Epidemie
«Da medico sono diventato uno strumento per congelare il Paese»: Intervista ad una dottoressa dissidente
Non tutti i medici si stanno piegando alla follia in corso: lo sappiamo bene. Sorprende che molti dei medici che si oppongono alle leggi pandemiche e ai «vaccini» genetici siano, talvolta, medici vaccinisti.
Renovatio 21 ha intervistato la dottoressa F., che oramai ha quasi quaranta anni di esperienza alle spalle. La dottoressa F., che preferiamo lasciare anonima perché sappiamo che la repressione da parte del suo ordine professionale arriverebbe immediatamente, è, a differenza di noi, favorevole ai vaccini: qui però, differntemente da qualsiasi altro spazio ormai, usiamo ascoltare anche le opinioni di chi la pensa diversamente da noi.
Il pericolo dei «vaccini» mRNA, e delle leggi mostruose implementate per per obbligare una porzione sempre maggiore della popolazione a subirli, colpisce anche chi non è contro la siringa per partito preso.
«Ai tempi della legge Lorenzin stavo dalla parte dei genitori perplessi: trovai eccessivo l’allarmismo dell’allora Ministro della Salute, rispetto ai reali dati epidemiologici e soprattutto disapprovai l’imposizione con obbligo»
Dottoressa F., da quanti anni è medico?
Mi sono laureata nel 1983: per cui a luglio prossimo conto 38 anni di Laurea.
Dove lavora? Da quanto?
Ho lavorato, prima come neo-laureata, poi come specializzanda, una decina d’anni in una Clinica internistica di polo ospedaliero ed universitario regionale, (capoluogo di circa 165.000 abitanti); attualmente esercito attività specialistica in clinica privata ed attività di medico di base.
In cosa è specializzata?
Sono specializzata in Medicina Interna, Allergologia e Immunologia Clinica.
«Ho cambiato idea per indizi e fatti. Il mantra che la salvezza sta nel vaccino e solo nel vaccino. Terapie e cure neglette, negate o addirittura proibite per legge»
È sempre stata favorevole ai vaccini?
Sì. Sono da sempre vaccinista convinta.
Quando uscì la legge Lorenzin, da che parte stava?
Dalla parte dei genitori perplessi: trovai eccessivo l’allarmismo dell’allora Ministro della Salute, rispetto ai reali dati epidemiologici e soprattutto disapprovai l’imposizione con obbligo. Sono sempre stata per una scelta libera, convinta e consapevole.
Le piacevano i post di Burioni?
Diciamo che ne ammiravo le capacità divulgate, fino a chè non notai un certo, come dire, atteggiamento sprezzante e impositivo nei confronti di interlocutori dissenzienti
«…Le rassicurazioni diffuse da subito, prima ancora che venissero inoculati, da tutti i mezzi di informazione, rassicurazioni non richieste, sulla sicurezza dei vaccini e sul favorevole rapporto benefici/reazioni: excusatio non petita, accusatio manifesta»
Ha cambiato idea sui vaccini?
Non ho cambiato idea sulla validità ed utilità dei vaccini, di certi vaccini. Ho nutrito e nutro perplessità crescenti nei confronti dei vaccini anti-COVID.
Cosa le ha fatto cambiare idea?
Indizi e fatti. Il mantra che la salvezza sta nel vaccino e solo nel vaccino. Terapie e cure neglette, negate o addirittura proibite per legge. Le rassicurazioni diffuse da subito, prima ancora che venissero inoculati, da tutti i mezzi di informazione, rassicurazioni non richieste, sulla sicurezza dei vaccini e sul favorevole rapporto benefici/reazioni: excusatio non petita, accusatio manifesta. L’obbligo ventilato prima ancora che ci fosse disponibilità in quantità sufficiente a soddisfare le richieste. La segnalazione di effetti collaterali, anche fatali, sempre più numerosi e sempre più palesemente sottovalutati, negati e addirittura censurati. L’assenza di studi su eventuali effetti collaterali a lungo termine e (questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il caso) la pretesa di vaccinare anche i giovanissimi, notoriamente refrattari a sviluppare la malattia.
Quando è arrivata la pandemia cosa ha pensato?
Ero incredula, sorpresa. Memore delle pregresse paventate epidemie (aviaria, suina …) poi superate senza colpo ferire, ho creduto all’inizio si trattasse del solito eccessivo allarmismo.
«Non ero più il medico che cura, ma ero improvvisamente diventata lo strumento per congelare il Paese. Ho avuto la netta sensazione che tutto fosse stato già apparecchiato da tempo e che procedure e disposizioni ben studiate venissero sfornate secondo incalzanti tempistiche, lungamente pensate»
Quando ha cominciato ad avere dubbi sulla narrazione generale?
Quando, in tempi sorprendentemente rapidissimi, ho visto arrivare raffiche di circolari ministeriali e disposizioni regionali che se da una parte, dispensavano i medici sul territorio dal visitare pazienti positivi, dall’altra li trasformavano in grigi funzionari di stato, deputati alla prescrizione di tamponi e alla redazione di certificati di interminabili quarantene, cui erano (e sono tutt’ora) costretti non solo i pazienti sintomatici, ma anche e soprattutto i ben più numerosi contatti ( e contatti dei contatti) del tutto asintomatici. Non ero più il medico che cura, ma ero improvvisamente diventata lo strumento per congelare il Paese. Ho avuto la netta sensazione che tutto fosse stato già apparecchiato da tempo e che procedure e disposizioni ben studiate venissero sfornate secondo incalzanti tempistiche, lungamente pensate. Niente di improvvisato insomma, misure con le quali si pretendeva (o si voleva far credere) fermare il virus, ma certo si dimenticava il malato.
Cosa pensa dell’obbligo vaccinale de facto che stanno introducendo in Italia?
È un inqualificabile ricatto. Farabutti.
«Vaccini sperimentali»: la mostruosità è che li stanno sperimentando sulle masse terrorizzate e inebetite. Senza nemmeno un corretto ed onesto monitoraggio degli effetti collaterali
E scientificamente, dei vaccini sperimentali contro il COVID cosa pensa?
«Sperimentali»: hai detto tutto. La mostruosità è che li stanno sperimentando sulle masse terrorizzate e inebetite. Senza nemmeno un corretto ed onesto monitoraggio degli effetti collaterali. Si tratta di un virus altamente mutante, come quello dell’influenza, il cui vaccino viene fabbricato però di anno in anno sui ceppi virali prevedibilmente dominanti, mentre qui si vaccina in piena epidemia selezionando varianti resistenti. E la metodica ad RNA, totalmente nuova, potrebbe riservarci delle brutte sorprese, a breve o tra qualche anno…
Da un punto di vista di etica medica, quanto è consona la procedura di «consenso informato» intorno alla vaccinazione COVID?
Chiedo: come mai questa procedura, che esige dal vaccinando ben due firme, non è stata mai messa in atto, né per l’anti-influenzale né per alcun altro vaccino, su base volontaria o meno?
«La metodica ad RNA, totalmente nuova, potrebbe riservarci delle brutte sorprese, a breve o tra qualche anno…»
Perchè solo ora e solo con questi vaccini?
Una roba mai vista. Eppure la massa sgomita per porgere per prima il deltoide…
E quanto è consona all’etica medica l’introduzione di lasciapassare sanitari e passaporto vaccinali?
Non è consona. Punto. È un ricatto. È una edizione riveduta e corretta di un TSO: ma questa volta ad un paziente sano. È un obbrobrio.
Chiedo: come mai questa procedura, che esige dal vaccinando ben due firme, non è stata mai messa in atto, né per l’anti-influenzale né per alcun altro vaccino, su base volontaria o meno?
Le chiediamo: perché non li hanno fatti per l’AIDS, per esempio?
E’ notoriamente molto difficile allestire vaccini per virus ad RNA. I cosiddetti «vaccini» contro il corona infatti si basano su metodica totalmente nuova: l’introduzione di frammenti di RNA che si integrano nel patrimonio genetico della cellula. Una terapia genica, insomma… che non sia stata pensata ed applicata al virus dell’AIDS, può forse esser dovuto alla ben diversa contagiosità.
Quanti medici ci sono che la pensano come lei riguardo la pandemia e i vaccini?
Francamente non saprei dire: sicuramente più di quanto sembri… sono talmente stigmatizzati che molti non escono allo scoperto.
Quanti di questi medici dissidenti rispetto alla narrativa ufficiale non parlano per paura di ritorsioni sul lavoro?
Quasi tutti.
«L’introduzione di lasciapassare sanitari e passaporto vaccinali non è consona all’etica medica. Punto. E’ un ricatto. È una edizione riveduta e corretta di un TSO: ma questa volta ad un paziente sano. È un obbrobrio»
Teme di essere radiata anche Lei?
Sono stata minacciata di denuncia all’Ordine dei Medici.
Ha avuto in cura pazienti COVID?
Certo che sì
Cosa dobbiamo pensare di queste ondate di morti, anche giovani, dopo il vaccino?
Che la correlazione con il vaccino c’è e come!
«La correlazione con il vaccino c’è e come!»
Com’è possibile che le autorità ritirino un vaccino dopo una morte sospetta senza nemmeno scusarsi con tutti quelli che, fino ad un minuto prima, erano stati guidati (se non quasi obbligati) a farsi l’iniezione?
Siamo in una dittatura sanitocratica… e la massa è stata diabolicamente plagiata.
È normale che un farmaco venga messo in circolazione, ritirato, rimesso in circolazione, ri-ritirato in questo valzer continuo?
Non è affatto normale. Ci vuole solo una bella faccia tosta e la certezza dell’impunità.
«Per fare il ministro della Sanità, ci vorrebbe minimo un medico che ha prestato il giuramento di Ippocrate. Non ministri che possono vendere l’anima al diavolo»
Secondo Lei, cosa sta ad indicare questo valzer?
L’hanno acquistato: lo devono piazzare in qualche modo.
Riguardando indietro, ora cosa vede nelle passate leggi di obbligo vaccinale?
Per fare il ministro della Sanità, ci vorrebbe minimo un medico che ha prestato il giuramento di Ippocrate. Non ministri che possono vendere l’anima al diavolo.
«Vedo fosco. Vedo elogiare, ed avanzare, la telemedicina, che è la morte dell’arte medica…»
Da medico, ci dica: cosa secondo Lei ci aspetta nel futuro prossimo riguardo la sanità?
Vedo fosco. Vedo elogiare, ed avanzare, la telemedicina, che è la morte dell’arte medica…
Epidemie
Gli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump non celebreranno più la Giornata mondiale contro l’AIDS
Per la prima volta dal 1988, l’amministrazione statunitense ha deciso di non proclamare il 1º dicembre come «Giornata mondiale contro l’AIDS». Lo riporta il
In una circolare indirizzata al personale, il Dipartimento di Stato ha esplicitamente vietato l’impiego di risorse pubbliche per onorare tale ricorrenza.
La misura si inquadra in una linea direttiva più ampia che impone di «evitare di veicolare comunicazioni in occasione di qualsivoglia giornata commemorativa, ivi inclusa quella dedicata alla lotta contro l’AIDS».
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Ai funzionari è stato ordinato di «rinunciare a qualsivoglia promozione pubblica della Giornata mondiale contro l’AIDS tramite canali di diffusione, inclusi social network, apparizioni mediatiche, orazioni o altri annunci rivolti all’opinione pubblica».
«Una giornata di sensibilizzazione non costituisce una strategia», ha dichiarato al quotidiano il portavoce del dipartimento di Stato Tommy Pigott. «Sotto la presidenza Trump, il Dipartimento opera in sinergia con governi esteri per preservare vite umane e promuovere maggiore accountability e compartecipazione agli oneri».
In una nota ad ABC News, il portavoce della Casa Bianca Kush Desai ha liquidato il Presidential Advisory Council on HIV/AIDS (PACHA) come un «ente prevalentemente simbolico i cui componenti sono immersi in un’inutile kermesse di relazioni pubbliche, svincolata dal concreto impegno dell’amministrazione Trump contro HIV e AIDS».
Dall’esordio dell’epidemia negli anni Ottanta, circa 300.000 uomini gay negli Stati Uniti hanno perso la vita per complicanze legate all’AIDS.
Negli ultimi quarant’anni, a livello globale, oltre 44 milioni di individui sono deceduti per AIDS; nel 2024, la malattia ha causato circa 630.000 morti. Le cure per l’AIDS furono inizialmente oggetto di feroci critiche da parte degli stessi omosessuali, che si scagliavano apertamente contro l’allora figura principale della lotta alla malattia Anthony Fauci.
Come riportato da Renovatio 21, il Fauci, mentre proponeva farmaci altamente tossici e faceva esperimenti allucinanti con gli orfani di Nuova York, arrivò a dire in TV che l’HIV era trasmissibile per «contatti domestici».
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Ora il tema dell’AIDS è più raramente utilizzato dalla comunità omosessuale, dove una frangia – i cosiddetti bugchasers e gift givers – si impegna incredibilmente nell’infezione volontaria del morbo. Grindr, l’app per incontro gay, per un periodo presentava pazzescamente su ogni profilo la spunta sulla sieropositività dell’utente.
Come riportato da Renovatio 21, quattro anni fa studio avanzato sul vaccino contro l’HIV in Africa condotto dalla multinazionale farmaceutica Johnson & Johnson era stato interrotto dopo che i dati hanno mostrato che le iniezioni offrivano solo una protezione limitata contro il virus. Lo studio era stato finanziato da Johnson & Johnson, dall’immancabile Bill and Melinda Gates Foundation e dal National Institutes of Health, la Sanità Nazionale USA dove il dominus (in realtà a capo del ramo malattie infettive) è Tony Fauci, che già in modo molto controverso – e fallimentare – si era occupato dell’AIDS allo scoppio dell’epidemia negli anni Ottanta.
Il premio Nobel Luc Montagnier sconvolse il mondo, attirandosi censure dei social tra fact checker e insulti, disse che analizzando al microscopio il SARS-nCoV-2 aveva notato delle strane somiglianze con il virus HIV – per la scoperta del quale Montagnier vinse appunto il Nobel. «Per inserire una sequenza HIV in questo genoma, sono necessari strumenti molecolari, e ciò può essere fatto solo in laboratorio» disse Montagnier in un’intervista per il podcast Pourquoi Docteur. Oltre a supportare l’allora screditatissima ipotesi del virus creato in laboratorio a Wuhan, Montagnier metteva sul piatto un’idea ancora più radicale: quella di un vaccino anti-AIDS come possibile origine del coronavirus.
Nel 2021 Moderna, azienda biotecnologica salita alla ribalta per il vaccino mRNA contro il COVID – il primo prodotto mai distribuito della sua storia aziendale – si era dichiarata pronta per iniziare la sperimentazione sugli esseri umani per il primo vaccino genico contro l’HIV. L’anno scorso era emerso che i test avevano riscontrato un effetto collaterale alla pelle, con una percentuale insolitamente alta di riceventi ha sviluppato eruzioni cutanee, pomfi o altre irritazioni cutanee.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Epidemie
Solo 1 tedesco su 7 con test PCR positivo aveva l’infezione da COVID
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I test PCR hanno portato a un «significativo sovrastima» delle infezioni da COVID
Lo studio condotto da tre ricercatori tedeschi, pubblicato il mese scorso su Frontiers in Epidemiology, ha utilizzato due modelli matematici per analizzare quanto i risultati dei test PCR fossero allineati con i risultati degli esami del sangue per la ricerca degli anticorpi SARS-CoV-2. I risultati si basano sui dati ottenuti da laboratori accreditati in Germania che hanno gestito circa il 90% dei test PCR nel Paese da marzo 2020 all’inizio del 2023 e che hanno anche eseguito test del sangue per la ricerca di anticorpi (IgG) fino a maggio 2021. I ricercatori, Michael Günther, Ph.D., Robert Rockenfeller, Ph.D., e Harald Walach, Ph.D., hanno affermato che i loro modelli hanno allineato i dati dei test PCR che rilevano «piccole porzioni di materiale genetico virale nel naso o nella gola» e i test sugli anticorpi che mostrano se il sistema immunitario di una persona «ha risposto a un’infezione reale settimane o mesi prima». Hanno detto al Defender: «Quando abbiamo confrontato il numero di positivi alla PCR con i risultati successivi degli anticorpi, solo circa 1 persona su 7 positiva alla PCR ha mostrato il tipo di risposta immunitaria che indica una vera infezione. Con ipotesi conservative, la percentuale potrebbe essere più vicina a 1 su 10». La loro analisi ha anche mostrato che entro la fine del 2021, «quasi tutti» in Germania erano stati «contagiati, vaccinati o entrambi». Secondo il modello matematico dello studio, il dato di 1 su 7 relativo al test PCR è «quasi perfettamente» in linea con un tasso di immunità dell’intera popolazione a fine anno del 92%. I ricercatori hanno spiegato che i test sugli anticorpi «ci dicono che una persona è stata infettata in un momento qualsiasi dell’ultimo anno circa», mentre un risultato positivo al test PCR può indicare un’infezione, o «una breve esposizione senza infezione, frammenti virali residui o un rilevamento a livelli molto bassi che non portano mai alla malattia». Hanno affermato che il loro studio ha dimostrato che solo circa il 14% dei test PCR positivi corrispondeva a infezioni reali che avevano attivato gli anticorpi IgG, il che suggerisce che i test PCR hanno portato a un «significativo sovrastima» delle infezioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
I test PCR di massa «aumentano la quota relativa di falsi positivi»
I critici delle politiche ufficiali sul COVID-19 hanno spesso citato la dipendenza dai test PCR e le incongruenze nelle soglie virali utilizzate per generare un risultato «positivo» del test. Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso il CHD, ha affermato che i test PCR sono uno strumento inaffidabile per rilevare e tracciare le epidemie di malattie infettive. Ha citato un incidente del 2006 al Dartmouth-Hitchcock Medical Center, dove una presunta epidemia di pertosse ha portato a 134 risultati positivi ai test. «Sono state distribuite oltre 1.300 prescrizioni di antibiotici e 4.500 persone sono state vaccinate profilatticamente», nonostante non ci fossero «casi confermati in laboratorio». L’ uso improprio dei test PCR ha portato le autorità sanitarie a dichiarare falsamente un’epidemia, ha affermato. Un test PCR «non è un test diagnostico per una popolazione», ha affermato Jablonowski. «È meglio usarlo come test di conferma, essenzialmente per rispondere alla domanda “Quale virus ti ha infettato?” e non “Sei infetto?”». I ricercatori tedeschi hanno affermato che i loro risultati non indicano che la tecnologia PCR sia «imperfetta come metodo di laboratorio». Tuttavia, lo studio dimostra che il modo in cui i test PCR sono stati utilizzati per i test di massa durante la pandemia «non ha indicato in modo affidabile quante persone siano state effettivamente infettate». Hanno affermato che i test PCR rilevano in modo affidabile frammenti di DNA virale, anche in «quantità estremamente piccole» che «non rappresentano alcun rischio di infezione», ma non sono in grado di stabilire se il virus si sta replicando nell’organismo. I risultati positivi non dovrebbero essere utilizzati «come indicatori di infezione», perché i test PCR di massa «aumentano la quota relativa di falsi positivi», hanno concluso i ricercatori.Aiuta Renovatio 21
I test PCR di massa hanno causato «danni sociali, economici e personali non necessari»
L’affidamento dei governi ai risultati dei test PCR per monitorare i livelli di infezione da COVID-19 ha portato a restrizioni legate alla pandemia che hanno contribuito a «danni sociali, economici e personali non necessari», hanno affermato i ricercatori. I governi hanno utilizzato i risultati dei test PCR per giustificare rigide restrizioni, nonostante le agenzie sanitarie pubbliche avessero accesso a dati di test sugli anticorpi di qualità superiore. «Erano disponibili informazioni migliori di quelle comunicate pubblicamente», hanno affermato i ricercatori. Ciò ha sollevato «seri interrogativi sulla trasparenza e sul fatto che le politiche fossero basate sui dati più informativi disponibili». Jablonowski ha affermato che nei primi giorni della pandemia, i test PCR hanno probabilmente fornito un quadro più accurato della diffusione dell’infezione, poiché i kit per i test erano scarsi e venivano quindi utilizzati su coloro che avevano maggiori probabilità di essere infettati. Ma man mano che i test diventavano più facilmente disponibili, «venivano utilizzati su persone asintomatiche e obbligatori per i ricoveri ospedalieri, i viaggi aerei, i datori di lavoro e molte altre attività ad accesso controllato», ha affermato Jablonowski. Gli autori dello studio tedesco hanno affermato che un approccio più scientificamente valido avrebbe incluso dati più accurati sui test PCR che mostravano i risultati in proporzione al numero di test eseguiti, un monitoraggio di routine dei livelli di anticorpi nella popolazione e una «comunicazione trasparente… che indicasse chiaramente cosa la PCR può e non può misurare». «Questo insieme di pratiche… dovrebbe guidare le future politiche di sanità pubblica», hanno affermato i ricercatori. Documenti del governo tedesco trapelati lo scorso anno suggerivano che la risposta ufficiale del Paese alla pandemia di COVID-19 si basava su obiettivi politici e che le contromisure e le restrizioni raccomandate dalla Germania spesso contraddicevano le prove scientifiche. Durante un’intervista del 2022 al podcast «RFK Jr. The Defender Podcast» di Robert F. Kennedy Jr., il matematico Norman Fenton, Ph.D., ha affermato che i funzionari governativi di tutto il mondo hanno manipolato i dati dei test PCR per esagerare l’entità della pandemia. Jablonowski ha affermato che «l’isteria dei test PCR obbligatori ha preparato la mentalità della popolazione alle vaccinazioni obbligatorie che sarebbero arrivate. I test non avevano nulla a che fare con la salute della popolazione, ma solo con il controllo della popolazione». I test PCR per il COVID-19 sono molto meno diffusi oggi rispetto al picco della pandemia. Tuttavia, i ricercatori hanno affermato che il loro studio «è importante oggi perché l’errore strutturale che rivela – trattare i positivi alla PCR come infezioni – non è stato corretto». «Dato che ci troviamo di fronte a nuovi agenti patogeni, come l’influenza aviaria , affidarci solo alla PCR rischia di ripetere gli stessi errori», hanno affermato i ricercatori.Iscriviti al canale Telegram ![]()
Risposta «polarizzata», poiché i risultati «mettono in discussione le ipotesi che hanno plasmato la politica pandemica»
I ricercatori hanno affermato di aver incontrato «notevoli difficoltà» nel pubblicare il loro articolo. Tra queste, il rifiuto da parte di altre sei riviste, di cui solo due hanno inviato il manoscritto per la revisione paritaria. Queste riviste hanno cercato di «proteggere la narrativa prevalente, piuttosto che affrontare il nocciolo della nostra analisi», hanno affermato i ricercatori. I ricercatori hanno affermato che due dei tre revisori originali di Frontiers in Epidemiology «si sono ritirati dai loro incarichi». Ciò ha costretto la redazione a reclutare un quarto revisore, ritardando la pubblicazione dell’articolo. La risposta all’articolo è stata «polarizzata», hanno affermato. «Alcuni lettori hanno accolto con favore il confronto quantitativo dei dati PCR e IgG, ritenendolo in ritardo, mentre altri hanno messo in dubbio le implicazioni dello studio o hanno tentato di liquidarlo senza approfondire la metodologia di base». Ciò non sorprende, «dato che i risultati mettono in discussione i presupposti che hanno plasmato la politica pandemica», hanno affermato. Michael Nevradakis Ph.D. © 26 novembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Il CDC chiude i laboratori con scimmie tra i timori della tubercolosi
Il CDC, l’ente nazionale USA per il controllo epidemico, porrà fine a ogni indagine su primati non umani svolta nelle sue sedi, costituendo la prima occasione dal ritiro degli scimpanzé da parte dei National Institutes of Health nel 2015 in cui un’agenzia sanitaria federale di primo piano ha decretato la cessazione totale di un proprio protocollo interno sulle scimmie. Lo riporta la rivista Science.
Tale determinazione coinvolge approssimativamente 200 macachi alloggiati nel complesso di Atlanta dei CDC. Un portavoce dell’agenzia ha attestato a Bloomberg che si sta approntando un programma di smantellamento, pur astenendosi dal delineare scadenze precise o sul destino degli esemplari.
La scelta matura all’indomani di lustri di contestazioni da parte di associazioni per la tutela animale e taluni ricercatori, i quali lamentano che i paradigmi su scimmie abbiano generato un apporto traslazionale scarso, soprattutto nella elaborazione di sieri anti-HIV, ove decine d’anni di analisi su primati non hanno ancor prodotto un rimedio omologato. I CDC hanno invocato tanto sensibilità etiche quanto un viraggio tattico verso opzioni antropomorfe, come sistemi organ-on-a-chip, colture cellulari evolute e simulazioni algoritmiche, quali elementi cardine della risoluzione.
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In via distinta, i CDC hanno affrontato episodi di vulnerabilità biosicurezza legati a primati importati. Archivi interni scrutinati dall’organizzazione animalista PETA rivelano che, dal 2021 al 2024, i vagli di quarantena hanno smascherato 69 episodi di tubercolosi nei macachi in transito, con ulteriori 16 occorrenze scoperte post-liberazione verso i laboratori.
«La PETA ha allertato i CDC sin dal 2022 che il loro circuito di importazione di scimmie configura una mina vagante per la tubercolosi», ha dichiarato la dottoressa Lisa Jones-Engel, consulente scientifico per la sperimentazione sui primati della PETA. «Nondimeno, la loro ostinata miopia ha consentito a un pericolo biosicuro manifesto di infiltrarsi negli Stati Uniti. Invitiamo i CDC a interrompere l’afflusso di scimmie nei laboratori, a tutela della salute collettiva, della validità scientifica e degli stessi primati».
La dismissione progressiva si allinea a iniziative federali più estese per comprimere la sperimentazione su animali. Ratificato nel 2022, il Modernization Act 2.0 della Food and Drug Administration (FDA) ha soppresso l’esigenza di prove animali preliminari alla sperimentazione umana, mentre NIH, EPA e FDA hanno esteso gli stanziamenti per metodiche prive di impiego animale.
«Questa svolta è epocale. Per la prima volta, un ente statunitense opta per una scienza contemporanea e umana anziché per un apparato obsoleto di test su scimmie», ha esultato Janine McCarthy, direttrice facente funzioni delle politiche di ricerca al Physicians Committee for Responsible Medicine. «Ora i CDC dovrebbero destinare quei budget alla ricerca antropocentrica e assicurare che queste scimmie siano ricollocate in santuari per il resto dei loro giorni».
«I CDC hanno appena trasmesso un segnale all’intero ecosistema biomedico: l’epoca degli esperimenti su scimmie è conclusa», ha soggiunto McCarthy.
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