Droni
Ankara tassa le carte di credito per finanziare la corsa alle armi

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
La proposta lanciata in questi giorni dall’AKP per rafforzare le «capacità di deterrenza» in un quadro regionale di crescente conflitto. Parlando di Israele il presidente lo ha definito «un pericolo che si avvicina al nostro Paese». Per il 2025 previsto un aumento record del 165% rispetto all’anno precedente nelle spese per il settore della difesa.
Tassare le carte di credito per finanziare la corsa interna al riarmo e sostenere gli investimenti nell’industria della difesa, una priorità in questa fase turbolenta del Medio oriente in cui soffiano incessanti – e sempre più vigorosi – i venti di guerra.
È la proposta lanciata in questi giorni dal governo turco, che intende così recuperare risorse e denaro da investire negli armamenti con l’obiettivo di «rafforzare» le «capacità di deterrenza» soprattutto verso quella che oggi viene considerata la «minaccia» israeliana. A parlarne è stato lo stesso presidente Recep Tayyip Erdogan che, in una conferenza sul “futuro della Palestina” che si è svolta il 15 ottobre ad Ankara ha parlato, riferendosi allo Stato Ebraico, di un «pericolo che si avvicina al nostro Paese».
Secondo quanto riferisce l’AFP, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) avrebbe elaborato un disegno di legge che prevede una tassa di 750 sterline turche (circa 20 euro) da applicare alle carte con una linea di credito massima fino a 100mila Try (quasi 2.700 euro). Esso andrebbe applicato a prescindere dall’importo effettivamente speso e ha già innescato timori e proteste da parte dei consumatori, che si appellano alle banche per vedersi ridotto il credito.
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Sulla vicenda è intervenuto il ministro delle Finanze Mehmet Simsek, il quale ha annunciato che il Parlamento potrebbe rivedere il testo e fissare nuovi criteri di applicazione.
Tuttavia, il titolare del dicastero ha difeso con forza il principio di questa nuova tassa, sottolineando come «l’obiettivo» alla base sia «chiaro ed evidente: il nostro Paese – ha sottolineato – non ha altra scelta che rafforzare la sua capacità di deterrenza». «In questo momento nella nostra regione ci sono fuoco e guerra. Viviamo in un ambiente pericoloso» ha aggiunto, anche se i consumatori continuano a mantenere un atteggiamento critico verso la nuova tassa in un periodo di crisi economica.
«In altre parole» ha spiegato Simsek in un’intervista all’emittente privata NTV «non si tratta di uno sforzo per ridurre il deficit di bilancio».
Nei primi otto mesi del 2024 i ricavi delle esportazioni delle industrie della Difesa hanno raggiunto i 3,7 miliardi di dollari, con un aumento del 9,8% rispetto allo stesso periodo del 2023, secondo quanto riferisce il presidente Haluk Gorgun.
Il settore, che comprende i famosi droni Bayraktar prodotti dall’azienda legata al «clan Erdogan», rappresenta quasi l’80% dei ricavi delle esportazioni del Paese e ha raggiunto i 9,3 miliardi di euro nel 2023. Negli 20 anni si è registrato uno sviluppo enorme, come ha confermato lo stesso ministro delle Finanze: «Nei primi anni 2000, la Turchia importava l’80% del suo fabbisogno». Oggi è il contrario: la Turchia, afferma Simsek, «produce più dell’80% del suo fabbisogno (grazie a) 3.500 aziende».
I numeri ufficiali pubblicati in questi giorni confermano i finanziamenti record per armi e difesa: Ankara sta infatti preparando un aumento significativo nel 2025 secondo quanto annunciato dal vice-presidente Cevdet Yılmaz. Il governo intende stanziare circa 1.600 miliardi di lire turche (attorno ai 46 miliardi di dollari) per difesa e sicurezza. Di questa somma, 913,9 miliardi di lire saranno destinati alle spese per la difesa e 694,5 miliardi di lire alla sicurezza interna.
Il budget combinato per la difesa e la sicurezza interna del Paese era di 971 miliardi di lire nel 2024 e di 524 miliardi di lire per il 2023. Queste cifre mostrano come il bilancio della difesa per il 2025 preveda un aumento del 165% rispetto all’anno precedente. Tenendo conto delle previsioni di inflazione della Banca centrale, pari al 44,1% per la fine del 2024, il bilancio per la difesa e la sicurezza riflette ancora un notevole aumento reale, superiore al 120%.
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Il Gruppo delle Industrie della Difesa, che fa capo direttamente alla presidenza, sta progettando di costruire un sistema di difesa missilistica sul modello israeliano «Iron Dome». Intanto il presidente Erdogan ha confermato nei giorni scorsi che «anche se ci sono persone che non vedono il pericolo che si avvicina al nostro Paese, noi percepiamo il rischio e stiamo prendendo tutte le nostre precauzioni».
Tuttavia, per l’opposizione si tratta di propaganda nel tentativo di «mascherare la crisi economica» che la Turchia sta attraversando.
Per Deniz Yucel, portavoce del Partito popolare repubblicano (CHP), il più grande movimento di opposizione in Parlamento, «la difesa della patria (…) è diventata uno strumento politico per l’AKP, che sta preparando una nuova proposta di saccheggio sfruttando i sentimenti nazionali».
Il tasso di inflazione a due cifre della Turchia è sceso sotto il 50% su base annua il mese scorso, ma ha superato l’85% nell’ottobre 2022.
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Immagine di CeeGee via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Droni
La Russia rivela i suoi mezzi anti-drone

🚨⚡️ FPV drone crews of the Rubicon Center continue to destroy unmanned aerial vehicles of the Ukrainian Armed Forces in the area of the special military operation. pic.twitter.com/g4XnOJ6FH2
— RussiaNews 🇷🇺 (@mog_russEN) May 12, 2025
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🚨⚡️FPV drone crews from the Rubicon Center hit manpower, armored vehicles, UAVs, and firing positions of the Ukrainian Armed Forces in the special military operation zone. pic.twitter.com/Z8mcHixsAF
— RussiaNews 🇷🇺 (@mog_russEN) May 13, 2025
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Droni
Israele attacca la Siria in «difesa della minoranza locale» drusa

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno lanciato un attacco con droni contro un non troppo definito «gruppo estremista» in Siria. In una dichiarazione congiunta, il premier Beniamino Netanyahu e il ministro della Difesa Israel Katz hanno definito l’attacco una «operazione di avvertimento» volta a prevenire la violenza contro la minoranza drusa siriana.
Secondo il Times of Israel, l’attacco ha preso di mira un «raduno di un gruppo estremista che si preparava a continuare il suo attacco contro la popolazione drusa» in Siria. Il capo di Stato Maggiore IDF, tenente generale Eyal Zamir, avrebbe ordinato alle truppe di colpire ulteriormente siti governativi siriani «se la violenza contro i drusi non cessa».
Secondo l’agenzia di stampa AFP, nei pressi di Damasco sono scoppiati scontri tra gruppi armati legati al governo siriano e combattenti drusi.
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Almeno 11 persone sono state uccise mercoledì, quando «gruppi fuorilegge hanno preso di mira civili e forze di sicurezza» nel sobborgo di Sahnaya a Damasco, appena un giorno dopo che scontri simili hanno causato 17 vittime a Jaramana, un sobborgo prevalentemente druso e cristiano, secondo l’agenzia di stampa.
Le nuove autorità siriane devono affrontare le tensioni seguite alle violenze settarie avvenute nella provincia costiera di Latakia, che hanno preso di mira soprattutto alawiti e cristiani e che, secondo quanto riferito, hanno causato la morte di 1.000 persone.
La violenza ha spinto gli Stati Uniti e la Russia a denunciare la persecuzione delle minoranze siriane, mentre l’UE ha attribuito la responsabilità degli attacchi alle «forze del governo ad interim» da parte di «elementi pro-Assad».
Il ministero dell’Interno siriano ha affermato che l’attacco israeliano ha ucciso un membro delle forze di sicurezza nazionale siriane, schierate nella zona per fermare gli scontri tra gruppi armati, secondo quanto riportato da Reuters. L’agenzia di stampa siriana SANA ha confermato l’attacco israeliano, ma non ha fornito informazioni sulle vittime.
I drusi sono un gruppo religioso minoritario che segue una derivazione dell’Islam sciita ismailita che crede, tra le altre cose, nella metempsicosi. I drusi costituiscono il 3% della popolazione siriana. In Israele rappresentano il 10% del gruppo degli arabi israeliani, e sono tenuti a prestare servizio militare presso l’IDF. Sono distribuiti, oltre che in Israele e Siria, anche in Libano e Giordania.
Come riportato da Renovatio 21, a gennaio era stato annesso ad Israele il villaggio della Siria meridionale di Hader, dove gli abitanti drusi avrebbero chiesto di essere incorporati nel Golan occupato dagli israeliani.
L’attacco potrebbe – in apparenza – segnare un cambio di registro da parte dello Stato Ebraico nei riguardi del nuovo governo islamista di Damasco, in passato definito da Israele come fatto di «jihadisti educati».
Due mesi fa Israele lanciava attacchi aerei per «smilitarizzare» la Siria. Tuttavia un ex capo della Direzione dell’Intelligence israeliana aveva ammesso che «il caos in Siria è benefico per Israele».
Netanyahu a inizio anno aveva visitato il territorio israeliano occupato dalle forze dello Stato Ebraico. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva annunciato che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) dovevano istituire una «zona di difesa sterile» temporanea nella Siria meridionale per prevenire qualsiasi «minaccia terroristica» dopo la caduta del governo Assad.
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa Israele aveva annunciato una presenza militare indefinita in Siria.
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Immagine di Israeli Defence Forces Spokesperson’s Unit via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Droni
Israele schiera bulldozer robotici a Gaza per una guerra su larga scala

Israeli military D9 armored bulldozers are plowing through the Nur Shams Camp in the Northern West Bank. pic.twitter.com/qCaaaAx4wo
— 🇺🇸ProudArmyBrat (@leslibless) October 19, 2023
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