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Chi sta preparando il prossimo conclave?

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1.

Durante l’incontro avuto con i suoi confratelli gesuiti in Slovacchia il 12 settembre 2021, Papa Francesco ha denunciato il comportamento sospetto di alcuni prelati, durante e dopo l’intervento chirurgico del 4 luglio. «Si stavano preparando per il conclave», ha detto.

 

La rivelazione di una sorta di congiura per preparare la sua successione ha destato lo stupore di diversi commentatori, tra cui quello di Giovanni Butta, riportato sul sito di Aldo Maria Valli il 28 settembre. La sorpresa non è venuta tanto dal contenuto di questa rivelazione, quanto da chi l’ha fatta…

 

Ricordiamo, infatti, che lo stesso cardinale Jorge Mario Bergoglio ha beneficiato dell’appoggio efficiente e discreto di prelati progressisti per la sua elezione.

 

A questo proposito si può fare riferimento a Confession d’un cardinal  [Jean-Claude Lattès, 2007] dove, anonimamente, il cardinale Achille Silvestrini (1923-2019) ammette che si tennero incontri per preparare la successione di Benedetto XVI, dal l’inizio del suo pontificato.

 

Si può inoltre consultare la biografia del cardinale Godfried Danneels (1933-2019), [Karim Schelkens Jurgen Mettepenningen Godfried Danneels, Polis éd., Anversa, 2015] dove il prelato belga designa sotto il nome di «Mafia di San Gallo» il gruppo di presuli che si sono incontrati, su iniziativa del cardinale Silvestrini, in questa città svizzera.

 

Un mese dopo questa rivelazione del Papa su un ipotetico «complotto», il giornalista Francesco Boezi ammette prontamente, in un articolo de Il Giornale del 17 ottobre, che le fazioni all’interno del Collegio cardinalizio si stavano già organizzando «per non essere colti di sorpresa quando inizierà la sede vacante».

 

Il giornalista italiano descrive un’assemblea di elettori attualmente divisa in tre filoni principali: cardinali «bergogliani» – «progressisti» inclini a continuare a riformare la Chiesa; i «ratzingeriani» – «conservatori» e desiderosi di riorientare la Chiesa; e il «grande centro» che riunisce gli alti prelati oscillanti tra i due fronti.

 

Francesco Boezi nota che i «Ratzingeriani» si possono contare ormai «sulle dita di una mano». Il che gli fa dire che l’elezione di un nuovo papa tendenzialmente conservatore è «totalmente improbabile».

 

Ammettendo una larga preminenza del gruppo progressista, il giornalista afferma che ci sono «molti nomi per il papato», tra cui quello del cardinale filippino Antonio Tagle e del tedesco Reinhard Marx.

 

Ma i «Ratzingeriani», sentendosi incapaci di piazzare uno dei loro beniamini sul seggio di Pietro, potrebbero optare per un’altra soluzione, più vicina a un ripiego. Per evitare l’elezione di un pontefice troppo progressista, potrebbero allearsi con il «grande centro». Che potrebbe determinare la scelta di un papa «moderato».

 

Ma dobbiamo fare i conti con il prossimo concistoro – di cui non sappiamo ancora la data, ma che si terrà certamente – in cui nuovi cardinali verranno a rafforzare il collegio degli elettori. Quale sarà allora la quota del «grande centro»? «Forse meno di quanto sperano i ratzingeriani», conclude Francesco Boezi.

 

 

2.

La prima parte ha presentato le tre tendenze che si notano tra i cardinali. Questa seconda parte introduce uno dei gruppi di pressione più influenti.

 

Operazione Sant’Egidio

Sandro Magister, dal canto suo, sul suo blog Settimo Cielo del 12 ottobre, vede pesare gravemente sull’elezione del successore di Francesco l’influenza della Comunità di Sant’Egidio. Il candidato di questa comunità progressista – zelante organizzatore dell’incontro interreligioso di Assisi (27 ottobre 1986) e di quelli che seguirono – è il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna.

 

Questo prelato sta, secondo Sandro Magister, «all’ombra di Riccardi, uno dei fondatori della comunità di Sant’Egidio, che è indiscutibilmente la più potente lobby cattolica degli ultimi decenni a livello mondiale, tanto più influente, in un futuro conclave, quanto più il collegio dei cardinali elettori – dopo i maltrattamenti subiti da papa Francesco sia nelle nomine che nelle mancate convocazioni dei concistori – s’è fatto disordinato, di incerto sentire e facile a essere instradato da pressioni interne ed esterne».

 

Secondo il vaticanista romano, già «nei conclavi del 1978, del 2005 e del 2013 gli uomini di Sant’Egidio hanno tentato di pilotarne l’esito. Ogni volta senza successo, ma sempre, poi, con l’abilità camaleontica di adattarsi perfettamente a ciascun nuovo papa, fino a toccare l’apogeo con il pontificato di Francesco».

 

Quest’ultimo «non solo ha promosso Zuppi ad arcivescovo di Bologna e a cardinale, ma ha collocato Vincenzo Paglia alla testa degli istituti vaticani per la vita e la famiglia, ha messo Matteo Bruni a capo della sala stampa e, da ultimo, ha nominato vicepresidi del rifondato pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia i coniugi Agostino Giovagnoli e Milena Santerini, il primo dei quali anche indefesso avvocato dell’attuale, disastrosa politica pontificia con la Cina».

 

La Comunità di Sant’Egidio non ha aspettato l’attuale pandemia per avanzare sotto mentite spoglie. Sandro Magister svela la tattica dei suoi dirigenti: «non schierarsi pubblicamente sui temi più realmente controversi nella Chiesa, specie se toccano i fondamenti della dottrina, ma di navigare in acque tranquille e di sicuro beneficio mediatico come i simposi per la pace e la madre terra, oltre che le attività caritative con i poveri».

 

«Quando invece, per i ruoli ricoperti, proprio non possono schivare di prendere posizione, la loro regola è di attestarsi sul terreno “pastorale”, quello tanto caro a papa Bergoglio, che consente di predicare e praticare le soluzioni più diverse, specie se conformi allo spirito del tempo, asserendo a parole che la dottrina resta sempre la stessa».

 

«Le confuse dichiarazioni di Paglia sull’eutanasia ne sono un esempio tra tanti, come lo è la sibillina prefazione del cardinale Zuppi all’edizione italiana del libro Building a bridge del gesuita James Martin, apprezzatissimo da Francesco, di sostegno a una nuova pastorale degli omosessuali».

 

Sandro Magister afferma che se il cardinale Zuppi «fosse eletto, non sarà lui, ma più di lui Andrea Riccardi, l’onnipotente fondatore e capo della comunità, dove da sempre non cade foglia che lui non voglia».

 

Intelligente, «Riccardi sa anche che per aggiudicarsi la successione a Francesco occorre prendere una certa distanza tattica dall’attuale papa, come richiesto dalla fisiologia di ogni cambio di pontificato».

 

«Ed è ciò che ha fatto in un suo recente libro di analisi sullo stato attuale della Chiesa, molto critico fin dal titolo, La Chiesa brucia, come per invocare un cambio di rotta, ma anche molto vago sul nuovo cammino da intraprendere, come per non voler scontentare nessuno».

 

E il vaticanista conclude prudente: «ma che l’operazione riesca è tutto da vedere. Anzi, non riuscirà affatto, una volta che le sia tolta la maschera»

 

 

3.

Il primo articolo presentava le tre tendenze che spiccano tra i cardinali. Il secondo descriveva il gruppo di pressione più influente. Questo terzo articolo passa in rassegna le manovre che hanno preparato i due precedenti conclavi.

 

La «mafia di San Gallo»

Per avere un’idea delle trattative in corso è utile fare riferimento al libro di Julia Meloni appena uscito negli Stati Uniti, The St. Gallen Mafia. [La Mafia di San Gallo, TAN Books, 2021]. Scrive lo storico Roberto de Mattei nella Corrispondenza Romana del 10 novembre, che chiunque «vuole comprendere che cosa c’è dietro il Sinodo sulla sinodalità aperto il 10 ottobre da papa Francesco non può fare a meno del libro appena pubblicato di Julia Meloni».

 

Lo studioso italiano ricorda: «San Gallo è una cittadina svizzera, di cui nel 1996 era vescovo mons. Ivo Fürer, che era stato, fino all’anno precedente, segretario generale della Conferenza dei vescovi europei».

 

«D’accordo con il cardinale Carlo Maria Martini (1927-2012), arcivescovo di Milano, mons. Fürer decise di invitare un gruppo di prelati, per stabilire un’agenda di lavoro per la Chiesa del futuro. Il gruppo si riunì per dieci anni, tra il 1996 e il 2006».

 

«Le personalità chiave, oltre al cardinale Martini, erano Walter Kasper, vescovo di Rottenburg-Stoccarda e Karl Lehmann (1936-2018), vescovo di Magonza, entrambi destinati a ricevere la porpora cardinalizia. Successivamente vennero cooptati altri due futuri cardinali: Godfried Danneels (1933-2019), arcivescovo di Malines-Bruxelles e Cormac Murphy-O’Connor (1932-2017), arcivescovo di Westminster».

 

«Ad essi si aggiunse nel 2003 il cardinale della Curia romana Achille Silvestrini (1923-2019), grazie al quale il gruppo di San Gallo divenne una potente lobby, capace di determinare l’elezione di un Pontefice. Pochi giorni dopo il funerale di Giovanni Paolo II, su invito di Silvestrini, la “mafia di San Gallo” si incontrò a Villa Nazareth, a Roma, per concordare un piano di azione in vista del prossimo conclave».

 

Su quanto stava accadendo durante il conclave che elesse Benedetto XVI, il 19 aprile 2005, apprendiamo i seguenti fatti: «il cardinale Murphy-O’Connor era a sua volta legato con il cardinale Jorge Maria Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, e lo presentò al gruppo come possibile candidato anti-Ratzinger».

 

«Bergoglio raccolse il consenso della “mafia”, ma fu proprio il cardinale Martini a nutrire i maggiori dubbi sulla sua candidatura, anche alla luce delle informazioni che sul vescovo argentino gli giungevano dall’interno della Compagnia di Gesù».

 

«Quando nel conclave del 2005 la sconfitta di Bergoglio divenne certa, fu forse con sollievo che Martini annunciò al cardinale Ratzinger che avrebbe messo a sua disposizione i suoi voti. Il gruppo di San Gallo ha tenuto un ultimo incontro nel 2006, ma Martini e Silvestrini hanno continuato ad esercitare una forte influenza sul nuovo pontificato».

 

Interrogata da Corrispondenza romana, il 10 novembre, Julia Meloni porta interessanti elementi sugli incontri di San Gallo: «l’arcivescovo di Malines-Bruxelles recentemente scomparso, il cardinale Godfried Danneels, uno dei membri del gruppo di San Gallo, lo definiva come una “mafia”».

 

«Nel linguaggio comune, il termine “mafia” è associato ad un’organizzazione criminale». «L’auto-designazione del gruppo come “mafia” è certamente una scelta curiosa, rivelatrice. Stavano chiaramente tramando una rivoluzione nella Chiesa, un programma specifico che iniziò con la proposta di Kasper per la Comunione a divorziati e risposati civilmente».

 

«Abbiamo ampie prove che Martini e altri avevano codificato tale agenda nel corso di molti anni. Per quanto riguarda le modalità della sua attuazione, risulta chiaro come dovesse essere una persona specifica ad eseguire il programma della mafia: Bergoglio. Quindi è significativo che, ad esempio, pochi giorni dopo la sua elezione, papa Francesco abbia specificamente elogiato il cardinale Walter Kasper [1], mettendo in moto il vecchio piano della mafia per portare avanti la proposta di quest’ultimo».

 

In tema di concordanza tra il piano eversivo di San Gallo [soprattutto le idee ultraprogressiste del cardinale Martini] e gli atti di papa Francesco [in particolare in Amoris laetitia], Julia Meloni dice:

 

«Lo storico Roberto de Mattei ha sostenuto in modo convincente che l’essenza di Amoris Laetitia è contenuta nell’“ultimo testamento” di Martini, l’ultima intervista da lui rilasciata, pubblicata subito dopo la sua morte nel 2012» [31 agosto].

 

«In quel testamento Martini parlava specificamente di portare i sacramenti a divorziati risposati civilmente, prefigurando così la riproposizione della proposta di Kasper nei sinodi sulla famiglia e poi in Amoris Laetitia».

 

«In un’intervista, rilasciata nel 2009, Martini indicava che le priorità per la rivoluzione nella Chiesa sarebbero state, in quest’ordine, il divorzio, il celibato sacerdotale e il rapporto tra la gerarchia ecclesiastica e la politica. Due di questi aspetti sono risolti, o almeno in via di risoluzione – il divorzio e il rapporto tra Chiesa e politica – se non altro deviando dall’osservanza dell’immutabile Magistero della Chiesa».

 

«Il recente incontro tra Bergoglio e Biden ne è una chiara dimostrazione. Cosa mancherà perché questo triplice programma venga debitamente completato?»

 

Julia Meloni conclude: «sebbene la maggior parte dei membri della mafia siano deceduti, con la notevole eccezione del cardinale Kasper, le loro idee sopravvivono in vari loro compagni di viaggio e pupilli. Anche se al momento la mafia non si incontra segretamente dietro le quinte, il suo spirito rimarrà alla luce del sole, specialmente perché papa Francesco ha nominato molti dei cardinali che sceglieranno il suo successore».

 

 

 

NOTE

1) Papa Francesco, Angelus 17 marzo 2013: «In questi giorni, ho potuto leggere un libro di un Cardinale – il Cardinale Kasper, un teologo in gamba, un buon teologo – sulla misericordia. E mi ha fatto tanto bene, quel libro, ma non crediate che faccia pubblicità ai libri dei miei cardinali! Non è così! Ma mi ha fatto tanto bene, tanto bene … Il Cardinale Kasper diceva che sentire misericordia, questa parola cambia tutto. È il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto».

 

 

Articoli previamente apparsi su FSSPX.news

 

 

 

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Gender

Papa Francesco dice alla suora pro-LGBT che i transessuali «devono essere integrati nella società»

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Papa Francesco ha detto alla suor Jeannine Gramick, eterodossa e censurata dal Vaticano, che «le persone transgender devono essere accettate e integrate nella società». Lo riporta LifeSiteNews.

 

I commenti del romano pontefice sono arrivati ​​in risposta a una lettera inviata da suor Gramick, in cui la religiosa pro-LGBT esprimeva la sua «tristezza e il mio disappunto per l’uso del concetto di “ideologia di genere”» nel documento recentemente pubblicato Dignitas infinita.

 

Pubblicata l’8 aprile, la dichiarazione vaticana Dignitas infinita critica la «teoria del gender». Citando la controversa enciclica Amoris Laetitia, l’autore della dichiarazione, il cardinale argentino Victor Manuel Fernandez – noto alle cronache, oltre che per encicliche contestate come la omosessualista Fiducia Supplicans, anche per libri di carattere erotico-spirituale come quelli sul bacio e sull’orgasmo – ha scritto che l’ideologia di genere «prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia».

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«La teoria del gender è che essa vuole negare la più grande possibile tra le differenze esistenti tra gli esseri viventi: quella sessuale», scrive la dichiarazione, aggiungendo che sono «da respingere tutti quei tentativi che oscurano il riferimento all’ineliminabile differenza sessuale fra uomo e donna».

 

Significativamente, tuttavia, il documento non fa menzione dell’omosessualità.

 

Rivelando i dettagli della comunicazione del Papa con lei, suor Gramick ha sottolineato di aver scritto al pontefice per la prima volta dopo la pubblicazione di Dignitas Infinita. Affermando di essere stata «molto triste» fin dalla sua pubblicazione, Gramick ha affermato che la «sezione del documento sulla teoria del genere, che condanna “l’ideologia di genere”, sta danneggiando» le persone con confusione di genere.

 

La suora filo-omotransessualista ha rivelato quindi di aver scritto a Francis «per raccontargli la mia tristezza e la mia delusione per l’uso del concetto di «ideologia di genere».

 

«Ho scritto di nuovo al nostro amato papa, dicendogli che, sfortunatamente negli Stati Uniti (e in altre parti del mondo), “ideologia di genere” ha un significato diverso» scrive la religiosa. «Non significa annullare o non rispettare le differenze. È vero il contrario: chi usa quel termine non considera né rispetta la storia e l’esperienza di genere di una persona. Credo che le persone che usano il termine “ideologia di genere” molto probabilmente non hanno mai accompagnato persone transgender».

 

Secondo suor Gramick, cofondatrice del gruppo catto-LGBT «New Ways Ministry», il papa avrebbe risposto che «l’ideologia di genere è qualcosa di diverso dalle persone omosessuali o transessuali. L’ideologia di genere rende tutti uguali senza rispetto per la storia personale. Capisco la preoccupazione per quel paragrafo di Dignitas Infinita, ma non si riferisce alle persone transgender ma all’ideologia di genere, che annulla le differenze. Le persone transgender devono essere accettate e integrate nella società».

 

Suor Gramick ha portato avanti la tesi, ritenuta da alcuni blasfema, secondo la quale Dio crea le persone con una differenza fondamentale nella loro identità fisica e in quella della loro anima, sostenendo che una persona confusa dal genere «si rende conto che il suo corpo non corrisponde alla sua anima».

 

«Le persone transgender non cancellano né negano le differenze sessuali o di genere. È proprio perché una persona transgender sa che esistono differenze di genere che si rende conto che il suo corpo non corrisponde alla sua anima».

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Suor Gramick, scrive LifeSite, «ha una lunga storia di dissenso dall’insegnamento cattolico sull’omosessualità e l’aborto ed è stato ufficialmente censurata da papa Giovanni Paolo II e dal cardinale Joseph Ratzinger nel 1999 ma ha ignorato l’ordine». Recentemente la suora «ha sostenuto che la Chiesa dovrebbe aiutare ad affermare gli individui che si identificano come transgender nella le loro identità sbagliate, suggerendo che Dio “intende” che tali persone abbraccino le loro tendenze disordinate e si presentino falsamente come il sesso opposto», secondo il sito prolife canadese.

 

«La Chiesa dovrebbe aiutare a rimuovere il dolore in modo che la persona possa diventare una cosa sola nella mente e nel corpo come Dio intende», ha detto la suora, accusando la Chiesa di imporre un «serio fardello» alle persone che hanno confusione riguardo al proprio sesso affermando la realtà della loro natura sessuata.

 

Nonostante la sua lunga storia di eterodossia e di sostegno a posizioni che contravvengono all’insegnamento cattolico, Gramick ha trovato negli ultimi anni il favore di Papa Francesco, ricevendo numerose lettere da lui a sostegno del suo gruppo pro-LGBT e del suo attivismo personale.

 

Durante l’incontro del Sinodo sulla sinodalità del 2023, è stata ricevuta dal Papa in un’udienza privata concessa a lei e ai suoi colleghi della New Ways Ministry, il gruppo che ha co-fondato nel 1977 con il sacerdote dissidente Robert Nugent. L’udienza papale è stata descritta come l’occasione per evidenziare una «nuova apertura» al lavoro della Gramick.

 

Nel 1999 il Prefetto della Congregazione della Fede cardinale Joseph Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI, firmava la notifica sul caso di suor Gramick e di padre Nugent.

 

«La diffusione di errori ed ambiguità non è coerente con un atteggiamento cristiano di vero rispetto e compassione: le persone che stanno combattendo con l’omosessualità hanno, non meno di altre, il diritto di ricevere l’autentico insegnamento della Chiesa da coloro che li seguono pastoralmente», scriveva il documento co-firmato dall’allore Segretario della CDF Tarcisio Bertone.

 

«Le ambiguità e gli errori della posizione di padre Nugent e di suor Gramick hanno causato confusione fra i Cattolici ed hanno danneggiato la comunità della Chiesa. Per questi motivi a Suor Jeannine Gramick, SSND, ed a Padre Robert Nugent, SDS, è permanentemente vietata ogni attività pastorale in favore delle persone omosessuali ed essi non sono eleggibili, per un periodo indeterminato, ad alcun ufficio nei loro rispettivi Istituti religiosi.

 

«Penso che nel lungo termine… Papa Francesco stia gettando le basi per un cambiamento nella sessualità», aveva detto Gramick lo scorso autunno, in risposta a una domanda sulla possibilità di «un cambiamento sostanziale nell’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità».

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I segni del favore di Bergoglio nei confronti dei transessuali si sono moltiplicati negli anni del suo enigmatico papato.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2015 il Dicastero aveva risposto negativamente alla stessa richiesta.

 

I segni di avvicinamento al transgenderismo, in effetti, si sono moltiplicati lungo tutto il papato bergogliano.

 

A fine gennaio 2015, un «uomo transgender» – nato in Ispagna come donna – dichiarò di aver avuto un’udienza privata con il papa, dove, secondo alcuni articoli di giornale, Bergoglio avrebbe «abbracciato» il 48enne transessuale.

 

A Napoli, sempre nel 2015, il romano pontefice, fu riportato dai media globali mangiò con «carcerati gay e transessuali».

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso il pontefice ha incontrato dei trans in «pellegrinaggio» in Vaticano. «Gli ho baciato la mano, lui ha baciato la mia» avrebbe detto il trans paraguagio Laura. Nel 2020 invece aveva devoluto un obolo una tantum a dei trans sudamericani del litorale romano che a causa del lockdown si erano dovuto rivolgere in parrocchia. Arrivò l’elemosiniere, il polacco cardinale Krajewski, già noto per aver ridato la corrente ad un centro sociale, per saldare bollette e affitti e procurare generi di prima necessità. Nel 2015 papa Francesco aveva invece ricevuto in Vaticano un transessuale spagnuolo.

 

Come riportato da Renovatio 21l’ambasciata USA presso la Santa Sede sei mesi fa ha celebrato il «Transgender Day of Remembrance», il «giorno del ricordo transgender che offre un omaggio «a quelli della comunità transgender che sono stati assassinati a causa dell’odio». Durante il mese di giugno, l’ambasciata statunitense issò una grande bandiera omotransessualista – e immaginiamo abbiano fatto lo stesso anche all’ambasciata di Riyadh o di Islamabad. Ad ogni modo, non è noto se la Santa Sede abbia protestato.

 

Lo scorso novembre, in un segno ulteriore e sempre più definitivo, papa Francesco ha presieduto un pasto in Aula Paolo VI dove erano presenti anche «quarantaquattro individui transgender e quattro volontari» provenienti dalla parrocchia di Torvajanica (Roma), che da alcuni anni si dedica all’accoglienza e all’instaurazione di amicizia con queste persone.

 

 

L’agenzia Associated Press ha pubblicato un video dell’evento che seguiva i trans sin da quando sono saliti in pulmino. Il filmato si chiude con un’immagine della Basilica di San Pietro vista da via della Conciliazione e la scritta «Papa Francesco ha fatto dell’apertura alla comunità LGBTQ+ uno dei segni principali del suo papato».

 

Come riportato da Renovatio 21, il cardinale Fernandez aveva fatto un’ulteriore «apertura» magisteriale nei confronti dell’omotransessualismo firmando per Dicastero della Dottrina della Fede, assieme al pontefice un documento in cui apriva per i transgender la possibilità di fare da padrini (madrine, o quello che è) ai battesimi.

 

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Il Vaticano riforma il suo sistema giudiziario

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Attraverso un nuovo motu proprio reso pubblico il 19 aprile 2024, il Sommo Pontefice ha modificato molte leggi che regolano l’ordinamento giudiziario della Santa Sede, armonizzandolo con il vicino ordinamento italiano. È questo un modo per trarre insegnamento da numerose questioni nate all’indomani del «processo del secolo», la cui onda d’urto continua a scuotere le mura del recinto leonino.   69 è il numero delle Lettere apostoliche in forma di motu proprio promulgate sotto l’attuale pontificato.   Questo atto giuridico è un motu proprio che, in sei articoli, modifica le norme giudiziarie dello Stato Pontificio. Il documento riguarda in parte l’attività dei magistrati ordinari fino ai 75 anni, e fino agli 80 anni per i giudici cardinali. Resta inoltre aperta la possibilità da parte del Sommo Pontefice di prolungare caso per caso il mandato dei magistrati, fissando modalità di remunerazione, di fine rapporto e di pensioni.   Altri provvedimenti hanno suscitato una reazione più forte da parte dei giuristi italiani, come quelli riguardanti la responsabilità civile dei magistrati o il potere conferito al Papa di intervenire nel corso di un processo nominando un vicepresidente o cessando dal servizio di un magistrato il quale, «per comprovata incapacità», non sarebbe più in grado di esercitare le sue funzioni.   D’ora in poi chi ritiene di aver subito un danno potrà avviare un procedimento giudiziario contro lo Stato della Città del Vaticano, che potrà a sua volta rivolgersi a un magistrato se sarà dimostrato che ha causato un danno.   Questo è un modo per allineare il sistema del microStato a quanto avviene in Italia, dove la responsabilità del magistrato è indiretta, per far sì che un cittadino non possa agire direttamente contro un giudice che gli ha fatto torto nel corso di un processo. Si tratta di una misura intesa a garantire la libertà, l’indipendenza e la tutela dei magistrati contro eventuali pressioni esterne.

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Per motivare questa evoluzione, Francesco evoca «gli anni di esperienza che hanno fatto sentire la necessità di una serie di cambiamenti». È difficile non vedere in ciò una scossa di terremoto provocata dal processo del secolo conclusosi provvisoriamente nel dicembre 2023. Provvisoriamente, perché, oltre alla Segreteria di Stato e all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), tutti gli altri attori, imputati e parti civili, hanno impugnato la decisione dei giudici.   Molti giuristi italiani sottolineano che l’attuale pontificato ha riscritto le regole quattro volte durante la fase istruttoria del recente grande processo, sia come modo per colmare un vuoto normativo per alcuni, sia come modo per il Romano Pontefice di mantenere il controllo sullo svolgimento del processo.   Inoltre, il Tribunale vaticano – che è stato teatro di diverse riforme negli ultimi anni – resta composto prevalentemente da avvocati e pubblici ministeri che hanno ricoperto o ricoprono incarichi in Italia e che, di conseguenza, non sempre hanno una perfetta conoscenza della normativa usi e consuetudini della Santa Sede, né del diritto della Chiesa.   In un contributo scritto dopo la sentenza, uno dei legali degli imputati nel processo del secolo, Cataldo Intrieri, ha denunciato le «contraddizioni» del sistema giudiziario vaticano e gli «esorbitanti poteri» concessi ai pubblici ministeri che, a suo dire, aveva portato ad una procedura giudiziaria «molto lontana dai criteri adottati in uno Stato di diritto».   È una critica che il nuovo motu proprio tenta forse di disarmare, anche se non è realistico pretendere dal papato – che resta nella sua essenza monarchico – una separazione assoluta dei poteri.   Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Capitano della squadra campione di pallavolo entra in un ordine cattolico tradizionale

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Un noto giocatore di pallavolo francese ha annunciato che intende unirsi a una piccola e tradizionale comunità di canonici. Si tratta di Ludovic Duée, 32 anni, capitano della sua squadra vincitrice del campionato nazionale francese di pallavolo. Lo riporta LifeSiteNews.

 

Il Duée ha annunciato a Ouest France la sua intenzione di entrare a far parte dei Canonici Regolari della Madre di Dio, un istituto religioso maschile di diritto pontificio dedito alla liturgia latina. Il campione ha dichiarato che sta scegliendo tra la «vocazione e la professione».

 

Nei giorni scorsi, il pallavolista professionista capitano della sua squadra del Saint-Nazaire Volley-Ball Atlantique, ha vinto il titolo nazionale di pallavolo francese. Tuttavia la partita del campionato nazionale sarà anche l’ultima, secondo le sue stesse dichiarazioni ai media.

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Duée entrerà quest’anno tra i Canonici Regolari, dove trascorrerà i primi mesi come postulante. Con sede nel sud della Francia, la comunità relativamente giovane segue la Regola di Sant’Agostino e ha una spiritualità mariana basata su San Luigi Maria di Montfort e San Massimiliano Kolbe.

 

Cresciuto cattolico ma senza prestare molta attenzione alla sua fede da adolescente, Duée ha detto che vedeva Dio come qualcuno «con una pistola, pronto a colpirmi se mi fossi allontanato».

 

La sua scoperta dei Canonici è avvenuta durante gli anni di restrizioni legate al COVID-19, durante i quali è stato costretto a un periodo di riflessione più intensa. Dopo aver incontrato i Canonici, che erano vicini a dove viveva, la stella della pallavolo ha dichiarato che la sua percezione di Dio è cambiata. Ha abbandonato la sua idea di «un padre minaccioso che era lì per colpire», a favore di «un Dio amorevole».

 

«Ho scoperto che Dio mi amava e che aspettava solo una cosa, che anch’io lo amassi». Questa, ha detto, «è stata la base di questo viaggio».

 

Fondata nel 1971, la comunità conta circa 39 religiosi maschi, con un ramo femminile dell’ordine stabilito a circa 30 chilometri di distanza. I suoi membri sono dediti alla celebrazione della Messa tradizionale.

 

Dopo aver completato il postulato, presumendo che sia lui che la comunità esprimano un discernimento di continuazione, Duée vestirà l’abito ed entrerà nel noviziato che dura almeno un anno. I voti temporanei vengono emessi al termine del noviziato, ed è circa cinque anni dopo l’ingresso nella comunità e l’assunzione dell’abito che un membro prende i voti permanenti.

 

Gli stessi Canonici affermano che la loro vita spirituale «è quella della vita cristiana: appartenere a Cristo e vivere nella Chiesa. Ciò richiede naturalmente la devozione alla Beata Vergine, modello e Madre della Chiesa». Notano che nella loro comunità la devozione mariana si avvale in modo particolare della consacrazione a Maria.

 

In quanto canonici, i membri della comunità hanno il carisma speciale di vivere in comunità e di basarsi sulla loro chiesa particolare. La loro vita canonica è costruita sulla liturgia, vivendo una vita comune sia nel lavoro che nella preghiera, e nel loro apostolato.

 

«L’obiettivo è diventare prete. Rispondo a quella che considero una chiamata interiore», ha detto Duée. Ha descritto i Canonici come «molto dinamici e molto aperti al mondo, con un lato apostolico molto pronunciato».

 

In effetti, la giovane comunità ha attirato attorno a sé numerose famiglie e giovani, offrendo ritiri per uomini e donne, preparazione al matrimonio e un luogo in cui gli studenti possano trascorrere del tempo nello studio tranquillo e nella preghiera.

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Ai visitatori dell’abbazia viene anche offerta l’opportunità di prendere direzione spirituale con uno dei canonici, e i canonici vengono regolarmente visti guidare e prendere parte a vari pellegrinaggi agli antichi santuari in tutta la Francia.

 

I canonici vendono parte dei loro prodotti per sostenere la loro vita quotidiana, fanno affidamento sul sostegno dei donatori per i loro bisogni e per l’attuale restauro dell’abbazia stessa.

 

La cosiddetta Opus Mariæ fu fondata nella diocesi di Gap nel 1969 da Roger Péquigney. Nel 1988, i suoi membri abbracciarono lo stile di vita dei canonici regolari, che coniugava contemplazione e attività pastorali. L’8 maggio 1997, la comunità fu ufficialmente eretta come abbazia, seguendo la regola di sant’Agostino, e adottò il nome di «canonici regolari della Madre di Dio».

 

La comunità ha mantenuto la liturgia latina come definita nella riforma promulgata da papa Giovanni XXIII nel 1962.

 

Nel 2004, la comunità si trasferì a Lagrasse, nella diocesi di Carcassonne.

 

L’ordine ricevette l’approvazione della Santa Sede l’18 ottobre 2002 ed è sotto la giurisdizione della Pontificia Commissione «Ecclesia Dei».

 

All’ordine è associato il ramo femminile delle canonichesse regolari della Madre di Dio, residenti nel monastero Mater Dei ad Azille.

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Caso di devozione da parte dei giovani francesi non compaiono nelle cronache, ma esistono eccome. Ne è prova una storia annessa al dramma di Annecy dello scorso anno.

 

Come riportato da Renovatio 21, quando un immigrato siriano si era messo ad accoltellare i passanti, tra cui dei bambini, in riva al lago, era intervenuto per fermarlo Henri d’Anselme, un giovane pellegrino che stava facendo un tour delle cattedrali francesi. Intervistato dalla tv di «informazione continua» BFM TV, un canale molto popolare in Francia, il ragazzo in 14 minuti di conversazione era riuscito ad inserire nel suo racconto dell’accaduto parole come «cattedrale», «cristianità», «Santa Vergine», «Cristo», «preghiera», «spirito cavalleresco».

 

 

Qualcosa sta accadendo all’ultima generazione, anche nella laicissima – cioè dominata da massoni – Francia.

 

Se a Parigi vi sono personaggi che parlano con nonchalance di guerra anche atomica, se al vertice potrebbero aver instaurato programmaticamente un abominio oscuro e indicibile, nelle valli e nelle campagne, nelle cittadine e perfino nelle isole lontane, un ritorno della purezza potrebbe manifestarsi – e trascinare rispedire l’élite malvagia all’Inferno.

 

E allora: vive la France. Dieu le Roi!

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Immagine di Mathieu MD via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

 

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