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La morte di Kenzaburo Oe, lo scrittore premio Nobel testimone di Hiroshima
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Scomparso all’età di 88 anni. Nel 1994 fu il secondo giapponese a ricevere il prestigioso riconoscimento per la letteratura. Dopo l’incidente di Fukushima si era fatto promotore di una campagna che chiedeva la chiusura degli impianti nucleari. Forte nelle sue opere anche la capacità di descrivere i drammi interiori dell’uomo di oggi.
La casa editrice Kodansha ha reso nota la morte dello scrittore giapponese Kenzaburo Oe, Premio Nobel per la letteratura nel 1994. Aveva 88 anni e il decesso avvenuto il 3 marzo sarebbe legato all’età.
La sua è stata una carriera di scrittore lunga e prolifica, segnata da riconoscimenti prestigiosi: il suo fu il secondo Nobel per la letteratura assegnato al Giappone dopo quello del 1968 a Yasunari Kawabata. La sua opera è stata influenzata da due eventi precisi: l’esperienza del conflitto vissuta da bambino (aveva dieci anni quando il Giappone dichiarò la resa il 14 agosto 1945) e la disabilità del figlio Hikari oggi 59enne, apprezzato compositore.
Le paure suscitate dalla guerra hanno segnato la sua memoria, a partire – lui stesso raccontava – da quella di non riuscire a mostrare la fedeltà e lo spirito di sacrificio allora richiesti in Giappone anche ai più piccoli, ma anche dall’esperienza delle bombe atomiche sganciate sul suo Paese che hanno più volte ispirato i suoi lavori. Un ricordo determinante per alcuni suoi libri, come Note su Hiroshima del 1965 e poi Note su Okinawa del 1970.
La sofferenza propria e quella del popolo giapponese durante il conflitto e per le sue conseguenze, permea molti suoi scritti ed è alla base del suo convinto impegno pacifista e anti-nuclearista. Al punto che dopo l’incidente dei reattori nella centrale di Fukushima-2 nel 2011 si fece promotore di una campagna che, con milioni di sottoscrizioni, chiedeva la chiusura degli impianti nucleari.
«Ripetere con la costruzione di reattori nucleari l’errore di mostrare la stessa mancanza di rispetto verso la via umana è il peggiore tradimento possibile della memoria delle vittime di Hiroshima», dichiarò alla rivista The New Yorker, dieci giorni dopo che il blocco dei sistemi di raffreddamento provocato dal fortissimo terremoto e dall’ancora più disastroso tsunami dell’11 marzo di 12 anni fa innescasse il rischio di una nuova catastrofe nucleare.
Oe ha anche pubblicato opere più introspettive, autobiografiche, a partire da Un’esperienza personale del 1964, con la descrizione di un uomo incapace di accettare la nascita di un figlio cerebroleso in un contesto di una famiglia in crisi.
La lunga e prolifica carriera di Oe era iniziata nel 1957, quando era ancora studente di letteratura francese all’Università di Tokyo, con la pubblicazione di La preda, cruda visione della sorte di un aviatore afro-americano catturato in un villaggio giapponese che gli portò l’assegnazione del Premio Akutagawa l’anno successivo a soli 23 anni.
Per il pubblico mondiale Il grido silenzioso pubblicato in Giappone nel 1967 e tradotto successivamente in molte lingue, è stato il suo, dirompente, biglietto da visita, mostrando le caratteristiche sottolineate nella motivazione del Nobel, assegnato nel 1994: la sua capacità di «creare con forza poetica un mondo immaginario dove vita e mito si condensano per formare una immagine sconcertante della difficile condizione umana di oggi».
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Immagine di Hpschaefer via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported (CC BY 3.0)
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Nuova serie gay sui militari americani: il Pentagono contro Netflix
Il Pentagono ha accusato Netflix di produrre «spazzatura woke» per una sua nuova serie incentrata su un marine gay. La serie ha debuttato durante la campagna del presidente Donald Trump e del Segretario alla Guerra Pete Hegseth per eliminare la «cultura woke» dall’esercito.
Kingsley Wilson, portavoce del dipartimento della Guerra, ha dichiarato a Entertainment Weekly che il Pentagono non appoggia «l’agenda ideologica» di Netflix. L’esercito americano «non scenderà a compromessi sui nostri standard, a differenza di Netflix, la cui leadership produce e fornisce costantemente spazzatura woke al proprio pubblico e ai bambini», ha detto Kingsley, sottolineando che il Pentagono si concentra sul «ripristino dell’etica del guerriero».
«I nostri standard generali sono elitari, uniformi e neutrali rispetto al sesso, perché al peso di uno zaino o di un essere umano non importa se sei un uomo, una donna, gay o eterosessuale», ha aggiunto la portavoce.
Lo Hegseth ha introdotto nuovi requisiti fisici «di livello maschile» per affrontare situazioni di «vita o morte» in battaglia, affermando: «Gli standard devono essere uniformi, neutri rispetto al genere ed elevati. Altrimenti, non sono standard» criticando approcci alternativi che «fanno uccidere i nostri figli e le nostre figlie». A febbraio, il Segretario alla Guerra ha definito il motto «la diversità è la nostra forza» come il «più stupido» nella storia militare.
Il Pentagono lotta da anni con carenze di reclutamento, registrando nel 2023 un deficit di 15.000 unità, il peggiore dalla fine della leva obbligatoria nel 1973. I repubblicani attribuiscono il problema all’eccessiva enfasi sulla diversità a scapito della preparazione militare, come evidenziato da un rapporto del 2021 che criticava la Marina per aver prioritizzato la «consapevolezza» rispetto alla vittoria in guerra.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Da Nasser a Sting e i Police: il mistero di Miles Copeland, musicista e spia della CIA
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Amazon Prime Video rimuove tutte le armi e le Bond Girls dai poster dei film di 007. Poi ci ripensa
La piattaforma streaming di Amazon Prime Video ha recentemente rimosso tutte le armi e le Bond girl dalle locandine dei film di James Bond. Poi nelle ultime ore, sembra aver ripristinato la versione originale.
L’amata serie di pellicole di spionaggio 007, dove le pistole giuocavano un ruolo grafico sin dalle locandine, si trova ancora sotto il tallone della cultura woke, e quindi della censura e dell’orwelliana cancellazione della storia.
È ridicolo, e antistorico, vedere il comandante Bond a braccia conserte senza la sua arma (che è variata, dagli anni, da una Walther PPK a una Beretta forse di modello 418 o 950) impugnata disinvoltamente – un elemento che è parte fondamentale dello stesso personaggio, elegante e pericoloso, come il mondo in cui la spy-story promette di immergere lo spettatore.
Amazon had digitally removed all of the guns from James Bond movie art.
Next … they will probably eliminate any scenes from the movies with guns.
Ridiculous. pic.twitter.com/PdMgKIKY2e
— Wall Street Mav (@WallStreetMav) October 3, 2025
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In particolare, tutte le armi sembravano essere state rimosse da immagini già note, tra cui un ritratto di Sean Connery con una pistola Walther PPK tra le braccia incrociate, utilizzato come foto pubblicitaria per la pellicola Dr. No e ora esposto alla National Portrait Gallery di Londra. Un poster teaser ampiamente visto per il film Spectre con Daniel Craig è stato apparentemente modificato per eliminare la pistola che tiene al fianco (sebbene la fondina ascellare indossata da Craig sia ancora visibile).
Un ritocco simile sembrava essere stato effettuato su un’immagine pubblicitaria di Roger Moore in Agente 007 Vivi e lascia morire, in cui Moore impugna una .44 Magnum, un allontanamento dalla tradizione di Bond di pistole relativamente piccole.
Le immagini modificate digitalmente dei poster originali dei film sono un insulto agli artisti che le hanno create e ai fan che le hanno guardate negli ultimi 63 anni – oltre che all’idea stessa che sta alla base del racconto di James Bond.
Notice in these Amazon #JamesBond digital posters they’ve removed all the guns and given awkward poses?
Welcome to a world where promoting James Bond 007 needs to be done without his sidearm. pic.twitter.com/3NGkxXShcn
— Chris (@GelNerd) October 2, 2025
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L’establishment progressista cerca di cancellare le armi dall’immaginario cinematografico classico, mentre il transgenderismo e i temi satanici vengono promossi in film e cartoni pensati per bambini.
Notizia delle ultime ore, Amazon si averci ripensato: dopo il pubblico clamore, le pistole sono tornate sulle locandine.
La mossa era arrivata dopo che Amazon ha acquisito i diritti del film acquistando gli studi MGM per un miliardo di dollari all’inizio di quest’anno e si appresta a lanciare un nuovo film diretto da Denis Villeneuve (il regista di The Arrival, Blade Runner 2049, e del recente, noiosissimo, Dune), scritto e diretto da Steven Knight, il cui nuovo attore di Bond deve ancora essere annunciato.
In passato si è speculato sull’arrivo di un Bond negro (si è fatto il nome del divo anglo-nigeriano Idris Elba) o di una Bonda. In realtà, una potente anticipazione era nell’ultimo film No Time to Die con Daniel Craig – la cui scelta come protagonista della serie, una ventina di anni fa, fu contestata da un gruppo di fan: è biondo – dove saltava fuori una agente MI6 nera e statuaria (tipo Grace Jones, per intenderci), seduttiva e letale anche più del Bond stesso.
No Time to Die sconvolse gli aficionados perché mostrava un atto incomprensibile per chi conosce la saga: la morte di James Bond, un fatto narratologicamente, archetipicamente inconcepibile, in quanto il tema profondo della serie è, senza dubbio alcuno, il mito dell’eroe invincibile.
La castrazione del carattere di 007 era presente nei film dell’era Craig anche in precedenza: il filosofo ratzingeriano coreano Byung-chul Han nel suo saggio La società della stanchezza indicava la stranezza di vedere in Skyfall (2012) un James Bond affaticato e depresso, con traumi psicanalitici che riemergono.
Il codice «007» è in realtà un riferimento preciso che il romanziere (e vero agente segreto) britannico Ian Fleming faceva agli intrecci tra l’occultismo e la storia di Albione, in particolare nel momento in cui Londra si separò dalla Chiesa cattolica e cioè dall’Europa.
Il primo «oo7» fu infatti John Dee (1527-1608), matematico, geografo, alchimista, astrologo, astronomo ed occultista inglese che organizzo i servizi segreti britannici nella sua visione di un nuovo mondo fatto di colonie dell’«Impero britannico», un’espressione che alcuni dicono sia stata coniata proprio da lui stesso.
Nei messaggi cifrati riservati alla regina Elisabetta I Dee apponeva la sigla «007» in cui gli zeri erano due occhi, il sette un numero fortunato.
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Immagine da Twitter
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