Necrocultura

Benedetto muore. Il mistero rimane. Il danno globale pure

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Benedetto XIV è morto. Il mistero di quel che ha fatto rimane invece qui con noi – anzi su tutti noi. Il mistero, e il danno.

 

Gli inviati del New York Times, nel necrologio istantaneo, lo hanno definito «tradizionalista», probabilmente senza sapere cosa significhi. Il Ratzinger era, invece, un conservatore – al punto che taluni vedevano in lui il massimo filosofo conservatore vivente.

 

La storiella che si racconta, di solito, è questa: il giovane Ratzinger aveva lavorato al Concilio Vaticano II, sul fronte modernista. Più avanti avrebbe avuto una sorta di pentimento, tornando su posizioni più conservatrici, con le quali avrebbe portato avanti la Congregazione della Dottrina della Fede dell’era Woytila.

 

Bisogna ricordarlo, quel tempo, in cui i giornali ce lo descrivevano come spavaldo e financo aggressivo: lo chiamavano «il Panzer della Curia». Da cardinale e supremo teologo della Santa Sede, si scagliava contro l’ingresso della Turchia in Europa e indicava la chiesa ortodossa e quella anglicana come sorelle minori di quella cattolica. I laici – parola che all’epoca significava in semplicità «nemici della Chiesa» – si scandalizzavano e godevano a dipingere l’immagine del carrarmato teutonico della Fede, utile al fumetto della Chiesa granitica ed intollerante, incompatibile con la modernità.

 

Abbiamo visto, dopo l’elezione al Soglio di Pietro, altre cose: la Turchia in Europa era la benvenuta, e riguardo ai diversamente cristiani, scavalcò gli scismatici ed andò direttamente dagli eretici, facendo un bel pellegrinaggio nei luoghi di Martin Lutero, quello che i tradizionalista, quelli veri, ancora chiamano Porcus Saxoniae, il maiale della Sassonia. Di lì all’incredibile statua dell’eretico montata in Vaticano da Bergoglio, il passo è brevissimo.

 

Tuttavia, in alcune occasioni, Ratzinger aveva proferito parole misteriosamente lucide, profetiche – parole vaticinanti, come da Re del Vaticano, il Re più vicino a Dio di tutta la terra, tecnicamente. Su Renovatio 21, negli anni, ne abbiamo ricordato qualcuna.

 

Poche settimane prima di divenire papa, il cardinale Ratzinger aveva fatto un discorso ai preti e seminaristi di Palermo (15 marzo 2000).

 

«Nel loro orrore, [i campi di concentramento] hanno cancellato, cancellato volti e storia, nomi, cancellato persone. Hanno trasformato l’uomo in un numero, l’uomo non è che un numero, è un pezzo di un macchinario, l’uomo non è che un pezzo di un macchinario, di un ingranaggio, non è più che una funzione».

 

«Ai nostri giorni non dovremmo dimenticare che queste mostruosità della storia hanno prefigurato il destino di un mondo che corre il rischio di adottare la stessa struttura dei campi di concentramento, se viene accettata la legge universale della macchina»

 

«Le macchine che sono state costruite impongono questa stessa legge, questa stessa legge che era adottata nei campi di concentramento. Secondo la logica della macchina, secondo i padroni della macchina, l’uomo deve essere interpretato da un computer, e questo è possibile solamente se l’uomo viene tradotto in numeri».

 

Chiunque abbia dinanzi agli occhi la mutazione della nostra società – cioè un incubo di biosorveglianza elettronica massiva, dalla Cina comunista al green pass – non può che sentire la profondità di queste parole, che parlano del nostro presente, del futuro, dell’eternità.

 

Quella volta Ratzinger andò oltre, e unì questo pensiero all’Apocalisse.

 

«La Bestia è un numero, e ci trasforma in numeri. Dio nostro Padre invece ha un nome, e chiama ciascuno di noi per nome. È una persona, e quando guarda ciascuno di noi vede una persona, una persona eterna, una persona amata».

 

Nel 2000 il teologo belga monsignor Michel Schooyans (deceduto a maggio, nel silenzio assordante ed imbarazzatissimo del Vaticano) pubblicò il libro Nuovo disordine mondiale. La grande trappola per ridurre il numero dei commensali alla tavola dell’umanità. Il volume trattava quell’argomento che ora è, per i recenti eventi, ora ben presente a tutti: la spinta da parte di potenze supernazionali per la riduzione della popolazione del pianeta. Monsignor Schooyans aveva dedicato molti testi sull’argomento, accusando direttamente l’ONU, e dimostrando come tutti i Summit sulla popolazione (Cairo, Pechino, etc.) finissero automaticamente per essere un assedio di tutti gli Stati «avanzati» contro il Vaticano, per imporre contraccezione e aborti; a difendere lo Stato Pontificio rimanevano solo i Paesi africani… Abbiamo visto, per esempio a Parigi sei mesi fa, quanto ciò sia cambiato.

 

Tutto questo oramai è rovesciato: fautori della depopolazione come Paul R. Ehrlich sono ora invitati alle conferenze in Vaticano, e il mondo onusiano stravede per la chiesa bergogliana, di fatto trasformatasi in una grande ONG della sinistra globale e in cinghia di trasmissione del Grande Reset.

 

Ebbene, il Nuovo disordine mondiale dello Schooyanas, veniva introdotto da un testo del cardinale Ratzinger, che anche qui, faceva uscire parole potenti, senza curarsi di nominare quell’espressione innominabile – «Nuovo Ordine Mondiale».

 

«Ci sono i tentativi di costruire il futuro attingendo, in maniera più o meno profonda, alle fonti delle tradizioni liberali» scrive il cardinale tedesco. «Questi tentativi stanno assumendo una configurazione sempre più definita, che va sotto il nome di Nuovo Ordine Mondiale; trovano espressione sempre più evidente nell’ONU e nelle sue Conferenze internazionali, in particolare quelle del Cairo e di Pechino, che nelle loro proposte di vie per arrivare a condizioni di vita diverse, lasciano trasparire una vera e propria filosofia dell’uomo nuovo e del mondo nuovo».

 

«Una filosofia di questo tipo non ha più la carica utopica che caratterizzava il sogno marxista; essa è al contrario molto realistica, in quanto fissa i limiti del benessere, ricercato a partire dai limiti dei mezzi disponibili per raggiungerlo e raccomanda, per esempio, senza per questo cercare di giustificarsi, di non preoccuparsi della cura di coloro che non sono più produttivi o che non possono più sperare in una determinata qualità della vita».

 

«Questa filosofia, inoltre, non si aspetta più che gli uomini, abituatisi oramai alla ricchezza e al benessere, siano pronti a fare i sacrifici necessari per raggiungere un benessere generale, bensì propone delle strategie per ridurre il numero dei commensali alla tavola dell’umanità, affinché non venga intaccata la pretesa felicità che taluni hanno raggiunto».

 

«La peculiarità di questa nuova antropologia, che dovrebbe costituire la base del Nuovo Ordine Mondiale, diventa palese soprattutto nell’immagine della donna, nell’ideologia del “Women’s empowerment”, nata dalla conferenza di Pechino. Scopo di questa ideologia è l’autorealizzazione della donna: principali ostacoli che si frappongono tra lei e la sua autorealizzazione sono però la famiglia e la maternità».

 

«Per questo, la donna deve essere liberata, in modo particolare, da ciò che la caratterizza, vale a dire dalla sua specificità femminile. Quest’ultima viene chiamata ad annullarsi di fronte ad una “Gender equity and equality”, di fronte ad un essere umano indistinto ed uniforme, nella vita del quale la sessualità non ha altro senso se non quello di una droga voluttuosa, di cui sì può far uso senza alcun criterio».

 

Ratzinger condannava il pensiero gender – prevedendo come si sarebbe trasformato – e senza problema, attaccava l’ONU – e il Nuovo Ordine Mondiale, che qualcuno stava costruendo a partire dalla distruzione della donna, un programma antico dei nemici di Cristo, come sappiamo.

 

Tuttavia, c’è ancora un discorso sconosciuto, ma fondamentale, che vale la pena di ricordare qui. Perché, se quella fosse rimasta la linea della Chiesa (cioè, magari, immaginiamo, se lui fosse rimasto papa, non «emerito»), il biennio pandemico, con i vaccini mRNA, il green pass, etc., sarebbe stato molto diverso.

 

Enciclica Caritas in Veritate, capitolo IV, punto 50.

 

«Il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società. Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell’uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale».

 

Rileggiamo. L’ambientalismo è niente, «se si sacrificano embrioni umani alla ricerca». La ricerca scientifica non può utilizzare embrioni assassinati, perché cioè distrugge il tessuto morale della società.

 

«La fecondazione in vitro, la ricerca sugli embrioni, la possibilità della clonazione e dell’ibridazione umana nascono e sono promosse nell’attuale cultura del disincanto totale, che crede di aver svelato ogni mistero, perché si è ormai arrivati alla radice della vita. Qui l’assolutismo della tecnica trova la sua massima espressione. In tale tipo di cultura la coscienza è solo chiamata a prendere atto di una mera possibilità tecnica» (Caritas in Veritate, VI, 75)

 

La ricerca sugli embrioni come attività permessa dal «disincanto totale». Anche questo è un tema che, negli ultimi anni, abbiamo imparato a conoscere. Così come, l’«assolutismo della tecnica», cioè la dittatura della supposta «scienza», la tecnocrazia che ci ha feriti in ogni modo, e si prepara a privarci di ogni residuo di libertà.

 

Ecco che Benedetto parlava di una società che è proprio come la nostra attuale: la coscienza dell’individuo serve solo come approvazione di ciò che è stato deciso sopra di lui. La coscienza è valida solo se afferma la propria sottomissione. È esattamente il tempo che stiamo vivendo.

 

È il trionfo della Cultura della Morte, che era pienamente visibile al papa poi dimissionario.

 

«Non si possono tuttavia minimizzare gli scenari inquietanti per il futuro dell’uomo e i nuovi potenti strumenti che la “cultura della morte” ha a disposizione. Alla diffusa, tragica, piaga dell’aborto si potrebbe aggiungere in futuro, ma è già surrettiziamente in nuce, una sistematica pianificazione eugenetica delle nascite. Sul versante opposto, va facendosi strada una mens eutanasica, manifestazione non meno abusiva di dominio sulla vita, che in certe condizioni viene considerata non più degna di essere vissuta. Dietro questi scenari stanno posizioni culturali negatrici della dignità umana». (Caritas in Veritate, VI, 75)

 

Rileggendo tutti questi virgolettati, insabbiati negli anni dai media anche cattolici, il lettore può capire come il mistero della rinuncia di Benedetto si infittisce ancora di più.

 

Il papa si dimise per far posto ad un altro papa – che convive con lui, ci viene fotografato assieme, come se vi fossero due soli, due lune, due cieli – che, invece che parlare di scienza e sacrificio di embrioni, portò tutti i dipendenti del Vaticano a sottomettersi ad un vaccino che proveniva esattamente da quello: da un essere umano innocente ammazzato per il «progresso» biomedico e per il lucro delle farmaceutiche.

 

Ma non c’è solo il vaccino Battesimo di Satana, e la sua forsennata divulgazione da parte del papato in combutta con Big Pharma.

 

Lo abbiamo evidenziato tante volte: nel Vaticano capovolto del dopo-Ratzinger, si invitano a corte esperti in eugenetica, si apre alla contraccezione e alla fecondazione in vitro (che era, come visto, attaccata direttamente nelle encicliche ratzingueriane).

 

Ci sono pochi dubbi: la Necrocultura pare essersi presa la Santa Sede. Il Dio che vi si adora, non è più il Signore della Vita. Questo, davvero, è evidente.

 

Tuttavia, vogliamo qui considerare qualcosa di più concreto.

 

Se i discorsi contro il sacrifizio degli embrioni per la ricerca scientifica e la «tenuta morale della società» fossero rimasti – in quanto infallibili parole ex cathedra di un papa regnante – vi sarebbe stata, di sicuro, la possibilità di avere quello per cui Renovatio 21 si è battuta sin dal primo giorno della sua esistenza: l’obiezione di coscienza vaccinale.

 

Se il papa condanna i farmaci ottenuti con gli embrioni uccisi, allora sarà ben possibile, in ogni Paese con presenza cattolica, rifiutare. E se è lecito, per via del primato della coscienza ricordato dal papa religioso, respingere farmaci contaminati dal male, allora capite bene che anche il green pass sarebbe stato impossibile da instaurare – e con esso tutta l’architettura di sorveglianza che ne seguirà.

 

Sarebbe bastata una parola del papa per far crollare l’obbligo vaccinale in ogni Nazione del mondo: è una cosa che si sente dire da mesi. Come vedete, possiamo dire che quella parola già c’era, solo offuscata dalla congiunzione mostruosa della presenza di un altro papa a ricoprire il papato del pontefice ancora vivente.

 

E quella parola, sottolineiamo, avrebbe cambiato tutto: quanti sarebbero sfuggiti alla coercizione del siero genico? E quindi, quanti malori non avremmo visto?

 

Con probabilità, quella vostra zia sarebbe ancora lì, e non avrebbe lasciato distrutta la famiglia.

 

Con probabilità, ci sarebbero stati meno incidenti di scuolabus – dove muoiono gli autisti e magari pure i bambini.

 

Meno morti improvvise, sui campi di calcio, sui palchi, e ovunque.

 

Nessun eccesso statistico dei decessi, di cui pure qualcuno sta provando a parlare. Nessun misterioso aumento di neonati morti, bambini nati morti, di aborti spontanei, etc.

 

Con l’obiezione di coscienza, coperta dalle parole di un papa, avremmo potuto salvare il cuore di chissà quanti ragazzi, e il sistema immunitario di tanti che ora si stanno ammalando. Non solo: sto pensando alle storie dei soldati USA, che si sono presentati a migliaia con documenti per l’obiezione di coscienza (contenenti, più o meno, quello che diceva Benedetto su scienza e sacrificio di embrioni), scritti di anche 40 pagine, per vederseli, tutti, respinti. Le ramificazioni potrebbero essere esiziali: in una guerra contro la Russia o contro la Cina, i militari americani rischiano di essere decimati, più che dalle armi ipersoniche, dalle miocarditi.

 

E poi ancora: i giovani, tantissimi, che si spengono d’improvviso. Vite distrutte da una crudeltà indicibile. E non stiamo nemmeno a parlare di quanto sta succedendo all’obbiettivo ultimo del Serpente Antico, la riproduzione umana, con la minaccia del disastro genetico che si abbatte sulla fertilità di uomini e donne, quest’ultime già notoriamente con l’ovulazione compromessa.

 

Il computo della strage, presente e futura, è immane. È ancora incalcolato, forse incalcolabile.

 

Per cui, davvero: c’è nessuno che riesca a fare il pensierino che, dietro al mistero inspiegato della sua rinuncia, vi sia quanto vi stiamo dicendo?

 

Qualcuno che voglia dire ad alta voce che l’abdicazione di Benedetto era per realizzare il danno globale?

 

Sia come sia, è finita. E, nel disastro, perfino la saggezza proverbiale è stata contaminata: morto un papa non se ne fa un altro.

 

Per cui, caro Benedetto, Requiescat in Pace. Noi invece ci restiamo nel luogo in cui ci hai lasciati, un mondo inquietante, un mondo in guerra, un mondo lasciato preda dei lupi.

 

Un mondo consegnato al principe di questo mondo.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Immagine di Sergey Kozhukhov via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0); immagine modificata

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