Geopolitica
I media americani ammettono improvvisamente le mancanze dell’esercito ucraino

D’improvviso, la stampa americana sta cominciando a considerare lo svantaggio militare ucraino nel conflitto in corso. La cosa un po’ sorprende, visto che per mesi era stata venduta l’immagine di un esercito di Kiev vincente che spazzava via senza indugio le forze russe.
Ovviamente – chi segue Renovatio 21 lo sa – la situazione era ben diversa. Ora ci arrivano, per qualche ragione, anche le testate del principale attore della guerra in corso, gli Stati Uniti d’America.
Articoli recenti del New York Times e di Politico riportano l’estrema carenza di munizioni dell’Ucraina, accompagnata dal crescente tasso di morti e vittime nelle forze armate ucraine.
Alcune informazioni non sono nuove, ma il fatto che questi media mainstream ora riportino questi fatti ovvi più apertamente è la notizia, potrebbe indicare una crescente tensione all’interno degli strati politici degli Stati Uniti sull’opportunità di continuare con questa sanguinosa guerra che potrebbe degenerare fino all’annientamento nucleare.
Il Times titola «L’Ucraina brucia le munizioni a Bakhmut, mettendo a rischio futuri combattimenti»:
«L’esercito sta usando migliaia di proiettili di artiglieria al giorno mentre cerca di tenere la città orientale, il che potrebbe mettere a repentaglio un’offensiva di primavera pianificata (…) Ma un alto funzionario della difesa americana ha descritto [la difesa dell’UAF Bakhmut] come un “ultimo tentativo” perché gli alleati dell’Ucraina non hanno abbastanza munizioni per tenere il passo dell’Ucraina e le loro scorte sono estremamente basse. I produttori occidentali stanno aumentando la produzione, ma ci vorranno molti mesi prima che le nuove forniture comincino a soddisfare la domanda».
La notizia secondo cui i produttori di armi dei Paesi NATO non sono in grado di soddisfare le esigenze ucraine è di per sé sconvolgente, e induce a pensare che l’intero Occidente sia ora indebolito e in pericolo: se non riescono a dare armi a Kiev, ne hanno abbastanza per se stessi in caso di conflitto?
«Gli Stati Uniti sperano di produrre 90.000 proiettili di artiglieria al mese, ma è probabile che ci vorranno due anni» scrive il NYT.
A tentare un giudizio, parrebbe che gli eventi di Bakhmut – che i russi sono tornati a chiamare ostinatamente Artemovsk – stiano facendo prendere una piega definitiva alla guerra.
L’articolo del quotidiano neoeboraceno parla molto di una nuova offensiva primaverile ucraina, ma un pezzo del Washington Post dello scorso 14 marzo demoliva l’idea che le forze armate ucraine abbiano la profondità, la forza lavoro e i rifornimenti per condurre un’offensiva del genere.
L’articolo di Politico si intitolava invece «“L’Ucraina non ha tempo da perdere”: gli Stati Uniti corrono per preparare Kiev all’offensiva di primavera».
Il sito affronta le grandi perdite dell’esercito ucraino e i problemi che ciò solleva per una qualsiasi «controffensiva di maggio», tanto decantata dai media.
Una fonte anonima avrebbe detto a Politico che i pacchetti di aiuti militari statunitensi «risalenti a quattro o cinque mesi fa sono stati orientati verso ciò di cui l’Ucraina ha bisogno per questa controffensiva».
Tuttavia, Kiev avrebbe perso le sue truppe più esperte, in particolare nell’ultima difesa di Bakhmut. Zelens’kyj non ha ascoltato il consiglio degli Stati Uniti di ritirarsi e ha raddoppiato. Washington ora sta esortando le truppe ucraine a conservare le munizioni di artiglieria.
Politico scrive che, mentre gli Stati Uniti sostengono che spetti a Zelens’kyj e alla sua leadership decidere come condurre una simile controffensiva, lo scorso mese alti generali americani hanno ospitato funzionari ucraini in Germania, «per aiutarli con il wargame dell’imminente operazione».
Il Washington Post si era affidato a un anonimo funzionario tedesco per stimare 120.000 vittime ucraine (uccise e ferite); Politico cita funzionari USA. i quali confessano che «più di 100.000 forze ucraine sono morte in una guerra durata un anno… compresi i soldati più esperti. Molte di queste perdite stanno avvenendo a Bakhmut».
Come riportato da Renovatio 21, la disperazione dell’esercito ucraino era stata ammessa per la prima volta nella stampa occidentale dal Washington Post.
Immagine da Telegram
Geopolitica
Charlie Kirk una volta si era chiesto se se l’Ucraina avrebbe cercato di ucciderlo

L’attivista conservatore Charlie Kirk, ucciso in un attentato, aveva dichiarato di essere minacciato di morte ogni giorno per le sue posizioni critiche, in particolare contro il sostegno finanziario degli Stati Uniti al conflitto ucraino. Si dice che almeno una minaccia di omicidio, attribuita a un portavoce ucraino, potrebbe essere stata diretta personalmente a lui.
Nel 2023, il Centro per il contrasto alla disinformazione di Kiev ha accusato Kirk di promuovere la «propaganda russa». Nel 2024, un sito ucraino aveva incluso Kirk e la sua organizzazione, Turning Point USA, in una lista nera comprendente 386 individui e 76 gruppi americani contrari al finanziamento dell’Ucraina.
Il transessuale americano Sarah Ashton-Cirillo, già responsabile della comunicazione in lingua inglese per le Forze di Difesa Territoriali ucraine, aveva dichiarato di voler «dare la caccia» a quelli che aveva definito «propagandisti del Cremlino», annunciando un imminente attacco contro una figura vicina al presidente russo Vladimir Putin.
Aveva in seguito minacciato anche giornalisti americani, e dichiarato che «i russi non sono esseri umani».
.@charliekirk11 on Volodymyr Zelenskyy: “The gangster is coming back to extort more American politicians to try to get us further into a no-win war.” pic.twitter.com/AF53AP67rB
— Human Events (@HumanEvents) September 15, 2023
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«Proveranno a uccidere Steve Bannon, Tucker Carlson o forse me?» si era chiesto Kirk, citando altre note figure conservatrici dei media americani.
«Noi non siamo burattini di Putin né propagandisti russi, eppure il New York Times ci etichetta così, Twitter ci etichetta così», aveva affermato Kirk nel suo programma. «E quella persona, finanziata dal Tesoro degli Stati Uniti, dichiara: vi troveremo e vi uccideremo».
La questione se il governo degli Stati Uniti stesse finanziando Ashton-Cirillo è diventata oggetto di dibattito pubblico dopo che la sua dichiarazione è diventata virale, interessando anche l’allora senatore dell’Ohio JD Vance, oggi vicepresidente USA. Il transessuale statunitense fu quindi prontamente rimosso dalle forze armate ucraine.
Kirk è stato un critico costante dello Zelens’kyj, descrivendolo come «un bambino ingrato e capriccioso», un «go-go dancer» che non merita nemmeno un dollaro delle tasse americane e «un burattino della CIA che ha guidato il suo popolo verso un massacro inutile».
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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Geopolitica
Mosca critica Israele per l’attacco al Qatar

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Geopolitica
«Li prenderemo la prossima volta» Israele non esclude un altro attacco al Qatar

Israele è determinato a uccidere i leader di Hamas ovunque risiedano e continuerà i suoi sforzi finché non saranno tutti morti, ha dichiarato martedì a Fox News l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Yechiel Leiter.
In precedenza, attacchi aerei israeliani hanno colpito un edificio residenziale a Doha, in Qatar, prendendo di mira alti esponenti dell’ala politica di Hamas. Il gruppo ha affermato che i suoi funzionari sono sopravvissuti, mentre l’attacco è stato criticato dalla Casa Bianca e condannato dal Qatar.
«Se non li abbiamo presi questa volta, li prenderemo la prossima volta», ha detto il Leiter.
L’ambasciatore ha descritto Hamas come «nemico della civiltà occidentale» e ha sostenuto che le azioni di Israele stavano rimodellando il Medio Oriente in modi che gli Stati «moderati» comprendevano e apprezzavano. «In questo momento, potremmo essere oggetto di qualche critica. Se ne faranno una ragione», ha detto riferendosi ai Paesi arabi.
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che, sebbene smantellare Hamas sia un obiettivo legittimo, colpire un alleato degli Stati Uniti mina gli interessi sia americani che israeliani.
Leiter ha osservato che Israele «non ha mai avuto un amico migliore alla Casa Bianca» e che Washington e lo Stato Ebraico sono rimaste unite nel perseguire la distruzione del gruppo militante.
Il Qatar, che ospita funzionari di Hamas nell’ambito del suo ruolo di mediatore, ha dichiarato che tra le sei persone uccise nell’attacco israeliano c’era anche un agente di sicurezza del Qatar.
L’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, ha denunciato l’attacco come un «crimine atroce» e un «atto di aggressione», mentre il ministero degli Esteri di Doha ha accusato Israele di «terrorismo di Stato».
Israele ha promesso di dare la caccia ai leader di Hamas, ritenuti responsabili del mortale attacco dell’ottobre 2023, lanciato da Gaza verso il sud di Israele. L’ambasciatore ha giurato che i responsabili «non sopravviveranno», ovunque si trovino.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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