Geopolitica
Comandante supremo Hezbollah assassinato in un attacco aereo israeliano
Ibrahim Aqil, capo dell’unità d’élite Radwan di Hezbollah, è stato ucciso in un attacco mirato a Beirut, in Libano, hanno annunciato ieri le Forze di difesa israeliane (IDF).
Alcune ore dopo, Hezbollah ha rilasciato una dichiarazione in cui confermava la morte di Aqil.
Gli Stati Uniti hanno ritenuto Aqil responsabile dell’attentato dell’aprile 1983 all’ambasciata americana a Beirut, in cui persero la vita 63 persone, e nel 2019 hanno messo una taglia di 7 milioni di dollari sulla sua testa.
The ENTIRE senior command of the Radwan force was killed in an Israeli airstrike on Hezbollah’s Beirut stronghold today, claims Axios. This video allegedly shows the moment the commanders shuffled off this mortal coil. I’m willing to bet they thought they were immune from attack,… pic.twitter.com/x5j55J8aw5
— Mike (@Doranimated) September 20, 2024
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«I caccia dell’aeronautica militare hanno preso di mira l’area di Beirut e ucciso Ibrahim Aqil, capo della squadra operativa dell’organizzazione terroristica Hezbollah, il comandante in carica dell’unità Radwan e il comandante del “Piano di conquista di Galilea”, ha affermato l’IDF in una nota.
“At the time of the strike, Aqil and the commanders of the Radwan Forces, were gathered underground under a residential building in the heart of the Dahiyah neighborhood, hiding among Lebanese civilians, using them as human shields.”
Listen to a statement by IDF Spokesperson,… pic.twitter.com/G3ZmLzxTPW
— Israel Defense Forces (@IDF) September 20, 2024
Anche diversi alti ufficiali di Radwan sono stati «eliminati» insieme ad Aqil, ha affermato l’IDF. L’esercito dello Stato Ebraico ha affermato che Aqil e la sua unità stavano progettando un raid in Galilea sulla stessa linea dell’attacco di Hezbollah del 7 ottobre da Gaza.
#Breaking: targeted #IDF airstrike in the Dahieh neighbourhood of #Beirut, a #Hezbollah stronghold.
The target is a senior military leader in the #Lebanese terror organization, Ibrahim Aqeel.#October7massacre #Iran #Israel #BringThemAllHome pic.twitter.com/Zvf5qd6O2d— Erez Neumark 🇮🇱🇧🇪 (@ErezNeumark) September 20, 2024
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Ufficiali libanesi parlano di almeno 14 morti e 60 feriti, scrive il New York Times. La Protezione civile libanese ha affermato che due edifici residenziali sono crollati a seguito del bombardamento israeliano.
Secondo l’IDF, Aqil è stato il capo delle operazioni di Hezbollah dal 2004, ed è stato responsabile di diversi attacchi contro Israele. L’esercito israeliano ha affermato che avrebbe «continuato ad agire per minare le capacità e danneggiare l’organizzazione terroristica Hezbollah».
Israele ha intensificato gli attacchi aerei e di artiglieria sul Libano da quando il ministro della Difesa Yoav Gallant ha annunciato mercoledì una «nuova fase della guerra» contro Hezbollah. All’inizio di questa settimana, un attacco da remoto ha fatto esplodere centinaia di cercapersone e altri dispositivi di comunicazione nelle mani di Hezbollah, uccidendo almeno 37 persone e ferendone circa 3.000, tra cui bambini.
Il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha descritto l’attacco come un «massacro» e «una dichiarazione di guerra», accusando Israele di «puro terrorismo” e «crimini di guerra» che hanno superato «tutte le restrizioni e le linee rosse».
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Geopolitica
Senatore americano: «il Sudafrica è nostro nemico»
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Geopolitica
Putin sostiene Maduro nella situazione di stallo con gli Stati Uniti
Il presidente russo Vladimir Putin ha rinnovato il suo pieno appoggio al presidente venezuelano Nicolás Maduro, nonostante l’intensificazione della presenza militare statunitense nei Caraibi.
I due leader hanno evidenziato l’eccezionale solidità dei rapporti tra Mosca e Caracas nel corso di una telefonata avvenuta giovedì. Secondo quanto riferito dal Cremlino, Putin «ha espresso solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il proprio sostegno alla ferma determinazione del governo guidato da Maduro nel difendere la sovranità nazionale e gli interessi del Paese dalle ingerenze esterne».
I presidenti hanno confermato l’impegno a dare piena attuazione al trattato di partenariato strategico firmato lo scorso maggio.
Dal canto suo, il governo venezuelano ha fatto sapere che Putin e Maduro hanno sottolineato «la natura strategica, solida e in costante crescita delle relazioni bilaterali» e che il leader russo ha manifestato il proprio sostegno agli sforzi di Maduro volti a «rafforzare la pace, la stabilità politica e lo sviluppo economico».
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La telefonata è arrivata pochi giorni dopo il sequestro, da parte degli Stati Uniti, di una petroliera salpata da un porto venezuelano all’inizio del mese. La procuratrice generale statunitense Pam Bondi ha dichiarato che la nave era già stata sanzionata in passato per aver presumibilmente trasportato petrolio iraniano.
Caracas ha definito l’operazione «un atto di pirateria» e ha accusato Washington di voler «saccheggiare» le risorse naturali venezuelane.
Da settembre gli Stati Uniti hanno dispiegato una flotta navale nei Caraibi e hanno fermato oltre venti imbarcazioni sospettate di traffico di droga in acque internazionali. Secondo quanto riportato da Reuters, l’amministrazione americana si starebbe preparando a intercettare ulteriori navi che trasportano greggio venezuelano nell’ambito della campagna di massima pressione contro Maduro, accusato dal presidente Donald Trump di collusione con i cartelli della droga.
Maduro ha respinto categoricamente ogni legame del suo governo con il narcotraffico, ha promesso di difendere il Paese da una eventuale invasione e ha bollato le azioni di Washington come «colonialiste», avvertendo che potrebbero scatenare «una guerra folle» nella regione.
Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa si era parlato di una telefonata segreta tra Trump e Maduro.
Gli Stati Uniti hanno offerto una taglia di 50 milioni di dollari per informazioni che conducano all’arresto o alla condanna di Maduro, ritenuto dagli americani a capo di una ghenga narcoterrorista.
Diverse notizie della scorsa settimana indicano che Washington stia pianificando operazioni in Venezuela e abbia identificato potenziali bersagli legati al presunto narcotraffico. Gli USA avrebbero schierato nella zona circa 16.000 soldati e otto navi da guerra della Marina.
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Il Venezuela ha stigmatizzato il rinforzo militare come violazione della sovranità e tentativo di golpe. Il governo venezuelano starebbe cercando appoggio da Russia, Cina e Iran. Mosca ha di recente riaffermato la sua alleanza con Caracas, esprimendo pieno sostegno alla leadership del Paese nella difesa della propria integrità. Mosca ha accusato il mese scorso Washington di preparare il golpe in Venezuela.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro, che avrebbe offerto ampie concessioni economiche agli USA per restare al potere, sarebbe stato oggetto di un tentativo di rapimento tramite il suo pilota personale.
Trump nelle scorse settimane ha ammesso di aver autorizzato le operazioni CIA in Venezuela. Di piani CIA per uccidere il presidente venezuelano il ministro degli Interni del Paese aveva parlato lo scorso anno.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro aveva denunciato l’anno scorso la presenza di mercenari americani e ucraini in Venezuela. «Gli UA finanziano Sodoma e Gomorra» aveva detto.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
L’Ungheria dice che il capo della NATO «pugnala alle spalle» e «alimenta la guerra»
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