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Israele sapeva in anticipo dell’attacco di Hamas?
Tre giorni prima dell’assalto su larga scala di Hamas contro Israele, le autorità egiziane avevano avvertito le loro controparti a Tel Aviv che un’operazione del genere era imminente. La storia, uscita sui giornali negli scorsi giorni e veementemente smentita dagli israeliani, è stata ribadita ieri ai giornalisti dal presidente della commissione per gli affari esteri della Camera degli Stati Uniti, Michael McCaul.
«Sappiamo che l’Egitto ha avvertito gli israeliani tre giorni prima che un evento come questo potrebbe accadere», ha detto McCaul dopo un briefing dell’Intelligence a porte chiuse a Capitol Hill. «Non voglio entrare troppo nei dettagli, ma è stato dato un avvertimento», ha continuato McCaul.
Lunedì l’Associated Press aveva riferito che i funzionari israeliani hanno ignorato i ripetuti avvertimenti provenienti dal Cairo secondo cui Hamas stava pianificando «qualcosa di grosso». Citando una fonte interna all’Intelligence egiziana, l’agenzia di stampa ha affermato che il governo israeliano riteneva improbabile che un attacco provenga da Gaza e che probabilmente avrà luogo invece in Cisgiordania.
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L’articolo dell’AP non specifica quanto recentemente sarebbero stati lanciati questi avvertimenti.
L’attacco a sorpresa di sabato è stato visto come un fallimento catastrofico per i servizi segreti israeliani, che in precedenza si credeva avessero occhi e orecchie in tutta Gaza.
Netanyahu ha ripetutamente negato di essere stato informato dei piani di Hamas prima dell’attacco.
Poco dopo che McCaul aveva parlato con i giornalisti a Washington, un anonimo funzionario egiziano ha detto al Times of Israel che gli agenti del Cairo avevano avvertito le loro controparti israeliane di un attacco pianificato da Hamas, ma che questo avvertimento potrebbe non essere arrivato all’ufficio di Netanyahu.
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La CIA, il KGB e il mistero di Igor Orlov detto Sasha
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Il capo dell’Intelligence iraniana accusa Stati Uniti e Israele di complottare per assassinare Khamenei
Il capo dei servizi segreti iraniani ha accusato Stati Uniti e Israele di aver ordito un complotto per assassinare la Guida Suprema Ayatollah Ali Khamenei, al fine di destabilizzare l’Iran, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa ISNA.
Sabato il ministro dell’Intelligence Esmail Khatib ha dichiarato che «il nemico cerca di colpire il leader supremo, a volte con tentativi di omicidio, a volte con aggressioni ostili», alludendo esplicitamente a Washington e Tel Aviv. Non è chiaro se si riferisse a un piano specifico, ma tali accuse pubbliche su minacce alla vita di Khamenei erano rare prima della guerra di 12 giorni tra Israele e Iran di giugno.
In quel conflitto, i raid israeliani hanno eliminato diversi alti ufficiali e scienziati nucleari iraniani, culminando in un cessate il fuoco mediato dagli USA il 24 giugno. Il premier Benjamin Netanyahu ha rivendicato gli attacchi come necessari per impedire a Teheran di sviluppare armi nucleari – una linea condivisa da Washington, che il 22 giugno si era unita ai bombardamenti su impianti nucleari iraniani. L’Iran, che nega ambizioni nucleari militari, ha bollato le operazioni come ingiustificate.
Khatib ha ammonito che «chi agisce in questa direzione, consapevolmente o meno, è un agente infiltrato del nemico». Ha poi rivelato che Israele sta affrontando «un’epidemia di infiltrazioni e spionaggio a favore dell’Iran nelle sue istituzioni», citando l’arresto recente di un ufficiale dell’aeronautica israeliana accusato di tradimento per Teheran. Secondo il ministro, l’Iran ha acquisito documenti segreti su programmi nucleari e sicurezza israeliana.
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Per Khatib, questa falla nel controspionaggio israeliano, unita alla «ferma posizione» iraniana durante la guerra, segnala un mutamento negli equilibri di potere regionali.
All’inizio dell’anno Netanyahu aveva smentito voci su un veto opposto dal presidente Donald Trump a un piano israeliano per eliminare Khamenei durante il conflitto, aggiungendo tuttavia che un tale strike «avrebbe posto fine alla guerra». Trump aveva replicato con minacce, definendo Khamenei un «bersaglio facilissimo» e precisando che Washington non lo avrebbe «eliminato, almeno non ora»; in seguito, su Truth Social, ha vantato di aver risparmiato al leader iraniano «una morte molto brutta e ignominiosa».
Come riportato da Renovatio 21, la Guida Suprema della Rivoluzione rispose al presidente americano promettendo «danni irreparabili» agli USA e annunciando che la Repubblica Islamica non avrebbe accettato una pace imposta.
Più tardi sarebbe emerso che lo stesso Trump avrebbe posto un veto al piano israeliano di assassinare l’ayatollah.
Khamenei, 86 anni, guida suprema dell’Iran dal 1989, detiene l’autorità ultima su ogni aspetto dello Stato. A inizio anno aveva definito «né saggio, né intelligente, né onorevole» iniziare dei colloqui con il presidente statunitense.
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Immagine di Mehr News Agency via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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