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AfD dice che la Germania farà un referendum per uscire dalla UE

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La Gran Bretagna aveva «assolutamente ragione» a lasciare l’Unione Europea e la Germania potrebbe finire per seguirne l’esempio, ha detto la leader di Alternativa per la Germania (AfD), Alice Weidel.

 

AfD è diventata il secondo partito più popolare del paese, secondo i sondaggi, nonostante le proteste della sinistra e le voci di un imminente divieto.

 

In un’intervista al Financial Times pubblicata lunedì, Weidel ha affermato che un governo guidato dall’AfD cercherà di riformare l’UE per strappare la sovranità nazionale all’«esecutivo non eletto» che è la Commissione Europea. Se questo dovesse fallire, ha detto che «lascerà che sia il popolo a decidere» se il Paese rimarrà o meno nell’Unione, «proprio come ha fatto la Gran Bretagna».

 

Il referendum sulla Brexit del 2016 nel Regno Unito è «un modello per la Germania, in cui si può prendere una decisione sovrana del genere», ha aggiunto.

 

L’AfD chiede da tempo la «dissoluzione ordinata dell’UE», ma ha eliminato questo linguaggio dal suo ultimo documento politico, pubblicato la scorsa estate. Il nuovo documento descrive l’UE come un «progetto fallito» e chiede che il blocco venga riformato come una «federazione di nazioni europee», con l’eliminazione di tutte le leggi dell’UE che sostituiscono le leggi nazionali.

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L’AfD si oppone alle quote di reinsediamento dei migranti dell’UE, alle sue politiche ambientali, alla dipendenza militare dagli Stati Uniti e all’embargo sulle importazioni di combustibili fossili russi.

 

Fin dalla sua nascita nel 2013, l’AfD è diventata nota soprattutto per la sua posizione dura sull’immigrazione. Se eletta, Weidel ha dichiarato al Financial Times che il suo partito «introdurrà controlli efficaci alle frontiere… e deporterà immediatamente i criminali stranieri».

 

Questa posizione ha visto aumentare i consensi dell’AfD dopo che l’ex cancelliere Angela Merkel ha aperto il Paese a più di un milione di migranti non europei nel 2015. Il partito ora si attesta intorno al 23%, otto punti davanti ai socialdemocratici del cancelliere Olaf Scholz (SPD) e secondo solo ai cristiano-democratici (CDU) della Merkel.

 

Il partito di Scholz ha reagito nel panico. Dopo che la settimana scorsa è emerso che alcuni parlamentari dell’AfD si sono incontrati l’anno scorso con l’attivista di destra austriaco Martin Sellner per discutere della potenziale «remigrazione» di immigrati criminali e «non assimilati» dalla Germania, più di due dozzine di parlamentari socialdemocratici hanno esortato il governo a intervenire per mettere al bando l’AfD per le sue presunte posizioni «estremiste».

 

Un gruppo di controllo finanziato dal parlamento ha chiesto tale divieto l’anno scorso, mentre un tribunale di Colonia ha stabilito nel 2022 che l’agenzia di intelligence interna tedesca potrebbe legalmente mettere il partito sotto sorveglianza, scrive RT.

 

Durante il fine settimana, gruppi di sinistra hanno radunato centinaia di migliaia di manifestanti nelle strade di Berlino, Colonia, Amburgo e di altre grandi città per protestare contro il partito.

 

Queste proteste non fermeranno la «inevitabile» partecipazione dell’AfD al governo, ha detto Weidel al Financial Times. Tuttavia, anche se il partito potrebbe ottenere qualche vittoria nelle prossime elezioni statali di quest’anno, ha affermato che il rifiuto dei principali partiti tedeschi di collaborare con l’AfD probabilmente gli impedirà di salire al potere a Berlino fino alle elezioni federali del 2029.

 

Il primo partito a rinunciare al boicottaggio sarà la CDU di centrodestra, prevede Weidel. Le elezioni dell’anno scorso nello Stato dell’Assia hanno dimostrato «che possiamo formare una chiara maggioranza di destra. E la CDU non può rifiutarsi di accettarlo a lungo termine», ha detto.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni un parlamentare AfD ha domandato la deportazione e il rimpatrio di milioni di immigrati.

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L’establishment politico tedesco sta tentando di bandire completamente l’AfD come entità politica, designata come «estremista» proprio nel nome della «protezione della democrazia», nonostante il sostegno al partito non cresca solo nei sondaggi – AfD sarebbe arrivato ora al 24%, con un distacco di 9 punti sui socialisti dell’SPD al governo – ma anche con le continue vittorie alle elezioni locali.

 

Nel mese di ottobre, l’AfD ha registrato la sua migliore performance di sempre in uno land della Germania occidentale, ottenendo il 18,4% dei voti alle elezioni regionali dell’Assia. La Sassonia è diventata la terza regione tedesca ad agire contro l’AfD, dopo la Turingia e la Sassonia-Anhalt. Il partito aveva già ottenuto il 27,5% dei voti nelle ultime elezioni regionali in Sassonia nel 2019.

 

Il leader AfD Tino Chrupalla è stato assaltato e punto con una misteriosa siringa. Poco prima, aveva rivelato di essere stato debancarizzato: Postbank, una divisione bancaria al dettaglio del grande istituto finanziario Deutsche Bank, avrebbe chiuso il suo conto perché membro dell’AfD, ha lamentato il politico. Altri membri del partito hanno subìto la chiusura del conto corrente da parte delle banche.

 

Ad agosto 2023 la deputata AfD Beatrix von Storch è stata attaccato da un uomo che l’ha imbrattata di escrementi di cane durante un evento nel land della Renania-Palatinato. La Von Stoch è la deputata che tenne un notevole il discorso al Bundestag lo scorso 27 aprile in cui sferrava un feroce attacco contro i grandi interessi finanziari dietro i Verdi tedeschi spiegando le dinamiche occulte di tale «piovra verde».

 

AfD è in pratica l’unico partito tedesco che in Europa si è espresso contro la follia COVID per bocca dell’eurodeputata Christine Anderson.

 

A marzo il Bundestag ha respinto istericamente la mozione parlamentare dell’AfD per il comitato investigativo sull’attentato al gasdotto Nord Stream. AfD aveva semplicemente detto che l’accusa che gli USA fossero dietro l’attacco terroristico contenuta nello scoop di Seymour Hersh andrebbe discussa.

 

Un documento politico dell’AfD vergato lo scorso anno scriveva che le politiche migratorie, climatiche e monetarie della UE avevano «completamente fallito».

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Condannato in primo grado il figlio di Grillo. Per il misfatto che corse con il fatale cambiamento di governo 2019

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Il figlio del fondare del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo, Ciro Grillo è stato condannato con i suoi amici per stupro in un processo che va avanti da più di un lustro.   Il processo per il presunto stupro di gruppo su due giovani donne, avvenuto nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 a Porto Cervo, si è concluso con la condanna di tutti e quattro gli imputati. Il Tribunale di Tempio Pausania, presieduto dal giudice Marco Contu, dopo tre ore di camera di consiglio, ha emesso una sentenza 8 anni di carcere per Ciro Grillo, figlio del fondatore del M5S e due amici, mentre 6 anni e 6 mesi per un quarto ragazzo.   Nessuno degli imputati era presente in aula, così come la principale accusatrice, una studentessa italo-norvegese di 19 anni all’epoca dei fatti.

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I fatti si sono verificati nella villa di vacanza della famiglia Grillo, in Costa Smeralda, presso un lussuoso residence chiamato Pevero Golf.   All’epoca, sia gli imputati che le vittime avevano 19 anni. Secondo l’accusa, i quattro giovani avrebbero compiuto uno stupro di gruppo ai danni della ragazza, che avrebbe subito una violenza sessuale da uno degli amici prima dell’aggressione collettiva. La ragazza ha sempre sostenuto di essere stata violentata inizialmente da uno degli amici di Grillo e successivamente anche dagli altri.   L’amica della ragazza ha denunciato abusi da parte di tre degli imputati (escluso il primo) diverse settimane dopo i fatti. Gli abusi subiti dalla seconda vittima consistono in foto e un video a sfondo sessuale, girati dai tre mentre dormiva su un divano. Le immagini sono state ritrovate dagli inquirenti nei telefoni degli imputati, e la seconda ha scoperto di essere stata vittima solo quando è stata contattata dalle autorità, non essendosi accorta di nulla al momento dei fatti. Degno di nota il fatto che, a quanto ci è dato di vedere, dei filmati della notte brava esistono degli screenshot (così almeno sembra da Dagospia) ma non le versioni integrali, nemmeno censurate, che a quanto sembra, per una volta, non hanno saputo «uscire» dalla procura.   Tuttavia un video lo fece Beppe Grillo in persona, che nell’aprile 2019 si filmò, a metà tra un uomo irato e un padre disperato, mentre attaccava la situazione chiedendo addirittura di essere arrestato lui.  

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«Mio figlio è su tutti i giornali come uno stupratore seriale, insieme ad altri tre ragazzi» dice il comico fondatore di quello che è stato il primo partito politico italiano per voti (in ispecie a Sud).   «Perché non sono stati arrestati? Ce li avrei portati io in galera, a calci nel culo… perché vi siete resi conto che non è vero niente» continuava urlando il Grillo battendo le mani sui tavoli. «Perché una persona viene stuprata alla mattina, al pomeriggio va in kite-surf… otto giorno dopo fa la denuncia… vi è sembrato strano? Bene vi è sembrato strano – è strano» grida, divenendo paonazzo in volto. Si tratta di uno degli argomenti circolanti riguardo l’attendibilità della ragazza, cui con evidenza il tribunale ha dissentito.   Grillo faceva poi riferimento al video della serata. «C’è tutto il video, passaggio per passaggio… si vede che c’è la consenzienzietà [sic], si vede che c’è il gruppo che ride, che sono ragazzi di 19 anni, che si stanno divertendo, che sono in mutande, che sono in mutande e saltellano, con il (…) così perché sono quattro coglioni non quattro stupratori».   «Io sono stufo perché sono due anni… e se dovete arrestare mio figlio perché non ha fatto niente allora arrestate me, perché ci vado io in galera».   La sfuriata del potente comico sollevò polemiche, considerando il peso politico – all’epoca il M5S era partito di governo – che la figura poteva avere allora.   Il Corriere della Sera oggi parla con una fonte che assicura che Beppe e Parvin [moglie di origine iraniana di Grillo e madre di Ciro, sempre, con una certa eleganza, lontana dai riflettori, ndr] erano preoccupati per una possibile sentenza dura. Un’eventualità che ovviamente scongiuravano. Loro credono e hanno sempre creduto nell’innocenza di Ciro».   Ciro Grillo, già campione italiano di Savate (la boxe francese, che prevede anche l’uso di calci), laureatosi a pieni voti in giurisprudenza e attualmente avvocato praticante a Genova, in una dichiarazione spontanea ha detto che a dicembre diverrà padre. La prospettiva aggiunge dolore alla situazione: assieme ad altri due amici è stato condannato a otto anni di carcere (il quarto ha preso sei anni e mezzo), ben oltre i due anni per cui scatta la condizionale.   In Italia, il reato di violenza sessuale (comunemente chiamato stupro) è previsto dall’articolo 609-bis del Codice Penale e prevede una pena principale della reclusione da sei a dodici anni. Quindi, questa condanna a 8 anni si presenterebbe come nel mezzo tra la minima e la massima comminabile. La pena si applica a chi, con violenza, minaccia o abuso d’autorità, costringe qualcuno a compiere o subire atti sessuali. La pena può essere aumentata in presenza di aggravanti, come la violenza di gruppo, mentre può essere diminuita nei casi di minore gravità.   È difficile non empatizzare con il sentimento paterno di Grillo, specie riguardando il video qui sopra. Tuttavia va anche detto che dei genitori della ragazza, apparsi solo in articoli e rarissime interviste, non è ci è data possibilità di fare altrettanto, vista la totale mancanza di foto e pubblicità. Chi ha un figlio e una figlia può solo immaginare un simile incubo capitare a uno o all’altra, e a tutta la famiglia.   Tuttavia, non è su questa storia comunque tragica – per la quale molti hanno smesso di accorparsi in tifoserie abbastanza presto – che vogliamo soffermarci, ma sulla sua presenza all’interno della storia politica italiana.   Nelle stesse ore in cui si consumava il fatto, per una coincidenza davvero significativa, era entrato in crisi il governo gialloverde. Salvini, forte di una percentuale di voti del 34% dei voti italiani alle elezioni europee di poche settimane prima — quando aveva messo in fila, sun un palco sotto la Madonnina del Duomo di Milano, ogni singolo leader populista europeo, da Marine Le Pen in giù – chiedeva più poteri alla Lega, mentre crescevano all’interno dei membri del Carroccio impegnati nell’esecutivo la frustrazione nei confronti del premier Giuseppe Conte.   Ricorderete, erano i giorni del Papeete, con Salvini a petto nudo in consolle con il DJ della spiaggia di Milano Marittima. La crisi di governo scopperà ad agosto e farà cadere il Conte I. Secondo i probabili calcoli di Salvini, la caduta dell’esecutivo avrebbe dovuto portare al voto, dove la Lega avrebbe raccolto un plebiscito. Le cose andarono in maniera molto differente.

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La stampa nazionale, praticamente quasi nelle stesse ore in cui accadeva la vicenda di Ciro e amici in Sardegna, rilanciava uno scoop del quotidiano Il Tirreno che parlava di una riunione segreta dei vertici del M5S a Bibbona, nella villa al mare di Grillo – oggi oggetto di polemica per la concessione di un arenile privato sulla spiaggia.   «Porta chiusa a un ritorno con Salvini e con la Lega e addio alla maggioranza gialloverde. Beppe Grillo, a due giorni dal discorso in aula del premier Conte, ha tenuto nella sua villa a Marina di Bibbona (Livorno) un vertice con Roberto Fico e Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio e Davide Casaleggio» riportava Repubblica il 18 luglio.   Finito il meeting, il Movimento aveva diramato una nota: «Tutti i presenti, si legge in una nota, si sono ritrovati compatti nel definire Salvini un interlocutore non più credibile. Prima la sua mossa di staccare la spina al governo del cambiamento l’8 agosto tra un mojito e un tuffo. Poi questa vergognosa retromarcia in cui tenta di dettare condizioni senza alcuna credibilità, fanno di lui un interlocutore inaffidabile, dispiace per il gruppo parlamentare della Lega con cui è stato fatto un buon lavoro in questi 14 mesi».   Sappiamo che pochi giorni dopo sarebbe arrivata la denuncia ai carabinieri della compagnia Duomo di Milano della ragazza contro il figlio di Grillo è compagnia: era il 6 agosto. Proprio a ridosso del fatidico 8 agosto.   Accade quindi l’impensabile: il M5S, contrariamente al progetto di Salvini di andare ad elezioni, si allea con il PD e forma una nuova maggioranza. Il fatto è clamoroso: tanto per ricordare, sempre il 18 luglio 2019 il ministro dello Sviluppo Economico M5S Luigi Di Maio aveva provlamato in video che «con il partito di Bibbiano non ci voglio avere nulla a che fare. Con il partito che in Emilia-Romagna toglieva le famiglie ai bambini con l’elettroshock per venderseli, io non voglio avere nulla a che fare».  

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L’onorevole Giggino confondeva, come molti all’epoca, l’elettroshock con la terapia antitraumatica EMDR, che aveva comunque all’epoca sollevato controversia.   E invece: il M5S in quelle settimane decisive si alleò esattamente con il PD, dando vita al Conte-bis. Non solo è tenuto in piedi Giuseppe Conte come presidente del Consiglio, ma Di Maio viene «promosso» a minsitro degli Esteri, ruolo per cui sarà preso in giro dai russi davanti ai discorsi fatti a ridosso dello scoppio della guerra ucraina.   Ulteriormente, era conservata tale e quale la posizione del guardasigilli, che restava Alfonso Bonafede, detto DJ Fofo: il ministero della Giustizia, quindi, restava ai pentastellati.   All’esplodere del caso dello stupro in Costa Smeralda, si sprecarono le illazioni, di cui si fece campione l’inesausto Vittorio Sgarbi. In Parlamento, a seguito delle dichiarazioni programmatiche del primo ministro Conte il 9 settembre 2019, il critico d’arte fa insinuazioni tremende: «È tempo di grandi padri, di elevati maestri, ed ecco il Governo Grillo-Renzi. Eppure quando il figlio fu accusato del delitto Montesi il padre, il Ministro degli esteri Attilio Piccioni, si dimise; quando il figlio dell’elevato Grillo è stato accusato di stupro, Grillo ha fatto Di Maio Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, cercando la copertura del PD che controlla i giudici, vedi il caso Palamara».     Il riferimento è al caso Montesi (1953), quando venne trovata annegata la 21enne Wilma Montesi, una bella ragazza di Roma il cui caso era stato chiuso con la spiegazione di un malore a seguito di un pediluvio in mare. La stampa non accettò e si cominciò a parlare di complotto di copertura di potenti personaggi che sarebbero stati implicati. Fu messo alla gogna mediatica il giovane jazzista Piero Piccioni, conosciuto anche come Piero Morgan e noto per le sue colonne sonore dei film di Alberto Sordi, il cui padre, Attilio Piccioni, era vicepremier e ministro degli Esteri, nonché tra i massimi esponenti della DC: a causa dello scandalo, che aveva portato in carcere a Regina Coeli il figlio poi scagionato completamente, si dimise da ogni carica. Il caso Montesi rimane irrisolto.   Le medesime storie, coperto dall’immnunità parlamentare, lo Sgarbi va ripetendole alla TV nazionale. «Sono in rapporti stretti con grillini a cui Grillo avrebbe confessato che il suo unico problema in quel momento era tutelare il figlio» dice Sgarbi nella trasmissione di La7 di Giletti, lamentando di non poterne parlare in nessun altro talk show.  

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Sono illazioni terrificanti, che all’epoca magari circolavano, ma che Sgarbi era piuttosto solo ad esprimere.   Rammentiamo la profezia di Sgarbi, che nel 2021 condannò il video di difesa pubblicato dal Grillo (quello dell’«arrestate me»), dicendo che ora il figlio dovrà ringraziare il padre «per il rinvio a giudizio e per la condanna che avrà». «Se c’era un 10% di possibilità che l’indagine fosse archiviata, l’intervento superbo di Grillo ha dato ai magistrati lo spunto per il rinvio a giudizio» procede Sgarbi, ripreso dall’agenzia Adnkronos e dalla stampa nazionale. «L’accelerazione per il rinvio a giudizio si deve a Grillo» spiegava il deputato. «Essendo stato sempre amico dei magistrati ha pensato di fare l’intervento più utile. I magistrati potevano anche archiviare, qualche possibilità c’era, così per fare perfetta chiarezza grazie all’intervento di Grillo sono stati rinviati a giudizio».   «È anche vero che con un rinvio a giudizio per un reato di quel genere la condanna è certa» vaticinava lo Sgarbi. Il margine che, nella società Me Too, una donna abbia mentito se anche fosse reale, verrebbe annullato dallo spirito dei tempi. Anche se le donne fossero state consenzienti, cosa che peraltro non credo, il tempo è tale che loro verrebbero condannati lo stesso. Qualunque cosa venga fuori le ragazze risulteranno delle vittime anche se fossero state consenzienti. Perché il consenso sarebbe stato estorto con l’ubriachezza o con la droga»   «Saranno condannati sia che siano colpevoli, come io credo, sia che siano stati semplicemente travolti da una situazione equivoca come dice Grillo. Non esiste alcuna possibilità che siano assolti».   Parrebbe che lo Sgarbi, almeno su quest’ultimo punto, abbia avuto ragione, ma non è nemmeno questo il dato che ci deve interessare. È l’ipotesi di una qualche influenza del misfatto sulla creazione del Conte-bis.   Dobbiamo guardare a quanto è successo pochi mesi dopo: il mondo va in lockdown, l’Italia viene sequestrata prima, e poi obbligata al siero genico sperimentale fatto con aborti, da un governo a trazione grillina. Ad affrontare il momento fatale l’Italia si ritrova con il PD (ricordate un nome: Roberto Speranza) più la banda dei grillini di governo. La ricetta giusta, uno pensa, per la devastazione infinita che abbiamo subito.   Qualcuno può pensare: una storia torbida di ragazzi può aver partorito l’era dei DPCM di Conte, e tutta la devastazione – economica, sociale, politica, spirituale, biologica – che ne è derivata?   Il dolore di Grillo padre, può aver partecipato alla catastrofe umana della tirannide pandemica innescata in Italia e non ancora fermatasi?   Roberto Dal Bosco

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Trump e Musk riuniti «per Charlie» al Kirk Memorial

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Domenica pomeriggio, Elon Musk e il presidente Donald Trump sono stati visti insieme allo State Farm Stadium di Glendale, in Arizona, per partecipare alla cerimonia funebre in memoria di Charlie Kirk. Si è trattata della loro prima apparizione pubblica congiunta dopo le tensioni legate alle critiche di Musk sul Big Beautiful Bill di Trump e alle sue osservazioni sul presidente in relazione alla vicenda Epstein.

 

La disputa tra Trump e Musk sembra essersi temporaneamente risolta, poiché le divergenze emerse l’estate scorsa riguardo al BBB e alla questione Epstein sono state messe da parte in seguito all’assassinio politico di Kirk, avvenuto circa due settimane fa alla Utah Valley University per mano di un estremista di sinistra.

 

Un’atmosfera di unità ha caratterizzato l’evento allo State Farm Stadium, con Musk che ha condiviso un post con la scritta «Per Charlie», accompagnato da un’immagine che lo ritrae insieme al presidente sugli spalti, intenti a conversare in modo apparentemente cordiale.

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Nel contesto c’era anche il fondatore del torneo MMA UFC Dana White, grande amico e fiancheggiatore di Trump.

 

 

Nella tarda serata di domenica, la Casa Bianca ha condiviso su X un’immagine di Trump e Musk, suggerendo che, per il momento, la loro disputa si è conclusa.

 

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La rottura tra i due era stata grave – al punto che Musk avrebbe cambiato numero di telefono – e molto pubblica, con il magnate tecnologico a minacciare uno stop al programma spaziale americano, che in larga parte ora dipende dalla sua azienda SpaceX.

 

Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa Trump sembrava aver porto un ramoscello d’olivo a Musk, il quale parrebbe aver accantonato l’idea di creare un terzo partito USA, il cosiddetto America Party.

 

Elone già tre mesi fa sembrava mostrare segni di pentimento per gli attacchi a Trump, il quale a sua volta aveva lasciato intendere di poterlo perdonare.

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La vedova Kirk perdona l’assassino del marito

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La vedova di Charlie Kirk, Erika Kirk, ha dichiarato di perdonare l’assassino del suo defunto marito in un discorso emozionante tenuto davanti a una folla di 70.000 persone in occasione della cerimonia funebre del marito assassinato.   «Charlie desiderava ardentemente raggiungere e salvare i ragazzi perduti dell’Ovest», ha affermato Erika Kirk durante il suo discorso alla cerimonia commemorativa tenutasi domenica allo State Farm Stadium di Glendale, in Arizona.   «I giovani che si sentono senza direzione, senza scopo, senza fede e senza motivo per vivere», ha continuato. «Gli uomini che sprecano la loro vita in distrazioni e gli uomini consumati dal risentimento, dalla rabbia e dall’odio. Charlie voleva aiutarli».   Charlie Kirk «voleva salvare i giovani, proprio come quello che gli aveva tolto la vita», ha affermato al vedova.   «Il nostro Salvatore disse: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Quel giovane… lo perdono», ha detto Erika Kirk. «Lo perdono perché è ciò che ha fatto Cristo, ed è ciò che farebbe Charlie». Lo stadio si è alzato in piedi per una standing ovation dopo che Erika ha espresso il suo perdono e le telecamere hanno mostrato la maggior parte dei presenti con le lacrime agli occhi.

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Secondo Turning Point USA, l’organizzazione fondata da Charlie Kirk, circa 90.000 persone hanno partecipato alla cerimonia commemorativa, di cui circa 70.000 all’interno dello State Farm Stadium e altre 20.000 nei luoghi di ritrovo più vicini.   La cerimonia è stata trasmessa da tutte le principali reti televisive statunitensi e fu uno dei più grandi raduni nella storia degli Stati Uniti per un privato cittadino.   Alla cerimonia hanno partecipato numerose personalità politiche e culturali di spicco, tra cui il presidente Donald Trump, il vicepresidente JD Vance, il miliardario della tecnologia Elon Musk, il segretario di Stato Marco Rubio .   Erika Kirk ha iniziato il suo discorso citando Isaia 6:8, uno dei versetti biblici preferiti di Charlie: «Eccomi, Signore. Manda me», raccontando che il suo defunto marito ha citato il versetto in un discorso tenuto all’America Fest nel 2023.   «Dopo che Charlie aveva finito, l’ho incontrato nel backstage e gli ho parlato… Gli ho detto: Charlie, tesoro, per favore parlami la prossima volta prima di dire quella frase», ha detto. «Perché quando dici qualcosa del genere, c’è così tanta potenza in quel versetto… Dio ti prenderà in parola… e lo ha fatto».   La vedova ha affermato che, nonostante il dolore, nei giorni successivi all’assassinio del marito, le sono stati rivelati «la misericordia di Dio e l’amore di Dio (…) Dopo l’assassinio di Charlie, non abbiamo visto violenza», ha detto Erika.   «Non abbiamo visto rivolte. Non abbiamo visto rivoluzioni. Invece, abbiamo visto ciò che mio marito ha sempre pregato di vedere in questo Paese. Abbiamo assistito a una rinascita».   «La settimana scorsa, abbiamo visto persone aprire la Bibbia per la prima volta in dieci anni», ha aggiunto. «Abbiamo visto persone pregare per la prima volta da quando erano bambini. Abbiamo visto persone andare a una funzione religiosa per la prima volta in tutta la loro vita» ha continuato. «A tutti coloro che hanno appena preso questa decisione e hanno compiuto il primo passo verso una vita spirituale, dico: Grazie e benvenuti».   Il presidente Trump, ultimo oratore all’evento, ha tenuto un discorso politico, come era prevedibile, definendo Kirk un «martire» e ha affermato che il suo assassinio è stato «un attacco alle nostre più sacre libertà e ai nostri diritti concessi da Dio».   «La pistola era puntata contro di lui, ma il proiettile era mirato a tutti noi», ha detto il presidente. Come noto, lo scorso anno, durante un comizio in Pennsylvania, Trump stesso è stato quasi colpito alla testa da un attentatore, una vicenda che rimane ancora oggi avvolta nel mistero.     Il presidente ha definito l’assassino un «mostro radicalizzato e a sangue freddo» e ha aggiunto che la maggior parte della violenza politica è perpetrata dalla «sinistra radicale».   «Nessuna fazione nella politica americana ha il monopolio delle persone disturbate o fuorviate, ma c’è una parte della nostra comunità politica che crede di avere il monopolio della verità, della bontà e della virtù, e conclude di avere anche il monopolio del potere, del pensiero e della parola. Beh, questo non sta più accadendo», ha detto. «Se la parola è violenza, allora alcuni sono destinati a concludere che la violenza è giustificata per impedire la parola. E non permetteremo che ciò sia giustificato».

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Il vicepresidente JD Vance ha affermato durante il suo discorso alla commemorazione che, per quanto orribile sia stato l’omicidio di Kirk, non è la sorte peggiore che si possa subire. «È meglio affrontare un uomo armato che vivere la propria vita con la paura di dire la verità», ha detto Vance. «È meglio essere perseguitati per la propria fede che negare la regalità di Cristo».     «È meglio morire giovani in questo mondo che vendere la propria anima per una vita facile, senza scopo, senza rischi, senza amore e senza verità», ha detto Vance.   Il discorso di Tucker Carlson si è concentrato anche sugli aspetti spirituali della vita di Charlie Kirk, affermando che Kirk sapeva che la politica «non può rispondere alle domande più profonde» e che «l’unica vera soluzione è Gesù».   Alcuni osservatori sostengono che Tucker, facendo con un paragone con la storia di «2000 anni fa a Gerusalemme», con il Sinedrio che mette a morte Gesù Cristo, avrebbe fatto una sottile allusione allo Stato di Israele, che per bocca del suo premier Netanyahu ha più volte negato di essere dietro all’assassinio di Charlie Kirk.    

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