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Spirito

Il prossimo sinodo come «incubo tossico»: il memorandum con pseudonimo «Demos» era del cardinale Pell

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Il 10 gennaio 2023, a Roma, è deceduto il cardinale australiano George Pell, già prefetto della Segreteria per l’Economia della Santa Sede, a seguito di un intervento chirurgico all’anca che gli ha provocato complicazioni cardiache. Aveva 81 anni.

 

Il sinodo sulla sinodalità: un «incubo tossico»

Poco prima di morire aveva inviato al quotidiano britannico The Spectator un articolo sul prossimo sinodo sulla sinodalità, intitolato senza mezzi termini: «La Chiesa cattolica deve liberarsi da questo “incubo tossico”».

 

Come sottolinea il giornalista Damian Thompson presentando questo articolo pubblicato il giorno dopo la morte del cardinale Pell, l’11 gennaio: «non sapeva che stava per morire quando ha scritto questo articolo; era pronto ad affrontare la furia di papa Francesco e degli organizzatori [del sinodo] quando è stato pubblicato».

 

Ecco alcuni stralci di questa coraggiosa e lucida analisi:

 

«Il Sinodo cattolico dei vescovi sta attualmente lavorando alla realizzazione di quella che considera la sinodalità “sognata da Dio”. Ahimè, questo sogno divino si è trasformato in un incubo tossico nonostante le buone intenzioni dei vescovi».

 

«Questi hanno redatto un opuscolo di 45 pagine riportando le discussioni della prima tappa di “ascolto e discernimento” organizzata in molte parti del mondo; è uno dei documenti più incoerenti mai diffusi da Roma».

 

«Senza la minima ironia, il documento si intitola “Allargate lo spazio della vostra tenda”. Il suo scopo è quello di accogliere non i nuovi battezzati, coloro che hanno risposto alla chiamata al pentimento e alla fede, ma chiunque sia abbastanza interessato da ascoltare».

 

«I partecipanti sono invitati ad essere accoglienti e radicalmente inclusivi: “Nessuno è escluso!” Il documento non esorta nessuno, nemmeno i cattolici partecipanti, a fare discepoli tutti i popoli (Mt 28, 16-20), e tanto meno a predicare il Salvatore a tempo e contro tempo (2 Tim 4, 2)».

 

«Il primo compito di tutti, e specialmente degli insegnanti, è ascoltare nello Spirito. Secondo questo recente aggiornamento della buona novella, la “sinodalità” come modalità di esistenza della Chiesa non va definita, ma semplicemente vissuta».

 

«Ruota intorno a cinque tensioni creative, passando dall’inclusione radicale alla missione in stile partecipativo, praticando la “corresponsabilità con i credenti di altre religioni e le persone di buona volontà”. Riconosciamo le difficoltà, come la guerra, il genocidio o il divario tra clero e laici, ma tutte possono essere sostenute, secondo i vescovi, grazie a una spiritualità viva».

 

«La rappresentazione della Chiesa come tenda che si allarga, con il Signore al centro, viene da Isaia [Is 54,2], e ha lo scopo di sottolineare che questa tenda che si allarga è un luogo dove le persone vengono ascoltate piuttosto che giudicate o escluse».

 

Così leggiamo che il popolo di Dio ha bisogno di nuove strategie; non di litigi e confronti, ma di un dialogo in cui la distinzione tra credenti e non credenti è messa da parte. Il popolo di Dio, insiste il documento, deve realmente ascoltare il grido dei poveri e della terra.

 

«A causa delle divergenze di opinione sull’aborto, la contraccezione, l’ordinazione sacerdotale delle donne e l’attività omosessuale, alcuni hanno pensato che su questi argomenti non si possa stabilire o offrire una posizione definitiva. Lo stesso vale per la poligamia, il divorzio e le nuove nozze».

 

«Come intendere questo pot-pourri, questa ondata di benevolenza New Age? Non è un riassunto della fede cattolica o dell’insegnamento del Nuovo Testamento. È incompleto, si mostra per molti versi ostile alla tradizione apostolica e in nessun luogo riconosce il Nuovo Testamento come Parola di Dio, come norma costitutiva di ogni insegnamento in materia di fede e di morale».

 

«L’Antico Testamento è ignorato, l’era dei patriarchi [Abramo, Isacco e Giacobbe, ndr] viene respinta e la legge mosaica, inclusi i Dieci Comandamenti, non viene citata».

 

Per concludere questa spaventosa analisi, il cardinale Pell non ha esitato a concordare con dei recenti convertiti che hanno potuto solo osservare:

 

«La crescente confusione, gli attacchi alla moralità tradizionale e l’intrusione nel dialogo del gergo neo-marxista su esclusione, alienazione, identità, emarginazione, i senza-voce, LGBTQ, mentre le nozioni cristiane di perdono, di peccato, di sacrificio, di guarigione, di redenzione vengono deviate o scartate. Perché questo silenzio sulla ricompensa o sul castigo nell’aldilà, sui novissimi: morte e giudizio, paradiso e inferno?».

 

Autore della nota indirizzata ai cardinali nel marzo 2022

Lo stesso giorno, 11 gennaio, il vaticanista Sandro Magister ha rivelato che il memorandum da lui pubblicato sul suo blog Settimo Cielo il 15 marzo 2022, misteriosamente firmato «Demos», è stato scritto dal cardinale Pell.

 

Questo memorandum, molto critico nei confronti del pontificato di Francesco, era circolato tra i cardinali la scorsa primavera, in vista di un futuro conclave. Degli ampi estratti possono essere trovati qui. Per la cronaca, eccone alcuni particolarmente significativi:

 

«In precedenza il motto era: “Roma locuta. Causa finita est” [Roma ha parlato, la causa è finita]. Oggi è: “Roma loquitur. Confusio augetur” [Roma parla, cresce la confusione]».

 

(A) Il sinodo tedesco parla di omosessualità, di donne sacerdote, di comunione per i divorziati. E il papato tace.

 

(B) Il cardinale Hollerich rigetta l’insegnamento cristiano sulla sessualità. E il papato tace. Ciò è doppiamente significativo perché il cardinale è esplicitamente eretico; non usa parole in codice o allusioni. Se il cardinale continuasse senza la correzione romana, ciò rappresenterebbe un’altra più profonda rottura della disciplina, con pochi (o nessuno?) precedenti nella storia. La congregazione per la dottrina della fede deve agire e parlare.

 

(C) Il silenzio è ancor più in evidenza quando stride con la persecuzione attiva dei tradizionalisti e dei monasteri contemplativi.

 

A proposito di un futuro conclave, il presule australiano ha dichiarato: «dopo il Vaticano II, le autorità cattoliche hanno spesso sottovalutato il potere ostile della secolarizzazione, del mondo, della carne e del diavolo, specialmente nel mondo occidentale e hanno sopravvalutato l’influenza e la forza della Chiesa cattolica».

 

«Siamo più deboli di 50 anni fa e molti fattori sono al di fuori del nostro controllo, almeno a breve termine, ad esempio il calo del numero dei credenti, la frequenza delle presenze alla messa, la scomparsa o l’estinzione di molti ordini religiosi».

 

Pertanto, «il nuovo Papa deve capire che il segreto della vitalità cristiana e cattolica viene dalla fedeltà agli insegnamenti di Cristo e alle pratiche cattoliche. Non viene dall’adattamento al mondo o dal denaro».

 

E aggiunge: «i primi compiti del nuovo papa saranno il ripristino della normalità, il ripristino della chiarezza dottrinale nella fede e nella morale, il ripristino del giusto rispetto del diritto e la garanzia che il primo criterio per la nomina dei vescovi sia l’accettazione della tradizione apostolica».

 

L’alto presule avvertiva: «se ai sinodi nazionali o continentali sarà data autorità dottrinale, avremo un nuovo pericolo per l’unità della Chiesa mondiale, per cui, ad esempio, la Chiesa tedesca ha già ora posizioni dottrinali non condivise da altre Chiese e non compatibili con la tradizione apostolica».

 

«Se non ci sarà una correzione romana di simili eresie, la Chiesa si ridurrebbe a una vaga federazione di Chiese locali, con visioni diverse, probabilmente più vicina a un modello anglicano o protestante».

 

E conclude l’ex prefetto della Segreteria per l’Economia della Santa Sede:

 

«Ovviamente occorre lavorare molto sulle riforme finanziarie in Vaticano, ma questo non dovrebbe essere il criterio più importante nella selezione del prossimo papa. Il Vaticano non ha debiti sostanziali, ma i continui disavanzi annuali alla fine porteranno al fallimento».

 

«Ovviamente, si prenderanno provvedimenti per rimediare, per separare il Vaticano da complici criminali e bilanciare entrate e spese. Il Vaticano dovrà dimostrare competenza e integrità per attirare consistenti donazioni che aiutino a risolvere questo problema».

 

«Nonostante il miglioramento delle procedure e una maggiore trasparenza, le continue difficoltà finanziarie rappresentano una grande sfida, ma sono molto meno importanti dei pericoli spirituali e dottrinali che la Chiesa deve affrontare, specialmente nel Primo Mondo».

 

In una delle sue ultime interviste, concessa al sito americano OSV News, il cardinale Pell ha confidato: «mi sono ormai completamente dato alla Messa tridentina che celebro ogni giorno».

 

Non c’è dubbio che questa riscoperta della Messa tradizionale abbia contribuito molto a rafforzare il suo giudizio e a rinsaldare la sua volontà di servire la Roma eterna, maestra di sapienza e di verità.

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

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Spirito

Stati Uniti, un disegno di legge dichiara antisemita il Nuovo Testamento

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La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato un disegno di legge volto ad adottare una definizione di antisemitismo che include l’affermazione secondo cui gli ebrei sarebbero stati coinvolti nell’esecuzione di Gesù Cristo. Pertanto, il Nuovo Testamento diventerebbe legalmente un testo antisemita.

 

La guerra di Gaza e la posizione degli Stati Uniti rischiano di avere un impatto formidabile sul Nuovo Testamento. Il disegno di legge arriva in un momento in cui le università americane sono state teatro di manifestazioni filo-palestinesi che, secondo i loro detrattori, sono talvolta sfociate nell’antisemitismo. Per molti politici, criticare l’invasione equivale ad antisemitismo.

 

Il Congresso ha approvato questo disegno di legge il 1° maggio 2024, che imporrebbe al Dipartimento dell’Istruzione di utilizzare la definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) nell’applicazione delle leggi antidiscriminazione. Molti membri del Congresso, sia democratici che repubblicani, che affermano di essere cristiani hanno votato a favore.

 

«L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei, che può essere espressa attraverso l’odio verso gli ebrei. Le manifestazioni retoriche e fisiche dell’antisemitismo sono dirette contro individui ebrei e non ebrei e/o le loro proprietà, contro le istituzioni della comunità ebraica e le strutture religiose», si legge in questa definizione.

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Il disegno di legge ha ricevuto il sostegno di 320 membri del Congresso, mentre 91 hanno votato contro. Va notato che la definizione implica che l’antisemitismo si esprime attraverso l’uso di simboli e immagini associati all’antisemitismo classico – ad esempio, l’affermazione che gli ebrei hanno ucciso Gesù o l’accusa di omicidio rituale per caratterizzare Israele o gli israeliani.

 

Il testo del disegno di legge afferma che richiederà al Dipartimento dell’Istruzione di “considerare la definizione di antisemitismo come parte della valutazione del Dipartimento per stabilire se la pratica sia motivata da intenti antisemiti” quando indaga sulla presunta discriminazione antisemita negli istituti scolastici superiori.

 

Gli oppositori della misura hanno messo in guardia. La rappresentante Marjorie Taylor Greene ha scritto: «L’antisemitismo è un male, ma oggi non voterò per l’Anti-Semitism Awareness Act del 2023 (HR 6090) che potrebbe condannare i cristiani di antisemitismo per aver creduto al Vangelo che dice che Gesù fu consegnato a Erode perché fosse crocifisso dai Giudei».

 

«Se sostenete questo disegno di legge sull’incitamento all’antisemitismo, non solo state sputando sul Primo Emendamento, ma state anche palesemente negando la Bibbia», ha scritto la conduttrice televisiva Blaze Lauren Chen.

 

Oltre alla questione biblica, i critici sostengono che il disegno di legge minacci la libertà di parola e potrebbe portare a restrizioni ingiustificate sull’espressione politica. La fattibilità del disegno di legge nel Senato controllato dai democratici è incerta e la sua interpretazione è oggetto di un acceso dibattito, che riflette profonde divisioni nella politica degli Stati Uniti nei confronti di Israele.

 

La proposta ha anche diviso la comunità ebraica, con alcuni gruppi ebraici liberali che si oppongono alla misura in quanto troppo ampia.

 

Sembra che i repubblicani stiano cercando di sfruttare le divisioni interne su come gestire altre politiche di sicurezza nazionale, come la guerra in Ucraina. Questa legge e le misure di sorveglianza universitaria consentono ai conservatori di mostrare una posizione chiara a favore di Israele, evidenziando al contempo le divisioni tra i democratici.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Gender

Papa Francesco dice alla suora pro-LGBT che i transessuali «devono essere integrati nella società»

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Papa Francesco ha detto alla suor Jeannine Gramick, eterodossa e censurata dal Vaticano, che «le persone transgender devono essere accettate e integrate nella società». Lo riporta LifeSiteNews.   I commenti del romano pontefice sono arrivati ​​in risposta a una lettera inviata da suor Gramick, in cui la religiosa pro-LGBT esprimeva la sua «tristezza e il mio disappunto per l’uso del concetto di “ideologia di genere”» nel documento recentemente pubblicato Dignitas infinita.   Pubblicata l’8 aprile, la dichiarazione vaticana Dignitas infinita critica la «teoria del gender». Citando la controversa enciclica Amoris Laetitia, l’autore della dichiarazione, il cardinale argentino Victor Manuel Fernandez – noto alle cronache, oltre che per encicliche contestate come la omosessualista Fiducia Supplicans, anche per libri di carattere erotico-spirituale come quelli sul bacio e sull’orgasmo – ha scritto che l’ideologia di genere «prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia».

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«La teoria del gender è che essa vuole negare la più grande possibile tra le differenze esistenti tra gli esseri viventi: quella sessuale», scrive la dichiarazione, aggiungendo che sono «da respingere tutti quei tentativi che oscurano il riferimento all’ineliminabile differenza sessuale fra uomo e donna».   Significativamente, tuttavia, il documento non fa menzione dell’omosessualità.   Rivelando i dettagli della comunicazione del Papa con lei, suor Gramick ha sottolineato di aver scritto al pontefice per la prima volta dopo la pubblicazione di Dignitas Infinita. Affermando di essere stata «molto triste» fin dalla sua pubblicazione, Gramick ha affermato che la «sezione del documento sulla teoria del genere, che condanna “l’ideologia di genere”, sta danneggiando» le persone con confusione di genere.   La suora filo-omotransessualista ha rivelato quindi di aver scritto a Francis «per raccontargli la mia tristezza e la mia delusione per l’uso del concetto di «ideologia di genere».   «Ho scritto di nuovo al nostro amato papa, dicendogli che, sfortunatamente negli Stati Uniti (e in altre parti del mondo), “ideologia di genere” ha un significato diverso» scrive la religiosa. «Non significa annullare o non rispettare le differenze. È vero il contrario: chi usa quel termine non considera né rispetta la storia e l’esperienza di genere di una persona. Credo che le persone che usano il termine “ideologia di genere” molto probabilmente non hanno mai accompagnato persone transgender».   Secondo suor Gramick, cofondatrice del gruppo catto-LGBT «New Ways Ministry», il papa avrebbe risposto che «l’ideologia di genere è qualcosa di diverso dalle persone omosessuali o transessuali. L’ideologia di genere rende tutti uguali senza rispetto per la storia personale. Capisco la preoccupazione per quel paragrafo di Dignitas Infinita, ma non si riferisce alle persone transgender ma all’ideologia di genere, che annulla le differenze. Le persone transgender devono essere accettate e integrate nella società».   Suor Gramick ha portato avanti la tesi, ritenuta da alcuni blasfema, secondo la quale Dio crea le persone con una differenza fondamentale nella loro identità fisica e in quella della loro anima, sostenendo che una persona confusa dal genere «si rende conto che il suo corpo non corrisponde alla sua anima».   «Le persone transgender non cancellano né negano le differenze sessuali o di genere. È proprio perché una persona transgender sa che esistono differenze di genere che si rende conto che il suo corpo non corrisponde alla sua anima».

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Suor Gramick, scrive LifeSite, «ha una lunga storia di dissenso dall’insegnamento cattolico sull’omosessualità e l’aborto ed è stato ufficialmente censurata da papa Giovanni Paolo II e dal cardinale Joseph Ratzinger nel 1999 ma ha ignorato l’ordine». Recentemente la suora «ha sostenuto che la Chiesa dovrebbe aiutare ad affermare gli individui che si identificano come transgender nella le loro identità sbagliate, suggerendo che Dio “intende” che tali persone abbraccino le loro tendenze disordinate e si presentino falsamente come il sesso opposto», secondo il sito prolife canadese.   «La Chiesa dovrebbe aiutare a rimuovere il dolore in modo che la persona possa diventare una cosa sola nella mente e nel corpo come Dio intende», ha detto la suora, accusando la Chiesa di imporre un «serio fardello» alle persone che hanno confusione riguardo al proprio sesso affermando la realtà della loro natura sessuata.   Nonostante la sua lunga storia di eterodossia e di sostegno a posizioni che contravvengono all’insegnamento cattolico, Gramick ha trovato negli ultimi anni il favore di Papa Francesco, ricevendo numerose lettere da lui a sostegno del suo gruppo pro-LGBT e del suo attivismo personale.   Durante l’incontro del Sinodo sulla sinodalità del 2023, è stata ricevuta dal Papa in un’udienza privata concessa a lei e ai suoi colleghi della New Ways Ministry, il gruppo che ha co-fondato nel 1977 con il sacerdote dissidente Robert Nugent. L’udienza papale è stata descritta come l’occasione per evidenziare una «nuova apertura» al lavoro della Gramick.   Nel 1999 il Prefetto della Congregazione della Fede cardinale Joseph Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI, firmava la notifica sul caso di suor Gramick e di padre Nugent.   «La diffusione di errori ed ambiguità non è coerente con un atteggiamento cristiano di vero rispetto e compassione: le persone che stanno combattendo con l’omosessualità hanno, non meno di altre, il diritto di ricevere l’autentico insegnamento della Chiesa da coloro che li seguono pastoralmente», scriveva il documento co-firmato dall’allore Segretario della CDF Tarcisio Bertone.   «Le ambiguità e gli errori della posizione di padre Nugent e di suor Gramick hanno causato confusione fra i Cattolici ed hanno danneggiato la comunità della Chiesa. Per questi motivi a Suor Jeannine Gramick, SSND, ed a Padre Robert Nugent, SDS, è permanentemente vietata ogni attività pastorale in favore delle persone omosessuali ed essi non sono eleggibili, per un periodo indeterminato, ad alcun ufficio nei loro rispettivi Istituti religiosi.   «Penso che nel lungo termine… Papa Francesco stia gettando le basi per un cambiamento nella sessualità», aveva detto Gramick lo scorso autunno, in risposta a una domanda sulla possibilità di «un cambiamento sostanziale nell’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità».

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I segni del favore di Bergoglio nei confronti dei transessuali si sono moltiplicati negli anni del suo enigmatico papato.   Come riportato da Renovatio 21, nel 2015 il Dicastero aveva risposto negativamente alla stessa richiesta.   I segni di avvicinamento al transgenderismo, in effetti, si sono moltiplicati lungo tutto il papato bergogliano.   A fine gennaio 2015, un «uomo transgender» – nato in Ispagna come donna – dichiarò di aver avuto un’udienza privata con il papa, dove, secondo alcuni articoli di giornale, Bergoglio avrebbe «abbracciato» il 48enne transessuale.   A Napoli, sempre nel 2015, il romano pontefice, fu riportato dai media globali mangiò con «carcerati gay e transessuali».   Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso il pontefice ha incontrato dei trans in «pellegrinaggio» in Vaticano. «Gli ho baciato la mano, lui ha baciato la mia» avrebbe detto il trans paraguagio Laura. Nel 2020 invece aveva devoluto un obolo una tantum a dei trans sudamericani del litorale romano che a causa del lockdown si erano dovuto rivolgere in parrocchia. Arrivò l’elemosiniere, il polacco cardinale Krajewski, già noto per aver ridato la corrente ad un centro sociale, per saldare bollette e affitti e procurare generi di prima necessità. Nel 2015 papa Francesco aveva invece ricevuto in Vaticano un transessuale spagnuolo.   Come riportato da Renovatio 21l’ambasciata USA presso la Santa Sede sei mesi fa ha celebrato il «Transgender Day of Remembrance», il «giorno del ricordo transgender che offre un omaggio «a quelli della comunità transgender che sono stati assassinati a causa dell’odio». Durante il mese di giugno, l’ambasciata statunitense issò una grande bandiera omotransessualista – e immaginiamo abbiano fatto lo stesso anche all’ambasciata di Riyadh o di Islamabad. Ad ogni modo, non è noto se la Santa Sede abbia protestato.   Lo scorso novembre, in un segno ulteriore e sempre più definitivo, papa Francesco ha presieduto un pasto in Aula Paolo VI dove erano presenti anche «quarantaquattro individui transgender e quattro volontari» provenienti dalla parrocchia di Torvajanica (Roma), che da alcuni anni si dedica all’accoglienza e all’instaurazione di amicizia con queste persone.     L’agenzia Associated Press ha pubblicato un video dell’evento che seguiva i trans sin da quando sono saliti in pulmino. Il filmato si chiude con un’immagine della Basilica di San Pietro vista da via della Conciliazione e la scritta «Papa Francesco ha fatto dell’apertura alla comunità LGBTQ+ uno dei segni principali del suo papato».   Come riportato da Renovatio 21, il cardinale Fernandez aveva fatto un’ulteriore «apertura» magisteriale nei confronti dell’omotransessualismo firmando per Dicastero della Dottrina della Fede, assieme al pontefice un documento in cui apriva per i transgender la possibilità di fare da padrini (madrine, o quello che è) ai battesimi.  

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Spirito

Il Vaticano riforma il suo sistema giudiziario

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Attraverso un nuovo motu proprio reso pubblico il 19 aprile 2024, il Sommo Pontefice ha modificato molte leggi che regolano l’ordinamento giudiziario della Santa Sede, armonizzandolo con il vicino ordinamento italiano. È questo un modo per trarre insegnamento da numerose questioni nate all’indomani del «processo del secolo», la cui onda d’urto continua a scuotere le mura del recinto leonino.

 

69 è il numero delle Lettere apostoliche in forma di motu proprio promulgate sotto l’attuale pontificato.

 

Questo atto giuridico è un motu proprio che, in sei articoli, modifica le norme giudiziarie dello Stato Pontificio. Il documento riguarda in parte l’attività dei magistrati ordinari fino ai 75 anni, e fino agli 80 anni per i giudici cardinali. Resta inoltre aperta la possibilità da parte del Sommo Pontefice di prolungare caso per caso il mandato dei magistrati, fissando modalità di remunerazione, di fine rapporto e di pensioni.

 

Altri provvedimenti hanno suscitato una reazione più forte da parte dei giuristi italiani, come quelli riguardanti la responsabilità civile dei magistrati o il potere conferito al Papa di intervenire nel corso di un processo nominando un vicepresidente o cessando dal servizio di un magistrato il quale, «per comprovata incapacità», non sarebbe più in grado di esercitare le sue funzioni.

 

D’ora in poi chi ritiene di aver subito un danno potrà avviare un procedimento giudiziario contro lo Stato della Città del Vaticano, che potrà a sua volta rivolgersi a un magistrato se sarà dimostrato che ha causato un danno.

 

Questo è un modo per allineare il sistema del microStato a quanto avviene in Italia, dove la responsabilità del magistrato è indiretta, per far sì che un cittadino non possa agire direttamente contro un giudice che gli ha fatto torto nel corso di un processo. Si tratta di una misura intesa a garantire la libertà, l’indipendenza e la tutela dei magistrati contro eventuali pressioni esterne.

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Per motivare questa evoluzione, Francesco evoca «gli anni di esperienza che hanno fatto sentire la necessità di una serie di cambiamenti». È difficile non vedere in ciò una scossa di terremoto provocata dal processo del secolo conclusosi provvisoriamente nel dicembre 2023. Provvisoriamente, perché, oltre alla Segreteria di Stato e all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), tutti gli altri attori, imputati e parti civili, hanno impugnato la decisione dei giudici.

 

Molti giuristi italiani sottolineano che l’attuale pontificato ha riscritto le regole quattro volte durante la fase istruttoria del recente grande processo, sia come modo per colmare un vuoto normativo per alcuni, sia come modo per il Romano Pontefice di mantenere il controllo sullo svolgimento del processo.

 

Inoltre, il Tribunale vaticano – che è stato teatro di diverse riforme negli ultimi anni – resta composto prevalentemente da avvocati e pubblici ministeri che hanno ricoperto o ricoprono incarichi in Italia e che, di conseguenza, non sempre hanno una perfetta conoscenza della normativa usi e consuetudini della Santa Sede, né del diritto della Chiesa.

 

In un contributo scritto dopo la sentenza, uno dei legali degli imputati nel processo del secolo, Cataldo Intrieri, ha denunciato le «contraddizioni» del sistema giudiziario vaticano e gli «esorbitanti poteri» concessi ai pubblici ministeri che, a suo dire, aveva portato ad una procedura giudiziaria «molto lontana dai criteri adottati in uno Stato di diritto».

 

È una critica che il nuovo motu proprio tenta forse di disarmare, anche se non è realistico pretendere dal papato – che resta nella sua essenza monarchico – una separazione assoluta dei poteri.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di Jorge Valenzuela A via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

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