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Stato

Ecco lo Stato-partito

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«La crisi dei partiti ha investito le istituzioni, ed è una crisi che si vorrebbe risolvere dicendo che non c’è più destra e sinistra ma c’è l’istituzione. Questo porta a una novità: le istituzioni si fanno partito politico. Lo Stato diventa partito e per risolvere i conflitti che sono dentro la società reale deve dire che non c’è destra e sinistra. C’è lo Stato».

 

L’ex ministro Rino Formica, classe 1927, ha scritto sul quotidiano Domani un’analisi chiarissima del processo politico in corso.

 

In una situazione dove oramai la differenza dei partiti non conta più nulla, lo Stato stesso si trasforma in partito, nella forza politica che dovrebbe rappresentare direttamente l’opinione e il voto della popolazione.

 

«Lo Stato diventa partito e per risolvere i conflitti che sono dentro la società reale deve dire che non c’è destra e sinistra. C’è lo Stato»

Ciò, ritiene Formica, è visibile perfino nelle cronache politiche infrapartitiche di questi ultimi giorni.

 

«Ecco la pericolosa tentazione che vediamo oggi quando il governo e il suo presidente del Consiglio sostengono il superamento di destra e sinistra. Nei partiti politici è in atto la scissione fra componente governativa ed extragovernativa. La polemica fra Giorgetti e Salvini nella Lega, o tra Brunetta e Berlusconi in Forza Italia, nella sostanza racconta che quelli che stanno al governo stanno diventando membri del partito-Stato».

 

Lo Stato diventa partito e per risolvere i conflitti che sono dentro la società reale deve dire che non c’è destra e sinistra. C’è lo Stato»

Il partito-Stato non ha idee, se non quelle che trasmette il governo – che per l’appunto è presieduto da un apparatčik proveniente dal potere transnazionale.

 

«Il governo è la direzione generale del partito-stato. La quale direzione entra in conflitto non con i partiti in via di estinzione, ormai residuali. Tant’è che i segretari non vengono consultati e il governo, partito con un mix fra tecnici e politici, ora è un tutt’uno omogeneo coordinato da un presidente che ha già sperimentato come si guida una istituzione senza stato, come la Banca centrale europea – che è senza Stato ma ha i poteri di un superstato».

 

«I segretari non vengono consultati e il governo, partito con un mix fra tecnici e politici, ora è un tutt’uno omogeneo coordinato da un presidente che ha già sperimentato come si guida una istituzione senza stato, come la Banca centrale europea – che è senza Stato ma ha i poteri di un superstato»

Gli impasse dello Stato-partito non mancheranno. Formica ritiene che come prossimo presidente della Repubblica si tenterà di eleggere «una figura scialba, semplice, irrilevante, e non sarà possibile» . Secondariamente, nota significativamente che «anche dopo le elezioni tedesche, sostenere che senza Merkel l’Italia con Draghi comanderà in Europa è un’illusione bottegaia e meschina».

 

L’ex ministro scrive che il problema di questa nuovo mostro sarà lo scontro con la realtà: «lo Stato che diventa partito non può assorbire i conflitti che ci sono nel Paese, che invece continua a tenere aperti i problemi del conflitto sociale e civile nell’interno del Paese». Non è chiaro a cosa qui ci si riferisca, ma noi stiamo pensando ai milioni di persone discriminate dal green pass e distrutte economicamente e esistenzialmente da 18 mesi di lockdown.

 

«La scorciatoia dello Stato che diventa partito è un’illusione con uno sbocco autoritario. Lo Stato non può assorbire i conflitti che sono nell’interno della società senza una via democratica»

La conseguenza è logica: un governo fuso con tutta la politica e con lo stesso sistema amministrativo, senza alcuna  finestra sulla realtà popolare, senza alcun collegamento con il Paese reale, altro non è che un tunnel verso la tirannia. Lo Stato-partito, non può non finire ad assomigliare a quelli che gli storici hanno chiamato partiti-Stato.

 

«La scorciatoia dello Stato che diventa partito è un’illusione con uno sbocco autoritario. Lo Stato non può assorbire i conflitti che sono nell’interno della società senza una via democratica».

 

Renovatio 21 ritiene che il nascente  Stato-partito, in verità, non sia nemmeno del tutto consapevole dei conflitti che si stanno creando nel Paese – e nel mondo intero.

 

«Lo Stato che diventa partito non può assorbire i conflitti che ci sono nel Paese, che invece continua a tenere aperti i problemi del conflitto sociale e civile nell’interno del Paese»

Esso disconosce sia le loro dimensioni che la loro natura, profonda e superficiale.

 

Il conflitto in corso, del resto, pare averlo scatenato proprio lo Stato con i partiti accodati. E si tratta solo del primo, perché a cascata nessuno può dire quali conseguenze possono esservi in questo nuovo assetto che va preparandosi, senza che esso sia accettato dalla popolazione, senza che quest’ultima abbia più la stessa fiducia nelle istituzioni.

 

 

 

 

 

Immagine di Governo Italiano – Presidenza del Consiglio dei Ministri via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0); immagine modificata con filtri.

 

Necrocultura

Macron e il computo di Satana

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Abbiamo voglia scrivere di qualcosa di davvero metafisico, qualcosa di oscuro, di folle. Quel tipo di discorsi che potete leggere solo su Renovatio 21 – ogni tanto.

 

Negli ultimi giorni tutti si stanno grattando la testa guardando a quello che sta succedendo con il presidente francese Emmanuel Macron.

 

Abbiamo visto la spedita Costituzionalizzazione dell’aborto in Francia, che diventa il primo Paese al mondo a mettere il figlicidio nella sua carta fondamentale. Il Senato ha votato in blocco, uomini della Le Pen inclusi. Si tratta di un passo giuridicamente, filosoficamente umanamente enorme, che nessuno Stato – nemmeno in era di ateismo sovietico – aveva mai osato.

 

Lo Stato eleva l’uccisione dei propri cittadini indifesi come diritto fondamentale: è un pensiero davvero da capogiro, ma non è che qui ci stupiamo.

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Su Renovatio 21, trattando del primo discorso del primo ministro Giorgia Meloni al Parlamento italiano, abbiamo scritto dell’«inchino a Moloch». La premier, come alcuni presidenti democratici americani prima di lei, come prima cosa ci tiene a far sapere che il feticidio rimarrà libero. L’ecatombe, destra o sinistra, deve continuare.

 

Un inchino a Moloch lo ha eseguito la settimana scorsa anche Joe Biden nel SOTU, il discorso annuale del presidente sullo «Stato dell’Unione». Nel più tetro dei SOTU che si ricordi, vegliardo della Casa Bianca ha esaltato l’aborto, senza nominarlo (ha usato espressioni di neolingua orwelliana: «libertà riproduttiva» e «libertà di scegliere»), arrivando a sfidare direttamente – inaudito, davvero – la Corte Suprema USA.

 

Poco dopo, Macron mantiene la promessa fatta tante volte, e piazza nella Costituzione i bambini uccisi nel grembo materno. È un inchino profondo, vero, a colui al quale si sacrificano i figli, un atto materiale che supera parole e discorsi. Emmanuel, ci ha fatto capire, fa sul serio. E mica si è fermato.

 

In alcuni protocolli delle monarchie del passato (ho negli occhi quello visto in una stupenda serie americana in cui il padre fondatore degli Stati Uniti John Adams incontra Re Giorgio III) erano previsti, al cospetto del re, anche tre inchini.

 

Ecco che il presidente francese si produce in un altro segno di deferenza verso la Cultura della Morte: ha lanciato la corsa alla libera eutanasia in Francia. Non abbiamo dubbi che il suicidio di Stato – ovvero, lo Stato che, anche qui, uccide i suoi cittadini – diverrà presto realtà. Si dice che tanti francesi già fanno il viaggetto per il vicino, francofono Belgio per farsi ammazzare in maniera istituzionale.

 

Ma perché tutta questa fretta, Emmanuel? Se lo sono chiesti in tanti, visto che l’uno-due è arrivato, in pratica, a poche ore di distanza: inizio-vita, fine-vita… il vertice dello Stato francese pone il segno della Morte sui due confini dell’esistenza umana. Interessante.

 

La questione è che, se ha il coraggio di uscire dal settore – la Bioetica, le cose di «politica interna», le cose «religiose» – e si guarda al quadro più ampio, troviamo subito anche il terzo inchino di Macron: con una inquietante insistenza, ha ripetuto l’opzione di avere in Ucraina truppe NATO pronte a combattere con la Russia.

 

Quest’ultima uscita del presidente è particolarmente scioccante. La Francia, lo sappiamo bene, ha qualche problema con la Russia, che le ha soffiato una buona porzione di quell’Africa francofona che non ne può più di Parigi al punto da accusarla di essere dietro al terrorismo islamico che insanguina la regione. Tuttavia, in superficie, almeno a inizio conflitto ucraino nel 2022, i rapporti non sembravano tesi fino all’interruzione: anzi, ricorderete come anche Macron, come Scholz e altri, fece un giro a Mosca per ritrovarsi a parlare con Putin dall’altra parte di quel lungo tavolone del Cremlino…

 

La chiamata di Macron per la presenza militare atlantica in Ucraina ha spiazzato perfino i tedeschi, zeloti antirussi, che si sono smarcati, anche con toni bruschi, così come ha fatto il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto. Nonostante la discordia degli alleati europei, Emmanuel è andato avanti, sottolineando che lui intendeva davvero quello che aveva detto.

 

È una prospettiva davvero paurosa. Macron sa che stiamo parlando di una linea rossa che porta verso l’escalation nucleare? La Russia, secondo la sua dottrina atomica, può utilizzare i suoi ordigni apocalittici nel caso sia minacciata l’esistenza del suo Stato; la presenza occidentale in Ucraina, con l’installazione di missili NATO che possono colpire con facilità le città le russe (di fatto, già lo fanno) potrebbe rientrare in questo tipo di pericolo, anzi a pensarci bene è esattamente il motivo per cui Putin ha avviato l’Operazione Militare Speciale. E che dire del fatto che in Russia qualche analista ha proposto, apertis verbis, la nuclearizzazione di città europee come soluzione al conflitto in corso?

 

Macron, certamente, lo sa: perché egli, ricordiamolo sempre, dispone di armi atomiche.

 

Aborto, eutanasia, guerra nucleare… tutto evocato nel giro di poche ore. Non ho sentito nessuno dare una spiegazione credibile di questa mostruosa, repentina deriva. Per cui, ci provo io – avvisando che per alcuni lettori si può trattare di una lettura di fantascienza; altri invece, possono cercare di guardare con la luce della Fede.

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Chi scrive crede che vi sia un’unica economia dell’universo, basata sulla sua sostanza più importante: la vita umana. Non è il danaro, non è la materia, non è l’energia che sta al centro del Creato. È la continuazione del Creatore, la sua riproduzione in creature fatte a sua immagine e somiglianza: l’Imago Dei.

 

Per un cristiano, si tratta di un discorso di logica stringente. Cosa l’autore dell’Universo ha di più prezioso dei suoi figli? Cosa può essere più importante per un Padre?

 

Ne risulta che chi il Padre lo vuole combattere, lo fa cercando di diminuire, eliminare quanto Egli ha di più caro. Il nemico di Dio deve ridurre sul pianeta l’Imago Dei, e con qualsiasi mezzo a sua disposizione. È la sua missione, la sua vocazione, è una sua necessità.

 

È l’inversione totale del Cristianesimo, e nello specifico della Santa Messa, se volete. Invece che il sacrificio di Dio per l’uomo, egli per negare il Padre deve far sì che l’umanità venga sacrificata.

 

L’economia del Male è sempre in movimento. Qualcuno vi avrà detto che dopo la Seconda Guerra Mondiale la Terra, in fin dei conti, ha vissuto un periodo di pace, almeno in Europa. Questa è la storia ufficiale, la storia visibile, fatta con numeri e statistiche fallaci, non basate sull’unica cosa che conta davvero, cioè sul primato della vita umana.

 

In realtà, il calcolo da fare è un altro. I milioni di sacrifici delle guerre globale non sono spariti, hanno semplicemente mutato forma, moltiplicando il numero delle morti, diffondendosi ovunque, ottenendo perfino la schermatura della legge. La Seconda Guerra Mondiale ha fatto forse 68 milioni di morti. Aborto e fecondazione in vitro, secondo un numero che circolava già lustri fa, ne hanno prodotti almeno un miliardo. Un miliardo.

 

Semplicemente, il sacrificio umano massivo si è spostato dalla trincea al grembo materno, dal campo di battaglia al reparto di ospedale, dalla città bombardata alla clinica dei bambini in provetta.

 

Pensateci, cristiani e non: abbiamo, quindi, avuto davvero decenni di pace? I nemici di Dio, quale situazione preferiscono? Quanto per loro è importante che il mondo moderno, che hanno certamente contribuito a progettare, continui ad avanzare secondo la linea delle democrazie «laiche»?

 

È a questo punto che bisogna considerare che essi da qualche parte si mettono pure a fare i conti. Esiste, cioè, un computo di Satana.

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Secondo un naturale principio economico, il numero delle vite umane sacrificate non può diminuire, deve imperativamente aumentare, come ogni azienda che si rispetti. E se c’è un calo, allora bisogna correre ai ripari. E un calo, visti i recenti sviluppi, potrebbe esserci stato.

 

Sappiamo che negli Stati Uniti nel 2021 vi sono stati 625.978 aborti registrati in 46 Stati più il distretto della capitale Washington. Rispetto al 2020, un incremento dello 0,6%. Più o meno, un bambino americano ogni cinque viene ucciso. Anche in Italia la ratio è più o meno quella: mediamente mezzo milione di nascite all’anno (numero, come sappiamo, in caduta libera), e un centinaio di migliaia di aborti.

 

Tale cifra è ora da mettere in discussione: con la sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson, che de-federalizza l’aborto, negandone di fatto lo status di diritto (l’esatto contrario di quanto appena fatto da Macron…) quantità di Stati americani a maggioranza conservatrice hanno iniziato a porre restrizioni sulle interruzioni di gravidanza.

 

Secondo alcune stime, nei primi due mesi dopo la sentenza vi sarebbero stati 10.670 aborti in meno rispetto al periodo precedente a Dobbs. Non abbiamo, al momento, un dato di questi due anni. Certo, i numeri dell’aborto non sono crollati: molte donne vanno ad abortire in un altro Stato, altre assumono le RU486 che ora si fanno arrivare comodamente a casa, con enti che hanno giurato di offrire, magari con la benedizione di Big Pharma, il servizio di pillola della morte spedita via posta nel nome del «diritto delle donne» (donne adulte: le bambine nel ventre della loro madre vengono invece uccise ed espulse nel water per finire poi a farsi divorare nelle fogne da topi, rane, pesci, insetti). Tuttavia, un calo è piuttosto prevedibile.

 

C’è di più: come aveva lasciato trasparire l’anziano giudice della Corte Suprema Clarence Thomas – il nero, cresciuto cattolico, fautore della legge naturale – la sentenza Dobbs avrebbe riaperto i giochi anche per altre questioni, come la fecondazione in vitro. Detto, fatto: poche settimane fa è arrivata la sentenza dell’Alabama che considera gli embrioni crioconservati come «bambini». Alcune cliniche di riproduzione artificiale, come abbiamo riportato su Renovatio 21, hanno già chiuso i battenti temendo la catastrofe legale: se gli embrioni che fanno in provetta sono persone, quanti omicidi commettono ogni singolo giorno? Tale logica fa di ogni medico esperto di FIVET un Pol Pot, o peggio.

 

Ci stiamo ancora stropicciando gli occhi per questa cosa: dopo anni in cui abbiamo combattuto in solitaria – perché il mondo pro-life italiano è in massima parte ebete, o venduto, come lo sono i padroni con lo zucchetto – la battaglia contro la strage dell’in vitro (che, in Italia, è già maggiore di quella della 194), assistere a quello che sta accadendo richiede il darsi dei pizzicotti. Sta cascando giù, senza che nemmeno vi sia stata fatta un’opposizione popolare seria, anche la provetta?

 

Forse sì. E quindi, immaginate che l’ulteriore picchiata del computo che potrebbe includere anche le vite prodotte e scartate in massa nei laboratori per le coppiette borghesi.

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Il conto infernale potrebbe cominciare a non tornare. Urge quindi una manovra manageriale decisa. Se si perde un cliente, si cerca di fare quadrare i conti aumentando il prezzo dei clienti rimasti; se si smarriscono dei canali di vendita, si aumenta l’afflusso di scambi in quelli esistenti (magari in mercati di altri Paesi, tipo la Francia, per esempio), oppure se ne aprono di nuovi.

 

La guerra Ucraina è un nuovo canale di morte che hanno voluto aprire più o meno in concomitanza con il calo degli embrioni sacrificati in America. Qualcuno racconta che i ragazzi ucraini massacrati sarebbero 400 mila, magari 500 mila, quelli russi forse sono 100, forse 200, forse di più. Lo vedete da voi: non ci allontaniamo da quella cifra scritta più sopra, il numero totale di bambini uccisi, numero che è ora in discussione. In queste cose, abbiamo notato negli anni, c’è spesso una paurosa simmetria: si raccontava, ancora lustri fa, che in Italia dal 1978 c’erano stati 6 milioni di bambini abortiti, e al contempo si diceva che gli immigrati giunti nel nostro Paese erano… 6 milioni.

 

(In realtà crediamo che i bimbi sacrificati, specie con la provetta ora a carico dello Stato grazie alla Lorenzin, siano molti di più – al contempo pensiamo che anche gli stranieri che hanno invaso le nostre città siano in totale molto più di sei milioni: alla fine, la simmetria in qualche modo rimane)

 

Il lettore può aver capito dove sto andando a parare.

 

Un qualche «manager» ha detto al francese che deve eseguire il programma, perché i conti devono tornare? Qualcuno sta spingendo per una frettolosa legalizzazione della Necrocultura temendo che l’azienda del sacrificio umano possa andare in perdita?

 

La multinazionale del Male pare non essersi accontenta di aver ribaltato, in Francia, quanto pare stia accadendo in America. Accecata dalla paura di un crollo, perde la testa, e si lancia in un investimento all-in, prendere o lasciare: la guerra termonucleare… Il loro uomo ripete a pappagallo, mischia gli ingredienti esplosivi: NATO, Ucraina, Russia… E che significato possono avere simili dichiarazioni se non lo spalancarsi di uno scenario di distruzione atomica, cioè di sacrificio umano totale e finale?

 

Potete pensarla come volete: io dell’ora presente, del concentrato di Cultura della Morte che stanno producendo, mi son fatto questa idea. E adesso, con la Francia che ribolle per la storia di Brigitte Macron presunta transessuale (!), mi vengono ancora più le vertigini. Ma cosa stanno dicendo, veramente, quelli che sostengono la tesi per cui la moglie di Macron – quella che, 24 anni in più, si innamorò di lui quando questi aveva 14, 15, 16, 17 anni, a seconda dell’articolo che leggete – sia in realtà un uomo?

 

Vogliono suggerire che in cima ad uno Stato con potenza nucleare hanno messo una vittima, con a suo fianco il carnefice, di uno degli ultimi tabù rimasti?

 

Cosa vogliono insinuare, che quella relazione tra vittima e carnefice può essere intronizzata?

 

E quelli che mostrano le foto (sono ritoccate? Diteci di sì) con il figlio di lei che somiglierebbe al presidente, quale quadro stanno suscitando?

 

Anche questa storia, allucinante e letteralmente incredibile (lo ammetto, quando emerse due anni fa la querela della première dame, ridacchiai: ma chi può dare retta ad una panzana cospirazionista simile!) capita nella grande accelerazione della Necrocultura in Francia in questi giorni.

 

Aborto, eutanasia, provetta, transessualismo, pedofilia, guerra atomica. Il disegno che dobbiamo imparare a vedere non è più di uno.

 

C’è un’economia precisa che informa tanta parte della nostra dimensione, che è quella della lotta all’Imago Dei. Sapete perfettamente chi, sin dal principio, la sta operando.

 

Realizziamo una volta per tutte che cosa essi vogliono: manipolare, umiliare, sprecare, cancellare la vita umana. Tutto ciò che stiamo vivendo ce ne dà prova quotidiana, e lo Stato moderno stesso pare essere mutato in una pura macchina di morte, in un sistema che deve garantire la nostra sofferenza e la nostra eliminazione.

 

La Vita: non c’è altro che conta davvero nell’Universo. Preghiamo affinché presso le nazioni terrestri sorga una forza che faccia di questa meraviglia miracolosa il suo fine ultimo, che faccia della difesa e moltiplicazione dell’esistenza umana la sua ragione di esistere – e di combattere.

 

Tutto il resto, davvero, non entra nel computo.

 

Roberto Dal Bosco

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Famiglia

L’Irlanda vota per mantenere il linguaggio «sessista» nella sua Costituzione

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Gli elettori irlandesi hanno respinto a stragrande maggioranza la proposta di rivedere la definizione di famiglia nella Costituzione del Paese e di rimuovere la menzione dei «doveri domestici» delle donne. Sia il governo che i partiti di opposizione hanno sostenuto che il testo attuale contiene un linguaggio antiquato e sessista sulle donne e sul loro ruolo nella società.   Venerdì si è svolto il referendum in materia, in significativa concomitanza con la Giornata internazionale della donna.   Agli elettori è stata offerta la possibilità di espandere la tutela costituzionale delle famiglie per includere quelle fondate su «relazioni durevoli» diverse dal matrimonio. È stato anche proposto loro di eliminare la clausola sul dovere dello Stato di «garantire che le madri non siano costrette, per necessità economica, a impegnarsi nel lavoro trascurando i loro doveri domestici».   Secondo i risultati ufficiali diffusi sabato sera, il 67,7% ha votato contro la ridefinizione della famiglia, mentre quasi il 74% ha respinto la rimozione della clausola dei «doveri domestici».

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«Penso che sia chiaro in questa fase che i referendum sull’emendamento sulla famiglia e sull’emendamento sull’assistenza sono stati sconfitti», ha detto sabato il primo ministro di origine indiana Leo Varadkar, il primo premier irlandese gay dichiarato, in una conferenza stampa a Dublino, ammettendo che le autorità non sono riuscite a convincere la maggioranza dell’opinione pubblica.   In precedenza aveva sostenuto che il voto per il «no» sarebbe stato «un passo indietro» per i diritti delle donne e aveva criticato «il linguaggio molto antiquato e molto sessista» della costituzione. Anche il vice primo ministro Micheal Martin ha espresso la sua frustrazione per i risultati, ma ha sottolineato che il governo li «rispetta pienamente».   Secondo i media irlandesi, la formulazione vaga degli emendamenti, i problemi di comunicazione e la campagna poco brillante sono stati tra i motivi per cui la gente ha votato «no».   Adottata nel 1937, la costituzione irlandese è stata fortemente influenzata dalla Chiesa cattolica e, secondo i critici, riflette posizioni conservatrici sulle questioni sociali.   Nell’ultimo decennio, tuttavia, il Paese ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso e ha abrogato il divieto quasi totale di aborto, dopo una campagna finanziata ampiamente da potentati economici internazionali interessati per qualche ragione a introdurre il figlicidio anche nella terra di San Patrizio.   Come riportato da Renovatio 21, ora il 95% delle donne irlandesi uccide il proprio figlio nel grembo materno se i test indicano che il bambino potrebbe avere la sindrome di Down.

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Pensiero

Mons. Viganò: «opponiamo il Vangelo all’ideologia di morte del Nuovo Ordine Mondiale. Rifondiamo gli Stati sulla roccia che è Cristo Signore»

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Renovatio 21 pubblica l’intervento dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò al Secondo Congresso del Movimento Russofilo Internazionale e del Forum sulla Multipolarità tenutosi a Mosca il 26-27 Febbraio 2024.

 

Eccellenze, Illustri Signore e Signori, Cari Amici,

 

questa è la seconda occasione nella quale ho l’onore di intervenire al Congresso Internazionale dei Russofili. Ringrazio voi tutti e gli organizzatori di questo evento, per avermi invitato a tenere questa riflessione, che segue di poche settimane la storica intervista che il Presidente Vladimir Vladimirovič Putin ha concesso al giornalista statunitense Tucker Carlson.

 

La reazione dei media mainstream occidentali dimostra quanto la verità faccia paura, in un mondo che vive di menzogna e si regge sulla falsità. 

 

Tutti voi, qui convenuti, avete ben chiara la minaccia che incombe sul mondo occidentale e sull’intera umanità. Anzitutto, la minaccia di una Terza Guerra Mondiale, sotto le cui macerie seppellire decenni di crimini e frodi commessi da un’élite sempre più potente e tirannica.

 

In secondo luogo, la minaccia dello sterminio di parte dell’umanità tramite l’Agenda 2030.

 

In terzo luogo, la minaccia quanto mai concreta e terribile dell’instaurazione di un Governo Mondiale di stampo totalitario, nel quale i popoli superstiti siano ridotti in schiavitù.

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La progressiva cancellazione delle sovranità nazionali e il loro assorbimento in organismi sovranazionali hanno come scopo dichiarato l’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale. I leader del World Economic Forum, con tutte le sue ramificazioni ufficiali e ufficiose, non fanno mistero di aver occupato i vertici delle istituzioni tramite governi-fantoccio e con la cooperazione servile dei media di regime. 

 

I popoli dell’Occidente hanno ormai compreso di essere governati da servi dell’élite globalista e che il cosiddetto «sistema democratico» è una grottesca finzione, ad iniziare dalla manipolazione delle elezioni.

 

Le continue emergenze – sanitaria, bellica, climatica ed energetica – le crisi che dovrebbero giustificare l’Agenda 2030 non sono però ciò che unisce costoro, e molti iniziano a rendersene conto: ciò che muove queste persone è la loro appartenenza a un culto satanico. Ma chi vuole far regnare Satana, deve prima bandire Dio, con il pretesto della laicità dello Stato: Regnare Christum nolumus.

 

Il mondo occidentale si è ridotto a una cloaca, ad un mattatoio, ad un enorme campo di battaglia, nel quale l’élite controlla le masse, le impoverisce, le sfrutta, le umilia, le schiavizza, le manda al macello. 

 

Avendo escluso Dio dalla vita pubblica, l’autorità non deve obbedire a nessun principio trascendente, e può dunque mutarsi – come si sta mutando – in dittatura. Il suo potere diviene illimitato e lo Stato – privatizzato e nelle mani di eversori criminali – si sostituisce a Dio.

 

Possiamo credere che gli autori di questo golpe si rassegnino a cedere il potere, proprio quando manca poco all’instaurazione di questo Nuovo Ordine? Proprio quando l’élite è riuscita a imporre la sistematica cancellazione dei diritti fondamentali – la salute, la proprietà, la libertà di impresa, la libertà di parola e di educazione, la libertà di muoversi e viaggiare – a un’umanità terrorizzata da continue emergenze create a tavolino, da prospettive di catastrofi inventate, dalla minaccia di guerre e invasioni?

 

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Siamo tutti consapevoli che è in atto un risveglio dei popoli: lo dimostrano le manifestazioni degli agricoltori e degli allevatori che si allargano a macchia d’olio, e quelle dei cittadini di tante Nazioni, esasperati dalla sostituzione etnica – con tutte le conseguenze che conosciamo in termini di sicurezza, criminalità e convivenza – imposta da folli politiche immigrazioniste colpevolmente supportate da organizzazioni sedicenti umanitarie. Ma questo risveglio – se non troverà una risposta seria e responsabile nell’alveo del diritto – sfocerà inevitabilmente in guerra civile, dando il pretesto ai governi servi del World Economic Forum di intervenire militarmente. 

 

Solo due settimane fa l’Assemblea Nazionale francese ha varato una legge sulle «derive settarie» che prevede forti ammende e la reclusione per chi esprime dissenso. La censura di Stato o da parte di organi sovranazionali è già in atto e andrà aumentando esponenzialmente, così come il controllo sulle masse.

 

Gli scandali della frode elettorale alle Presidenziali americane del 2020; l’evidenza di un criminale piano di sterminio e sterilizzazione di massa mediante l’imposizione di una terapia genica sperimentale presentata come vaccinazione di massa; la volontà di forzare il passaggio alla valuta digitale per controllare come possiamo o non possiamo spendere i nostri soldi: sono tutti segnali allarmanti, ai quali si aggiunge la minaccia di una guerra nucleare. L’élite è disposta a tutto pur di conservare il potere e di nascondere i propri crimini. 

 

In cosa dunque può consistere un’azione di resistenza e di opposizione, tale da coinvolgere quest’onda montante di dissenso, evitando che possa venire strumentalizzata o dispersa? Vorrei qui esporre la mia visione, che spero possa costituire un’occasione di confronto. 

 

La Rivoluzione ha fallito, così come ha dimostrato di aver fallito l’ideologia laicista e anticristiana dell’Occidente postrivoluzionario, liberale e massonico.

 

La Russia ha vissuto questo crollo prima di noi, riappropriandosi della sua Fede, delle sue tradizioni e della sua cultura, che il totalitarismo aveva combattuto e cercato di cancellare, esattamente come la dittatura woke combatte e cerca di cancellare la nostra identità, la nostra Fede, la nostra civiltà cristiana e addirittura i principi sacri e universali della Legge naturale. Tutti siamo concordi che i danni causati da una società che si rifiuta di riconoscere Dio sono sotto i nostri occhi.

 

Dobbiamo quindi avere non solo l’umiltà, non solo il coraggio, ma anche e soprattutto la fierezza di professare la nostra Fede, di volere che non solo il singolo, ma anche lo Stato riconosca e onori Nostro Signore Gesù Cristo come Dio, Signore e Re, e che a Lui conformi le proprie leggi. 

 

Nel 1874 il grande statista Gabriel García Moreno consacrò la Repubblica dell’Ecuador a Nostro Signore, prima di essere ucciso dai sicari della Massoneria. Il suo motto era: Libertà per tutto e per tutti, tranne che per il male ed i malfattori. Come non essere d’accordo?

 

Dobbiamo riconoscere la Signoria di Cristo e arrenderci alla Sua legge, affidare a Lui la nostra patria e la nazione, noi stessi e le nostre famiglie. E chi, tra quanti si onorano del nome Cristiano, non condividerebbe queste parole? Non verremmo forse rispettati anche da chi professa un’altra religione, avendo ritrovato la comune base di principi condivisi come il rispetto della vita, della famiglia naturale, il rispetto per i deboli e gli anziani?

 

Penso che questo potrebbe costituire davvero, e direi quasi provocatoriamente, il great reset che tutti aspettiamo, e che costituisce un ritorno al Signore di tutti noi, delle nostre famiglie, delle comunità, delle amministrazioni pubbliche. Dovremmo tornare ad essere orgogliosi di poterci professare Cristiani.

 

Dobbiamo tornare a chiamare bene il bene e male il male; a non sentirci inferiori dinanzi all’arroganza del vizio, al cinismo della corruzione; a non lasciarci intimidire dalla apparente irreversibilità del male. Dobbiamo restituire ai popoli occidentali quella speranza che le è stata strappata per soggiogarli.

 

Dobbiamo delaicizzare la società e ricondurla nell’alveo di quell’ordine divino che si fonda in Cristo, Uomo-Dio, unico Salvatore del genere umano, che solo in Cristo può trovare pace.

 

La pace di Cristo – che è pace vera perché fondata sulla verità e sulla giustizia – può essere conseguita solo dove è Cristo a regnare: Pax Christi in regno Christi

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Qual è l’unica cosa che la chimera globalista non può offrirci? Per la quale non ha un surrogato da sostituirvi? L’eroismo di un ideale, la nobiltà di uno scopo per il quale valga la pena combattere ed anche morire. E questo ideale non può che consistere nella Fede in Cristo Signore, nell’amore per Lui e per il prossimo, nel desiderio di dare alla nostra Patria e ai nostri figli un futuro in cui gli orrori del globalismo siano un brutto ricordo.

 

Gli eversori di Davos non hanno nessun ideale da offrire, perché basano il proprio successo sulla paura, e perché ottengono obbedienza dai loro servi con la corruzione e il ricatto.

 

All’ideologia di morte del Nuovo Ordine Mondiale dobbiamo opporre il Vangelo, la parola del Verbo eterno, di Colui che si è detto Via, Verità e Vita. Se affrontiamo il comune nemico sul campo in cui è più forte siamo destinati a soccombere; se spostiamo lo scontro dove invece è debole possiamo vincerlo, con l’aiuto di Dio.

 

Dimentichiamo troppo spesso che Dio è veramente onnipotente, e che nulla possono i Suoi e nostri nemici contro di Lui. Egli aspetta che l’umanità torni a Lui e che si lasci salvare quando tutto sembra perduto.

 

Questa è l’unica possibile via di uscita dalla distopia presente, perché qualsiasi cosa accada – sia che gli autori del golpe siano sconfitti, sia che conservino con la forza il loro potere tirannico – la consapevolezza della battaglia spirituale in corso orienterà e darà uno slancio soprannaturale alla nostra opposizione, la renderà meritoria e non potrà non giungere al cospetto della Maestà divina. Domine salva nos, perimus! Κύριε, σῶσον, ἀπολλύμεθα. Господи! спаси нас, погибаем (Mt 8, 25). Nella tempesta che infuria, il Signore sembra dormire, mentre attende che Lo invochiamo e che Lo riconosciamo capace di placare le onde e quietare i venti.

 

Rifondiamo gli Stati sulla roccia, sulla pietra angolare che è Cristo Signore. Restituiamo a Gesù Cristo la corona che la Rivoluzione Gli ha strappato. Scrolliamo da noi il giogo infernale del globalismo, l’adesione a organismi sovranazionali pensati per cancellare la nostra Fede, la nostra identità, la nostra civiltà. Mettiamo gli eversori criminali davanti alle loro responsabilità, ad iniziare dall’aver provocato un sanguinoso conflitto che ha sterminato un’intera generazione in Ucraina, usandola per aggredire la Russia, per svenderla alle multinazionali e per far crollare economicamente l’Europa.

 

Affrontiamo l’élite non tanto contestando le menzogne delle crisi e delle emergenze, ma piuttosto opponendo alla loro visione di morte la speranza che si fonda su Cristo e sul fare la Sua volontà. Fiat voluntas tua, diciamo nel Padre nostro. Facciamo la volontà di Dio, unica possibile risposta della creatura al Creatore, e unica premessa per vincere con Lui questo scontro epocale. Ce l’ha ricordato anche Tucker Carlson, in una recente intervista rilasciata a Dubai, quando ha indicato i due schieramenti opposti, costituiti da chi riconosce e serve Dio e da chi vuole farsi dio al posto di Dio e contro di Lui, a chi serve la vita e chi promuove la morte, da chi segue la Verità e da chi è servo della menzogna e della frode. 

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I popoli sono assetati di Bene, non ne posso più di falsità e inganni, di perversioni e di violenza. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene, dice San Paolo (Rm 12, 21). Vinciamo il male con il bene, e la menzogna con la verità, la superbia con l’umiltà, la corruzione con l’onestà, l’egoismo con la carità generosa.

 

Portiamo la Luce nelle tenebre, la luce vera che illumina ogni uomo (Gv 1, 9), perché le tenebre in cui si nascondono questi criminali eversori siano squarciate, e appaia l’orrore dei loro crimini esecrandi, e con essi la loro condanna.

 

Vi lascio la pace, vi do la mia pace: non come la dà il mondo, Io ve la do (Gv 14, 27). 

 

A conclusione di questa riflessione, vorrei lanciare un appello a tutti gli uomini di buona volontà, perché le Nazioni siano consacrate al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria, Madre di Dio, quale premessa per implorare dal Cielo quella pace che solo il nostro Re e Signore può dare, e che mai come in questo momento è invocata dal genere umano su questo mondo ostaggio di forze infernali.

 

Faccio questo appello al Patriarca di Mosca, ai Prelati della Chiesa ortodossa, ai Cardinali e ai Vescovi cattolici che non hanno ceduto al compromesso, e a tutti coloro che si riconoscono nei principi universali e sacri della Legge naturale.

 

Su tutti voi, e su quanti condividono la nostra battaglia spirituale, imploro copiose Benedizioni celesti per intercessione della gloriosa Theotokos, la Vergine Madre di Dio.

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo, già Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America

 

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