Spirito
Gli archivi di Pio XII sugli ebrei disponibili su Internet

L’intera serie archivistica contenente le richieste di aiuto rivolte a Pio XII da ebrei di tutta Europa, dopo l’inizio delle persecuzioni naziste e fasciste, è ora accessibile su Internet. 2023.
Questi 170 volumi, ovvero quasi 40.000 fascicoli unici, appartengono alla Sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali (ASRS), e provengono dal Fondo della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari (AA.EE.SS.), riferiti al pontificato di Pio XII (parte I: 1939-1948).
Questo particolare patrimonio documentario si distingue dalle altre serie di archivi per il nome che gli è stato assegnato: Ebrei (ebrei, in italiano). La completa digitalizzazione dei documenti pubblicati sul sito dell’Archivio Storico della Segreteria di Stato, è accessibile in inglese e in italiano. È inoltre disponibile una seconda edizione ampliata dell’inventario analitico, che riporta tutti i nominativi delle persone che hanno effettuato più di 2.500 richieste di aiuto.
L’apertura di questi archivi ha richiesto un vasto inventario di preparazione e digitalizzazione iniziato nel 2006, sotto il pontificato di Benedetto XVI. Ha partecipato ampiamente Johan Ickx, storico e direttore dell’Archivio Storico della sezione per i Rapporti con gli Stati.
In un libro pubblicato in francese nel settembre 2020, L’ufficio, gli ebrei di Pio XII (Michel Lafon ed.), lo storico fiammingo ha presentato il contenuto della raccolta, dopo l’apertura al pubblico degli archivi della prima parte (70%) nel marzo 2020.
«Basandosi su migliaia di documenti inediti, l’archivista vaticano, Johan Ickx, rivela la portata dell’attività della Santa Sede a favore degli ebrei durante la seconda guerra mondiale», ha scritto Jean-Christophe Buisson su Le Figaro Magazine del 25 settembre, 2020.
Continua assistenza vaticana agli ebrei in tutta Europa
Papa Pio XII (1939-1958) aveva incaricato mons. Angelo Dell’Acqua, della Segreteria di Stato, di evadere le richieste a lui pervenute «con l’obiettivo di offrire tutta l’assistenza possibile».
Le richieste potevano riguardare l’ottenimento di visti o passaporti per l’espatrio, l’ottenimento di asilo, il ricongiungimento familiare, la liberazione dalla detenzione e il trasferimento da un campo di concentramento all’altro, l’accoglienza di notizie sui deportati, la fornitura di cibo o vestiario, il sostegno economico e spirituale.
Pio XII sapeva molto presto cosa stava succedendo nel cuore dell’Europa. Ha salvato personalmente almeno 15.000 ebrei, ha detto a Vatican News lo storico tedesco Michael Feldkamp, «attraverso i propri sforzi: aprendo monasteri, trasformando chiostri in modo che le persone potessero esservi nascoste, etc.»
E chiarisce: «riguardo allo sterminio sistematico degli ebrei d’Europa, Pio XII inviò un messaggio al presidente americano Roosevelt nel marzo 1942 – due mesi dopo la conferenza di Wannsee. Lo ha avvertito che qualcosa stava accadendo in Europa nelle zone di guerra. Questi messaggi non erano considerati credibili dagli americani».
«Sappiamo oggi… che Pio XII affrontò quasi quotidianamente la persecuzione degli ebrei. Gli sono state presentate tutte le relazioni e ha creato un proprio ufficio all’interno della seconda sezione della Segreteria di Stato, dove il personale si occupava esclusivamente di queste questioni».
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
Spirito
Mons. Viganò: «chi aderisce al Concilio si rende responsabile della demolizione della Chiesa»

In occasione dell’anniversario dell’inizio dell’infausto evento, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha pubblicato su X una breve riflessione sul Concilio Vaticano II e sulla catastrofe che da esso è discesa.
«Sessantatre anni fa, in questo giorno, venne solennemente aperto il Concilio Ecumenico Vaticano II, il primo “concilio” della chiesa che da esso prende il nome – la “chiesa conciliare” appunto».
«Esso fu “concilio” perché volle “conciliare” Dio e mondo, Cristo e Belial, vero e falso, bene e male» scrive il prelato lombardo.
«Fu “ecumenico” perché volle legittimare il dialogo interreligioso che la Chiesa Cattolica Apostolica Romana aveva solennemente condannato».
Sessantatre anni fa, in questo giorno, venne solennemente aperto il Concilio Ecumenico Vaticano II, il primo “concilio” della chiesa che da esso prende il nome – la “chiesa conciliare” appunto.
– Esso fu “concilio” perché volle “conciliare” Dio e mondo, Cristo e Belial, vero e… pic.twitter.com/c87pPRz84a
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) October 11, 2025
«Si definì “secondo” per far credere che si ponesse in continuità con il perenne Magistero Cattolico, così da poterlo adulterare usurpando l’Autorità della Chiesa e del Romano Pontefice» continua monsignore.
«Pose le basi pseudo-dottrinali della odierna “chiesa sinodale” che intende sovvertire la costituzione gerarchica della Chiesa e il Papato».
«Chi aderisce consapevolmente a questo “concilio” si rende responsabile della demolizione della Chiesa Cattolica e ratifica con la propria complicità il golpe conciliare e sinodale».
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Come sa il lettore, in molteplici altre occasioni monsignor Viganò si era scagliato contro il Concilio.
Ancora quattro anni fa l’arcivescovo disse che «tutto ciò che il Concilio ha portato di nuovo si è rivelato dannoso, ha svuotato chiese, seminari e conventi, ha distrutto le vocazioni ecclesiastiche e religiose, ha prosciugato ogni slancio spirituale, culturale e civile dei Cattolici, ha umiliato la Chiesa di Cristo e l’ha confinata ai margini della società, rendendola patetica nel suo tentativo maldestro di piacere al mondo».
Come riportato da Renovatio 21, in un’omelia dello scorso novembre Viganò dichiarò che i papi e i vescovi del Concilio Vaticano II «usarono il loro «concilio» non per combattere i nuovi errori, ma per introdurli nel sacro recinto; non per restaurare la sacra Liturgia, ma per demolirla; non per raccogliere il gregge cattolico intorno ai Pastori, ma per disperderlo e abbandonarlo ai lupi».
In un testo di due settimane fa Sua Eccellenza ha scritto dell’«unico dogma irrinunciabile: riconoscere il Concilio Vaticano II, la sua ecclesiologia, la sua morale, la sua liturgia, i suoi santi e martiri e soprattutto i suoi scomunicati e i suoi eretici, ossia i «tradizionalisti radicali» non addomesticabili alle nuove istanze sinodali».
La catastrofe non solo religiosa causata dal Concilio è stata spiegata in un’intervista ad una testata francese dello scorso anno: «La chiesa del Vaticano II, che ci tiene tanto a definirsi così in antitesi alla “chiesa preconciliare”, ha posto le basi teologiche alla dissoluzione della società. Tutti gli errori dottrinali del Concilio si sono tradotti in errori filosofici, politici e sociali dagli esiti disastrosi per le Nazioni cattoliche».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Spirito
Scontri tra Pakistan e Afghanistan

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Scuola
Mostri nei loro barattoli e nella loro formaldeide

Lo splendore della fede professata nel pellegrinaggio giubilare nella Città Eterna, la bellezza luminosa dei dipinti di Georges de La Tour, i sontuosi ricami delle Orsoline di Amiens, l’importanza di una cultura che non trasgredisce la natura ma la trascende, sono questi i temi di Nouvelles de Chrétienté per il nuovo anno scolastico.
Sotto un’apparente diversità, questi temi sono profondamente uniti in un’intenzione comune espressa con «vigore e chiarezza» da Padre Calmel, quando chiede agli insegnanti cristiani di aprire «i loro studenti ai valori dell’arte nelle sue diverse forme», rendendoli al contempo «capaci di una fiera indipendenza e di un bel disprezzo per tutte le anomalie, infezioni, purulenze e mostruosità, che hanno l’audacia di esigere da loro un’ammirazione complice adornandosi della realtà dell’arte e più spesso della sua apparenza».
Il frate domenicano esprime un desiderio preciso: «I mostri torneranno ai loro barattoli e alla loro formaldeide, gli scorpioni artistici reintegrano i loro buchi artistici, il giorno in cui un certo numero di esseri giovani e determinati, non certo per barbarie ma per sovrano rispetto della cultura, tratteranno con disprezzo i prodotti immondi della cultura. La cultura non ha alcun diritto contro i diritti della decenza e dell’onore».
Aggiunge: «non deve essere lontano il tempo in cui l’insidioso sofisma “onestà significa stupidità” sarà privo di ogni credibilità, perché sarà diventata chiara la prova che ciò che è normale è bello e che, in una civiltà degna di questo nome, l’intelligenza, la sottigliezza, la leggerezza, la finezza e l’arte marciano di concerto con l’onestà, la santità, il rifiuto inflessibile dei veleni e delle ignominie. La scuola cristiana deve affrettare l’arrivo di questi tempi di libertà». (Ecole chrétienne renouvelée, cap. XXIX, tre sensible en chrétien aux valeurs d’art, pp. 188-189, ed. Téqui)
Padre Calmel scrisse queste potenti righe alla fine degli anni ’50, lontano dal wokismo, dalla cultura della cancellazione, dello sradicamento e dell’incoscienza… E si aspettava che le suore, autentiche insegnanti, avessero «idee non solo corrette, ma idee che cantano dentro [di loro] e che incantano [i loro] piccoli alunni», per «comunicare loro una verità canterina e germinante». (Ibid., pp. 129 e 131).
È una bella frase da scrivere in cima a un quaderno, in questi giorni di ritorno a scuola!
Abate Alain Lorans
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine da FSSPX.News
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