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Altro attacco terrorista dei coloni israeliani in Cisgiordania contro un villaggio cristiano

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Un gruppo di coloni israeliani ha nuovamente attaccato il villaggio cristiano di Taybeh in Cisgiordania, dando fuoco alle auto, lanciando pietre contro le case e disegnando graffiti intimidatori sui muri nell’ultimo episodio di un assedio in corso contro la città. Lo riporta LifeSite.

 

Nonostante la recente visita dell’ambasciatore statunitense in Israele Mike Huckabee a Taybeh, l’ultima città completamente cristiana della Cisgiordania, durante la quale ha condannato la violenza contro la città e ha chiesto «dure conseguenze» per i responsabili, gli aggressori hanno nuovamente colpito il villaggio.

 

Secondo diverse fonti locali, lunedì mattina presto i coloni israeliani hanno assalito le case con pietre, hanno tentato di darne fuoco a una, hanno minacciato gli abitanti con graffiti e hanno dato fuoco a tre auto, tra cui una appartenente a un giornalista cristiano e una a un membro del consiglio del villaggio.

 

Molti di lingua ebraica hanno affermato che il graffito appena dipinto a Taybeh, la cui foto è stata pubblicata su X dal cristiano palestinese Ihab Hassan, si traduce come «te ne pentirai».

 

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L’ambasciatore tedesco in Israele, Steffen Seibert, ha condannato gli attacchi, affermando lunedì «che l’obiettivo sia un villaggio cristiano o una comunità musulmana, questi coloni estremisti possono rivendicare un mandato divino, ma in realtà sono criminali, estranei a qualsiasi fede autentica». Da notare come le stesse autorità israeliane due anni fa, prima della strage del 7 ottobre, avevano accusato i coloni di «terrorismo» – qualcosa di molto distante dalla realtà attuale, dove essi hanno il sostegno di figure politiche come i ministri Itamar Ben-Gvir e Belazel Smotrich, il quale promuove istituzionalmente i nuovi insediamente e la colonizzazione della stessa Gaza nel segno dell’idea del Grande Israele, mentre si moltiplicano i pogrom contro gli autoctoni.

 

Anche il Forum dei cristiani di Terra Santa ha rilasciato lunedì una dichiarazione in cui condanna l’attacco terroristico e chiede «un’indagine approfondita da parte di un organismo internazionale neutrale», che i terroristi siano ritenuti responsabili e che vengano presi provvedimenti contro coloro che li istigano.

 

Il portale di informazione della Santa Sede Vatican News ha riferito che gli aggressori fanno parte di un gruppo estremista israeliano chiamato No’ar HaGva’ot o Hilltop Youth («Gioventù della cima della collina»), noto per aver creato avamposti illegali sul territorio palestinese e per aver commesso violenze contro i palestinesi e la loro terra.

 

Secondo l’esperto di terrorismo Ami Pedahzur, i giovani di Hilltop aderiscono a una visione del mondo «kahanista» (cioè seguace del pensiero del rabbino Meir Kahane, suprematista ebraico ucciso a Nuova York ad inizio anni Novanta), approvando «la deportazione, la vendetta e l’annientamento dei gentili che rappresentano una minaccia per il popolo di Israele».

 

Durante il loro ultimo attacco a Taybeh, i coloni israeliani avrebbero appiccato il fuoco nei pressi del cimitero della città e della storica chiesa di San Giorgio (Al-Khadr), uno dei più antichi monumenti religiosi della Palestina.

 

Padre Bahar Fawadleh, parroco della chiesa di Cristo Redentore a Taybeh, situata a est di Ramallah, ha recentemente affermato: «non viviamo in pace, ma nella paura e nell’assedio quotidiani».

 

Le aggressioni dei coloni israeliani contro i cittadini della città, che includono incendi dolosi ai raccolti e furti di attrezzature, sono riconosciute dai cristiani locali «come parte di uno sforzo sistematico per strangolarli economicamente e cacciarli via», ha spiegato il sacerdote.

 

Tali violenze perpetrate da questi coloni terroristi non sono affatto rare in Cisgiordania. Durante l’anno solare 2024, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha registrato circa 1.420 episodi di violenza da parte dei coloni israeliani. «Questi episodi includono l’uccisione di cinque palestinesi, tra cui un bambino, il ferimento di altri 360 palestinesi, tra cui 35 bambini, e la vandalizzazione di oltre 26.100 alberi di proprietà palestinese da parte dei coloni».

 

Amnesty International ha descritto questi attacchi come «parte di una campagna decennale sostenuta dallo Stato per espropriare, sfollare e opprimere i palestinesi nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, sotto il sistema di apartheid israeliano».

 

«Le forze israeliane hanno una lunga storia di favoritismi della violenza dei coloni ed è scandaloso che ancora una volta siano rimaste a guardare e in alcuni casi abbiano preso parte a questi brutali attacchi», afferma un rapporto dell’aprile 2024.

 

I commentatori hanno criticato il governo israeliano per non aver ritenuto responsabili questi coloni per i loro continui e immotivati atti di violenza e terrore contro i palestinesi.

 

I «coloni» ebrei in Cisgiordania sono spesso associati alla crescente influenza del sionismo religioso, che abbraccia un’ideologia di supremazia ebraica radicale e quindi una giustificazione per gli orrendi crimini violenti di pulizia etnica e genocidio contro il popolo palestinese come mezzo per impossessarsi della Terra Santa e costruire un esclusivo stato etnico ebraico.

 

Una volta completata la conquista del territorio, mirano a costruire il cosiddetto Terzo Tempio per il sacrificio animale (la famigerata «giovenca rossa») a Gerusalemme e ad accogliere il loro moshiach (il «messia» dei giudei), da cui le loro aspettative sono in stretta sintonia con ciò che le autorità cattoliche si aspettano dall’Anticristo. E da Gerusalemme, questi sionisti religiosi si aspettano che questa figura sottometta tutti gli altri popoli alle leggi di Noè, sconfiggendo il cristianesimo come «idolatria» e persino eseguendo la pena di morte contro i cristiani per questo presunto crimine.

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Le comunità di coloni illegali beneficiano anche di un sostegno finanziario indiretto, costituito da miliardi di dollari dei contribuenti statunitensi che sostengono le forze militari israeliane e contribuiscono così ad aiutare i coloni e gli insediamenti a espandersi efficacemente in Cisgiordania. Anche gli interessi privati americani forniscono fondi significativi per l’ulteriore sviluppo degli insediamenti illegali, dei gruppi paramilitari e delle unità dell’IDF che operano a Gaza e in Cisgiordania.

 

Nel luglio 2024, la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che l’occupazione militare israeliana, durata 58 anni, di territori palestinesi riconosciuti a livello internazionale era illegale ai sensi del diritto internazionale. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dato seguito a questa sentenza a settembre, approvando a larga maggioranza una risoluzione che chiede a Israele di porre fine all’occupazione illegale di questi territori, compresa l’evacuazione degli insediamenti in Cisgiordania, entro 12 mesi.

 

Le voci unanimi e costanti dei vescovi cattolici e ortodossi della regione hanno definito l’occupazione illegale di questi territori palestinesi da parte di Israele come l’aggressione «alla radice» del conflitto, un «peccato» continuo che deve essere contrastato e a cui si deve porre rimedio se si vuole che ci sia una qualche speranza di pace nella regione.

 

Come riportato da Renovatio 21, per i cristiani questi anni, anche prima della guerra tra lo Stato Giudaico e Hamas e i relativi massacri, sono stati puntellati da quantità di attacchi senza precedenti.

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Persecuzioni

Trump per Natale attacca «la feccia ISIS» in Nigeria

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Il presidente Donald Trump ha reso noto che gli Stati Uniti hanno effettuato raid aerei contro i terroristi dello Stato Islamico in Nigeria proprio il giorno di Natale, accusando i militanti di aver «ucciso brutalmente» i cristiani.   Boko Haram, gruppo jihadista islamista il cui nome significa «i libri (occidentali) sono proibiti», ha giurato fedeltà all’ISIS nel 2015, per poi scindersi l’anno successivo in due fazioni rivali: Boko Haram e la Provincia dell’Africa Occidentale dello Stato Islamico (ISWAP), che concentra i propri attacchi contro i cristiani e coloro ritenuti «infedeli».   In un post pubblicato giovedì su Truth Social, Trump ha dichiarato che l’operazione era diretta contro la «feccia terroristica dell’ISIS nel nord-ovest della Nigeria, che ha preso di mira e ucciso brutalmente, principalmente, cristiani innocenti, a livelli mai visti da molti anni, e persino secoli!».  

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  «Ho già avvertito questi terroristi che se non avessero fermato il massacro dei cristiani, avrebbero dovuto pagare l’inferno… Sotto la mia guida, il nostro Paese non permetterà al terrorismo islamico radicale di prosperare. Che Dio benedica i nostri militari e BUON NATALE a tutti, compresi i terroristi morti», ha aggiunto.   Gli attacchi, mirati ai militanti nello Stato di Sokoto, sono stati eseguiti in coordinamento con le autorità nigeriane, ha comunicato il Comando Africa degli Stati Uniti. Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha ringraziato il governo di Abuja per il suo «sostegno e la sua cooperazione», annunciando «altri [attacchi] in futuro». I responsabili statunitensi, tuttavia, non hanno reso noto il numero di vittime tra i militanti.   Trump ha di recente inasprito le pressioni sulla Nigeria per le violenze a sfondo religioso, che comprendono omicidi e rapimenti di fedeli cristiani. A novembre aveva minacciato di intervenire in Nigeria «a tutto spiano» se il governo non avesse posto fine al «massacro» dei cristiani.   Washington ha inoltre introdotto restrizioni sui visti per individui presumibilmente coinvolti in violazioni della libertà religiosa e ha classificato la Nigeria come «paese di particolare preoccupazione» per le persecuzioni religiose.   La Nigeria, dove i cristiani prevalgono nel Sud e i musulmani rappresentano la maggioranza nel nord, affronta dal 2009 una prolungata insurrezione jihadista lanciata da Boko Haram per instaurare uno Stato islamico.   La persecuzione anticristiana in Nigeria si è aggravata dopo il 1999, quando 12 stati del Nord hanno adottato la sharia. L’ascesa di Boko Haram nel 2009 ha segnato un’ulteriore escalation, con il gruppo noto per il rapimento di centinaia di studentesse nel 2014, di cui 87 risultano ancora disperse.   Come riportato da Renovatio 21, gli ultras della nazionale romena, a quanto pare più cristiani di Parolin, durante una recente partita di qualificazione ai mondiali a Bucarest hanno esposto un grande striscione con la scritta «DIFENDETE I CRISTIANI NIGERIANI».

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Due mesi fa Trump aveva promesso di «annientare» i terroristi islamici in Nigeria in difesa dei cristiani perseguitati. La sua sortita aveva provocato reazioni dai vertici dello Stato nigeriano, che aveva inizialmente respinto l’intervento militare «unilaterale» minacciato da Washingtone.   Come riportato da Renovatio 21, l’ambasciatore di Trump all’ONU Mike Waltz un mese fa aveva definito la persecuzione dei cristiani nigeriani un «genocidio». Nel 2024 l’Osservatorio sulla libertà religiosa in Africa (ORFA) ha calcolato quasi 56.000 morti in attacchi di natura religiosa in quattro anni.   Un tempo leggermente più numerosi dei musulmani, i cristiani sono ora in minoranza a causa degli elevatissimi tassi di natalità tra la popolazione musulmana. Nelle scorse settimane il mondo ha assistito ad un orrendo rapimento di massa di bambini cattolici dalle scuole.  

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Vescovi indiani: «Angoscia e condanna» per l’aumento di attacchi ai cristiani a Natale

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

In una nota la Conferenza episcopale condanna l’escalation «allarmante» di assalti e violenze alla vigilia della festa. Fra gli episodi anche insulti e molestie contro una donna ipovedente. Nel Kerala arrestato un 24enne legato al Rashtriya Swayamsevak Sangh che ha aggredito bambini che intonavano canti natalizi.

 

Profonda angoscia e una ferma condanna. È quanto esprime in una nota la Conferenza episcopale indiana (CBCI), in riferimento a quello che definiscono «allarmante aumento» di attacchi contro i cristiani »in vari Stati del nostro Paese durante il periodo natalizio».

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«Questi episodi mirati, in particolare contro cori natalizi pacifici e congregazioni riunite nelle chiese per pregare, minano gravemente» prosegue la dichiarazione dei vescovi «le garanzie costituzionali indiane di libertà di religione e il diritto di vivere e praticare il proprio culto senza timore». La CBCI si dice «sconvolta» da un filmato diventato virale in rete e proveniente da Jabalpur, nel Madhya Pradesh. »Una donna ipovedente» denunciano i prelati «che partecipava a un programma natalizio è stata pubblicamente insultata e molestata fisicamente» dal vice-presidente locale del BJP (Bharatiya Janata Party) Anju Bhargava e da gruppi di facinoroso che «hanno interrotto le riunioni natalizie».

 

«Alla luce di tale condotta egregia e disumanizzante, la CBCI» prosegue la nota «chiede l’immediata espulsione di Anju Bhargava dal BJP». Altrettanto inquietante è la diffusione di manifesti pieni di odio nel Chhattisgarh, che invitano a un bandh [forma di protesta pubblica] il 24 dicembre contro i cristiani, che può inasprire le tensioni e fomentare ulteriori violenze.

 

I vescovi condannano «questi atti di odio» e si appellano ai governi degli Stati e all’esecutivo centrale perché adottino «misure urgenti e visibili contro tutti gli individui e le organizzazioni che diffondono odio e violenza». La CBCI, conclude la dichiarazione a firma di padre Robinson Rodrigues, chiede al ministro degli Interni Shri Amit Shah jj «di garantire la rigorosa applicazione della legge e la protezione delle comunità cristiane» perché la festa del Natale sia celebrata in un clima di pace, armonia e sicurezza.

 

Nel frattempo la polizia del Kerala ha arrestato un membro del Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), legato anche al BJP, con l’accusa di aver aggredito un gruppo di bambini che intonavano canti natalizi nel distretto di Palakkad. Secondo quanto riferito, l’indagato avrebbe spaventato i bambini dopo averne aggrediti un paio e aver danneggiato il tamburo che il gruppo stava utilizzando. La persona arrestata è stata identificata come Ashwin Raj, 24enne originario di Kalandithara, Puthussery. L’incidente è avvenuto la sera di domenica 21 dicembre, quando un gruppo di dieci studenti è arrivato nella zona fra canti natalizi e note di strumenti musicali.

 

Secondo la denuncia, gli attivisti RSS-BJP che si erano radunati nella zona hanno fermato gli studenti, li hanno minacciati e hanno chiesto che i gruppi di piccoli cantori non entrassero nella cittadina. Durante il confronto, Ashwin Raj avrebbe aggredito alcuni di loro e danneggiato gli strumenti musicali. Terrorizzati, i bambini hanno immediatamente informato i familiari e, insieme a loro, si sono recati alla stazione di polizia per sporgere denuncia. A seguito di un’inchiesta, la polizia ha arrestato l’imputato che si trova ora in custodia cautelare con accuse previste ai sensi della Sezione 308 del Bharatiya Nyay Sanhita (il nuovo Codice penale indiano).

 

Domenica, il ministro dell’Istruzione del Kerala V. Sivankutty ha segnalato alcuni episodi in cui le direzioni scolastiche hanno annullato le celebrazioni natalizie sotto pressione, presumibilmente da parte di gruppi dell’estrema destra indù fedeli al Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS). L’alto funzionario ha reagito con veemenza dopo che il quotidiano Deshabhimani, organo di stampa del CPM(Communist Party of India), ha affermato che alcune scuole gestite dal Sangh Parivar e un’altra con una «direzione indù» hanno deciso di non organizzare programmi natalizi.

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Secondo quanto riferito dal Times of India (TOI), almeno un istituto avrebbe raccolto contributi prima di revocare la decisione. Alcuni genitori hanno presentato una petizione congiunta al ministro contro una scuola di Thiruvananthapuram che ha annullato le celebrazioni dopo averle pianificate, mentre gruppi indù di estrema destra sui social media hanno preso di mira i cristiani: fra intimidazioni e minacce, il monito ricorrente è di interrompere le feste dei Natale per non incorrere in «conseguenze non specificateÐ.

 

Sivankutty ha accusato l’RSS e le sue affiliate di cercare di espellere le pratiche religiose e le celebrazioni delle minoranze cristiane e musulmane dalla vita culturale del Kerala, per «creare divisioni nella società». Per il ministro i radicali indù vorrebbero replicare nel Kerala il «modello del Nord» di «emarginazione delle minoranze» ma ha aggiunto che ogni tentativo di divisione o di odio verrà respinto con forza.

 

Il TOI riferisce inoltre che i vertici della scuola “filo-indù” citata nell’articolo non avrebbero vietato di celebrare i Natale. «Tuttavia» prosegue il racconto « stata imposta una restrizione sul taglio della torta in considerazione dei timori di possibili intossicazioni alimentari. Le celebrazioni natalizie si terranno comunque», ha affermato un funzionario.

 

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Immagine della cattedrale di San Tommaso a Madras

Immmagine di Joe Ravi via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

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Una proposta di legge canadese potrebbe condannare la Bibbia come «discorso d’odio»

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I vescovi canadesi hanno reagito con forza a un emendamento al disegno di legge C-9, o «legge sull’odio», che potrebbe criminalizzare la diffusione di passi della Sacra Scrittura.   In una lettera indirizzata al primo ministro liberale Mark Carney il 4 dicembre, la Conferenza Episcopale Canadese (CCCB) si è espressa contro gli emendamenti proposti al disegno di legge C-9, la «legge sull’odio», che consentirebbe ai canadesi di essere puniti per aver citato la Sacra Scrittura. La lettera è stata firmata dal Presidente della CCCB, Pierre Goudreault, Vescovo della Diocesi di Sainte-Anne-de-la- Pocatière.   Il vescovo ha spiegato: «La proposta di rimuovere la protezione dei testi religiosi in “buona fede” solleva serie preoccupazioni». Questa esenzione, che ha una portata limitata, è servita per molti anni come garanzia cruciale per garantire che i canadesi non vengano perseguiti per l’espressione sincera e veritiera delle loro convinzioni, fatta senza animosità e radicata in tradizioni religiose di lunga data.

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Il vescovo Goudreault aggiunge che «la rimozione di questa disposizione rischia di creare incertezza per le comunità religiose, il clero, gli educatori e altri soggetti che potrebbero temere che l’espressione di insegnamenti morali o dottrinali tradizionali possa essere erroneamente interpretata come incitamento all’odio ed esporre chi la esprime a procedimenti giudiziari con una pena fino a due anni di carcere».   La lettera prosegue: «Come hanno sottolineato gli esperti legali, la comprensione pubblica dell’incitamento all’odio e delle sue implicazioni legali è spesso molto più ampia di quanto effettivamente previsto dal Codice penale. L’eliminazione di una chiara tutela legale avrà quindi probabilmente un effetto paralizzante sull’espressione religiosa, anche se, nella pratica, l’azione penale rimane improbabile».   In conclusione, il vescovo Goudreault ha raccomandato ai liberali di ritirare l’emendamento proposto o di rilasciare una dichiarazione in cui chiarisca che «l’espressione religiosa, l’insegnamento e la predicazione in buona fede non saranno soggetti a procedimenti penali ai sensi delle disposizioni relative alla propaganda d’odio».   Come riportato da LifeSiteNews, fonti governative hanno rivelato che i liberali hanno accettato di rimuovere le esenzioni religiose dalle leggi canadesi sull’incitamento all’odio come parte di un accordo con il Bloc Québécois volto a mantenere i liberali al potere.   Secondo lo stesso sito web, il «Bill C-9» è stato duramente criticato dagli esperti costituzionali perché conferisce alle forze dell’ordine e al governo il potere di agire contro coloro che, a loro avviso, hanno ferito i sentimenti di qualcuno in modo «odioso».   «L’emendamento proposto dal Bloc Québécois mira a limitare ulteriormente la libertà di espressione, poiché eliminerebbe la cosiddetta difesa dell’«esenzione religiosa», che ha protetto gli individui dalle condanne per incitamento deliberato all’odio quando le dichiarazioni sono fatte «in buona fede» e basate su un «tema religioso» o su un’interpretazione «sinceramente sostenuta» di testi religiosi.   Di conseguenza, citare la Bibbia, il Corano o la Torah per condannare l’aborto, l’omosessualità o la propaganda LGBT potrebbe essere considerato un’attività criminale.

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Un odio per la Bibbia

A ottobre, il deputato liberale Marc Miller ha dichiarato che alcuni passaggi della Bibbia erano «odiosi» per ciò che dicevano sull’omosessualità e che coloro che li recitavano avrebbero dovuto essere imprigionati.   «Ci sono chiaramente situazioni in questi testi in cui queste affermazioni sono odiose», ha affermato Miller. «Non dovrebbero essere usate per invocare o fungere da difesa», ha aggiunto, scatenando immediatamente un’ondata di proteste da parte dei conservatori in tutto il Canada.   Questo attacco non è di poco conto, perché un’analisi delle biblioteche storiche rivela numerosi testi che potrebbero rientrare nell’ambito di applicazione di questo emendamento, eppure solo la Bibbia è presa di mira, a dimostrazione di un chiaro «incitamento all’odio» da parte del signor Miller. Logicamente, dovrebbe quindi essere il primo a soccombere a questa proposta di legge.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News  

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
 
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