno studio sottoposto a revisione paritaria, pubblicato sulla rivista Toxicological Sciences a inizio anno aveva trovato nella placenta umana microplastiche dannose, alcune delle quali sono note per scatenare l’asma, danneggiare il fegato, causare il cancro e compromettere la funzione riproduttiva.
Come riportato da Renovatio 21, uno studio recente ha correlato alle microplastiche nell’inquinamento atmosferico i tassi di infertilità e di cancro.
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Tucker Carlson: il WSJ dei Murdoch ha notizie sulla corruzione del braccio destro di Zelens’kyj ma non le pubblica
For months, the Wall Street Journal has held a story detailing the personal corruption of Andrii Yermak, the second most powerful man in Ukraine. Yermak has skimmed hundreds of millions in Amercian tax dollars meant for Ukraine aid. The Journal’s editors can prove that. But…
— Tucker Carlson (@TuckerCarlson) November 24, 2025
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Scontro tra Pechino e Tokyo sulla clausola sullo «Stato nemico» nella Carta delle Nazioni Unite
Il Giappone ha censurato la Cina per aver evocato una clausola della Carta ONU che autorizza azioni contro le ex potenze dell’Asse senza il consenso del Consiglio di Sicurezza, ribadendo che tale disposizione è superata e priva di attualità.
Il governo del primo ministro Sanae Takaichi è al centro di un’escalation di tensioni diplomatiche con Pechino, innescatasi dalle sue dichiarazioni di inizio novembre a sostegno dell’autonomia di Taiwan. La Cina ha interpretato le sue parole – secondo cui un conflitto nello Stretto di Taiwan rappresenterebbe una «situazione che minaccia la sopravvivenza» del Giappone – come un’allusione a un possibile intervento armato nipponico e come segnale di un risveglio militarista.
La scorsa settimana, l’ambasciata cinese a Tokyo ha diffuso un estratto della Carta ONU che menziona gli «Stati nemici», ovvero le nazioni avversarie delle potenze alleate nella Seconda guerra mondiale. L’articolo 53 permette misure coercitive regionali contro questi stati in caso di «rinnovata politica aggressiva», senza previa approvazione del Consiglio di Sicurezza.
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Pechino ha così inoltrato un reclamo formale all’ONU sulle affermazioni di Takaichi, esortando il Giappone – «in quanto nazione sconfitta nella Seconda guerra mondiale» – a «riflettere sui suoi crimini storici» e a mutare posizione su Taiwan.
Il ministero degli Esteri giapponese ha respinto l’argomento, accusando la Cina di aver frainteso «clausole obsolete» non più allineate alla prassi ONU. Sebbene l’Assemblea Generale avesse raccomandato l’eliminazione dei riferimenti agli «stati nemici» nel 1995, la revisione formale non è mai avvenuta.
Nel fine settimana, il ministro della Difesa Shinjiro Koizumi ha visitato una base militare a Yonaguni, isola a circa 110 km da Taiwan, confermando i progetti per il dispiegamento di missili terra-aria a medio raggio, nell’ambito di un potenziamento delle isole meridionali giapponesi.
Come riportato da Renovatio 21, gli USA hanno effettuato la settimana scorsa la prima vendita di armi a Taiwan sotto Trump, che nelle ultime settimane ha concluso accordi importanti con Tokyo, tra cui quello sui minerali essenziali.
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Immagine di n: 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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La CIA si è «vantata» di aver ingannato il Congresso nell’indagine su JFK
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