Geopolitica
«Attacchi contro le forze USA essenziali per fermare l’aggressione a Gaza»: parla il numero due di Hezbollah
In un’ampia intervista al quotidiano spagnolo El Mundo, il vice segretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, ha affermato che attaccare le posizioni americane nell’Asia occidentale è «essenziale» per fermare lo sterminio di massa dei palestinesi a Gaza.
«È l’asse che sostiene l’occupazione, legittima l’omicidio di bambini e donne, la distruzione di ospedali e garantisce l’immunità a Israele affinché continui i suoi massacri. Gli Stati Uniti sostengono questi massacri, ed è per questo che attaccare gli Stati Uniti è essenziale per fermare l’aggressione contro Gaza», ha affermato il Qassem nell’intervista pubblicata il 14 novembre.
«L’intervento militare statunitense fa parte della violenta reazione israeliana e serve a proteggere questa mostruosità», ha sottolineato il vice capo di Hezbollah.
Le basi statunitensi in Iraq e Siria sono sotto bombardamento quotidiano dal 17 ottobre da parte delle fazioni della resistenza locale, spingendo il Pentagono a schierare quasi una dozzina di navi da guerra, migliaia di truppe e armi pesanti nella regione.
Il funzionario di Hezbollah ha anche sottolineato che Israele si «regge grazie al sostegno degli Stati Uniti».
«Avete sentito Nasrallah dire nel 2006 che Israele era più fragile di una tela di ragno. Israele è debole. La loro società non è motivata a difendere il proprio Paese. Questo è quello che è successo» dice il Qassem parlando dell’attacco del 7 ottobre perpetrato dagli islamisti di Hamas. «Il tempo impiegato dai politici e dall’esercito per reagire è stato irreale. Se Israele resiste è grazie al sostegno degli Stati Uniti. Altrimenti sarebbe crollato nel giro di pochi giorni. Israele è sotto terapia intensiva da parte dell’Occidente e non sappiamo quanto durerà ancora».
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Alla domanda sugli scontri tra Hezbollah e l’esercito israeliano al confine libanese – che sono in corso dall’8 ottobre – il Qassem ha detto che Hezbollah ha un piano per «costringere Israele a frenarsi». Tuttavia, ha aggiunto, qualsiasi decisione «sarà presa sul campo di battaglia», poiché la possibilità che i combattimenti si estendano oltre la regione di confine libanese dipende «dall’evoluzione della guerra di Gaza e dalla decisione di Israele di iniziare una guerra più ampia».
«Se ci attaccano, dovremo difenderci e useremo tutto il nostro potere», ha dichiarato il numero 2 di Hezbollah a El Mundo.
Quando gli è stato chiesto se la «guerra più ampia» sarebbe stata accelerata da una sconfitta della resistenza a Gaza, Qassem ha detto all’intervistatore: «decideremo quando sarà il momento. Ora non è il momento di parlare di linee rosse».
Il leader del «partito di Dio» sciita ha anche illustrato che la principale differenza tra la resistenza libanese e l’esercito israeliano va ben oltre l’arsenale dell’altro, affermando che «uno scontro non può essere misurato solo in termini di capacità militare. La motivazione e il desiderio della resistenza di difendere il proprio popolo e la propria terra esercitano una grande influenza. Non teniamo conto degli equilibri di potere. Cerchiamo solo di garantire che il nemico non raggiunga i suoi obiettivi; questa è la vera vittoria».
Qassem ha quindi aggiunto che Hezbollah oggi è «in una posizione molto migliore» rispetto al 2006, quando Israele in Libano subì un’umiliante sconfitta per mano della resistenza. «Non abbiamo bisogno di armi. I nostri magazzini sono pieni. In effetti, abbiamo bisogno di più magazzini», ha detto Qassem.
«Se Israele usa armi nucleari, ucciderà gli israeliani prima di uccidere noi. Questo è un territorio molto piccolo. In ogni caso, non abbiamo paura delle armi nucleari». Per il leader di Hezbollah le dichiarazioni del membro del gabinetto israeliano «sono un esempio della loro arroganza. L’Occidente dovrebbe dirci cosa pensa di un ministro israeliano che suggerisce l’uso di armi nucleari».
«Se Israele decidesse di estendere l’aggressione [contro il Libano], scaverebbe la propria tomba e ci darebbe una buona opportunità per eliminarlo una volta per tutte», ha affermato Qassem, prendendo di mira la posizione assunta dai media occidentali, affermando che si comportano riguardo ai territori occupati «come se Israele avesse diritto e fosse la vittima».
«La realtà è che i palestinesi sono quelli occupati e Israele è l’occupante. Dobbiamo affrontare il problema dell’occupazione e non quello della resistenza all’occupazione. Per Hezbollah Israele non ha il diritto di esistere e i palestinesi sono i veri proprietari di quella terra. Ma spetta ai palestinesi, compresi gli ebrei palestinesi, decidere il loro futuro. Coloro che sono venuti da tutto il mondo non hanno il diritto di rubare quella terra».
Come riportato da Renovatio 21, gli USA a inizio conflitto avevano avvertito Israele che una guerra su due fronti sarebbe catastrofica. Di contro, lo Stato Ebraico aveva minacciato Hezbollah di «distruzione senza precedenti» e l’Iran suo sponsor di essere «cancellato dalla faccia della Terra».
Secondo il rappresentante di Hamas a Beirut, Ahmed Abdul Hadi, Hezbollah intensificherà il suo coinvolgimento nel conflitto tra Israele e Hamas solo se la fazione palestinese sarà completamente eliminata a Gaza, aveva dichiarato alla rete statunitense NBC la scorsa settimana.
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Immagine di Sebastian Baryli via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Orban: l’UE pianifica la guerra con la Russia entro il 2030
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Geopolitica
Scontri lungo il confine tra Thailandia e Cambogia
Lunedì la Thailandia ha condotto raid aerei in Cambogia, mentre i due vicini del Sud-est asiatico si attribuivano reciprocamente la responsabilità di aver infranto la tregua negoziata dagli Stati Uniti.
A luglio, una controversia confinaria protrattasi per oltre cinquant’anni è sfociata in scontri armati tra i due Stati. Il presidente USA Donald Trump, tuttavia, era riuscito a imporre un cessate il fuoco dopo cinque giorni di ostilità.
L’esercito thailandese ha riferito che i nuovi episodi di violenza sono emersi domenica, accusando le unità cambogiane di aver sparato contro i soldati di Bangkok nella provincia orientale di Ubon Ratchathani. Un militare thailandese è caduto, mentre altri quattro hanno riportato ferite; in seguito, ulteriori truppe thailandesi sono state bersagliate da artiglieria e droni presso la base di Anupong, ha precisato lo Stato Maggiore.
Massive explosion on the Cambodian side of the Cambodia Thailand border from an F-16 airstrike from Thailand
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— WW3 Monitor (@WW3_Monitor) December 8, 2025
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Il portavoce della Royal Thai Air Force, il maresciallo dell’aria Jackkrit Thammavichai, ha comunicato in tarda mattinata di lunedì che i jet F-16 sono stati impiegati per «ridurre le capacità militari della Cambogia al livello minimo necessario per salvaguardare la sicurezza nazionale e proteggere i civili». Il portavoce del ministero della Difesa cambogiano, il tenente generale Maly Socheata, ha replicato domenica sera sostenendo che le truppe thailandesi hanno sferrato vari assalti contro le postazioni di Phnom Penh, utilizzando armi leggere, mortai e carri armati.
«Anche la parte thailandese ha accusato falsamente la Cambogia senza alcun fondamento, nonostante le forze cambogiane non abbiano reagito», ha dichiarato. Il dicastero ha altresì smentito le denunce thailandesi su un potenziamento delle truppe lungo il confine.
La contesa territoriale affonda le radici nell’epoca coloniale, quando la Francia – che dominò la Cambogia fino al 1953 – delimitò i confini tra i due paesi. Gli scontri di luglio provocarono decine di vittime e oltre 200.000 sfollati da ambo le parti.
Come riportato da Renovatio 21, la Thailandia aveva sospeso la «pace di Trump» quattro settimane fa.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Elon Musk chiede l’abolizione dell’UE «Quarto Reich»
;The tyrannical, unelected bureaucracy oppressing the people of Europe are in the second picture https://t.co/j6CFFbajJa
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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In precedenza, Musk aveva bollato l’UE come un «mostro burocratico», accusandone la dirigenza di «soffocare lentamente l’Europa fino alla morte». Il miliardario, che ha spesso denunciato l’iper-regolamentazione bruxellese, ha invocato lo smantellamento completo dell’Unione. «L’UE dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro cittadini», ha scritto. Anche l’ambasciatore statunitense presso l’UE Andrew Puzder ha condannato l’iniziativa europea, precisando che Washington «si oppone alla censura e contesterà le gravose normative che prendono di mira le aziende statunitensi all’estero». Ciononostante, l’UE difende la decisione: la vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen, ha puntualizzato che la responsabilità ricade unicamente sulla piattaforma di Musk e che «ingannare gli utenti con segni di spunta blu, oscurare informazioni sulle pubblicità ed escludere i ricercatori non è consentito online nell’UE». Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente. Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager. Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.Pretty much https://t.co/0hspV4roFj
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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