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Fertilità

Calo delle nascite in 18 Paesi d’Europa. C’entra per caso il vaccino?

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Qualche giorno fa è stata data la notizia dell’apparizione di uno documento di 90 pagine di uno studioso tedesco, Raimund Hagemann.

 

Si tratta di un lavoro di statistica fatto con un team che comprende, tra gli altri, anche dei medici. Hagemann ha preso i dati arrivati da 18 Paesi UE, Italia esclusa, perché avrebbe «dati fermi al 2020».

 

Titolo del paper: Diminuzione del numero dei bambini nati vivi in Europa.

 

Usando due variabili – il tasso di natalità e la frequenza di vaccinazione COVID – vengono confrontati i primi cinque mesi del 2022 con quella che è stata la media degli ultimi 3 anni.

 

Tutti i Paesi mostrano un calo che può arrivare al 10%.

 

La Francia ha -1,3% di bambini nati vivi; la Romania un pazzesco -18,8% – quasi un bambino su cinque in meno.

 

-7,4% la Spagna, -8,9 la Germania.

 

«In 15 Paesi questo calo ha superato il 4%, in 7 è andato oltre il 10%» riassume La Verità. Cioè, un bambino su 10 è nato morto in più rispetto a prima.

 

In totale, nei Paesi UE interessati vi sarebbero -110.059 nascite rispetto a prima, cioè -7%.

 

A latere c’è il caso della Svizzera, dove il giornale di Weltwoche, in un articolo intitolato «Dove sono i bambini?» parla di 6.000 nascite in meno, cioè il -15,1%, cifra superiore al -13,5% registrato nel 1915, quando anche nella Confederazione neutrale le condizioni di vita peggiorarono assai. Il docente di economia Konstantin Beck butta lì un dato: «la vaccinazione ha raggiunto il picco a maggio e giugno 2021 (…) e il tasso di natalità è crollato a febbraio e marzo 2022, nove mesi dopo».

 

Nel documento di Hagemann si dice che vi è correlazione tra il fenomeno e il contagio da COVID, tuttavia si trova una «significativa correlazione negativa tra il calo dei tassi di natalità è l’alto numero delle vaccinazioni nei nove mesi precedenti, nella fascia di età 18-49 anni, in 13 di 18 Paesi».

 

Di più: il documento dice che si dovrebbe studiare di più la questione delle reazioni avverse negli organi riproduttivi, sia maschili che femminili. Qualcosa, come noto, c’è già: sulle alterazioni del mestruo, dopo mesi di spirale del silenzio, ora non ci sono più dubbi.

 

Proprio così: potrebbe centrare qualcosa il fatto che le mamme si siano vaccinate. Ricordate? All’inizio le autorità mediche di tutti i Paesi erano attentissime alla questione della gravidanza: ci andarono piano, dissero che non c’erano studi, arrivarono a chiedere a chi si voleva vaccinare di prendere la pillola – che peraltro è perfino più pericolosa dei vaccini in fatto di coaguli del sangue.

 

Poi, puf, tutta la premura per le donne in età fertile sparì in un batter d’occhio. Si innestò nella società l’idea che, anzi, la madre non vaccinata stava abusando del figlio. Si arrivò a porcherie e fake news – permesse però, se si tratta di vaccinisti – con neomamme sierate che si tiravano il latte convinte che questo si trasformasse magicamente in alimento in grado di immunizzare il bambino, un latte-vaccino, lato sensu, e pure stricto sensu.

 

Qualcosa, tuttavia, si sapeva. Tra le pagine del documento di approvazione del Pfizer che l’FDA è stata costretta a pubblicare (ricordate? Voleva dilazionare la pubblicazione in 75 anni…) è possibile vedere che si registrarono 23 aborti spontanei e 5 casi di neonati morti o prima o dopo il parto. 17 di 133 bambini allattati al seno da madri vaccinate subirono reazioni avverse.

 

È orrendo vedere come tutto stia procedendo secondo quello che avevamo pensato, e detto, da subito.

 

Questo sito già nel 2020 aveva dato voce a chi, come l’ex Pfizer Yeardon, aveva cominciato a parlare dei possibili danni alla fertilità del vaccino mRNA.

 

Fummo subito fact-checkati: dai soliti noti e perfino dal sito di una importante Università. Sono bufale, dai: non ci sono prove che il vaccino faccia male alle donne incinte e ai loro bambini.

 

Abbiamo registrato i casi di danno mestruale quando ancora era un tabù spernacchiato in rete, ma discusso sottovoce da un numero infinito di donne: abbiamo ricevuto messaggi di signore piuttosto disperate. Mestruazioni copiose come mai si era visto. Oppure nessuna mestruazione. Da chi andare, per una cosa del genere? Chi ci può, non dico curare, ma ascoltare?

 

Ricordiamo bene quei mesi lenti e frenetici al contempo, dove si era bloccati in casa («zona rossa»: rimembrate?), in attesa del siero salvifico che arrivò, come il Bambin Gesù, a Natale, mentre si affastellavano nella mente di chi aveva conservato un minimo di lucidità dubbi sempre più mostruosi.

 

Infine lo scrivemmo con un articolo in cui già dal titolo lo dicevamo chiaro: «Vaccino COVID, la più grande minaccia per l’umanità».

 

Sottolineiamo che ancora oggi lo pensiamo. E non siamo i soli. Con il problema che ora il danno è stato fatto, moltiplicato per una popolazione infinita, e in più riprese – le dosi, i booster…

 

Ci era chiaro sin dal principio che si tratta di quello che in informatica è uno SPOT, single point of failure: un solo elemento centrale viene corrotto, e crolla tutto il sistema. Se il vaccino come effetto collaterale avesse avuto il mal di testa, moltiplicato per le centinaia di milioni di persone che lo hanno assunto (o forse più…) avrebbe generato un’instabilità sociosanitaria difficilmente sostenibile.

 

Tuttavia non era l’emicrania che già allora veniva in mente.

 

La faccenda, per chi aveva visto cosa era successo negli anni precedenti, era abbastanza semplice da leggere.

 

I grandi potentati miliardari internazionali un tempo ossessionati dalla riduzione della popolazione, ora dedicavano suon di miliardi, e ammassi di influenza transnazionale mai vista, ad un solo tema, quello dei vaccini.

 

Non è così arduo fare 2+2. Specie se ci si ricorda di quella strana denuncia che fecero i vescovi del Kenya anni fa. Parlavano di campagne di vaccinazione che in realtà sterilizzavano le donne.

 

Malgrado le smentite dei grandi media – pubblicavano quelle ma prima non avevano pubblicato la notizia, eccezionale – la storia c’è tutta.

 

Bisogna dire grazie al dottor Andrew Wakefield che ci ha fatto sopra un documentario assai esplicativo, intitolato Infertilità: un’agenda diabolica.

 

Ne abbiamo parlato, varie volte. A questo punto va visto per forza: perché quello che mostra potrebbe essere già successo qui. Lo diceva agli intervistatori occidentali uno dei dottori africani che avevano lottato contro l’orrore indicibile di vedere le donne del proprio Paese sterilizzate: «quando avranno finito con l’Africa, verranno da voi».

 

Potrebbe proprio essere successo così.

 

Il danno è immane, ci rendiamo conto. Ma non l’abbiamo fatto noi. Noi lo abbiamo detto subito, anzi, noi lo dicevamo anni prima del coronavirus: i vaccini – tutti – sono strumenti della Cultura della Morte. Con le vaccinazioni vogliono umiliare, sottomettere, ferire, uccidere l’essere umano. Su questo davvero non abbiamo mai avuto dubbi.

 

Ora, semmai, c’è da capire cosa fare. La prospettiva evocata nella storia de I figli degli uomini potrebbe essere dietro l’angolo.

 

Non c’è solo da prepararsi al crollo della Civiltà, c’è da capire come preservare biologicamente la propria discendenza.

 

Sapete, c’era un Tinder per i non vaccinati, una app per incontri ma esclusivamente dedicata a chi rifiutava il siero, a chi si era mantenuto, come dicono i no-vax americani, pureblood, con il sangue puro. Apple l’ha ovviamente chiusa. Strano: la censura non arriva su app come Grindr, quella per gli incontri omosessuali dove pare abbondano i preti, che ad un certo punto recava la spunta di profilo che indicava o meno la sieropositività – e il motivo capitelo da voi.

 

Ma c’è altro. In USA si dice vi sia una nuova tendenza nelle ragazze in cerca di un uomo, che potenzialmente divenga marito: mentire. Dicono di non essere vaccinate, perché questa cosa dei problemi di fertilità delle donne dopo la vaccinazione è entrata nelle testa di qualche scapolone, che se deve cercare una donna con cui mettere su famiglia vorrebbe pure che non fosse sterile, o, peggio ancora, possono avere il pensiero che la prole del siero genico possa avere qualche problema.

 

È orrendo, a dirsi e anche solo a pensarsi, ma studi come quello di Hagemann, dove diviene sempre più chiaro l’effetto distruttore delle vaccinazioni, ci impongo a pensare una società divisa, quantomeno sessualmente. Chi dispone della fertilità, deve essere pronto a fare qualsiasi rinuncia, qualsiasi sacrificio per custodirla – perché su di lui ora è la responsabilità dell’intera umanità.

 

Come siamo arrivati a questo punto?

 

In realtà lo sappiamo. Il vampiro non entra in casa, a meno che non lo si inviti. Il vampiro forse non lo avete invitato voi, ma avete votato i politici che lo hanno invitato a entrare nell’intero Paese.

 

Abbiamo tollerato, per anni, che ci venisse inflitta la Necrocultura, e non abbiamo mosso un dito – e parlo anche di chi, tra i pochi, aveva capito che era una questione di vita o di morte, era la Vita contro la Morte, era la guerra del Bene contro il Male.

 

Ora pensate ai bambini, quelli che sono riusciti a salvarsi dalla mattanza – che, state certi, non è finita.

 

Teneteveli stretti, non permettete a nessuno di prenderveli, perché oramai è chiaro che il loro progetto è interrompere la vita umana sul pianeta, e per questo attaccano la riproduzione e il suo frutto, che è l’Imago Dei.

 

Il serpente quella volta aveva giurato guerra alla discendenza di Adamo.

 

Ora crediamo che lo possiate vedere tutti: è proprio così.

 

Alla fine, gli sarà schiacciata la testa. Tuttavia, nel frattempo la lotta sarà tremenda, e l’abominio di ciò che vedremo insostenibile.

 

Un mondo senza bambini, un mondo portato con l’inganno ad abortire generazioni intere di piccoli esseri umani.

 

Un’apocalisse alla quale dobbiamo giurare di sopravvivere, per il bene dei figli che siamo riusciti fin qui a proteggere.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Immagine di TulerReitan via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)

 

 

 

Controllo delle nascite

Come sarà il futuro del mondo a «bassa fertilità»?

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Decenni di preoccupazione per la sovrappopolazione e di incoraggiamento alla contraccezione e all’aborto hanno avuto successo. Ma il sogno di una crescita demografica pari a zero è diventato un incubo, suggerisce un nuovo studio pubblicato su The Lancet. Invece di stabilizzarsi, il numero della popolazione continua a diminuire.

 

Anche se entro il 2100 oltre il 97% dei paesi e territori avrà tassi di fertilità inferiori a quelli di sostituzione, tassi relativamente elevati nei Paesi a basso reddito, soprattutto nell’Africa subsahariana occidentale e orientale, continueranno a guidare l’aumento della popolazione in queste località per tutto il secolo. Questo «mondo demograficamente diviso» avrà enormi conseguenze per le economie e le società.

 

The Lancet ha pubblicato le stime del Global Burden of Disease, Injuries, and Risk Factors Study (GBD) 2021, uno sforzo di ricerca globale guidato dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) presso la School of Medicine dell’Università di Washington.

 

Per mantenere la propria popolazione i paesi devono avere un tasso di fertilità totale (TFR) di 2,1 figli per donna. I ricercatori stimano che entro il 2050, 155 Paesi e territori su 204 (76%) saranno al di sotto del livello di sostituzione. Il numero di Paesi e territori al di sotto della sostituzione aumenterà fino a 198 su 204 (97%) entro il 2100.

 

Solo l’immigrazione – che è sempre una questione altamente controversa – impedirà loro di ridursi.

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Queste nuove previsioni sulla fertilità sottolineano le enormi sfide per la crescita economica in molti paesi a medio e alto reddito, con una forza lavoro in diminuzione e il crescente onere sui sistemi sanitari e di sicurezza sociale dovuto all’invecchiamento della popolazione.

 

Nel 2021, il 29% dei bambini del mondo è nato nell’Africa subsahariana; entro il 2100, si prevede che questa percentuale aumenterà fino a raggiungere oltre la metà (54%) di tutti i bambini.

 

«Stiamo affrontando un cambiamento sociale sconcertante nel 21° secolo», ha affermato l’autore principale, il professor Stein Emil Vollset, dell’IHME. «Il mondo si troverà ad affrontare contemporaneamente un “baby boom” in alcuni Paesi e un “baby bust” in altri. Mentre la maggior parte del mondo si confronta con le gravi sfide legate alla crescita economica di una forza lavoro in contrazione e alle modalità di assistenza e pagamento per l’invecchiamento della popolazione, molti dei Paesi con risorse più limitate dell’Africa sub-sahariana saranno alle prese con il modo di sostenere l’invecchiamento della popolazione. popolazione più giovane e in più rapida crescita del pianeta in alcuni dei luoghi politicamente ed economicamente più instabili, stressati dal caldo e con problemi di sistema sanitario sulla terra».

 

«Le implicazioni sono immense», ha affermato la co-autrice principale, la dott.ssa Natalia V. Bhattacharjee. «Queste tendenze future nei tassi di fertilità e nelle nascite vive riconfigureranno completamente l’economia globale e l’equilibrio di potere internazionale e richiederanno una riorganizzazione delle società. Il riconoscimento globale delle sfide legate alla migrazione e alle reti di aiuto globali sarà ancora più critico quando c’è una forte concorrenza per i migranti per sostenere la crescita economica e mentre il baby boom dell’Africa sub-sahariana continua a ritmo sostenuto».

 

Solo sei paesi sopra il livello di sostituzione nel 2100

Il TFR globale si è più che dimezzato negli ultimi 70 anni, da circa cinque figli per ogni femmina nel 1950 a 2,2 bambini nel 2021, con oltre la metà di tutti i Paesi e territori al di sotto del livello di sostituzione della popolazione di 2,1 nascite per femmina a partire dal 2021. Questa tendenza è particolarmente preoccupante per luoghi come la Corea del Sud e la Serbia, dove il tasso è inferiore a 1,1 figli per ogni donna.

 

Ma per molti Paesi dell’Africa sub-sahariana, i tassi di fertilità rimangono elevati: il TFR della regione è quasi il doppio della media globale, con quattro figli per donna nel 2021. In Ciad, il TFR di sette nascite è il più alto del mondo.

 

Nei prossimi decenni, si prevede che la fertilità globale diminuirà ulteriormente, raggiungendo un TFR di circa 1,8 nel 2050 e 1,6 nel 2100, ben al di sotto del livello di sostituzione. Si prevede che entro il 2100 solo sei dei 204 paesi e territori (Samoa, Somalia, Tonga, Niger, Ciad e Tagikistan) avranno tassi di fertilità superiori a 2,1 nascite per femmina. In 13 paesi, tra cui Bhutan, Bangladesh, Nepal e Arabia Saudita, si prevede che i tassi scenderanno addirittura al di sotto di un figlio per donna.

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Si prevede che il TFR in Europa occidentale sarà pari a 1,44 nel 2050, scendendo a 1,37 nel 2100, con Israele, Islanda, Danimarca, Francia e Germania che dovrebbero avere i tassi di fertilità più alti tra 2,09 e 1,40 alla fine del secolo. Si prevede che le tariffe saranno molto più basse nel resto dell’Europa e in alcune parti dell’Asia.

 

La maggior parte del mondo sta attraversando una fase di declino naturale della popolazione (quando il numero di morti supera il numero di nati vivi); si prevede che nel 2100 solo 26 paesi continueranno a crescere in termini di popolazione, tra cui Angola, Zambia e Uganda.

 

Politiche pro natali

Lo studio ha inoltre esaminato l’impatto delle politiche pro-natali progettate per fornire sostegno finanziario e assistenza ai bambini e alle famiglie. L’esperienza dei paesi che hanno implementato tali politiche suggerisce che queste impediranno solo ai paesi di scendere a livelli di fertilità estremamente bassi (con solo 30 paesi e territori al di sotto di un TFR di 1,3 nel 2100 se le politiche pro-natali vengono implementate rispetto ai 94 della maggior parte dei paesi). scenario probabile).

 

«Non esiste una soluzione miracolosa», ha detto Bhattacharjee. «Le politiche sociali volte a migliorare i tassi di natalità, come il miglioramento del congedo parentale, l’assistenza all’infanzia gratuita, gli incentivi finanziari e ulteriori diritti occupazionali, potrebbero fornire un piccolo impulso ai tassi di fertilità, ma la maggior parte dei paesi rimarrà al di sotto dei livelli di sostituzione. E una volta che la popolazione di quasi tutti i paesi diminuirà, sarà necessario fare affidamento sull’immigrazione aperta per sostenere la crescita economica. I paesi dell’Africa sub-sahariana hanno una risorsa vitale che le società che invecchiano stanno perdendo: una popolazione giovane».

 

«C’è una reale preoccupazione che, di fronte al calo demografico e all’assenza di soluzioni chiare, alcuni paesi potrebbero giustificare misure più draconiane che limitano i diritti riproduttivi», ha avvertito.

 

Michael Cook

 

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Fertilità

Le nascite ai minimi del 1941 in Ispagna

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La Spagna ha registrato il numero più basso di nascite nel 2023 da quando sono diventati disponibili dati affidabili. I dati dell’Istituto nazionale di statistica (INE) rivelano che lo scorso anno ci sono state 6.629 nascite in meno rispetto al 2022, il che significa che il numero di nascite è diminuito del 2% lo scorso anno.   Secondo l’INE, la Spagna ha registrato 322.075 nascite nel 2023, la cifra più bassa dal 1941, data della prima raccolta di dati attendibili. Inoltre, dal 2013, che ha visto 424.440 nascite, il numero delle nascite è diminuito del 24,1%. Dal 2014 le nascite diminuiscono ogni anno.   Per comunità autonome (regioni), il numero di nascite è aumentato nel 2023 solo nella comunità di Madrid (2,7%) – che ha attuato una politica di incentivi alle nascite nel gennaio 2022 – e in Estremadura (0,6%).   Inoltre, nel 2023 il numero dei decessi è diminuito del 5,8%. Tuttavia, nel 2023 il saldo naturale (nascite meno decessi) è negativo, come dal 2017, aggiunge l’INE.

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Un tasso di fertilità sempre più basso

Il tasso di fertilità in Spagna è il secondo più basso tra i Paesi dell’Unione Europea. Secondo Eurostat, questo tasso è stato di 1,19 figli per donna nel 2021, rispetto a 1,13 a Malta e 1,25 in Italia.   Anche l’età della maternità è aumentata. Negli ultimi dieci anni le nascite di bambini da madri di età pari o superiore a 40 anni sono aumentate del 19,3%.   La popolazione spagnola, tuttavia, ha continuato a crescere nel 2022, superando i 48 milioni di abitanti secondo l’INE, a causa della forte immigrazione, in particolare ucraina.  

Le cause di questo declino

Quali sono le cause concrete di questo calo dei tassi di natalità? In primo luogo, l’emancipazione è stata tardiva e non è avvenuta fino a 30 anni fa in Spagna. Il concepimento del primo figlio è quindi successivo. Va aggiunto che la fertilità diminuisce irrimediabilmente con l’età, il che, in definitiva, riduce il numero di figli per donna nelle generazioni attuali.   Poi, la crisi degli affitti. Dopo la pandemia, i prezzi degli affitti hanno continuato a salire, in parte a causa dell’elevata inflazione che ha portato a politiche volte a promuovere affitti più alti per aiutare i piccoli proprietari. Questo aumento penalizza i giovani spagnoli.   Infine la situazione occupazionale. Nel 2021, circa il 30% dei giovani sotto i 25 anni era disoccupato. Anche con un lavoro, la situazione non è stabile: la penisola iberica registra un numero record di contratti a tempo determinato dall’inizio della pandemia. Queste prospettive economiche non incoraggiano i giovani a fondare una famiglia.   Questa situazione è molto preoccupante, come accade ovunque dove il tasso di natalità è basso. Da un lato, per quanto riguarda le pensioni, diminuisce il numero dei lavoratori attivi. Questo squilibrio attivo/inattivo peserà pesantemente su una generazione che sta già attraversando molte difficoltà.   D’altro canto, le conseguenze dell’invecchiamento della società sulla struttura economica sono irreversibili. Un aumento del numero degli anziani porta ad un aumento delle infrastrutture, come le case di riposo, a scapito, ad esempio, delle scuole.   Con l’aumento della percentuale di anziani, l’economia si adatta: il 38% dell’occupazione viene mobilitato per soddisfare la domanda. La Spagna rischia quindi di ritrovarsi alla fine con un sistema produttivo adatto agli anziani, che non potrà essere riutilizzato se la popolazione continua a diminuire.

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Secolarizzazione abbagliante

La Spagna attraversa da 30 anni un’intensa secolarizzazione. La pratica religiosa e il sentimento di appartenenza cattolica sono diminuiti. Secondo Informe 2018, la percentuale di persone che si definiscono cattoliche è scesa dal 99% nel 1981 al 73% nel 2011 e al 67,3% nel 2017. La pratica è scesa a circa il 13% e un intervistato su quattro non crede all’esistenza di Dio.   Uno studio del Pew Research Center di Washington (maggio 2018) rileva: «Nell’arco di un decennio, l’aumento della “nessuna religione” ha posizionato la Spagna allo stesso livello dei quattro paesi più secolarizzati dell’Europa occidentale: Olanda, Norvegia, Svezia e Belgio».   Con la Costituzione del 1978, lo Stato spagnolo è diventato «aconfessionale». Tuttavia, secondo Informe 2018, «l’educazione cattolica e l’intervento sociale attraverso numerose istituzioni caritative mantengono un alto livello di riconoscimento e stima».   L’avvento al potere di Pedro Sánchez, leader del Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE), ha scosso gli ambienti religiosi. Il 2 giugno 2018, durante la cerimonia di ascesa al potere, il nuovo primo ministro ha rifiutato di prestare giuramento di fedeltà davanti alla Bibbia e al crocifisso. Una prima nella storia spagnola.   Il programma di Sanchez promette di eliminare i benefici fiscali offerti alla Chiesa, rimuovere tutti i simboli religiosi dalle istituzioni pubbliche ed eliminare i finanziamenti per l’istruzione religiosa nelle scuole pubbliche.   Il risultato di questa secolarizzazione è palpabile: «I giovani non credenti (53,5%) hanno per la prima volta superato coloro che credono in un Dio», nota Agustín Blanco, coordinatore di Informe 2018.   Questa secolarizzazione non è certo cosa da poco se si parla di perdita di speranza nel futuro, che è uno dei motori della salute di una Nazione – e del suo tasso di natalità.   Privare le anime della prospettiva cristiana della salvezza eterna e della Regalità di Cristo non può che farle precipitare nel letargo e nell’individualismo.   Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di Bjaglin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Fertilità

Negli Stati Uniti potrebbero ancora verificarsi «frodi sulla fertilità»

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Si sospetta che negli anni ’80, ovunque esistesse la fecondazione in vitro, ci fossero frodi sulla fertilità: medici che usavano segretamente il proprio sperma per inseminare i pazienti. Ellen Trachman, un avvocato di Denver specializzato in tecnologie riproduttive, stima che più di 80 medici siano stati arrestati negli Stati Uniti, soprattutto dopo che i loro figli avevano verificato i loro genitori effettuando il test del DNA fai-da-te sui bambini.

 

Ma è successo molto tempo fa, giusto? Purtroppo, dice Trachman, potrebbe ancora accadere. Recentemente il dottor Christopher Herndon, un medico presso l’Università di Washington Medical System, ha rinunciato alla sua licenza di esercitare dopo che si è scoperto che aveva usato il suo sperma nel 2009. L’incidente è avvenuto mentre esercitava in California.

 

L’Università di Washington ha detto ai pazienti che: «le misure di sicurezza in atto dovrebbero impedire che qui si verifichi un incidente come quello presunto in California». Ma offre test del DNA gratuiti ai pazienti preoccupati.

 

Trachman ha citato il professor Jody Madeira, dell’Università dell’Indiana Bloomington. Ha affermato che: «il caso Herndon dimostra che questi incidenti non si sono limitati agli anni ’70 e ’80 ma sono continuati decenni dopo che gli standard di cura imponevano l’uso di sperma congelato per proteggere i pazienti».

 

Ha chiesto una legislazione per punire i medici che commettono frodi sulla fertilità:

 

«Questi medici non solo hanno defraudato pazienti e colleghi; hanno tradito la loro professione, le istituzioni, le associazioni mediche e altre organizzazioni che spendono risorse preziose per combattere l’infertilità e difendere i pazienti. Tale duplicità è profonda e ferisce la fiducia che i pazienti ripongono nei loro team di cura della fertilità».

 

«Sulla scia di questi inganni, è ancora più urgente approvare una legislazione statale e federale che garantisca che i medici autori dei reati possano essere ritenuti responsabili ai sensi della legge».

 

Michael Cook

 

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