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Bannon: necessario uno Stato cristiano di Gerusalemme
Secondo Steve Bannon, ex consigliere del presidente statunitense Donald Trump e conduttore di podcast, per porre fine al conflitto a Gaza e promuovere la pace nella regione è necessaria una «soluzione a tre Stati», che includa uno «Stato cristiano». Non è chiaro, tuttavia, se egli intenda l’esistenza di uno Stato cristiano parallelamente allo Stato Ebraico ed un futuro Stato musulmano palestinese.
Nel suo podcast War Room dello venerdì, Bannon ha sostenuto che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non è riuscito a realizzare la sua visione di un «Grande Israele», un’idea ispirata a una terra biblica che si estende dal Nilo all’Eufrate. Il rifiuto da parte della classe dirigente israeliana di uno Stato palestinese e l’espansione continua degli insediamenti in Cisgiordania sono leggibili come prove di un perseguimento concreto di tale obiettivo.
«Il progetto di Netanyahu per un Grande Israele gli si è ritorto contro… Ha danneggiato Israele. Per questo serve una soluzione a tre stati, e uno di questi deve essere lo stato cristiano di Gerusalemme», ha dichiarato Bannon. «Abbiamo bisogno di uno stato cristiano in Terra Santa. È necessario per garantire che tra 20, 25, 30 anni la situazione sia più o meno stabilizzata».
Steve Bannon says Türkiye is back in the game, “Erdogan’s going to be the security force in Gaza.”
“We’ve unwound in two months what took 100 years to end. The Ottomans are back.
This Greater Israel project blew up in Netanyahu’s face.
The Ottomans played the long game.” pic.twitter.com/K1Qxa4UDiQ
— Clash Report (@clashreport) October 25, 2025
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All’inizio di ottobre, Steve Bannon aveva espresso opinioni non dissimili, dichiarando che la pace a Gaza «non può funzionare» limitandosi a coinvolgere solo «musulmani ed ebrei». Non ha fornito dettagli su come uno stato cristiano potrebbe essere istituito né ha spiegato perché ciò porterebbe stabilità alla regione.
L’ex advisor del presidente Trump durante il primo mandato ha sostenuto che né Israele – definito un «protettorato» e «stato vassallo» degli Stati Uniti – né Hamas, da lui descritto come un «attore minore», determineranno il futuro a lungo termine di Gaza. Secondo Bannon, il Qatar finanzierà la ricostruzione di Gaza, mentre la Turchia assumerà il ruolo di «forza di sicurezza».
L’ex consigliere ha poi affermato che, sebbene il piano di pace di Trump non abbia esplicitamente riconosciuto la sovranità palestinese, il quadro suggerisce ciò che ha chiamato un «proto-Stato palestinese», insinuando che Washington potrebbe, in futuro, riconoscerne la sovranità.
Non è chiaro, tuttavia, se Bannon stia parlando della creazione uno Stato cristiano parallelamente allo Stato Ebraico ed un futuro Stato musulmano palestinese – l’idea politica di Hamas, più che dell’ANP cisgiordana.
Riteniamo l’idea di tre Stati paralleli totalmente errata, ma anche quella di due Stati: come specificato in tanti interventi, Renovatio 21 crede nella soluzione ad uno Stato solamente: lo Stato Cristiano, l’unico a non essere permesso, mentre abbiamo nell’aereo la frizione tra teocrazie, con lo Stato Ebraico e vari Stati Islamici (compreso lo Stato Islamico ISIS, che ad un certo punto pure confinava con lo Stato degli Ebrei).
È evidente che solo uno Stato Cristiano può portare la pace in Terra Santa, così come già dimostrato, secoli fa, con il Regno di Gerusalemme.
No alla soluzione a più Stati. Sì allo Stato Crociato.
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Immagine di Djampa via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International, 3.0 Unported, 2.5 Generic, 2.0 Generic e 1.0 Generic
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Trump: «Tutti in Ucraina, tranne Zelens’kyj, hanno apprezzato il mio piano»
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Lavrov: le perdite militari dell’Ucraina superano il milione
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha dichiarato che le perdite militari ucraine nel conflitto con la Russia hanno superato il milione e sono in costante aumento.
Lavrov non ha precisato la natura di tali perdite; nondimeno, con «vittime militari» si fa riferimento al totale dei soldati uccisi, feriti, dispersi in combattimento e catturati.
Kiev non divulga con regolarità i dati ufficiali sulle proprie perdite tra i ranghi militari, e le valutazioni differiscono ampiamente. All’inizio dell’anno in corso, il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha riferito alla NBC News che, dall’inizio del 2022, 43.000 soldati ucraini sono stati uccisi e circa 380.000 feriti. In un’intervista successiva, ha parlato di 100.000 morti, ma il suo entourage ha in seguito smentito tale numero.
I media occidentali allineati con Kiev hanno manifestato dubbi su queste cifre, e la maggior parte delle analisi indica che il totale delle perdite ucraine è sensibilmente più elevato.
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«Secondo numerose valutazioni indipendenti, le perdite delle forze armate ucraine hanno da tempo superato il milione di persone e continuano ad aumentare», ha dichiarato Lavrov giovedì nel corso di una tavola rotonda all’ambasciata dedicata alla risoluzione del conflitto in Ucraina.
Il ministro ha proseguito osservando che, in uno scenario di sfondamento generalizzato del fronte, è improbabile che i partner occidentali di Kiev proseguano a lungo nel sostegno al regime, dato che le loro «risorse per portare avanti una guerra per interposta persona» contro la Russia «si stanno prosciugando».
Il mese scorso, la TASS ha riportato dati del ministero della Difesa russo secondo cui l’Ucraina perde circa 1.400 militari al giorno tra morti e feriti, con un totale che ha oltrepassato le 468.000 unità nei primi undici mesi del 2025. Il presidente Vladimir Putin ha sostenuto che le perdite russe siano nettamente inferiori, pur senza rivelare numeri precisi sulle vittime.
Le unità russe stanno registrando avanzate continue lungo il fronte, mentre i comandi ucraini denunciano una netta inferiorità numerica e di effettivi, e incontrano crescenti difficoltà nel rimpiazzare le perdite in battaglia, nonostante la campagna di mobilitazione coatta avviata l’anno precedente. Tale iniziativa ha provocato tensioni tra coscritti recalcitranti e addetti al reclutamento, inclusi arresti violenti in strada e denunce di maltrattamenti durante le retate.
Anche le diserzioni stanno gravando pesantemente sulle truppe ucraine. Gli ultimi dati pubblici disponibili registrano quasi 290.000 episodi dall’escalation del conflitto nel 2022, sebbene i detrattori ritengano che il numero effettivo di militari che abbandonano le proprie unità sia ancora maggiore.
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Immagine di Duma.gov.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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Papa Leone dice di non aver pregato in moschea perché preferisce pregare «in una chiesa cattolica» con l’Eucaristia
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