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Bergoglio annuncia 21 nuovi cardinali: tra di essi un sostenitore della causa catto-LGBT

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Papa Francesco ha annunciato un concistoro per l’8 dicembre in cui creerà 21 nuovi cardinali da tutto il mondo. Tra di essi, un acceso predicatore e sostenitore della causa catto-LGBT, padre Timothy Radcliffe, che ora sarà cardinale elettore.

 

Concludendo il suo Angelus domenicale ieri 6 ottobre, papa Francesco ha fatto un annuncio a sorpresa riguardo alla creazione di nuovi cardinali. In un concistoro l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, Francesco creerà 21 nuovi cardinali per la Chiesa, di cui 20 saranno cardinali elettori, in quanto di età inferiore agli 80 anni.

 

L’elenco completo è il seguente:

 

1. Arcivescovo Angelo Acerbi: Nunzio Apostolico emerito e l’unico troppo anziano per votare in conclave. È stato prelato emerito del Sovrano Militare Ordine di Malta.

 

2. Arcivescovo Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio: Arcivescovo di Lima, Perù.

 

3. Arcivescovo Vicente Bokalic Iglic CM: Arcivescovo di Santiago del Estero, primate dell’Argentina.

 

4. Mons. Luis Gerardo Cabrera Herrera, OFM: Arcivescovo di Guayaquil, Ecuador.

 

5. Mons. Fernando Natalio Chomali Garib: Arcivescovo di Santiago del Cile (Cile).

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6. Arcivescovo Tarcisio Isao Kikuchi, SVD: Arcivescovo di Tokyo, dal luglio 2021 segretario generale della Federazione delle conferenze episcopali dell’Asia, dal febbraio 2022 presidente della Conferenza dei vescovi cattolici del Giappone e dal 13maggio 2023 presidente di Caritas Internationalis.

 

7. Vescovo Pablo Virgilio Siongco David: Vescovo di Kalookan, Filippine, e presidente della Conferenza Episcopale Filippina.

 

8. Mons. Ladislav Nemet SVD: Arcivescovo di Belgrado – Smederevo, Serbia, appartenente alla società del Verbo Divino (i «verbiti»).

 

9. Arcivescovo Jaime Spengler OFM: Arcivescovo di Porto Alegre, Brasile. Presidente della Conferenza Episcopale Nazionale del Brasile e del Consiglio Episcopale Latinoamericano dal 2023

 

10. Arcivescovo Ignace Bessi Dogbo: Arcivescovo di Abidjan, Costa d’Avorio. Dal 2017 al 2023 presidente della Conferenza episcopale della Costa d’Avorio

 

11. Mons. Jean-Paul Vesco OP: Arcivescovo di Algeri (Algeria). Domenicano a capo dei domenicani francesi dal 2010 al 2012

 

12. Vescovo Mons. Paskalis Bruno Syukur OFM: Vescovo di Bogor, Indonesia.

 

13. Arcivescovo Dominique Joseph Mathieu, OFM Conv.: Arcivescovo di Teheran Esfahan, Iran. Frate minore conventuale belga, già incardinato nella Custodia Provinciale d’Oriente e di Terra Santa.

 

14. Arcivescovo Roberto Repole: Arcivescovo di Torino. Ai lettori di Renovatio 21 è noto per l’imbarazzo della messa interrotta dagli attivisti di Extinction Rebellion, che però volevano solo leggere brani dalla Laudato Sii di Bergoglio.

 

15. Mons. Baldassarre Reina: Vescovo ausiliare di Roma, già Vicegerente e, da oggi, Vicario generale per la Diocesi di Roma.

 

16. Arcivescovo Francis Leo, Arcivescovo di Toronto. Dal 2015 al 2021 segretario generale della Conferenza episcopale canadese

 

17. Vescovo Mons. Rolandas Makrickas: Arciprete Coadiutore della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. Lituano, già diplomatico per la segreteria di Stato.

 

18. Mons. Mykola Bychok, CSR: Vescovo dell’Eparchia cattolica ucraina dei Santi Pietro e Paolo di Melbourne. Nato a Ternopol’, nell’Ucraina occidentale un tempo parte della Polonia, consacrato vescovo a Leopoli nel 2020.

 

19. Padre Timothy Peter Joseph Radcliffe, OP. (vedi sotto)

 

20. Padre Fabio Baggio, CS: Sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Di Bassano del Grappa (provincia di Vicenza), è noto per difendere l’apertura di porte legali per migranti e rifugiati

 

21. Mons. George Jacob Koovakad: Funzionario del Segretario di Stato, Responsabile dei Viaggi

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Con il concistoro dell’8 dicembre, Francesco farà sì che il Collegio cardinalizio sia composto quasi esclusivamente da uomini da lui nominati.

 

Ad oggi, 92 degli attuali 122 cardinali aventi diritto di voto sono stati nominati da Francesco. Entro la fine del 2024, con i nuovi cardinali e con altri due che invecchiano (raggiungendo l’80° compleanno e diventando troppo anziani per votare in un conclave papale), Francesco avrà creato 111 dei 140 aventi diritto di voto.

 

Il documento Universi Dominici Gregis di Papa Giovanni Paolo II fissa il limite di voto a 120 cardinali, sebbene questo numero venga regolarmente superato in fase di concistoro, poiché i papi prendono in considerazione i cardinali che nel corso dell’anno successivo raggiungeranno l’età minima per essere eleggibili.

 

Le nuove scelte di Francesco sono caratteristiche del suo stile durante tutto il pontificato, sfidando le aspettative e aggirando sedi importanti che storicamente sarebbero state sedi cardinalizie.

 

Da notare che l’unico cardinale in arrivo dal Nord America è l’arcivescovo di Toronto Leo, nominato alla sede nel marzo 2023.

 

La nomina di padre Baggio e monsignor Koovakad direttamente da incarichi curiali al cardinalato è inaspettata e caratteristica dello stile di Francesco, soprattutto perché i due sono stati strettamente coinvolti in cause a lui care, in particolare Baggio che guida la gestione dei migranti e Koovakad che è stato fortemente coinvolto nell’organizzazione dei viaggi papali, scrive LifeSite.

 

Tuttavia è l’inclusione di padre Radcliffe, O.P. che è il punto più notevole e controverso di questa nuova infornata di porporati.

 

Monsignor Radcliffe è stato maestro dell’Ordine domenicano dal 1992 al 2001, ma il suo nome è probabilmente più noto per la sua prominente e persistente promozione dell’ideologia LGBT in contraddizione con l’insegnamento cattolico.

 

Poco prima che il Vaticano pubblicasse il suo documento del 2005 che riaffermava il divieto di ammettere uomini con «tendenze omosessuali» nei seminari, padre Radcliffe si oppose pubblicamente al divieto previsto. Scrivendo al London Times, il Radcliffe sostenne che «qualsiasi pregiudizio radicato contro gli altri, come l’omofobia o la misoginia, sarebbe motivo di rifiuto di un candidato al sacerdozio, ma non il suo orientamento sessuale».

 

Poi in un articolo per The Tablet, ha detto: «non ho dubbi che Dio chiami gli omosessuali al sacerdozio, e loro sono tra i sacerdoti più dedicati e impressionanti che abbia mai incontrato».

 

Mesi dopo, incoraggiò i cattolici ad «accompagnare» e persino a vivere con gli omosessuali. «Dobbiamo accompagnarli mentre discernono cosa questo significhi, lasciando che le nostre immagini si estendano», disse in una conferenza di educazione religiosa del 2006 a Los Angeles. «Questo significa guardare Brokeback Mountain, leggere romanzi gay, vivere con i nostri amici gay e ascoltare con loro mentre ascoltano il Signore».

 

Rispondendo a questo corrispondente durante il Sinodo del 2023, Radcliffe sembrava ancora suggerire che gli omosessuali potrebbero essere felicemente sacerdoti a patto che non facciano della loro sessualità «la parte più importante della loro identità», scrive LifeSite.

 

Nel 2012, Radcliffe scrisse sulla rivista dissidente britannica The Tablet, difendendo l’insegnamento della Chiesa secondo cui il «matrimonio» tra persone dello stesso sesso è impossibile, ma aggiungendo:

 

«Questo non significa denigrare l’amore impegnato per le persone dello stesso sesso. Anche questo dovrebbe essere amato e sostenuto, motivo per cui i leader della chiesa stanno lentamente arrivando a sostenere le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Il Dio dell’amore può essere presente in ogni vero amore».

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Successivamente, mentre contribuiva al rapporto anglicano del 2013 sull’etica sessuale umana, padre Radcliffe sostenne che l’omosessualità andava intesa alla luce del dono di sé di Cristo nell’Eucaristia. Affermò che «non tutti i matrimoni sono fertili» e che «sicuramente è nelle parole gentili e curative che ci offriamo a vicenda che tutti condividiamo la fertilità di quel momento più intimo».

 

«Come tutto questo ha a che fare con la questione della sessualità gay? Non possiamo iniziare con la domanda se sia permessa o proibita! Dobbiamo chiederci cosa significhi e fino a che punto sia eucaristica. Certamente può essere generosa, vulnerabile, tenera, reciproca e non violenta. Quindi, in molti modi, penserei che possa essere espressione del dono di sé di Cristo. Possiamo anche vedere come possa essere espressione di fedeltà reciproca, una relazione di alleanza in cui due persone si legano l’una all’altra per sempre».

 

Padre Radcliffe era uno dei celebranti abituali delle messe LGBT tenute a Londra, conosciute come «Messe di Soho».

 

Sotto Francesco, il Radcliffe ha avuto una rinascita in termini di importanza, in particolare nel Sinodo sulla sinodalità, in cui è stato predicatore nel 2023 e nel 2024 e ha partecipato all’evento. Sostiene che i divorziati e i «risposati» ricevano la Santa Comunione, in particolare alla luce della controversa esortazione di Papa Francesco Amoris Laetitia.

 

Francesco ha nominato padre Radcliffe come consultore del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace nel 2015. Il gruppo pro-LGBT New Ways Ministry ha accolto con favore la nomina di Radcliffe al Pontificio Consiglio, elogiando il suo «sostegno alle questioni LGBT, che è stato evidente almeno dagli anni ’90».

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Immagine di Yakov Fedorov via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

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Il cardinale Zen risponde alle critiche del sacerdote cinese e avverte che la Chiesa potrebbe imitare il crollo anglicano

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Il cardinale Joseph Zen, 93enne vescovo emerito di Hong Kong, ha risposto a un articolo di un sacerdote cinese che accusava coloro che, come Zen, criticano l’ultima nomina episcopale nella Cina continentale di mostrare «stupidità», «malizia» o una «personalità distorta». Lo riporta LifeSite.   Nel suo articolo che celebrava il ritiro del vescovo Zhang Weizhu dalla diocesi di Xinxiang e la consacrazione del vescovo Li Jianlin, padre Han Qingping ha accusato Zen in termini appena velati: «se qualcuno, semplicemente perché la sceneggiatura non si sviluppa secondo le proprie aspettative, allora “nega o addirittura ricorre a dicerie e calunnie” (della bella scena sopra menzionata)… questa è puramente una manifestazione del fatto che “non è stupido” ma “malvagio” o “ha un disturbo della personalità”, proprio come un certo cardinale».   «Questo mi ha toccato nel profondo», ha risposto il cardinale Zen sul suo blog personale, pubblicato in lingua inglese su X. «Non ammetto di essere una “cattiva persona” o di avere un “disturbo della personalità”, ma sono davvero abbastanza “stupido” da “prenderla sul personale”».

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«Per sfogare il suo risentimento verso questo malvagio cardinale, padre Han improvvisamente devia dall’argomento nel paragrafo finale per parlare del cosiddetto sinodo sulla “sinodalità”», ha osservato Sua Eminenza.   «Ciò che ho definito “comportamento suicida della Chiesa” non si riferisce all’intero cosiddetto sinodo, né all’intera questione della “sinodalità”; si riferisce solo all”attuazione della cosiddetta fase esecutiva del Sinodo basata sul cosiddetto Documento conclusivo”», ha spiegato il porporato.   Il cardinale Zen ha affermato che l’attuazione del documento finale rischia di creare disunità nella Chiesa.   «Sia il segretario generale del sinodo che il suo relatore ammettono che diverse diocesi possono avere interpretazioni molto diverse di quel documento (da un sostegno entusiastico a una forte opposizione); secondo queste diverse interpretazioni, diverse regioni avranno “prove” diverse», ha scritto il principe di Santa Romana Chiesa.   «In definitiva, la nostra Chiesa non ha forse accettato lo stesso tipo di ‘diversità’ della Comunione anglicana?», ha chiesto il cardinale, avvertendo che la Chiesa cattolica romana potrebbe presto trovarsi ad affrontare un futuro disastroso simile: «di conseguenza, la Chiesa d’Inghilterra conserva solo circa il 10% dei credenti anglicani del mondo; il restante ottanta percento si è separato per formare la Global Anglican Future Conference, non accettando più la guida spirituale dell’arcivescovo di Canterbury!»   Papa Francesco si è lasciato alle spalle «caos e divisione», aveva scritto il porporato di Hong Kongo in un post sul blog di novembre. «La nostra più grande speranza è che papa Leone unisca la Chiesa sul fondamento della verità, radunandoci tutti nella missione dell’evangelizzazione. Dobbiamo offrire le nostre preghiere e i nostri sacrifici per papa Leone».

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Il cardinale Zen non ha esitato a condividere le sue preoccupazioni sul processo sinodale. Dopo la morte di Francesco, Sua Eminenza aveva avvertito gli elettori prima del conclave che la Chiesa si trova ad affrontare una «questione di vita o di morte» mentre si confronta con esso. In un commento pubblicato nel febbraio 2024, Sua Eminenza aveva affermato di sperare che «questo Sinodo sulla “sinodalità” possa concludersi con successo».   Per molti anni, lo Zen ha rimproverato il Vaticano per la sua indulgenza nei confronti del Partito Comunista Cinese in merito alla nomina dei vescovi. Allo stesso tempo, ha concluso il suo post sottolineando la sua devozione alla Cattedra di San Pietro.   «La mia critica a certe azioni papali nasce proprio dalla mia profonda riverenza per il Papa», ha affermato, citando diversi versetti del Vangelo, tra cui Matteo 14 e Luca 22, che fanno riferimento al momento in cui San Pietro – che non era ancora papa – dubitò di Nostro Signore mentre camminava sulle acque e quando Cristo gli disse che lo avrebbe rinnegato tre volte, rispettivamente.   A ottobre, il cardinale Zen ha denunciato il pellegrinaggio LGBT all’interno della Basilica di San Pietro. «Il Vaticano era a conoscenza di questo evento in anticipo, ma non ha emesso alcuna condanna in seguito. Lo troviamo davvero incomprensibile!», ha esclamato, chiedendo che venissero compiuti sacrifici di preghiera e digiuno.  

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L’arcivescovo Gänswein esorta papa Leone a porre fine alle restrizioni sulle messe in latino

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L’arcivescovo Georg Gänswein, nunzio apostolico in Lituania, Estonia e Lettonia, in un’intervista rilasciata lo scorso fine settimana ha auspicato che papa Leone XIV rimuova le restrizioni sulla Messa tradizionale e ripristini le disposizioni del motu proprio Summorum Pontificum di papa Benedetto XVI, in quanto avevano favorito l’unità nella Chiesa. Lo riporta LifeSite.

 

Nel corso dell’intervista trasmessa il 7 dicembre dalla rete televisiva cattolica tedesca Katholisches Fernsehen (K-TV), monsignor Gänswein ha osservato che la Messa tridentina, che per secoli ha alimentato la fede della Chiesa, non può d’un tratto essere considerata invalida o priva di valore. Si è quindi interrogato sulle ragioni che hanno portato papa Francesco a emanare Traditionis Custodes, quando la maggior parte dei vescovi si dichiarava soddisfatta del motu proprio Summorum Pontificum del suo predecessore.

 

L’ex segretario personale di papa Benedetto XVI ha poi ribadito che Summorum Pontificum rappresentava la via corretta per promuovere la pace liturgica nel rito romano e ha espresso la speranza che papa Leone ne ripristini l’applicazione.

 

Gänswein è l’ultimo tra i prelati a manifestare l’auspicio che il motu proprio di papa Francesco del 2021 venga revocato, in favore di un ritorno al Summorum Pontificum.

 

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È proprio la Messa tradizionale che «ha permesso alla Chiesa non solo di vivere, ma di vivere bene per secoli, e il sacro da essa e da essa nutrito», ha affermato il prelato tedesco. «Non può essere che fosse valido e prezioso ieri e poi non lo sia più domani. Quindi questa è una situazione innaturale».

 

Monsignor Gänswein, che sembra citare il rapporto della giornalista vaticana Diane Montagna, pubblicato durante l’estate, sui risultati complessivi del sondaggio del 2020 sui vescovi condotto dall’allora Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), che si ritiene abbia spinto Papa Francesco a promulgare la Traditionis Custodes, ha sottolineato che la stragrande maggioranza dei vescovi era in definitiva soddisfatta dell’attuazione della Summorum Pontificum.

 

«I risultati non sono mai stati pubblicati ufficialmente, ma, naturalmente, la gente ne è a conoscenza, e il risultato finale è stato che è stata raggiunta la soddisfazione», ha detto il nunzio. Il Summorum Pontificum è stato visto come «una via verso la pace, soprattutto nella liturgia, il luogo importante della vita religiosa, e non dovrebbero esserci cambiamenti».

 

«Il motivo per cui papa Francesco (abbia imposto queste restrizioni) è e rimane per me un mistero», ha aggiunto.

 

Alla domanda su cosa vorrebbe vedere nel futuro della Messa tridentina, monsignor Gänswein ha risposto che papa Leone dovrebbe ripristinare il Summorum Pontificum, che consentirà l’unità nel rito romano.

 

«Considero la saggia disposizione di papa Benedetto» del Summorum Pontificum «la strada giusta, e lo è ormai da oltre 10 anni, e dovremmo continuare su questa strada senza lamentele, senza restrizioni», ha affermato. «Posso solo sperare che anche papa Leone si muova in questa direzione e continui semplicemente la pacificazione, così che possiamo poi semplicemente guardare avanti alla collaborazione».

 

Infatti, dall’elezione di Papa Leone a maggio, diversi prelati hanno esortato il nuovo pontefice a porre fine alle ampie restrizioni alla celebrazione della Messa vetus ordo e a tornare alle norme stabilite dal Summorum Pontificum.

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A giugno, il cardinale Raimondo Leone Burke, che pochi mesi dopo celebrò una messa in latino nella Basilica di San Pietro per il pellegrinaggio annuale Summorum Pontificum, affermò di aver già parlato con papa Leone della persecuzione dei fedeli che partecipano alla messa in latino:

 

«Spero che Leone XIV ponga fine all’attuale persecuzione contro i fedeli nella Chiesa che desiderano adorare Dio secondo l’uso più antico del Rito Romano, questa persecuzione dall’interno della Chiesa».

 

«Ho già avuto occasione di esprimerlo al Santo Padre. Spero che egli – appena possibile – riprenda lo studio di questa questione e cerchi di ripristinare la situazione esistente dopo il Summorum Pontificum e persino di sviluppare ciò che Papa Benedetto XVI aveva così saggiamente e amorevolmente legiferato per la Chiesa».

 

Il cardinale Robert Sarah, durante un’intervista di ottobre, ha rivelato di aver avuto anche lui l’opportunità di parlare con papa Leone riguardo alla fine delle restrizioni imposte alla Messa in latino durante un’udienza privata di settembre. Il cardinale Kurt Koch, recentemente nominato presidente di Aiuto alla Chiesa che Soffre da Papa Leone, ha dichiarato ad agosto che è «auspicabile» che il 267° pontefice ponga fine alle restrizioni alla Messa in latino e torni al Summorum Pontificum.

 

«Personalmente, apprezzerei molto se potessimo trovare una buona soluzione», ha detto il prelato svizzero. «Papa Benedetto XVI ha mostrato un modo utile di procedere, credendo che qualcosa che è stato praticato per secoli non possa essere semplicemente proibito. Questo mi ha convinto».

 

«Papa Francesco ha scelto una strada molto restrittiva in questo senso. Sarebbe certamente auspicabile che la porta ora chiusa tornasse ad aprirsi di più», ha aggiunto il cardinale Koch.

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Ecône, 17 nuovi membri ammessi alla FSSPX

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L’8 dicembre 2025, festa dell’Immacolata Concezione, 17 seminaristi del secondo anno del Seminario San Pio X di Ecône hanno pronunciato il loro primo impegno nella FSSPX alla presenza di Padre Davide Pagliarani, Superiore Generale.   Questi seminaristi sono ora membri della Fraternità e riceveranno la tonsura il prossimo febbraio, un passo preliminare prima di ricevere gli ordini sacri. Tra loro ci sono uno spagnolo, quindici francesi e uno svizzero.         Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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