Geopolitica
I tedeschi dicono che Kiev non ha informato i sostenitori dell’incursione di Kursk
L’Ucraina ha tenuto segreti i suoi piani per un’incursione nella regione russa di Kursk, ha affermato il vice portavoce del governo tedesco. Lunedì Wolfgang Buchner ha affermato che nessuno dei sostenitori di Kiev era stato informato in anticipo del piano dell’Ucraina di attaccare il territorio russo.
«Ci sono informazioni contraddittorie e talvolta deliberatamente distorte sull’operazione, che è stata apparentemente preparata in gran segreto e senza alcun feedback», ha detto Buchner in una conferenza stampa.
Non ha condannato o valutato in altro modo la situazione, dicendo solo che «tutto finora sembra un’operazione spazialmente limitata». Tuttavia, ha osservato che i dettagli non erano ancora chiari e quindi «sarebbe poco saggio fare una dichiarazione pubblica».
Il Buchner ha affermato che Berlino sarà in stretto contatto con «tutti i partner, compreso il governo di Kiev» in relazione all’incursione.
Alla domanda se l’Ucraina stesse usando armi fornite dalla Germania nell’operazione, Buchner ha detto che Berlino non aveva informazioni sufficienti per commentare. Tuttavia, un portavoce del Ministero della Difesa tedesco ha chiarito separatamente che non c’era nulla che impedisse a Kiev di usare le armi fornite dalla Germania sul suolo russo.
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«Il diritto internazionale stabilisce che uno Stato che si difende può difendersi anche sul territorio dell’attaccante (…) Non ci sono ostacoli di alcun tipo e l’Ucraina è libera di scegliere le sue opzioni», ha affermato.
La stessa posizione è stata espressa dal presidente del Partito socialdemocratico (SPD) Lars Klingbeil, che ha difeso il «diritto dell’Ucraina a difendersi» invadendo il territorio russo con armi fornite dall’Occidente.
«Questo è ciò che sta accadendo in questo momento, è parte di una guerra. Lo si può trovare brutale, tutti noi vogliamo la pace, ma stiamo anche dicendo consapevolmente che l’Ucraina deve essere in grado di difendersi», ha affermato. Ha notato, tuttavia, che le ragioni di Kiev per l’incursione rimangono poco chiare.
«Nei prossimi giorni sentiremo sicuramente di più, se si tratterà di portare rapidamente la Russia al tavolo delle trattative, come alcuni sospettano, o se si tratterà di provocare disordini da parte russa», ha affermato il politico.
L’incursione di Kiev nella regione di Kursk, lanciata il 6 agosto, è il suo più grande attacco sul territorio russo dallo scoppio delle ostilità nel febbraio 2022. L’esercito russo aveva precedentemente riferito che l’avanzata delle forze di Kiev nel territorio del Paese era stata fermata.
Secondo Mosca, durante l’attacco le forze ucraine avrebbero attaccato i civili. Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che dopo l’attacco ai civili nessun colloquio è ora possibile.
Come riportato da Renovatio 21, nelle scorse ore il presidente americano Biden ha dichiarato di essere stato a conoscenza dell’attacco all’oblast’ di Kursk, tuttavia non è chiaro quanto si possa dare retta all’uomo, che si trova notoriamente in istato di demenza senile probabilmente da anni.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia; immagine modificata
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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