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Davos avverte: preparatevi ad «un’era di eventi shock»

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All’inizio di questa settimana, il sito del World Economic Forum  ha pubblicato un articolo inquietante, avvertendo che dobbiamo prepararci a «un’era di eventi scioccanti» nel prossimo futuro.

 

Il gruppo estremista di Davos è noto per altre predizioni disturbanti, anche perché somigliano a vere e proprie imposizioni, suggerimenti ai tanti leader politici ed economici che frequentano il consesso creato da Klaus Schwab.

 

«L’era post-pandemia è caratterizzata da un aumento del rischio globale e da eventi shock imprevedibili» scrive nell’articolo intitolato «4 rischi globali a cui fare attenzione nell’era post-pandemia» Maha Hosain Aziz, professore di Relazioni Internazionali alla New York University. «In un’era post-superpotenza il potere si sta disperdendo, mentre i governi lottano con una crisi ricorrente di legittimità politica in tutto il mondo».

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«La persistente crisi pandemica della salute mentale è esacerbata dal clima e dall’Intelligenza Artificiale» aggiunge oscuramente l’accademico davosiano.

 

D«a quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato la fine della fase di emergenza del COVID-19 lo scorso maggio, altre minacce si sono intensificate: più varianti, guerre globali, eventi climatici, sfide tecnologiche, attività terroristica sul suolo occidentale e persino una nuova emergenza sanitaria pubblica di preoccupazione internazionale chiamata Mpox [il vaiolo delle scimmie, ndr]. Ma cos’altro potrebbe esserci all’orizzonte?»

 

Viene lanciato qui l’avvertimento secondo cui che la «disinformazione» starebbe minacciando «il più grande anno elettorale della storia, con circa metà del mondo che si recherà alle urne».

 

«Questo, naturalmente, potrebbe ancora essere complicato dalla disinformazione dell’IA, dalle minacce informatiche o semplicemente dalle accuse di brogli (come già visto in Paesi come Bangladesh, Venezuela e Stati Uniti)» dice il pezzo, che pare mettere sullo stesso piano le critiche a presunte irregolarità elettorali e la «disinformazione».

 

Il breve scritto prosegue parlando di una «più complessa crisi della salute mentale globale» che interessa l’Intelligenza Artificiale e «l’eco-ansia»,

 

«Secondo l’OMS, la pandemia è stata “la più grande minaccia per la salute mentale dalla Seconda Guerra Mondiale”. Molti di noi stanno ancora lottando per recuperare il ritardo nella vita personale e professionale» scrive il WEF. «Tuttavia, altre sfide per la salute mentale post-pandemia sono in aumento, grazie al cambiamento climatico e all’Intelligenza Artificiale».

 

I medici, scrive l’autore schwabiano, «affermano che il cambiamento climatico sta generando un “nuovo tipo di ansia”, che porta a un senso di alienazione che rende difficile il funzionamento e persino al suicidio. È probabile che questa “eco-ansia” aumenti poiché i governi non riescono ad abbandonare i combustibili fossili abbastanza velocemente. Quindi, aspettatevi eventi climatici più estremi che aggravano ulteriormente la nostra salute mentale, soprattutto per un numero crescente di rifugiati climatici».

 

Come riportato da Renovatio 21, la balle dei rifugiati climatici è già in uso da anni, perfino nei discorsi del romano pontefice. Al contempo, la questione dei suicidi per ansia climatica sono una questione che produce già effetti di rilievo, come la richiesta, in Canada, di accedere all’eutanasia per paura del disastro climatico.

 

Il WEF avanza e ci parla dell’IA e del suo impatto.

 

«L’Intelligenza Artificiale ci viene imposta, che ci piaccia o no. Molti sentiranno di non adattarsi a questa nuova economia basata sull’Intelligenza Artificiale o di non avere nemmeno una possibilità, creando una classe di precariato più grande che si sente lasciata indietro (…) Questo sentimento aggraverà la nostra crisi di identità professionale, che si ripercuoterà sulle sfide globali della salute mentale».

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Viene citato l’esperto di AI Kai-Fu Lee che «ha confermato che la sua previsione passata è ancora “straordinariamente accurata” prevedendo che il 50% dei posti di lavoro verrà spazzato via entro il 2027. Una violenta reazione contro l’intelligenza artificiale è inevitabile, poiché molti si sentono lasciati indietro da questa transizione».

 

Ma non è finita qui. Altri tre shock potrebbero mostrarsi all’orizzonte del 2024.

 

1) Viene immaginato una sorta di upgrade dell’ISIS, rafforzata dagli strumenti AI: «emerge un nuovo gruppo estremista globale: con il mondo distratto da molteplici guerre importanti e una leadership in declino, questo potrebbe essere un momento opportunistico per un nuovo gruppo estremista per lasciare il segno, e forse non affrontare così tante conseguenze. Forse, sfrutterà persino gli strumenti di Intelligenza Artificiale per dare il via a una nuova fase del terrorismo».

 

2) Viene citata la grande pandemia cibernetica globale di cui Schwab ha tante volte parlato: «una pandemia informatica, intenzionale: la massiccia interruzione informatica globale di luglio non è stata terrorismo, ma semplicemente un aggiornamento software difettoso da parte di un’azienda di sicurezza informatica. Eppure, è costata alle aziende (…) 5,4 miliardi di dollari di danni e ha bloccato voli, banche, ospedali, rivenditori e altri servizi in tutto il mondo».

 

3) Viene dipinto un panorama apocalittico, da disaster movie, con cataclismi ambientali massivi: «il cambiamento climatico rivendica la sua prima nazione insulare nell’era post-pandemia: il piano della COP28 per eliminare gradualmente i combustibili fossili potrebbe richiedere decenni e non è chiaro se i leader mondiali lo seguiranno. Ciò che è più probabile è che nel frattempo alcune nazioni insulari (che emettono solo lo 0,3% delle emissioni globali) continueranno a combattere la loro causa, sia attraverso il diritto internazionale che nuovi fondi per il clima».

 

La studiosa canadese Naomi Klein ha pubblicato nel 2007 il libro Shock Economy, in cui dimostrava come attori politici sfruttano il caos dei disastri naturali, delle guerre e di altre crisi per far passare politiche impopolari come la deregolamentazione e la privatizzazione. Tale «terapia shock» favorisce gli interessi aziendali, sfavorendo e privando i cittadini dei diritti civili quando sono troppo distratti e sopraffatti per rispondere o resistere in modo efficace.

 

La pandemia ha mostrato che il livello di shock inflitto alla popolazione è ben superiore a quello che la Klein attribuiva ai piani della cricca neoliberale. L’intero biennio COVID è stato, in realtà, una grande palestra di gestione della psiche popolare attraverso traumi: imposizioni folli come il vero e proprio imprigionamento domiciliare, bombardamento di notizie di morte, stress continuo mantenuto da media e forze della polizia, sostanze sperimentali iniettate nella popolazione.

 

Nulla che vada in direzione di versa da quella grande architettura sociopolitica, che l’élite di Davos chiama Grande Reset, che prevede il rovesciamento dello Stato del diritto, la sottomissione del cittadino alla struttura piattaforma e la sorveglianza biocibernetica continua del popolo.

 

Quindi, l’era di shock a cui ci dicono di prepararci è in realtà l’era del controllo.

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L’Iran prova la geoingegneria contro la siccità

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Le autorità iraniane hanno lanciato sabato un’operazione di «inseminazione delle nuvole» sul bacino del lago Urmia, il più grande del Paese ormai quasi completamente prosciugato, nel disperato tentativo di contrastare la peggior siccità degli ultimi decenni.   Il processo consiste nel disperdere nelle nubi, tramite aerei o generatori a terra, sali chimici (principalmente ioduro d’argento o di potassio) per favorire la condensazione del vapore acqueo e provocare precipitazioni. Ulteriori interventi sono previsti nelle province dell’Azerbaigian orientale e occidentale, ha reso noto l’agenzia ufficiale Irna.   Le piogge sono ai minimi storici: secondo l’Organizzazione meteorologica iraniana, quest’anno le precipitazioni sono calate dell’89% rispetto alla media pluriennale, rendendo questo «l’autunno più secco degli ultimi 50 anni».   I bacini idrici sono quasi vuoti e molte dighe registrano livelli a una sola cifra percentuale. La scorsa settimana il presidente Masoud Pezeshkian ha ammonito che, senza piogge imminenti, si renderanno necessari razionamenti idrici a Teheran e persino l’evacuazione parziale della capitale.   Il direttore del Centro nazionale per la gestione delle crisi climatiche e della siccità, Ahmad Vazifeh, ha definito «preoccupante» la situazione delle dighe nelle province di Teheran, Azerbaigian occidentale, Azerbaigian orientale e Markazi.

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Venerdì centinaia di persone si sono riunite in una moschea della capitale per pregare per la pioggia. Sabato scorso, per la prima volta quest’anno, sono caduti fiocchi di neve in una stazione sciistica a nord di Teheran, mentre precipitazioni si sono verificate nelle regioni occidentali e nord-occidentali del Paese.   Le autorità hanno inoltre annunciato sanzioni per famiglie e imprese che superino i consumi idrici consentiti.   La geoingegneria – fenomeno chiamato da alcuni «scie chimiche» – è oramai alla luce del sole ed è sempre più gettonata dai Paesi mediorientali.   Come riportato da Renovatio 21, la scorsa settimana Emirati Arabi Uniti hanno fatto ricorso all’inseminazione delle nuvole (cloud seeding) per contrastare la cronica scarsità d’acqua. L’inseminazione delle nuvole è un’operazione costosa: gli Emirati spendono milioni di dollari l’anno per accrescere le riserve di acqua dolce.   Tuttavia, gli esiti della geoingegneria sembrano essere non sempre imprevedibili e potenzialmente catastrofici: l’anno passato Dubai, città nel deserto, subì un incredibile allagamento a seguito di un diluvio ritenuto essere provocato dal programma di modifica metereologica del governo emiratino.   Contrariamente a quanto si può pensare, tecnologia di controllo del meteo è in realtà vecchia di decenni. Da anni la Cina e gli USA stanno lavorando a tecnologie di controllo del clima che si sospetta abbiano la chiara possibilità di essere utilizzate come armi nei conflitti del futuro.  

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Viganò: «non vi è alcuna emergenza climatica, Prevost profeta del globalismo massonico»

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha affidato al social X una riflessione su Chiesa e cambiamento climatico.

 

«Se vi fosse veramente un’emergenza climatica – alla quale le organizzazioni globaliste rispondono con mezzi non adeguati, mentre la Chiesa Cattolica propone soluzioni ragionevoli e coerenti con il Vangelo e con la sua Dottrina sociale – si potrebbe credere che in questi appelli della Santa Sede vi sia una qualche buona intenzione.

 

«Ma non vi è alcuna emergenza climatica: gli allarmi dei globalisti sono pretestuosi – come sappiamo dalle ammissioni degli stessi fautori di questa frode – e servono a creare un pretesto per legittimare politiche di dissoluzione del tessuto sociale e di distruzione dell’economia delle Nazioni, volte a consentire il controllo della popolazione mondiale» dichiara Sua Eccellenza.

 

«Per questo motivo gli appelli di Prevost costituiscono una forma di scandalosa complicità con gli artefici del golpe globalista, perché ratificano una menzogna colossale, invece di denunciare il loro crimine contro Dio e contro l’umanità».

 

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«E nel frattempo migliaia di piccole imprese e milioni di famiglie si trovano condotte al fallimento o distrutte, a tutto vantaggio delle multinazionali facenti capo a BlackRock, Vanguard, StateStreet… La menzogna è il marchio distintivo di tutto ciò che fa e dice l’élite globalista».

 

«Prevost si pone come profeta del globalismo massonico e prosegue la linea di totale asservimento tracciata dal predecessore Bergoglio. La Chiesa di Roma è divenuta ostaggio dei suoi nemici e le viene lasciata libertà solo nella misura in cui essa ratifica i crimini e le menzogne del globalismo: transizione green, sostituzione etnica, politiche vaccinali, parità di genere, agenda LGBTQ+».

 

Negli scorsi anni monsignor Viganò ha attaccato con veemenza la «frode climatica, religiosa, pastorale» di Bergoglio, accusando l’«ideologia ambientalista e neomalthusiano del Vaticano», scagliandosi contro il green deal il cui programma è «decimare la popolazione, rendere schiavi i superstiti».

 

Nelle scorse settimane il prelato lombardo aveva dichiarato che «Leone ambisce al ruolo di presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Glonale di matrice massonica».

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Gli Emirati continuano con la geoingegneria

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Gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto ricorso all’inseminazione delle nuvole per contrastare la cronica scarsità d’acqua, ha dichiarato un direttore di ricerca locale.   L’inseminazione delle nuvole è un’operazione costosa: gli Emirati spendono milioni di dollari l’anno per accrescere le riserve di acqua dolce. I piloti sorvolano nubi promettenti e rilasciano particelle di sale per stimolare le precipitazioni in un Paese che riceve meno di 100 mm di pioggia annui.   La tecnica rientra nella «strategia di adattamento del Paese al cambiamento climatico», ha spiegato lunedì al Financial Times Alya Al Mazrouei, direttrice del Programma di ricerca degli Emirati Arabi Uniti per la scienza del miglioramento della pioggia (UAEREP).   Il metodo, tuttavia, ha suscitato controversie: i critici temono che possa aggravare eventi meteorologici estremi, come inondazioni e siccità, alterando i modelli naturali. Esprimono inoltre preoccupazione per l’impatto ambientale delle sostanze chimiche impiegate e per le possibili conseguenze indesiderate della modifica artificiale del clima.

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Orestes Morfin, esperto senior della Climate and Water Initiative in Arizona, ha dichiarato al quotidiano che «l’inseminazione delle nuvole è considerata un ulteriore strumento potenziale per incrementare l’approvvigionamento idrico».   In uno studio del 2023, gli scienziati del Centro nazionale di meteorologia degli Emirati Arabi Uniti hanno stimato che l’inseminazione delle nuvole potrebbe aggiungere fino a 419 milioni di metri cubi di acqua raccoglibile all’anno.   La scarsità d’acqua è una sfida storica per gli Emirati, che dipendono in larga misura dalla desalinizzazione per l’acqua potabile. Dall’inizio degli anni 2000, le autorità emiratine si sono impegnate per aumentare le precipitazioni con mezzi artificiali. Attualmente, il programma di miglioramento delle precipitazioni degli Emirati è operativo con dieci piloti e quattro velivoli, pronti a intervenire 24 ore su 24.   «Ogni volta che abbiamo l’opportunità di farlo… di solito non ne perdiamo nessuna», ha detto Al Mazrouei.   L’operazione è costosa: 8.000 dollari per ora di volo, con una media di 1.100 ore annue, per un totale di quasi 9 milioni di dollari. Tuttavia, Al Mazrouei sostiene che «il costo per metro cubo di acqua aggiuntiva è inferiore a quello della desalinizzazione». Gli Emirati hanno investito 22,5 milioni di dollari in sovvenzioni per la ricerca per perfezionare la tecnologia.   Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato Dubai, città nel deserto, subì un incredibile allagamento a seguito di un diluvio ritenuto essere provocato dal programma di modifica metereologica del governo emiratino.   «Il cloud seeding mira a migliorare e accelerare il processo di precipitazione. Soprattutto nelle aree in cui non piove da molto tempo, precipitazioni così intense possono portare a un flusso eccessivo di infiltrazioni, con conseguenti potenziali inondazioni improvvise», ha dichiarato John Jaques, meteorologo della società di tecnologia ambientale Kisters, secondo il settimanale americano Newsweek.   «Le inondazioni di Dubai fungono da forte avvertimento sulle conseguenze indesiderate che possiamo scatenare quando utilizziamo tale tecnologia per alterare il clima». «Inoltre, abbiamo poco controllo sulle conseguenze dell’inseminazione delle nuvole. Dove esattamente pioverà effettivamente? L’uso di tecniche come il cloud seeding per portare le piogge tanto necessarie in un’area può causare inondazioni improvvise e siccità in un’altra».   Contrariamente a quanto si può pensare, tecnologia di controllo del meteo è in realtà vecchia di decenni. Da anni la Cina e gli USA stanno lavorando a tecnologie di controllo del clima che si sospetta abbiano la chiara possibilità di essere utilizzate come armi nei conflitti del futuro.  

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