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Nella nuova Notre Dame vi saranno molte vetrate «contemporanee»

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È stato appena insediato dal Ministro della Cultura il comitato incaricato di selezionare i progetti delle sei vetrate d’arte contemporanea che orneranno le cappelle laterali della Cattedrale di Parigi. Un «gesto contemporaneo» imposto dal capo dello Stato e sostenuto dall’arcidiocesi.

 

George Braque amava dire che «il progresso nell’arte non consiste nell’estendere i propri limiti ma nel conoscerli meglio». La saggezza del pittore non è propriamente quella di un capo di Stato, e l’identico restauro di Notre-Dame de Paris non dovrebbe prescindere dal «gesto contemporaneo» promesso da Emmanuel Macron nel dicembre 2023.

 

È questo da parte dell’inquilino dell’Eliseo il segno di un desiderio di vendetta, un po’ ferito dalla sua incapacità di imporre l’idea di costruire una guglia contemporanea per sostituire quella costruita da Viollet-le-Duc? O l’ansia di passare di lì a pochi anni nell’oblio della Storia senza aver potuto lasciare un segno del suo tempo alla guida del Paese?

 

In ogni caso, è stato con grande clamore che l’8 marzo 2024 è stato lanciato il progetto volto a progettare le sei vetrate contemporanee che saranno inflitte a Notre-Dame. Il ministro della Cultura, Rachida Dati, ha insediato dal Salon des Maréchaux, un comitato «artistico» composto da venti membri e presieduto dall’ex direttore del Centre Pompidou, Bernard Blistène.

 

Questo paladino del lavoro applicato all’arte avrà il compito di lanciare un bando, per poi designare la coppia vincitrice (un artista e un laboratorio di vetro), nel novembre 2024. Per dare una panoramica dell’uomo, ha firmato una rubrica su Le Soir de Bruxelles nel 2018, dal titolo «Non c’è niente di peggio del nazionalismo, niente di peggio del ritiro nell’identità».

 

Infine, il successivo 7 dicembre, il prototipo delle future vetrate verrà presentato ai visitatori che entreranno per la prima volta nella navata della cattedrale restaurata e restituita al culto. Questo giorno vedrà la riapertura della cattedrale al pubblico (il giorno successivo sarà un momento dedicato) e il prototipo delle vetrate colorate dovrebbe essere presentato nella cattedrale.

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Dal 2020, alcuni pensavano che il «gesto contemporaneo» sarebbe stato risparmiato a Notre-Dame: un primo progetto di installazione di vetrate ha suscitato la vigorosa reazione dell’ex ministro della Cultura: «La Francia è firmataria della Carta di Venezia, che ha stabilito dal 1962 l’etica dei restauri e delle creazioni nei monumenti storici e vieta la sostituzione di un elemento esistente con un altro», ha indicato a Le Figaro.

 

«In ogni caso, le vetrate delle cappelle sono classificate come monumenti storici e parte integrante del monumento. Sembra impossibile sostituirli», ha avvertito Roselyne Bachelot.

 

Ma l’attuale capo dello Stato, non estraneo alle retromarce ed esperto nell’arte di far convivere gli opposti, non intendeva fermarsi qui. Avrà tuttavia contro di sé l’intera schiera di curatori e storici dell’arte, con forti venti contrari a un progetto che, secondo loro, ignora l’eredità di Viollet-le-Duc.

 

«Perché sostituire le sue vetrate, se non per disprezzo verso l’artista? Non solo non stiamo sostituendo un’opera esistente, ma il restauro dell’architetto, durato decenni davanti agli occhi dell’Europa, è stato un’opera totale», spiega Maryvonne de Saint Pulgent, saggista ed ex alta funzionaria.

 

Stessa storia con Alain Finkielkraut che critica su France Culture le creazioni «artistiche» imposte alla cattedrale per «cattivo gusto». Ma il progetto sembra davvero sulla buona strada: «C’è un tempo per il restauro, che dopo i dibattiti, è stato portato avanti in modo identico, e un tempo per la creazione, l’incarnazione della traccia del 21° secolo», avverte al Ministero della Cultura.

 

Inoltre, l’esecutivo può contare su un forte alleato nella persona dell’arcivescovo di Parigi, che sostiene un «gesto contemporaneo» che, possiamo scommetterci, sarà all’altezza della liturgia contemporanea…

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di Lorenzo3003 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported 

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Installazione artistica che collega in video Nuova York e Dublino chiusa dopo che una tizia Onlyfans vi mostra il seno ignudo

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Un’installazione artistica che trasmetteva video in live streaming tra Dublino e Nuova York è stata chiusa a seguito di diversi incidenti tabù, tra cui un’influencer che ha esibito il suo petto nudo dinanzi cittadini irlandesi.   «The Portal», un grande schermo circolare con una telecamera collegata, è stato inaugurato l’8 maggio scorso e aveva lo scopo di unire le persone oltreoceano consentendo ai cittadini statunitensi e irlandesi di interagire tra loro.   Tuttavia, la situazione è presto sfuggita di mano poiché i passanti hanno iniziato a comportarsi in modo inappropriato. Su Internet hanno cominciato a circolare video che mostrano persone che esibire nudità, tirare fuori video pornografici e prendere in giro le tragedie americane. In un caso una torma di irlandesi presumibilmente ebbri hanno finto di sniffare cocaina, mentre altri hanno mostrato dai loro telefonini video erotici o immagini delle Torri gemelle che fumano.  

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Vi sono stati casi inoltre di mooning, ossia come in lingua inglese si chiama l’usanza antica di mostrare le terga nude al prossimo in segno di scherno.     L’«opera d’arte» è stata poi chiusa quando una «creatrice di contenuti» di OnlyFans, Ava Louise, si è messa davanti alla telecamera transoceanica e, davanti a dublinesi e neoeboraceni, ha tirato fuori le mammelle, facendole pure rimbalzare vistosamente.     «Quindi ho appena chiuso il portale da New York a Dublino», ha detto Louise in un video di TikTok. «Pensavo che la gente di Dublino meritasse di vedere le mie due patate coltivate in casa a New York» ha aggiunto, usando uno stereotipo tacciato di insensibilità rispetto alla storia dell’isola di San Patrizio.     La fanciulla ha difeso il suo operato nella trasmissione del giornalista britannico Piers Morgan. «Chi non ama le tette? Sono sicuro che anche tu le ami, Piers» ha detto la ragazza, accusando chi ha trovato i suoi commenti sulle patate irlandesi inappropriati di non aver mai probabilmente fatto sesso.   «Non ho nessuna vergogna. Ho fatto 100 mila dollari alla settimana» ha dichiarato la ragazza, facendoci davvero temere per la sua generazione.    

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La chiusura dell’installazione di videoarte ha provocato anche il commento di Elone Musk: «inevitabile».   Il Consiglio comunale di Dublino ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna il comportamento inappropriato, sottolineando che la maggior parte delle interazioni sono state positive.   «La stragrande maggioranza delle interazioni sono positive», ha scritto il consiglio comunale in una dichiarazione la scorsa  settimana.   «Il Portale offre una finestra su altre città e collega persone e culture in un modo unico: ciò che stiamo vedendo tra Dublino e New York riflette una narrazione più ampia di comportamento culturale. Sfortunatamente, abbiamo assistito anche a una piccolissima minoranza di persone coinvolte in comportamenti inappropriati, che sono stati amplificati attraverso i social media».

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«Anche se non possiamo controllare tutte queste azioni, stiamo implementando alcune soluzioni tecniche per risolvere questo problema e queste saranno attive nelle prossime 24 ore».   Il portale sarebbe stato da poco riaperto: con transenne e guardie di sicurezza. Un’altra immagine eloquente dei nostri tempi.     Il tema delle oscenità trasmesse da un capo all’altro del mondo in videocollegamenti pubblici era preconizzato in accenno in un romanzo del 1999 scritto dallo scrittore di fantascienza William Gibson, All Tomorrow’s Parties, tradotto in Italia come American Acropolis.  

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Sedicente «strega» non binaria arriva in finale all’Eurovision. Il suo scopo: «far aderire tutti alla stregoneria»

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Una sedicente «strega» definitasi pure «non binaria» ha rappresentato l’Irlanda all’Eurovision Song Contest 2024, eseguendo una canzone stracarica di riferimenti all’occultismo.

 

Il 7 maggio, la 31enne Bambie Ray Robinson – conosciuta con il nome d’arte di «Bambie Thug» – si è assicurata un posto nella finale dell’Eurovision tenutasi l’11 maggio in Svezia. La Robinson afferma essere «non binaria» (cioè non eterosessuale) e descrive il suo lavoro come «Ouija pop», dal nome della famigerata tavoletta Ouija per l’evocazione degli spiriti che ha causato vittime tra i bambini anche di recente.

 

Spiegando il suo nome d’arte, la Robinson ha affermato che «Bambie Thug è il tuo re stregone antidoto al mondo» durante un’intervista su YouTube.

 

La sua esibizione del 7 maggio della sua canzone di punta «Doomsday Blue» («Blu del Giorno del Giudizio») ha visto la Robinson vestita con caratteristici abiti gotici, con corna da diavolo che adornavano il suo costume e unghie finte che rappresentavano i pastorali dei vescovi.

 

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Nel video sono visibili molteplici riferimenti parasatanici, a parte il trucco di Robinson e i suoi testi con incantesimi tratti dalla letteratura di Harry Potter. Ad un certo punto, Robinson si trovava al centro di un pentagramma circondato mentre le candele si accendevano mentre lei agitava la mano su di esse.

 

Nel filmato la cantante dispone di un compagno di ballo truccato per assomigliare a un demone. A metà spettacolo, la Robinsona si spoglia per mostrarsi mentre indossa i colori della bandiera transgender su un bikini. La trovata, ha spiegato, è per «gridare dai tetti sui diritti dei trans per sempre».

 

La Robinson ha concluso la sua performance facendo apparire sullo schermo dietro di lei le parole «Crown the Witch» («Incorona la strega») in caratteri gotici. Aveva anche la frase tatuata sul viso in alfabeto ogamico, una forma di scrittura utilizzata per trascrivere le antiche lingue celtiche. Apprendiamo tuttavia che si tratta di una scelta di ripiego dopo che la sua intenzione originale di farsi tatuare «Palestina libera» sul viso era stata respinta dagli organizzatori.

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Lo slogan «Crown the Witch» è diventato virale sui siti di social media, con Robinson che ha ottenuto un notevole sostegno da parte dei media irlandesi e di numerosi politici irlandesi, tra cui il neo nominato primo ministro Simon Harris.

 

La canzone, con cui la Robinson si è assicurata un posto nella finale di sabato, è descritta dallo stesso Eurovision come «sulla sensazione di vedere il proprio potenziale trascurato ed è un inno alla comunità queer».

 

«Il piccolo numero di canzoni e video musicali di Robinson si distingue per i contenuti espliciti come la nudità totale, la maggiore attenzione al sesso e i collegamenti diretti con l’occulto, incluso il nome di una canzone con un termine occulto» scrive LifeSiteNews.

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La donna non ha mai nascosto il suo coinvolgimento diretto di lunga data con l’occulto, dichiarando di aver praticato «incantesimi» sin dalla tenera età. «La mia eredità è pagana e pratico la stregoneria. Sono una stronza gotica», ha affermato all’inizio di quest’anno, sottolineando anche come le piacciano i contatti con altre streghe.

 

La Robinson aveva parlato della canzone, allora non ancora pubblicata, già nel 2023. «Ho una canzone chiamata “Doomsday” che non è ancora uscita. Parlavo in lingue a ritmo oppure tutti parliamo al contrario nelle canzoni o semplicemente nascondiamo incantesimi nelle canzoni, usando anche il linguaggio occulto. O anche come la canzone “Necromancy” [«negromanzia, ndr], che nasce da un incantesimo.”

 

«L’intenzione era quella», ha detto. «La maggior parte delle mie canzoni e dei miei testi hanno anche testi basati sull’occulto. Sicuramente gioca anche un ruolo importante. Non penso che qualcuno stia davvero usando molta terminologia occulta e questo è brutto perché voglio farlo completamente».

 

La cantante ha altresì dichiarato di comporre musica in una sorta di stato di trance. «Posso entrare in un vortice. Scrivere musica è molto strano per me perché canalizzo completamente. Vado da qualche altra parte per anni e poi esco con la canzone. A volte non ricordo nemmeno di aver scritto qualcosa. Ho questa traccia che ho scritto anni fa ed è una delle mie tracce preferite dal punto di vista dei testi. Non ricordo di averlo scritto».

 

I suoi obiettivi, dice, sono «parlare di più dell’occulto e far sì che le persone abbiano più familiarità con esso e far sì che le persone smettano di essere così giudicanti riguardo alla stregoneria».

 

«Il mio obiettivo nella vita è far sì che tutti abbandonino tutte le altre religioni e aderiscano alla stregoneria», ha affermato Robinson.

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La Robinsona è stata selezionata per rappresentare l’Irlanda all’Eurovision 2024 tramite una votazione all’inizio di quest’anno, comprendente un voto pubblico e una selezione da giurie nazionali e internazionali. La sua ascesa alla ribalta internazionale è per molti versi del tutto inaspettata, dato il numero molto limitato di canzoni e il fatto che «Doomsday Blue» ha raggiunto solo il 37° posto nelle classifiche irlandesi.

 

Alcuni cattolici irlandesi hanno espresso indignazione, con Rebecca Barrett – moglie del politico cattolico Justin Barrett – che ha definito lo spettacolo «letteralmente demoniaco».

 

Dopo che Robinson ha eseguito «Doomsday Blue» alla TV irlandese a febbraio, padre Declan McInerney della diocesi di Galway, Kilmacduagh e Kilfenora hanno criticato duramente la performance. In un’omelia virale, padre McInerney ha dichiarato dopo aver visto la canzone di Robinson che «abbiamo finito. Siamo finiti come Paese».

 

Come riportato da Renovatio 21, di recente varie figure, tra cui religiosi, hanno accusato Taylor Swift, probabilmente la più popolare cantante del pianeta oggi, di includere elementi di stregoneria in canzoni e concerti.

 

Medesime questioni sono emerse durante la cerimonia del Premio Grammy di quest’anno, dove la giovane star della canzone statunitense Olivia Rodrigo ha eseguito un canzone, intitolata «Vampire», accompagnandola con scenografie e coreografie lugubri e vagamente esoteriche.

 

Alla fine, Bambi Thug (che si potrebbe tradurre come «Bambi sgherro») si è piazzata sesta, tra l’Israeliana Eden Golan (nome bizzarro anche questo: una crasi tra il giardino di Adamo ed Eva e le alture contese tra lo Stato Ebraico e la Siria ) e l’italiana Angelina Mango (nome ulteriormente particolare, a pensarci bene: un po’ celestiale, un po’ frutto esotico).

 

L’Eurovision ha patito per anni una sorta di complesso di inferiorità nei confronti del Festival di Sanremo, considerato un tempo il più grande evento di competizione musicale al mondo – chiedere ai sovietici in caso di dubbi.

 

L’incapacità della kermesse ligure di uscire dalla cifra campanilista – inflitta negli anni anche da lottizzazioni politico-televisive – ha fatto sì che l’Eurovision, considerato fino a pochi anni fa più che altro un’esibizione del trash più patente, superasse Sanremo divenendo la più scoppiettante manifestazioni per la musica leggera a livello europeo e globale.

 

Da anni, tuttavia, accade che i vincitori della gara – a partire dal trans austriaco Conchita Wurst – vengano utilizzati dai critici, anche solo in foto, per significare il fenomeno della decadenza dell’Europa.

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Attrici giapponesi che si vestono da uomini bullizzano collega fino a spingerla al suicidio

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Dal Giappone arriva l’eco di un episodio di bullismo e violenza sistematica sfociati in un suicidio all’interno di una struttura esclusivamente femminile. Una sorta di suicidio femminicida, ma ad opera di femmine.   Teatro della vicenda è per il corpo teatrale Takarazuka, un’istituzione più che secolare nel mondo dello spettacolo giapponese. Il concetto alla base del corpo teatrale è che sono soltanto attrici a salire in scena, interpretando anche i ruoli maschili. Tale idea, di per sé spiazzante, inverte completamente la tradizione del teatro tradizionale Kabuki, dove sono gli attori maschi a ricoprire tutti i ruoli.   Gli spettacoli del Takarazuka sono tuttavia distanti anni luce dal rigido formalismo del Kabuki: qui si tratta di musical che attingono dalle fonti più disparate, da West Side Story all’Evgenij Onegin, spesso spingendo a tavoletta su elementi che qualche anno fa si definivano camp o kitsch, in italiano lo si potrebbe semplicemente chiamare «pacchianeria», benché estremamente professionale e ben fatta.    

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Il seguito che hanno questi spettacoli nel contesto nipponico è impressionante, ancora di più perché per la grandissima maggioranza femminile: lo scrivente ricorda di essersi imbattuto in una lunghissima coda in attesa di entrare nel teatro di Tokyo – in zona centralissima, vicino al palazzo imperiale – dove si esibisce la compagnia. Si poteva constatare che gli uomini tra la folla erano appena una manciata.   Un ambiente quindi quasi completamente femminile, al sicuro da patriarcato e maschilismo tossico.   E allora, come si spiegano allora vessazioni di gruppo, ustioni procurate con le piastre per i capelli, carichi di lavoro insostenibili assegnati al solo scopo di umiliare e di lasciare soltanto tre ore di sonno al giorno? È questa l’ordalia che ha portato la 25enne Aria Kii a gettarsi nel vuoto per porre fine alla sua vita nel settembre del 2023.   La vicenda era stata prontamente insabbiata dall’azienda che gestisce la compagnia teatrale ma è stata riportata a galla dall’ineffabile Shuukan Bunshun, testata con una lunga e gloriosa tradizione di caccia agli scheletri negli armadi. Nella primavera di quest’anno i dirigenti dell’azienda in questione hanno pubblicamente ammesso la loro responsabilità nel non essere stati in grado di vigilare adeguatamente l’ambiente lavorativo delle attrici.   Duole dire che per la società giapponese uno scenario così è tutto fuorché inconsueto: il proverbio «il chiodo che sporge verrà martellato» illustra ancora con una certa fedeltà le dinamiche sociali che si formano all’interno delle istituzioni giapponesi – siano esse scuole, aziende, partiti.   Negli ultimi tempi c’è un evidente cambiamento in atto soprattutto per quanto riguarda il mondo del lavoro, ma il bullismo allo scopo di creare coesione all’interno di un gruppo è una pratica a cui i giapponesi ricorrono abitualmente e che non sembra soffrire di particolare disapprovazione sociale.   Dal Giappone ci chiediamo con sincerità come un giornalista italiano – di area woke, ma anche solo attento a seguire i dettami del politicamente corretto elargiti ai corsi di deontologia dell’Ordine – potrebbe riportare la notizia della triste morte di Aria, con lo stuolo di angherie subite in un contesto esclusivamente femminile.   Taro Negishi Corrispondente di Renovatio 21 da Tokyo

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