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Geopolitica

348° giorno di guerra

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– Shoigu: Le perdite ucraine a gennaio superano 6,5 mila militari. Inoltre, le forze armate ucraine hanno perso 26 aerei, 7 elicotteri, 341 carri armati.

 

– Mikhail Podolyak, consigliere dell’ufficio di Vladimir Zelensky, si è opposto anche a un cessate il fuoco temporaneo in Ucraina. «Qualsiasi concessione è una resa e non lo permetteremo in nessuna circostanza. Una tregua temporanea porterà solo alla fase successiva della guerra in Ucraina».

 

– Il ministro della difesa ucraino Reznikov passa al ministero per le industrie strategiche. Lo sostituisce Budanov, capo della direzione principale dei servizi.

 

– La rete elettrica ucraina si sta avvicinando al collasso totale. Gli ucraini sono già abituati a continui blackout, ma chiaramente non c’è abbastanza elettricità in Ucraina. La rete elettrica nazionale si sta avvicinando al completo collasso, il che significa che il paese diventerà completamente inabitabile, scrive Foreign Affairs. Il crollo della rete elettrica ucraina potrebbe anche causare una crisi umanitaria e migratoria in Europa, la distruzione di reattori nucleari, inondazioni dovute al crollo di dighe idroelettriche e una grave crisi alimentare in quei paesi dipendenti dalle esportazioni alimentari dall’Ucraina.

 

– Il capo ad interim della DPR Denis Pushilin ha denunciato l’uso di armi chimiche da parte dei militari ucraini sul fronte di Artyomovsk e Ugledar. Le munizioni proibite da tutte le convenzioni vengono lanciate dai droni. Si registrano i casi di avvelenamento di militari russi.

 

– Quasi la metà delle aziende chimiche tedesche prevede di tagliare gli investimenti a causa dei costi elevati dell’energia elettrica, scrive Bloomberg. BASF SE, Dow Inc., Lanxess AG e molti altri sono pronti a tagliare migliaia di posti di lavoro e ritirare gli investimenti dalla Germania. Trinseo Plc, uno dei maggiori produttori mondiali di polistirene, ha avviato trattative con il sindacato per chiudere il suo sito produttivo a Beelen. Le prospettive per le aziende chimiche, del vetro e delle costruzioni in Germania, dove gas ed elettricità rappresentano fino a un terzo dei costi, rimangono fosche. I prezzi dell’energia nel paese oggi sono significativamente più alti rispetto alle zone industriali concorrenti negli Stati Uniti e in Asia. Ad esempio, 1 milione di unità termiche britanniche ottenute dal gas negli Stati Uniti costa 2,4 dollari, in Europa – 18,5 dollari. Oltre a costi giganteschi, le imprese industriali notano un calo della domanda sullo sfondo di una recessione economica globale, ovvero è impossibile uscire dalla situazione aumentando i prezzi.

 

– Vladimir Zelens’kyj parteciperà al vertice dei leader della UE a Bruxelles, che si terrà il 9-10 febbraio, «Per motivi di sicurezza, il programma della visita è tenuto segreto», si legge nel comunicato.

 

– La società americana di analisi dei dati Palantir è «responsabile della maggior parte del targeting in Ucraina». In particolare, il software dell’azienda aiuta a colpire carri armati e artiglieria russi, ha affermato alla Reuters l’ad di Palantir Alex Karp.

 

– Ministero degli Esteri cinese: la Cina sostiene l’espansione dei BRICS, la cooperazione finanziaria tra i membri dell’organizzazione ha un effetto positivo sulla ripresa economica.

 

– Attesa in Russia per il discorso di Putin alle camere riunite, che potrebbe tenersi il 20 o il 21 febbraio.

 

– Prigozhin si è rivolto a Zelens’kyj dal Su-24 di ritorno da un raid su Bakhmut. «Domani salirò a bordo di un MiG-29, se lei desidera, ci incontreremo in cielo. Se vincerete, prendete Artyomovsk, altrimenti andremo fino al Dnepr».

 

– Surreale vicenda giudiziaria a Mosca. Due anni fa Prigozhin aveva denunciato il giornalista liberale Venediktov per avere detto che lui era il capo di Wagner, vincendo. Prigozhin aveva poi ammesso che Wagner era sua, e Venediktov aveva appellato. Nulla da fare: sebbene Prigozhin fosse comparso in tribunale dicendosi orgoglioso di dare ragione al suo avversario, l’appello è stato comunque respinto.

 

– L’Ucraina chiede a Israele di condannare pubblicamente l’operazione speciale russa e chiede di approvare un prestito di 500 milioni di dollari, scrivono i media israeliani. Il ministro degli Esteri israeliano dovrebbe visitare Kiev questa settimana, ora fonti affermano che il suo potenziale incontro a Zelens’kyj dipende dalla disponibilità di Israele a prendere provvedimenti a favore dell’Ucraina ed è necessario «non per un servizio fotografico».

 

– Il tetto al prezzo dei derivati del petrolio russo imposto dalla UE esclude sia i derivati dal petrolio russo prodotti fuori dalla Russia, sia quelli fatti con miscele di petrolio russo e non.

 

– Secondo il Ministero delle Finanze russo, a gennaio le entrate sono diminuite del 35% rispetto a gennaio 2022. Nello stesso periodo le spese sono aumentate aumentato del 59%. La Russia sta tamponando il deficit attingendo alle riserve valutarie.

 

– Difficile capire a che gioco giochi l’ex consigliera di Zelen’skyj Arestovich. Dice che la guerra potrebbe non andare come sperano gli Ucraini e che una soluzione coreana potrebbe avere dei vantaggi.

 

– I media turchi, citando le stime dei servizi segreti israeliani, hanno pubblicato le cifre delle perdite delle parti nel conflitto in Ucraina: Esercito ucraino: 157.000 (probabilmente inclusi 2.458 stranieri) Forze armate russe: 18.480

 

– Netanyahu: con Putin abbiamo trovato un accordo di non interferenza: «Noi non ci immischiamo nei tuoi affari in Siria e tu non ti immischi nei nostri», «abbiamo deciso di farci i fatti nostri, ciascuno dal suo lato».

 

– L’ex premier israeliano Bennett: ho portato avanti le trattative in accordo con i paesi occidentali, ma ho dovuto interromperle perché alla fine quelli hanno deciso che Putin doveva essere schiacciato.

 

– L’ex primo ministro israeliano Naftali Bennett: Putin mi ha promesso di non uccidere Zelens’kyj.

 

– Il celebre «grafico Minard» che riassume l’invasione napoleonica della Russia. La linea è molto spessa (= esercito numeroso) all’ andata (nocciola) assottigliandosi via via. Alla fine della ritirata (nero) è poco più di un tratto di penna.

 

Financial Times: militari ucraini sono arrivati al campo tedesco Eckernförde per l’addestramento sui carri armati Leopard2. Due di loro hanno chiesto asilo politico in Germania «per la loro riluttanza a morire in una guerra senza senso». Sostengono inoltre che un aumento della fornitura di armi non contribuirà in alcun modo alla vittoria dell’Ucraina, ma aumenterà solo il numero delle vittime civili.

 

– Shoigu ha incaricato il comandante del contingente russo in Siria a prestare i soccorsi alla popolazione colpita dal terremoto.
L’esercito russo si è messo all’opera, riferisce Il Ministero della Difesa.

 

Wall Street Journal: Mosca e Teheran stanno portando avanti i piani per costruire una nuova fabbrica in Russia che potrebbe produrre almeno 6.000 droni progettati dall’Iran per la guerra in Ucraina. I due paesi mirano a costruire droni più veloci e con un maggiore raggio di volo.  Il commento di Peskov: abbiamo i nostri programmi per la loro produzione.

 

– La struttura della centrale nucleare di Akkuyu in costruzione in Turchia non ha subito alcun danno a seguito del terremoto, ha affermato Rosatom. Nel sito della centrale nucleare sono state avvertite scosse di magnitudo 3, ma non sono stati riscontrati danni a strutture o attrezzature. Gli specialisti stanno conducendo una diagnostica approfondita per garantire che la costruzione possa procedere in sicurezza.

 

– Von der Leyen a Kiev. La presidente della commissione europea ha promesso all’Ucraina un aumento delle forniture elettriche.

 

– Sfuma l’idea di un boicottaggio delle olimpiadi di Parigi causa ammissione degli atleti Russi e Bielorussi. Stati Uniti e Gran Bretagna hanno fatto sapere che ci saranno comunque.

 

– Le autorità russe comunicano l’abbattimento di un drone a Kaluga. La città si trova a circa due terzi di una linea immaginaria che va dal confine ucraino a Mosca.

 

– L’UE ha avvertito la Georgia di possibili sanzioni in caso di ripresa dei collegamenti aerei con la Russia.

 

– Ministero dell’energia ungherese: L’UE dovrà affrontare la carenza di carburante e l’aumento dei prezzi a causa delle sanzioni del 5 febbraio. «Finora la metà del fabbisogno di diesel della UE proviene da fonti russe. Adesso l’Europa è costretta a fare affidamento su fonti più lontane come l’India, il Medio Oriente e la Cina […] Prodotti petroliferi da regioni molto più lontane e a prezzi molto più alti».

 

– 63 prigionieri russi sono stati rimpatriati dopo negoziazioni molto complessi, riferisce il ministero della Difesa russo. Il gruppo di militari russi comprende persone di una «categoria sensibile», il cui scambio è diventato possibile grazie alla mediazione degli Emirati Arabi Uniti. A Kiev sono tornati 116 militari ucraini, due dei quali ufficiali. Gli altri sono soldati e sergenti. Lo ha detto il capo dell’ufficio del presidente dell’Ucraina Andrey Yermak. Sono stati restituiti anche i corpi di due stranieri morti, Christopher Matthew Perry e Andrew Tobias Matthew.

 

 

 

Rassegna tratta dal canale Telegram La mia Russia.

 

 

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Geopolitica

Ancora botte dentro e fuori il Parlamento della Georgia. Ma la legge sugli «agenti stranieri» passa

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Mercoledì i deputati georgiani si sono scontrati in parlamento in vista della sessione plenaria in cui verrà deciso il destino di un controverso disegno di legge sugli «agenti stranieri» che ha scatenato violente proteste.

 

La legislazione, ufficialmente nota come disegno di legge «Sulla trasparenza dell’influenza straniera», è una nuova versione di un disegno di legge simile proposto lo scorso anno dal partito al potere K’art’uli Ots’neba, «Sogno Georgiano», che richiede alle organizzazioni e agli individui con più del 20% di finanziamenti esteri di registrarsi come «agenti stranieri» e rivelare i propri donatori.

 

Il disegno di legge è stato ripresentato in parlamento con piccole modifiche all’inizio del mese scorso, e da allora è stato approvato in due letture. L’opposizione considera la legislazione autoritaria e si oppone fermamente ad essa.

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Mercoledì un video pubblicato online dalla deputata dell’opposizione Salome Samadashvili mostrava diversi suoi colleghi che si afferravano e urlavano nella sala conferenze principale del parlamento. Non è chiaro cosa si sia detto esattamente durante l’alterco, ma si può sentire una voce che grida «istigatore!», secondo quanto riportato da RT.

 

La stessa Samadashvili non sembra aver preso parte all’alterco ma, secondo quanto riportato dai media, le è stato successivamente chiesto di lasciare la sessione plenaria.

 


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Si tratta del secondo incidente questa settimana in cui le discussioni parlamentari sulla nuova legislazione sono diventate violente. Lunedì la deputata dell’opposizione Khatia Dekanoidze ha colpito con una bottiglia d’acqua Guram Macharashvili, un deputato del partito al governo.

 

Due settimane prima, in un’altra sessione dedicata al disegno di legge era scoppiata una rissa dopo che il deputato dell’opposizione Aleko Elisashvili aveva dato un pugno in faccia a Mamuka Mdinaradze, un forte sostenitore della legislazione.

 

La proposta di legge ha scatenato proteste di massa anche fuori dal parlamento. I filmati girati negli ultimi giorni mostrano manifestanti dell’opposizione che si scontrano con agenti di polizia, che vengono visti usare spray al peperoncino, gas lacrimogeni e idranti per disperdere la folla.

 

Gli stati occidentali, inclusi Stati Uniti e Unione Europea, hanno criticato la proposta di legge, sostenendo che complicherebbe il lavoro di molte ONG straniere nel paese. Bruxelles ha persino avvertito la Georgia, alla quale è stato recentemente concesso lo status di candidata all’UE, che l’adozione della legislazione potrebbe mettere a repentaglio la candidatura del paese all’adesione.

 

Tuttavia, la scorsa settimana il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze ha insistito sul fatto che il disegno di legge è una «condizione necessaria per andare avanti» nel percorso verso l’adesione all’UE perché renderebbe la Georgia più trasparente.

 

Ieri  il Parlamento georgiano ha approvato la seconda lettura del disegno di legge. Il ministero della Sanità georgiano, in un bollettino citato dai media georgiani, ha detto che 11 persone, tra cui sei agenti di polizia, hanno ricevuto cure ospedaliere dopo gli scontri seguiti all’approvazione del disegno di legge.

 


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Il vice ministro dell’Interno Aleksandre Darakhvelidze, citato dai media georgiani, ha affermato che i manifestanti hanno tentato di entrare in parlamento utilizzando vari oggetti e hanno attaccato i poliziotti. Darakhvelidze ha detto che l’azione della polizia martedì ha provocato 63 arresti e il ferimento di sei agenti di polizia.

 

La Georgia ad inizio degli anni 2000 è stata teatro di una «rivoluzione colorata», la cosiddetta «rivoluzione delle rose», guidata da Mikheil Saakashvili, personaggio politico ora in carcere, dopo essere fuggito in Ucraina dove il presidente Poroshenko lo aveva fatto governatore dell‘oblast’ di Odessa.

 

Secondo quanto riportato, all’epoca l’Open Society Institute (OSI), finanziato da George Soros, sosteneva Mikheil Saakashvili e una rete di organizzazioni filo-democratiche. L’OSI ha inoltre pagato un certo numero di studenti attivisti affinché andassero in Serbia e imparassero dai serbi che avevano contribuito a rovesciare Slobodan Milosevic nel 2000.I promotori della democrazia occidentale hanno anche diffuso sondaggi di opinione pubblica e analizzato i dati elettorali in tutta la Georgia.

 

Una significativa fonte di finanziamento per la Rivoluzione delle Rose fu quindi la rete di fondazioni e ONG associate al finanziere miliardario ungherese-americano George Soros. La Fondazione per la Difesa delle Democrazie riporta il caso di un ex parlamentare georgiano che ha sostenuto che nei tre mesi precedenti la Rivoluzione delle Rose, «Soros ha speso 42 milioni di dollari per rovesciare Shevardnadze».

 

«Queste istituzioni sono state la culla della democratizzazione, in particolare la Fondazione Soros… tutte le ONG che gravitano attorno alla Fondazione Soros hanno innegabilmente portato avanti la rivoluzione. Tuttavia, non si può concludere la propria analisi solo con la rivoluzione e si vede chiaramente che, in seguito, la Fondazione Soros e le ONG sono state integrate al potere» ha dichiarato alla rivista dell’Istituto Francese per la Geopolitica Herodote l’ex ministro degli Esteri Salomé Zourabichvili, ora presidente della Georgia.

 

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I palestinesi cacciano via l’ambasciatore tedesco

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L’ambasciatore tedesco presso l’Autorità Palestinese è stato braccato da una folla inferocita e costretto a fuggire durante una visita all’Università di Birzeit in Cisgiordania. Lo riporta RT.   I media riferiscono che gli studenti hanno preso di mira il diplomatico a causa del sostegno del suo paese a Israele nella guerra contro Hamas.   Un video dell’incidente pubblicato sui social media mostra l’ambasciatore Oliver Owcza che cammina velocemente verso il suo veicolo mentre i manifestanti lo seguono e lo disturbano martedì. Un’altra clip mostra una folla che circonda e prende a calci l’auto di Owcza, strappa uno specchietto laterale e lancia oggetti mentre si allontana.   Owcza faceva parte di un gruppo di inviati europei che sono stati «attaccati» mentre partecipavano a un incontro al Museo Nazionale Palestinese, situato nel campus dell’Università Birzeit a nord di Ramallah, secondo il Jerusalem Post. Diversi veicoli del corteo degli ambasciatori sono rimasti danneggiati, compreso almeno uno con il finestrino posteriore rotto.  

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Un diplomatico ha detto a Reuters che una folla è apparsa fuori dall’incontro, chiedendo che gli inviati se ne andassero, e che che i tentativi di parlare con i manifestanti non hanno avuto successo e che i visitatori sono dovuti fuggire. Nessuno è rimasto ferito o minacciato gravemente, ha aggiunto.   La Germania ha storicamente sostenuto Israele politicamente e militarmente. L’esercito israeliano acquista gran parte dei suoi armamenti da Berlino, scrive RT. Tuttavia, i leader tedeschi sono stati critici nei confronti delle politiche israeliane e hanno donato oltre 1 miliardo di euro (1,07 miliardi di dollari) in aiuti all’Autorità Palestinese, sostenendo i diritti dei palestinesi e hanno spinto per un accordo di pace a due Stati.   Amr Kayed, uno studente dell’Università di Birzeit, avrebbe affermato che i diplomatici dell’UE sono stati costretti ad andarsene perché «chiunque sia complice del genocidio e dell’offensiva su Gaza» non è il benvenuto a scuola.   L’ambasciatore Owcza ha minimizzato l’incidente, affermando in un post su X (ex Twitter) che Jla protesta pacifica e il dialogo hanno sempre il loro posto» e aggiungendo che «ci rammarichiamo che l’incontro di oggi dei capi missione dell’UE presso il Museo Nazionale di Birzeit sia stato indebitamente interrotto dai manifestanti. Ciononostante, rimaniamo impegnati a lavorare in modo costruttivo con i nostri partner palestinesi».   Come riportato da Renovatio 21, ad inizio mese il Nicaragua ha portato la Germania davanti alla Corte Internazionale per complicità nel genocidio di Gaza.   La complicità europea è stata sottolineata dall’eurodeputata irlandese Clare Daly che ha apostrofato la presidente della Commissione Europea, la tedesca Ursula Von der Leyen, come «frau genocidio».   La complicità europea è stata sottolineata dall’eurodeputata irlandese Clare Daly che ha apostrofato la presidente della Commissione Europea, la tedesca Ursula Von der Leyen, come «frau genocidio».

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Geopolitica

Dopo l’incidente d’auto, il ministro israeliano Ben Gvir si è già ripreso e minaccia di far cascare Netanyahu se non entra a Rafah

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Quattro giorni fa il veicolo del ministro della sicurezza nazionale di Israele, Itamar Ben Gvir, è stato coinvolto in un incidente stradale nella città di Ramla. Le prime immagini dell’accaduto sono circolate su Internet attraverso un video che segue. Secondo le informazioni disponibili, sembra che il leader del partito ultrasionista Otzma Yehudit sia stato trasportato in ospedale immediatamente dopo l’incidente.

 

Testimoni oculari hanno riferito che il ministro è passato con un semaforo rosso, mentre la polizia ha dichiarato che due veicoli sono coinvolti nella collisione e che tre persone, insieme a Ben Gvir, sono state portate in ospedale con ferite lievi. Le immagini dell’incidente mostrano il veicolo ufficiale del ministro ribaltato, mentre un’altra auto ha subito danni alla parte anteriore. Le autorità stanno lavorando per determinare la causa dell’incidente.

 

Il reporter del canale 12, Amit Segal, ha raccontato di un testimone che ha visto il veicolo di Ben Gvir passare con il semaforo rosso. Segal ha anche riportato che negli ultimi mesi il veicolo ufficiale del ministro ha commesso diverse violazioni del codice della strada.

 


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Come riportato da Renovatio 21, il sionismo oltranzista del Ben Gvir è di tale intensità da spingerlo addirittura ad attaccare Washington, dichiarando che Israele «non è un’altra stella sulla bandiera americana». Una frase che risulta inaudita per i rapporti tra lo Stato Ebraico e la superpotenza sua protettrice.

 

Le speculazioni su un possibile attentato si spengono presto davanti allo stuolo di precedenti che ha il caso. Lo scorso agosto, il Ben Gvir era stato coinvolto in un altro incidente dovuto alla violazione di un semaforo mentre si dirigeva verso un’intervista. I media israeliani hanno anche riferito che il ministro avrebbe dato istruzioni al suo autista per violare regolarmente le norme del traffico.

 

Secondo quanto riportato, tuttavia, la polizia israeliana non gli avrebbe fatto la multa.

 

Ad ogni modo, nonostante l’ulteriore terrificante incidente, il ministro, dopo due giorni di convalescenza all’ospedale Hadassah pare tornato in sé con grande velocità, con tweet molto eloquenti riguardo la tenuta del governo Netanyahu.

 

Per esempio, il nostro ripete, commentando con la parola «promemoria», un tweet dello scorso gennaio: «Accordo promiscuo = scioglimento del governo».

 

 

L’Itamar, dimesso, ha già chiesto ed ottenuto un incontro con il premier Netanyahu in cui ha preteso l’invasione di Rafah.

 

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«Ho terminato un incontro con il Primo Ministro su mia richiesta» dice il ministro Ben Gvirro nel video pubblicato su X. «Ho avvertito il Primo Ministro se Dio non voglia che Israele non entri a Rafah, se Dio non voglia che finiamo la guerra, se Dio non voglia che ci sarà un accordo promiscuo».

 

La richiesta, pura è semplice, è per la continuazione della guerra che altrove definiscono, con sempre maggiore frequenza, «genocidio».

 

«Il Primo Ministro ha ascoltato le parole, ha promesso che Israele entrerà a Rafah, ha promesso che la guerra non sarebbe finita e ha promesso che non ci sarebbero stati accordi dissoluti» dichiara il ministro sionista, che sembra alludere ancora una volta la sua capacità di far cascare l’esecutivo retto dal Bibi. «Accolgo con favore queste cose. Penso che il Primo Ministro capisca molto bene cosa significherebbe se queste cose non si verificassero».

 

A marzo il Ben Gvir aveva sollecitato il ministro della Difesa Yoav Gallant a dichiarare guerra al Libano. «Gallant, l’esercito è sotto la tua responsabilità, cosa stai aspettando? Più di 100 razzi sono stati lanciati contro lo Stato di Israele e tu stai seduto in silenzio?» aveva detto in un video condiviso sul suo account sui social media. Ben-Gvir esortava ad attaccare il Libano, dicendo, come riporta il canale di Stato turco TRT: «cominciamo a rispondere, ad attaccare e a combattere ora».

 

Il ministro Itamar Ben Gvir appartiene al partito sionista Otzma Yehudit («Potere ebraico») è associato al movimento erede del partito Kach, poi dissolto da leggi anti-terroriste varate dal governo Rabin nel 1994, fondato dal rabbino americano Mehir Kahane.

 

Kach è nella lista ufficiale delle organizzazioni terroristiche di USA, Canada e, fino al 2010, su quella del Consiglio dell’Unione Europea. Il Kahane fu assassinato in un vicolo di Nuova York nel 1990, tuttavia le sue idee permangono nel sionismo politico, in primis l’idea di per cui tutti gli arabi devono lasciare Eretz Israel, la Terra di Israele.

 

Come riportato da Renovatio 21, il ritorno al potere Netanyahu è dovuto al boom del partito sionista Otzma Yehudit. Il ministro del patrimonio culturale Amichai Eliyahu, che appartiene al partito sionista, ha dichiarato la disponibilità di nuclearizzare la Striscia di Gaza.

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Il Ben Gvir da ministro l’anno scorso ha vietato le bandiere palestinesi, mentre quest’anno un altro membro del partito ha minimizzato riguardo gli sputi degli ebrei contro i pellegrini cristiani (un’«antica tradizione ebraica»), mentre sul territorio si moltiplicano gli attacchi e le profanazioni ai danni dei cristiani e dei loro luoghi in Terra Santa.

 

Come riportato da Renovatio 21, in un altro editoriale Haaretz scriveva che «il governo di Netanyahu è tutt’altro che conservatore. È un governo rivoluzionario, di destra, radicale, messianico che ha portato avanti un colpo di Stato e sogna di annettere i territori».

 

Il Ben Gvir era tra i relatori del grande convegno sulla colonizzazione ebraica di Gaza, celebrato con balli sfrenati su musica tunza-tunza.

 


Il messianismo sionista si basa sulla teoria apocalittica del Terzo Tempio, che ha diversi sostenitori anche nel protestantesimo americano.

 

Tali idee religiose sulla fine del mondo sono riaffiorate poche settimane fa quando un gruppo sionista ha domandato di portare sulla spianata delle Moschee – cioè il Monte del Tempio degli ebrei – una giovenca rossa, che, sacrificata come prescritto nei Libro dei numeri, darebbe ceneri con cui purificare i rabbini necessari ai riti per la venuta del messia degli ebrei, che per i cristiani, secondo varie vulgate, sarebbe esattamente l’anticristo.

 

Come riportato da Renovatio 21, anche la settimana scorsa alcuni giovani ebrei sono stati arrestati mentre tentavano di trafugare sul Monte del tempio alcuni capretti da offrire in sacrificio, un atto che è sia una provocazione nei confronti dei palestinesi musulmani, sia un procedimento inserito all’interno di un sistema di riti apocalittici.

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