Economia
Davvero la cinese BYD ha superato Tesla?

«BYD supera Tesla: i motivi del successo del marchio cinese» titola il Corriere della Sera.
«Tesla perde il primato: ora chi vende più auto elettriche al mondo è la cinese BYD» è il titolo Wired.
«La Cinese BYD supera Tesla» titola Euronews.
«BYD, l’outsider cinese sorpassa Tesla nel primo semestre» è il titolo su Il Sole 24 Ore.
Mettiamoci anche L’Unità: «Musk, periodo nero per il miliardario: X perde il 71% del suo valore, la cinese BYD supera Tesla nelle auto elettriche».
Insomma, i giornali di tutto il mondo stanno riportando a pappagallo che nel numero di veicoli elettrici venduti, la casa automobilistica cinese BYD («Bring Your Dream», ovvero «porta il tuo sogno») ha superato la statunitense Tesla come leader mondiale nel quarto trimestre del 2023.
Viene ripetuto le vendite di Tesla nel quarto trimestre hanno stabilito un nuovo record per l’azienda con 484.500 veicoli, BYD ha venduto 526.400 nello stesso periodo.
Sostieni Renovatio 21
In termini di numero di unità, la Cina è il principale esportatore di automobili al mondo, avendo superato la Germania nel 2022 e il Giappone nel 2023. Le offerte di BYD si rivolgono principalmente a un tipo di base di clienti diverso da quello di Tesla.
I giornali indicano anche che il vantaggio di Tesla è quasi illegittimo, Degli 1,8 milioni di veicoli elettrici venduti da Tesla nel 2023, un terzo è stato venduto nel mercato cinese e più della metà è stata prodotta nello stabilimento Tesla di Shanghai, mentre a BYD è stato effettivamente negato l’accesso al mercato statunitense.
Non stupisce che una delle fonti di questa notizia sia l’organo di stampa in lingua inglese del Partito Comunista Cinese, Global Times, che sottolinea come Tesla ha appena acquistato il mese scorso un terreno a Shanghai per impianti di produzione di batterie.
Il rimbalzo globale della notizia – Tesla in declino, pure nell’anno in cui segna vendite record e si espande ovunque – riflette certamente la tendenza mondiale di comprimere, o eliminare, un soggetto potenzialmente scomodo per tutti, perché forse davvero incontrollabile: il CEO di Tesla Elon Musk.
Come riportato da Renovatio 21, Musk è stato, senza essere nominato, al centro di un discorso al vetriolo da parte del presidente della Repubblica Italiana Mattarella, che ha attaccato gli oligarchi dei social e dello spazio (ma è lo stesso che salutava caldamente i Rockefeller quando la Commissione Trilaterale si riuniva nei palazzi romani).
Musk è divenuto un fattore di destabilizzazione per l’establishment in quanto, grazie a Twitter – che ha ribattezzato X.com, e rappresenta ad oggi il sito con più backlink, cioè riferimenti sul resto della rete, al mondo – può vedere le narrative ufficiali (su COVID, Ucraina, Israele, etc.) venire messe in discussione, mentre prima che acquistasse la piattaforma essa agiva, per usare le sue parole, «come una Pravda» asservita ai desiderata delle agenzie governative.
Musk è pure una figura che ha assunto una enorme, improvvisa importanza quando si è scoperto che la sua costellazione di satelliti per la fornitura di banda internet, Starlink, è in grado di decidere le sorti di una battaglia e forse di una guerra.
Come riportato da Renovatio 21, scienziati cinesi hanno fatto sapere di voler distruggere il sistema satellitare Starlink. Lo stesso ha fatto Israele. La Russia ha invece distrutto la stazione di comunicazione Starlink vicino a Bakhmut.
Aiuta Renovatio 21
Come abbiamo scritto: George Soros, è stato detto, è l’unica persona al mondo con una sua politica estera. Elon Musk è l’unica persona al mondo con una sua geopolitica spaziale, cioè una geopolitica planetaria ed esoplanetaria – e i mezzi materiali per attuarla. Elon Musk è l’unico uomo al mondo che dispone di un’astropolitica.
L’establishment USA, che pure lo ha nutrito con generosi aiuti finanziari a Tesla e commesse NASA per SpaceX sin dall’era di Obama, inizia a detestarlo apertamente: e con la Casa Bianca di Biden gli insulti sono partiti praticamente subito («pupazzo a calzino bagnato», disse Musk di Biden, quando emerse che alle celebrazioni per le auto elettriche avevano invitato ogni possibile marchio tranne Tesla, che le fa veramente).
Di suo, Musk in passato ha dichiarato scherzosamente il suo disprezzo per il «concorrente» cinese BYD: «sul serio, avete visto che macchine fanno?» Se no, il lettore può guardare l’immagine a corredo di questo articolo e decidere per sé.
La rivoluzione dell’auto operata da Tesla non riguarda solo il motore elettrico, ma anche la guida autonoma, nonché l’intera infrastruttura di «distributori» di corrente ora presenti anche in molte città italiane (in America la Ford ha chiesto e ottenuto di utilizzare le «pompe» elettriche di Tesla). Si tratta di componenti che i cinesi non sono in grado di fare, tuttavia importa ai giornali mainstream lanciare un titolo contro Musk, sperando magari in un tonfo in borsa, o un calo della popolarità di Musk presso l’opinione pubblica globale.
Aspettiamoci un 2024 dove contro Elone verrà lanciato di tutto. Del resto, si tratta dell’anno in cui gli americani eleggeranno, per la terza volta, Donald Trump.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Mariordo (Mario Roberto Durán Ortiz) via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Economia
Gli Stati Uniti «pronti a sostituire» tutto il gas e il petrolio russo nell’UE

Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Economia
Catastrofe nella seconda più grande miniera del mondo: il rame alle stelle

Un grave incidente avvenuto nella miniera di Grasberg, in Indonesia – la seconda maggiore fonte di rame al mondo – ha costretto Freeport-McMoRan (FCX) a dichiarare forza maggiore sulle forniture contrattuali. L’evento ha provocato una brusca impennata dei prezzi del rame, mentre gli analisti avvertono che l’impatto sull’offerta globale potrebbe protrarsi per anni.
Secondo quanto riportato dalla stessa Freeport, l’incidente – verificatosi l’8 settembre scorso – ha causato una fuoriuscita di circa 800.000 tonnellate di fango nei livelli sotterranei della miniera, con la conferma di due vittime e cinque lavoratori ancora dispersi. Le operazioni nel sito, situato nella provincia di Papua Centrale, sono state completamente sospese.
Le squadre di soccorso stanno lavorando 24 ore su 24 per rimuovere detriti e cercare di raggiungere le aree in cui si trovavano gli operai al momento del disastro. Nel frattempo, Freeport ha rivisto al ribasso le previsioni di produzione per il terzo trimestre: -4% per il rame e -6% per l’oro rispetto alle stime di luglio.
Sostieni Renovatio 21
L’impatto è significativo: Grasberg rappresenta circa il 30% della produzione globale di rame della compagnia statunitense e oltre il 70% della sua produzione di oro. Secondo le proiezioni aggiornate, nel 2026 Freeport produrrà il 35% in meno rispetto alla guida precedente, pari a 270.000 tonnellate di rame e 1,04 milioni di once d’oro in meno.
Il piano di ripartenza è graduale: due blocchi su cinque torneranno operativi a metà novembre, mentre la piena capacità non sarà ripristinata prima del 2027.
La situazione è stata definita dagli analisti di Goldman Sachs come un «evento cigno nero», ovvero un evento imprevedibile con impatti estremi sul mercato. In una nota interna, James McGeoch, esperto in materie prime della banca d’investimento, ha anche sottolineato che, sommando altre criticità globali come quelle delle miniere Cobre, Komao e Los Bronces, l’intero settore sta affrontando una crisi di offerta su vasta scala.
I mercati hanno reagito con forza: il rame con consegna a tre mesi è balzato fino al 3,7%, raggiungendo 10.341 dollari a tonnellata sul London Metal Exchange – il più ampio rialzo giornaliero dal 10 aprile.
Al contrario, le azioni Freeport-McMoRan sono crollate fino all’11%, mentre i titoli dei rivali hanno beneficiato dell’incertezza: Glencore ha guadagnato il 3,6%, Teck Resources il 6%, Antofagasta Plc ha registrato un +9,6% e Southern Copper Corp. è salita del 10% a New York.
L’incidente di Freeport segue a distanza di pochi giorni la decisione di Hudbay Minerals di sospendere le operazioni presso il sito di Constancia, in Perù, a causa delle proteste politiche.
Aiuta Renovatio 21
Secondo Grant Sporre, responsabile del settore metalli presso Bloomberg Intelligence, prima dell’interruzione Grasberg rappresentava il 3,2% dell’offerta globale di rame estratto nel 2025. Per un mercato già in tensione, si tratta di una perdita difficilmente compensabile nel breve periodo.
La dichiarazione di forza maggiore da parte di Freeport segna un nuovo capitolo critico per il mercato globale dei metalli. In un contesto di domanda crescente e offerta sempre più vulnerabile, l’incidente di Grasberg evidenzia quanto i mercati delle materie prime siano esposti a shock operativi.
«Un incidente di tale portata è inaudito nella storia di Freeport» ha dichiarato Bernard Dahdah, analista della banca d’affari francese Natixis.
Il rame, secondo molti osservatori, potrebbe aver appena acceso la miccia di una nuova corsa rialzista.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia; ingrandita.
Economia
Orban: i burocrati di Bruxelles corrono in giro come polli in preda al panico

Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-
Cancro1 settimana fa
Impronta genetica del vaccino COVID nel DNA di un paziente oncologico: l’mRNA può integrarsi con il genoma umano
-
Misteri1 settimana fa
Storie, misteri ed orrori dal Mostro di Firenze ad Amanda Knox. Renovatio 21 intervista il giudice Mignini
-
Vaccini1 settimana fa
Documentario rivela lo studio bomba sul collegamento tra vaccino ed epidemia di malattie croniche
-
Pensiero2 settimane fa
Mons. Viganò: l’élite sovversiva ha infiltrato gli Stati
-
Senza categoria1 settimana fa
Papa Leone contro la Chiesa e i dogmi per LGBT e donne-prete: «Dobbiamo cambiare atteggiamento prima di cambiare dottrina»
-
Storia2 settimane fa
Netanyahu conferma – ancora una volta – che Israele non ha ucciso Charlie Kirk. E neanche San Simonino
-
Salute2 settimane fa
I malori della 38ª settimana 2025
-
Animali1 settimana fa
Le orche di Gibilterra affondano una barca a vela. È ora di dire basta