Fertilità
«La proteina Spike sostituisce lo sperma nei vaccinati»: l’affermazione shock del defunto dottore tedesco
Gli spermatozoi negli uomini che hanno ricevuto un’iniezione anti-COVID-19 verrebbero sostituiti da proteine spike: è l’inquietante conclusione di un medico legale tedesco, espressa in una conferenza i cui video stanno tornando a circolare di recente.
Durante la conferenza, il dottor Arne Burkhardt, un patologo tedesco spirato a 79 anni la scorsa primavera, spiegava come, dopo aver esaminato campioni di tessuto di uomini giovani e anziani morti in seguito alla vaccinazione, aveva scoperto che le proteine del picco avevano superato gli organi preposti alla produzione dello sperma nonché lo sperma stesso.
«Qui vedete il caso in cui mostriamo i testicoli», diceva il Burkhardt, indicando una diapositiva, «e potete vedere che in questo uomo di 28 anni che aveva un figlio sano e che è morto 140 giorni dopo l’iniezione, il picco la proteina è fortemente espressa nell’organo spermatogeno dei testicoli, e potete vedere che qui non ci sono quasi spermatozoi, ma è fortemente espressa dalla proteina spike nel tessuto spermatoconico».
Sperm Is Replaced Completely By Spike Protein In “Vaccinated”
Dr. Arne Burkhardt shows a medical slideshow of two individuals that confirmed spike proteins replacing sperm entirely or almost entirely in the testes. pic.twitter.com/MwohO5ECpm
— Red Walrus (@_RedWalrus_) April 10, 2023
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Il professor Burkhardt quindi descrive lo stesso problema con il paziente più anziano, dicendo che «anche nella persona anziana, questo è un vecchio, potete vedere anche una forte espressione negli spermatogoni, non c’è un singolo spermatozoo in questo, e una forte espressione della proteina spike».
Il patologo forense arrivava a mettere in guardia le donne dal fare figli con maschi vaccinati: «se fossi una donna in età fertile, non pianificherei una maternità da una persona, da un uomo che è stato vaccinato», avvertiva il medico, ricordando che tuttavia che questa sua ultima non costituisce un’affermazione scientifica.
«Penso che queste immagini siano davvero disturbanti. Davvero disturbanti» dice il professor Burkhard nel video.
La ricerca coincide con altri dati che mostrano che anche le ovaie femminili vengono distrutte dalla proteina spike presente nelle iniezioni di mRNA, suggerendo che i colpi inducono una revisione completa del sistema di riproduzione umana.
Nello scorso anno il cardiologo Peter McCullough parlò del danno alla fertilità femminile, sostenendo che le proteine spike «quasi certamente causano la morte e la distruzione delle preziose cellule uovo».
«Coloro che si trovano in un range inferiore saranno resi sterili durante ciascun periodo di iniezione» aveva avvertito McCullough.
COVID Vaccine-Induced Infertility? Every Man and Woman Should Be Concerned@P_McCulloughMD: “[Spike protein] almost certainly is causing death and destruction of those precious ovarian cells.”
“Those lower in range will be rendered infertile through each injection period.” pic.twitter.com/mYHoMZoAOe
— The Vigilant Fox ???? (@VigilantFox) February 26, 2023
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Come riportato da Renovatio 21, riguardo all’effetto dei vaccini sugli spermatozoi, la questione era stata trattata dal medico e ricercatore dottor Paul Marik quando si cominciò a parlare dello «shedding», cioè diffusione, propagazione delle proteine spike dai vaccinati ai non vaccinati, anche per contatto intimo.
«Non c’è dubbio che la propagazione sia un fenomeno reale. Ciò può essere orribile. Tuttavia le autopsie hanno mostrato che la quantità di proteine spike negli spermatozoi dopo la vaccinazione è davvero sbalorditiva» ha dichiarato il dottor Marik. «Così uomini vaccinati che fanno sesso con partner non vaccinate possono trasferire le proteine spike. Sappiamo di donne che hanno avuto rapporti con il proprio partner e hanno sviluppato sintomi di malattia da spike. Quindi può succedere».
Possibili effetti del vaccino mRNA sulla fertilità sono stati discussi da Janci Chunn Lindsay, direttore di tossicologia e biologia molecolare per Toxicology Support Services LLC, che nell’aprile 2021 ha presentato un commento pubblico al Comitato consultivo dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) degli Stati Uniti su Pratiche di immunizzazione (ACIP), evidenziando l’alto potenziale di effetti avversi sulla fertilità.
Altre ricerche hanno scoperto che il vaccino Pfizer COVID «altera temporaneamente la concentrazione dello sperma e il conteggio della motilità degli spermatozoi» negli uomini.
In conseguenza a queste scoperte, la prospettiva della preziosità che va ad assumere sperma non vaccinato ha cominciato a circolare in maniere anche impreviste.
Alcune persone erano state viste ad una manifestazione con un cartello «Unvaxxed sperm is the new Bitcoin» («Lo sperma dei non vaccinati è il nuovo Bitcoin») a sottolineare come si possa trattare di qualcosa che salirà di valore in maniera verticale, insomma un investimento da fare.
Il miliardario Guo Wengui, controverso dissidente cinese (sospettato da alcuni di fare il triplo gioco) sul cui yacht tre anni fa fu arrestato Steve Bannon, ha lanciato a inizio anno un’asta di gameti da persone non vaccinate.
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Immagine screenshot da Rumble
Fertilità
Un ingrediente comune presente in shampoo e lozioni può compromettere la fertilità femminile per generazioni
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- Meno follicoli ovarici, che contengono cellule uovo immature.
- Aumento dell’atresia follicolare, ovvero più follicoli muoiono o si rompono prima di poter rilasciare un ovulo maturo.
- Cellule uovo di qualità inferiore, che non sono sane o non funzionano come dovrebbero per maturare e promuovere la normale crescita dell’embrione.
- Livelli più bassi di ormone antimulleriano, un indicatore chiave della fertilità femminile e della riserva ovarica.
- Una maggiore morte delle cellule ovariche specializzate (cellule della granulosa) è essenziale per lo sviluppo degli ovuli, contribuendo a ridurre i livelli dell’ormone antimulleriano e a ridurre la quantità di ovuli sani.
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Fertilità
I leggings stanno facendo diventare le donne sterili?
Da anni i leggings – che un tempo si chiamavano fuseaux, o «fusò» nei cartelli delle bancarelle nei mercati cittadini – dominano il guardaroba occidentale da decenni. Indossati al supermercato, nei locali o durante la messa domenicale, sono diventati il simbolo della moda «athleisure»: pratica, comoda e onnipresente. Tuttavia, ciò che per molte donne rappresenta una scelta di libertà e comfort, potrebbe nascondere un lato meno noto e potenzialmente preoccupante.
Molti dei modelli dei marchi più venduti sono realizzati in tessuti sintetici come poliestere, nylon o elastan (spandex). Materiali che offrono elasticità e resistenza, ma che, secondo alcuni studi, potrebbero interferire con il sistema ormonale e la fertilità.
Uno dei riferimenti più citati è una ricerca condotta alcuni decenni fa su animali: a un gruppo di cagne furono fatti indossare «pantaloni» in tessuti diversi – 100% poliestere, 100% cotone, lana e miscele poliestere-cotone. I risultati mostrarono che circa il 75% delle femmine vestite con indumenti in poliestere non rimase incinta, mentre quelle in cotone o lana registrarono un tasso di gravidanza del 100%.
Secondo i ricercatori, il poliestere e le sue miscele avrebbero generato un campo elettrostatico in grado di interferire con la comunicazione ormonale, effetto però reversibile dopo la rimozione del tessuto.
Un esperimento simile, condotto su cani maschi, ha evidenziato una riduzione della conta spermatica nei soggetti che indossavano biancheria in poliestere. In alcuni casi, i valori si sono normalizzati nel tempo; in altri, le alterazioni sono risultate più persistenti.
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Da qui il dubbio: se i tessuti sintetici possono influire sulla fertilità animale, è possibile che abbiano effetti analoghi sull’essere umano?
Il nylon, altro materiale comune nei leggings e nell’abbigliamento sportivo, è noto per rilasciare microplastiche che possono penetrare nell’organismo attraverso la pelle. Studi recenti suggeriscono che tali particelle possano alterare gli ormoni e danneggiare la qualità degli ovuli e dello sperma.
Inoltre, molti tessuti sintetici vengono trattati con ftalati, PFAS e coloranti — sostanze chimiche classificate come interferenti endocrini. «Alti livelli di questi composti sono stati associati a tempi più lunghi per concepire, scarsa qualità degli ovuli e dello sperma e rischio di aborto spontaneo», spiega la dottoressa Lora Shahine, esperta di fertilità.
In un contesto in cui la fertilità è già messa alla prova da fattori come lo stress, l’età sempre più avanzata della maternità, l’obesità o le infezioni sessualmente trasmissibili, l’iniezione mRNA COVID, anche l’abbigliamento potrebbe giocare un ruolo minore ma non trascurabile.
Chi desidera «vestirsi bene anche per la salute», dunque, potrebbe valutare un ritorno ai materiali naturali: cotone, lino o lana. Forse meno elastici, ma – secondo alcune ricerche – decisamente più amici della fertilità.
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Controllo delle nascite
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