Politica
Trump annuncia la fine della cannucce di carta. Noi attendiamo la liberazione dai tappi che non si staccano
Venerdì il presidente Donald Trump ha dichiarato che la prossima settimana firmerà un ordine esecutivo per annullare il piano dell’era Biden di eliminare gradualmente le cannucce di plastica entro il 2027. Lo riporta Politico.
La decisione significa, essenzialmente, la fine delle orrende cannucce di carta, che tutta la popolazione mondiale ha imparato ad odiare, in quanto disfunzionali al punto che ci si ritrova a riflettere sulla regressione della civiltà ogni volta che si tenta di sorseggiare una bibita.
«TORNIAMO ALLA PLASTICA!» ha scritto tutto maiuscolo il presidente USA sul suo sito di social media Truth Social. Le cannucce di carta, ha continuato, «non funzionano». Il presidente si è impegnato quindi a porre fine «alla ridicola spinta di Biden per le cannucce di carta».
Repubblicani e democratici americani si sono scontrati la scorsa estate quando l’amministrazione Biden ha annunciato che il governo federale, che era il più grande acquirente di beni di consumo al mondo, avrebbe eliminato gradualmente la plastica monouso nei suoi edifici. Il post sui social media di Trump di venerdì non ha affrontato altri beni di plastica monouso, ma potrebbero anche potenzialmente tornare negli edifici governativi.
Nessuna persona sana di mente può dire di amare le cannucce di carta. Coloro che dicono una cosa simile sono probabilmente o elettori del PD, o eptavaccinati, o lettori entusiasti di Repubblica e Open, o il combinato disposto di queste caratteristiche antiumane. E comunque mentono.
A questo punto il cittadino europeo attende fremente che il presidente, dopo Panama, Groenlandia e Canada (e fors’anche il Messico), metta nelle proprie mire espansionistiche di «Destino Manifesto» anche l’Europa, così da liberarci una volta per tutte dall’incubo dei tappi che non si staccano dalle bottiglie.
Sì: Addavenì ciuffone.
Forza Donaldo, ti stiamo aspettando.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Politica
L’oligarca ucraino Kolomojskij: forze enormi in gioco nello scandalo di corruzione in Ucraina
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Politica
Il Bangladesh condanna a morte l’ex primo ministro
Lunedì, il Tribunale internazionale per i crimini del Bangladesh (ICT) ha irrogato una condanna capitale in contumacia all’ex prima ministra Sheikh Hasina, nell’ambito di un processo per crimini contro l’umanità.
Dalle cronache giornalistiche, la pronuncia la giudica responsabile di aver impartito l’ordine di una sanguinosa soppressione delle dimostrazioni studentesche del 2024.
Le contestazioni a carico di Hasina annoverano omicidi, tentati omicidi, sevizie e, verosimilmente, il comando di adoperare armi letali contro i manifestanti.
«Le pronunce pronunciate nei miei confronti emanano da un’istituzione corrotta, eretta e presieduta da un esecutivo non legittimato dal voto popolare e privo di autorità democratica. Sono parziali e orientate da logiche politiche», ha replicato Hasina in un comunicato.
Hasina, riparata in India dopo la sommossa del 2024, ha liquidato il verdetto come «un esito inevitabile». La leader bengalese ora risiede ora in India.
Le stime ONU quantificano in fino a 1.400 le vittime della repressione, prevalentemente abbattute dalle forze dell’ordine. Le agitazioni si estinsero dopo la sua fuga dal territorio nazionale.
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Tra gli ulteriori accusati compaiono l’ex ministro dell’Interno Asaduzzaman Khan Kamal e l’ex capo della polizia Chowdhury Abdullah Al-Mamun. Solo quest’ultimo ha presenziato al processo.
Il leader del governo transitorio del Bangladesh, che esercita al momento il potere esecutivo, è il Nobel per la Pace Muhammad Yunus. Le consultazioni elettorali nel Paese sono calendarizzate per il 2026.
Come riportato da Renovatio 21, alla Lega Awami della Hasina, dominante per un quindicennio prima della ribellione, è stato precluso l’accesso alle urne.
La Lega Awami, guidata dall’ex premier Hasina, è stata estromessa dal potere il 5 agosto dello scorso anno da una rivolta studentesca. La Hasina è fuggita in India e il Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus ha assunto la guida di un governo ad interim. Da allora, i rapporti tra i due vicini dell’Asia meridionale sono tesi, con attacchi alla minoranza induista del Paese. Il golpe ha gettato anche la comunità cristiana nell’incertezza.
Hasina è figlia del fondatore del Bangladesh, lo sceicco Mujibur Rahman, vittima di un colpo di Stato militare nel 1975.
Prima della sentenza, centinaia di contestatori hanno marciato su Dhanmondi 32, l’ex abitazione di Rahman.
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Immagine di DelwarHossain via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Politica
Trump accusa Marjorie Taylor Greene di essere diventato una «traditrice»
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