Eutanasia
Alfie Evans e il vergognoso silenzio della chiesa di Bergoglio
Tutti conoscono ormai la vicenda del piccolo Alfie Evans, il bambino inglese di ventitré mesi affetto da una misteriosa malattia neurodegenerativa e, per questo, ricoverato da lungo tempo all’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool.
Per volontà dei medici il bambino, aiutato da un ventilatore a respirare, deve morire. Per il giudice dell’Alta Corte – al quale l’ospedale si è rivolto per poter “staccare la spina”, come si dice nel gergo dell’eutanasia, – la vita di Alfie «è inutile».
Thomas Evans e Kate James sono i genitori di Alfie, e da tempo lottano affinché la vita di loro figlio possa essere salvata dalle mani di questi aguzzini che, calpestando la sovranità genitoriale decidono – per legge – di sopprimere un bambino senza che per lui esista, nemmeno lontanamente, un pericolo di vita e quindi un ipotetico accanimento terapeutico.
Diversi ospedali – come ad esempio il Bambin Gesù di Roma dove i genitori, peraltro, vorrebbero approdare – si sono resi disponibili attraverso delle equipe di esperti per accogliere il bambino. Altri professionisti hanno avanzato disponibilità ma tutto, stranamente, è risultato inutile: Alfie deve morire, lo vuole la legge.
La medicina, che dovrebbe ancora una volta basarsi sul principio del primum non nocere, non solo si arrende, ma altresì si mobilita per uccidere togliendo un sostegno vitale.
La medicina, che dovrebbe ancora una volta basarsi sul principio del primum non nocere, non solo si arrende, ma altresì si mobilita per uccidere togliendo un sostegno vitale.
Tutta questa questione, che poggia le proprie riflessioni su principii bioetici, diventerebbe davvero troppo lunga e questa non è la sede per approfondirla. Vogliamo qui, invece, parlare di ciò che sta diventando la vergogna del mondo: ovvero la posizione assunta dalla chiesa (minuscola voluta) nella vicenda di Alfie Evans, ancora più eclatante rispetto a quella che coinvolse il piccolo Charlie Gard, primo bambino innocente morto fra le grinfie dello Stato e fra il silenzio complice della chiesa che ha tradito il proprio mandato.
Sì, è proprio questo silenzio complice che lascia attoniti. Un silenzio che, di fatto, è stato anche interrotto da piccoli gesti veramente indegni, come l’intervista rilasciata da Mons. Paglia Vincenzo, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita il quale, di fatto, ha dato ragione ai giudici inglesi.
Il peggio del peggio è poi venuto dalla massima autorità della Chiesa, che dopo numerosi solleciti da parte del mondo intero, è intervenuto sulla vicenda udite udite… attraverso un tweet che così recitava:
«È la mia sincera speranza che possa essere fatto tutto il necessario per continuare ad accompagnare con compassione il piccolo Alfie Evans e che la profonda sofferenza dei suoi genitori possa essere ascoltata. Prego per Alfie, per la sua famiglia e per tutte le persone coinvolte».
Ad accompagnarlo dove non ci è dato saperlo. O forse possiamo immaginarcelo con un piccolo sforzo.
Il Papa, per la religione cattolica, è Vicario di Cristo in terra, custode dell’innocenza e della Vita quale miracolo al quale solo Dio – e nessun altro – può porre inizio e fine. Ebbene, davanti allo strazio di due genitori e davanti all’innocenza di questo bambino, colpevole per i medici e per i giudici solo di essere ammalato, la scesa in campo del Vicario di Cristo è stata attraverso un tweet.
Davanti allo strazio di due genitori e davanti all’innocenza di questo bambino, colpevole per i medici e per i giudici solo di essere ammalato, la scesa in campo del Vicario di Cristo è stata attraverso un tweet
Lasciamo ai nostri lettori ogni considerazione.
Che dire, poi, sull’altrettanto silenzio assordante della Conferenza Episcopale Inglese, rappresentata dal Card. Vincent Nichols, o su quello del Vescovo di Liverpool, Mons. Malcolm McMahon, più volte chiamato in causa ma sempre silente? Si badi che la famiglia di Alfie ha più volte scritto alla diocesi di intervenire, di scongiurare il papa a pronunciarsi con decisione per salvare loro figlio da una follia omicida priva di ogni sensibilità umana e che guarda alla vita solo qualitativamente, considerando un bambino malato come un rifiuto da scartare, una persona, appunto, «inutile».
Non una parola su questa prepotenza di stampo nazista, come lo era la lebensunwertes leben («vita indegna di essere vissuta») di cui si parlava appunto nella Germania hitlerista.
Non una risposta davanti al movimento di «Alfie’s Army», con migliaia di genitori, nonni che scendono in piazza e vegliano da settimane davanti all’ospedale affinché i medici sentano la pressione della popolazione. Ognuna di queste persone, nessuno escluso, ha cercato in questa vicenda l’appoggio di chi dovrebbe difendere la vita con i denti e le unghie sguainate: i rappresentanti della Chiesa.
Questo silenzio è complicità. Questo silenzio è malvagio e rappresenta il tradimento, la codardia, il piegamento al mondo perpetrato da coloro che dovrebbero essere i Pastori e che, invece, sono fuggiti abbandonando le pecore, trasformandosi vieppiù in lupi ricoperti di vesti indegne di essere da loro portate.
Questo silenzio è malvagio e rappresenta il tradimento, la codardia, il piegamento al mondo perpetrato da coloro che dovrebbero essere i Pastori e che, invece, sono fuggiti abbandonando le pecore, trasformandosi vieppiù in lupi ricoperti di vesti indegne di essere da loro portate
Numerose testate giornalistiche – alcune cattoliche, altre no – hanno tempestato di lettere e di telefonate la diocesi di Liverpool per poter parlare della vicenda con il vescovo: nessuna risposta. Da tutto il mondo sono state avviate vere e proprie mail bombing nella speranza di scuotere le coscienze di questi traditori. Nulla di nulla.
Il piccolo Alfie e tutta la sua famiglia è lasciata nelle mani dello Stato omicida che peraltro utilizzò le parole di Papa Francesco – che si è detto contro l’accanimento terapeutico (termine oggi usato per giustificare l’abbandono terapeutico e quindi l’eutanasia) – nella prima sentenza di Hayden. Anche in questo caso, il summenzionato Presidente della Pontificia Accademia per la Vita non ha avuto nulla da obiettare sul fatto che le parole di Bergoglio siano state utilizzate per quella che fu la prima sentenza di condanna a morte per il bambino inglese.
Il piccolo Alfie e tutta la sua famiglia è lasciata nelle mani dello Stato omicida che peraltro utilizzò le parole di Papa Francesco nella prima sentenza di Hayden
Nella mattinata di ieri diversi giornalisti hanno nuovamente provato a recarsi agli uffici del vescovo di Liverpool, senza però aver modo di incontrarlo, anche solo per un attimo. La chiesa, o meglio sarebbe dire la neo-chiesa, in questa vicenda ha enormi responsabilità da cui non si potrà sottrarre senza averci perso almeno tutta la faccia.
l padre di Alfie, cattolico praticante, ha riferito che da quando Alfie è lì ricoverato ha ricevuto solo una visita da parte di un sacerdote il quale, peraltro sbagliandosi di gran lunga, aveva detto che al bambino sarebbe rimasto poco da vivere. Da lì in poi più nessuno si è presentato.
Anche in questo caso i genitori avevano sollecitato Mons. McMahon affinché portasse la benedizione per gli infermi al loro piccolo, cosicché potesse rendersi conto anche lui dei piccoli miglioramenti che nel tempo ha fatto e dell’amore che anche con un faticoso sguardo riesce a trasmettere.
L’esito di questa richiesta, senza bisogno di specificarlo, potete immaginare quale sia stato.
Vogliamo allora riportare qui tutto il dolore di un padre che sta lottando per difendere suo figlio; di un padre che si è sentito abbandonato da chi a lui, a sua volta, dovrebbe essere Padre. I due giovani genitori non cercano altro che aiuto, una semplice possibilità di capire da quale malattia è affetto il bambino e se, eventualmente, può essere curata.
Gli aguzzini assetati di sangue non lo concedono, e la chiesa tace inerme perché, in fondo, tutti vogliono che Alfie muoia. E, se possbile, anche alla svelta, così da togliersi via da questa imbarazzante situazione.
Gli aguzzini assetati di sangue non lo concedono, e la chiesa tace inerme perché, in fondo, tutti vogliono che Alfie muoia. E, se possbile, anche alla svelta, così da togliersi via da questa imbarazzante situazione.
Vi riportiamo allora la lettera di Tom Evans, padre del piccolo Alfie Evans. Una lettera davvero straziante e toccante, pregna ancora di una flebile speranza. Ve la riportiamo integralmente ma non senza prima aver detto – assumendocene le responsabilità – che il Vaticano, la Conferenza Episcopale Inglese e tutti i traditori silenti che dovrebbero ricoprire un certo ruolo, sono la vergogna del mondo intero.
Chi ama davvero la Chiesa deve fuggire da questa falsa chiesa e dai finti pastori che hanno tradito il loro mandato.
Chi ama davvero la Chiesa deve fuggire da questa falsa chiesa e dai finti pastori che hanno tradito il loro mandato.
Cristiano Lugli
LETTERA DI THOMAS EVANS A MONS. MALCOLM McMAHON, VESCOVO DI LIVERPOOL
Sua Eccellenza,
mi chiamo Thomas Evans e sono il papà di Alfie. Mi sono sentito davvero molto triste nel leggere le dichiarazioni dell’Arcidiocesi, circa la situazione di mio figlio Alfie.
Il mio più grande dolore deriva dal fatto di non essere stato riconosciuto come un figlio della Santa Madre Chiesa: sono cattolico, sono stato battezzato e cresimato e guardo a Lei come mio pastore e al Santo Padre come vicario di Gesù Cristo sulla terra.
Questo è il motivo per cui ho bussato alla porta della Chiesa per chiedere aiuto nella battaglia per salvare mio figlio dall’eutanasia!
Questo è il motivo per cui ho bussato alla porta della Chiesa per chiedere aiuto nella battaglia per salvare mio figlio dall’eutanasia!
Alfie è battezzato come me, come Lei, Sua Eccellenza. Vorrei che le preghiere per lui e per noi fossero indirizzate all’unico vero Dio.
Sono consapevole che la morte di mio figlio è una possibilità reale e forse non è molto lontana. So che il Paradiso lo sta aspettando poiché non riesco a immaginare quale tipo di peccati possa aver commesso quell’anima innocente, inchiodata al suo letto come a una croce.
Ma sono anche consapevole che la sua vita è preziosa davanti agli occhi di Dio e che Alfie stesso ha una missione da compiere.
Forse la sua missione è mostrare al mondo intero la crudeltà che sta dietro le parole del giudice. Il giudice ha infatti dichiarato che la vita di Alfie è «futile», sostenendo così la stessa posizione dell’ospedale che vuole che mio figlio muoia per soffocamento.
Forse la sua missione è mostrare al mondo intero la crudeltà che sta dietro le parole del giudice. Il giudice ha infatti dichiarato che la vita di Alfie è «futile», sostenendo così la stessa posizione dell’ospedale che vuole che mio figlio muoia per soffocamento.
Non sono un dottore, ma posso vedere che mio figlio è vivo e vedo anche che non viene curato. Per mesi ho chiesto all’ospedale e sto ancora chiedendo loro di permetterci di trasferire il nostro bambino, il figlio mio e di Kate, il figlio di Dio, all’ospedale del Papa che ha promesso di prendersi cura di lui, finché Nostro Signore lo permetterà e fino a quando Alfie avrà completato il suo viaggio.
Perché non ci lasciano spostare nostro figlio da quell’ospedale?
Lei, Sua Eccellenza, si è posto questa domanda?
Non vogliamo imporci a lui e non vogliamo accanimento terapeutico per nostro figlio, ma vorremmo almeno che la sua malattia fosse diagnosticata e vorremmo che ricevesse il miglior trattamento possibile.
Secondo me questa è eutanasia e noi non vogliamo che si lasci morire nostro figlio in questo modo. Inoltre: ciò potrebbe costituire un ulteriore precedente, oltre al caso già verificatosi di Charlie Gard, che sarà utilizzato per impedire ai genitori di prendersi cura dei propri bambini malati. Bambini ormai considerati come un peso dallo Stato perché sono malati perciò inutili, improduttivi e costosi.
E non crediamo che l’ospedale Alder Hey sia in grado di garantire questo: hanno mostrato a noi e al mondo intero che non sono in grado di farlo e semplicemente non vogliono farlo.
Loro dichiarano di voler sostituire i trattamenti medici con le cure palliative. Ma in realtà hanno già distribuito cure palliative per mesi e ora sono le stesse cure palliative che vogliono interrompere, insieme alla ventilazione meccanica, per sedarlo e lasciarlo morire per asfissia.
Mi sembra che non sia né giusto, né cristiano.
Secondo me questa è eutanasia e noi non vogliamo che si lasci morire nostro figlio in questo modo. Inoltre: ciò potrebbe costituire un ulteriore precedente, oltre al caso già verificatosi di Charlie Gard, che sarà utilizzato per impedire ai genitori di prendersi cura dei propri bambini malati. Bambini ormai considerati come un peso dallo Stato perché sono malati perciò inutili, improduttivi e costosi.
Quindi, la prego, Eccellenza, accetti la mia richiesta di aiuto e porti la mia voce al Santo Padre, affinché si faccia tutto il possibile per aiutare me e Kate, la mamma di Alfie, a portare nostro figlio fuori dalla Gran Bretagna per essere curato fino alla fine naturale della sua esistenza terrena.
Invoco la Sua benedizione e, io e Kate, porgiamo i dovuti rispetti.
Thomas Evans
Eutanasia
I canadesi disabili ora sono sottoposti alla proposta di essere eutanatizzati come parte delle visite mediche di routine
Continua la folle corsa del Canada verso l’abisso dello Stato assassino, che suggerisce ai suoi cittadini – malati, depressi, obesi, poveri che siano – di farsi uccidere.
Krista Carr, CEO di Inclusion Canada, ha denunciato che molti canadesi con disabilità vengono spinti a scegliere l’eutanasia durante visite mediche di routine.
In una sessione dell’8 ottobre della Commissione parlamentare per le finanze, Carr, sostenitrice dell’assistenza medica al suicidio (MAiD), ha spiegato che l’espansione della MAiD nel 2021 ai malati cronici non terminali ha portato a proporre l’eutanasia a persone con disabilità durante visite mediche non correlate. «Da quando è stata introdotta la legge sul Track 2 MAiD, le interazioni delle persone con il sistema sanitario sono cambiate radicalmente», ha affermato.
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La Carr ha aggiunto che le persone con disabilità temono di accedere al sistema sanitario per problemi ricorrenti, poiché la MAiD viene spesso suggerito come soluzione a una «sofferenza intollerabile».
Il deputato conservatore Garnett Genuis ha chiesto con quale frequenza ciò accada, e Carr ha risposto che è un evento «settimanale» per i canadesi con disabilità.
Carr ha sottolineato che l’espansione del MAiD colpisce sproporzionatamente le persone con disabilità, rese vulnerabili dalla mentalità eutanasica negli ospedali, notando anche che la «povertà» viene considerata una «sofferenza intollerabile», rendendo una persona idonea alla MAiD.
Le sue dichiarazioni trovano conferma nei documenti interni dei medici dell’Ontario del 2024, che indicano che molti canadesi scelgono l’eutanasia per povertà o solitudine, non per malattie terminali.
Ad esempio, un lavoratore di mezza età, disabile a causa di lesioni alla caviglia e alla schiena, ha ritenuto che il sostegno governativo insufficiente lo lasciasse senza alternative al MAiD.
In un altro caso, una donna obesa si è descritta come un «corpo inutile che occupa spazio», e un medico ha considerato la sua obesità una «condizione medica grave e irrimediabile» idonea per il MAiD.
Nel 2023, in Ontario, 116 dei 4.528 decessi per eutanasia riguardavano pazienti non terminali, spesso provenienti da comunità povere. I dati del medico legale capo dell’Ontario mostrano che oltre tre quarti di coloro che hanno scelto l’eutanasia senza essere in fin di vita necessitavano di assistenza per disabilità. Inoltre, circa il 29% di questi decessi riguardava persone delle aree più povere dell’Ontario, contro il 20% della popolazione generale della provincia.
Il governo liberale ha ampliato la MAiD di 13 volte dalla sua legalizzazione, rendendolo il programma di eutanasia in più rapida crescita al mondo. I tempi di attesa per l’assistenza sanitaria in Canada sono saliti a 27,7 settimane in media, spingendo alcuni alla disperazione e a scegliere l’eutanasia. Alcuni malati e anziani che hanno rifiutato la MAiD sono stati definiti «egoisti» dagli operatori sanitari.
Secondo i rapporti più recenti, la MAiD è la sesta causa di morte in Canada, ma non compare tra le prime 10 cause di morte di Statistics Canada dal 2019 al 2022. L’agenzia ha spiegato che registra le malattie che spingono all’eutanasia, non l’eutanasia stessa, come causa primaria di morte.
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Health Canada riporta che nel 2022 13.241 canadesi sono morti per iniezioni letali MAiD, pari al 4,1% dei decessi totali nel Paese, con un aumento del 31,2% rispetto al 2021.
Come riportato da Renovatio 21, Canada rimane capofila dell’eutanasia di Stato che si dirige verso l’eliminazione dei bambini autistici (anche senza consenso dei genitori), dei malati mentali in genere, dei disabili, dei depressi da lockdown, degli angosciati, dei poveri – etc. Con contorno di record per le predazioni di organi.
Due anni fa il Canada registrò che una persona su 25 moriva per MAiD, il nome della pubblica eutanasia canadese.
Nemmeno gli struzzi, in Canada, sono sicuri dalla siringa assassina eugenetica di Stato.
Bioetica
Morte cerebrale, trapianti, predazione degli organi, eutanasia: dai criteri di Harvard alla nostra carta d’identità
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Eutanasia
L’Uruguay sulla strada dell’eutanasia express
La Camera bassa del Parlamento uruguaiano ha appena approvato, in prima lettura, un disegno di legge che legalizza l’eutanasia nel Paese. Se il Senato approverà il disegno di legge – il che è più che probabile, dato che è nelle mani dei progressisti – sarà possibile ricevere l’iniezione letale cinque giorni dopo la richiesta. In alcuni casi, anche meno.
Finora si credeva che il Far West fosse la patria dei tiratori più veloci del mondo, con nomi leggendari come Billy the Kid e Calamity Jane. Ma potrebbero essere sul punto di essere superati dai legislatori uruguaiani, che stanno attualmente discutendo una proposta di legge che consentirebbe di eliminare un paziente in pochi giorni.
Utilizzando elementi cari ai progressisti, il testo «Muerte Digna» – Morte con Dignità – mira a legalizzare e regolamentare l’eutanasia attiva e il suicidio assistito a condizioni presentate come rigorose, ma che notoriamente si rivelano sempre un escamotage in questo tipo di casi. Il progetto è stato già approvato dalla Camera dei Rappresentanti nella notte tra il 12 e il 13 agosto 2025, dopo una maratona di 14 ore, con 64 voti a favore su 93 elettori.
Ha ricevuto il sostegno quasi unanime del Frente Amplio – la sinistra al governo – e di settori dell’opposizione, come il Partido Colorado e parte del Partido Nacional . Il testo deve ora passare al Senato, dove si prevede che sarà esaminato in commissione, con un’approvazione probabile entro la fine del 2025, data la maggioranza progressista in quell’aula.
Partiti di destra come Cabildo Abierto e Identidad Soberana hanno denunciato il «diritto di uccidere» piuttosto che di morire, citando rischi di abusi e paragonando Muerte Digna al programma del partito nazista degli anni Trenta. La Conferenza episcopale uruguaiana (CEU), in una dichiarazione del 29 agosto 2025, ha fermamente respinto il progetto, affermando che «causare attivamente la morte è contrario all’etica medica», e sostenendo il rafforzamento delle cure palliative.
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Cosa dice il testo? Un paziente che desidera porre fine alla propria vita consulta il proprio medico, che può dare immediatamente un parere favorevole o attendere fino a tre giorni. Successivamente, inoltra la richiesta a un altro medico, che visita il paziente ed esamina la sua cartella clinica: ha un massimo di cinque giorni per rispondere. Se i due pareri concordano, l’esecuzione viene programmata: può avvenire cinque giorni dopo l’inizio della procedura. O anche meno, se il medico ha motivo di ritenere che la coscienza del paziente possa essere gravemente compromessa nelle ore successive.
Al di là della legge naturale che viola e dell’insegnamento della Chiesa che contraddice, Muerte Digna solleva molti interrogativi: in primo luogo, il diritto all’eutanasia potrebbe entrare in conflitto con il diritto all’obiezione di coscienza di chi presta assistenza che si rifiuta di partecipare a tale pratica. Questa tensione rischia di limitare gradualmente la libertà degli operatori sanitari, costringendoli ad agire contro le proprie convinzioni. Questo vale in Uruguay come altrove.
Inoltre, il disegno di legge non subordina l’accesso all’eutanasia a una soglia minima di gravità o sofferenza per i malati terminali, il che apre la strada a interpretazioni ampie. Ancora una volta, la nozione di «sofferenza insopportabile» rimane vaga e soggettiva, rendendo la sua valutazione soggetta ad arbitrarietà.
Un punto particolarmente delicato riguarda l’accesso all’eutanasia per i pazienti affetti da disturbi psichiatrici, senza ulteriori criteri specifici. Questa scelta solleva preoccupazioni circa la tutela delle persone vulnerabili: un periodo di attesa di giorni è ridicolo in tali casi. Inoltre, il disegno di legge non richiede competenze specifiche ai medici consultati per una richiesta di eutanasia, il che indebolisce ulteriormente il rigore del processo.
Se l’argomento non fosse così serio, alcune disposizioni del testo votato dai deputati uruguaiani farebbero quasi sorridere, tanto sono deplorevolmente stupide: in particolare la menzione che l’eutanasia sarà considerata dalla legge come una «morte naturale». Per non parlare della definizione di morte «dignitosa» come diritto a morire «senza dolore»: i cambogiani, assassinati con un colpo in testa dai Khmer Rossi con il pretesto che sapevano leggere, probabilmente apprezzeranno…
«Bisogna sempre dire ciò che vediamo: soprattutto, bisogna sempre, il che è più difficile, vedere ciò che vediamo»: Péguy non è mai stato così attuale.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di GameOfLight via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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