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Che gioco fanno Stati Uniti e Germania?

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Renovatio 21 pubblica questo articolo di Réseau Voltaire. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

Sotto i nostri occhi, la Germania, che ha perso la fornitura di gas russo e potrà recuperarne nella migliore delle ipotesi un terzo dalla Norvegia, s’impantana nella guerra in Ucraina. È diventata crocevia delle azioni segrete della NATO, che a conti fatti agisce a suo danno. L’attuale conflitto risulta particolarmente impenetrabile se si trascurano i legami tra Straussiani USA, sionisti revisionisti e nazionalisti integralisti ucraini.

 

 

La guerra in Ucraina funziona come un’esca. Calamita la nostra attenzione e ci fa dimenticare il conflitto più ampio di cui è parte. Di conseguenza, non capiamo cosa accade sul terreno di scontro e non percepiamo correttamente il modo in cui il mondo si sta riorganizzando, in particolare i mutamenti del continente europeo.

 

Tutto è iniziato con l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca. Si è circondato di collaboratori che aveva conosciuto durante la vicepresidenza: gli straussiani (1). Una piccola setta che cambia casacca politica, democratica o repubblicana, secondo il partito del presidente in carica. I membri, quasi tutti ebrei, sono seguaci dell’insegnamento orale di Leo Strauss: sono convinti che gli uomini sono cattivi per natura e le democrazie fragili. Peggio: non sono state in grado di salvare il popolo ebraico dalla Shoah e non saranno mai capaci di farlo. Credono che gli ebrei potranno sopravvivere solo imponendo una dittatura di cui dovranno mantenere il controllo. Negli anni Duemila elaborarono il Project for a New American Century. Auspicavano una «nuova Pearl Harbor» per colpire tanto profondamente gli statunitensi da riuscire a imporre la loro visione del mondo: di qui gli attentati dell’11 settembre 2001.

 

Sono informazioni scioccanti nonché difficili da accettare. Tuttavia sono corroborate da molte ricerche considerate affidabili. In particolare, la progressione degli Straussiani dal 1976 – anno di nomina di Paul Wolfowitz (2) al Pentagono – a oggi è una pesante conferma delle peggiori preoccupazioni. In Europa gli straussiani non sono conosciuti, ma lo sono i giornalisti che li appoggiano. Vengono designati «neoconservatori». Bisogna convenire che gli intellettuali ebrei mai hanno sostenuto questa piccola setta ebraica.

 

Riprendiamo il racconto. A novembre 2021 gli straussiani mandarono Victoria Nuland a ingiungere al governo russo di allinearsi alle loro posizioni. Il Cremlino rispose proponendo un Trattato a garanzia della pace, ossia contestando non solo il progetto straussiano, ma anche la cosiddetta politica di sicurezza degli Stati Uniti (3). Il presidente Vladimir Putin ha contestato l’allargamento della NATO a Est, che minaccia la Russia, nonché gl’incessanti attacchi e distruzioni di Stati da parte di Washington, soprattutto nel Medio Oriente Allargato.

 

Gli straussiani hanno reagito provocando deliberatamente la Russia allo scopo di farla uscire dai gangheri. Hanno spronato i nazionalisti ucraini a bombardare i compatrioti del Donbass e a preparare un attacco simultaneo in Donbass e in Crimea (4). Mosca, che non contava sugli Accordi di Minsk e sin dal 2015 si preparava a uno scontro mondiale, ha ritenuto fosse il momento opportuno. 300 mila soldati russi sono entrati in Ucraina per «denazificare» il Paese (5). Il Cremlino ritiene, a buon diritto, che i nazionalisti integralisti, che durante la seconda guerra mondiale si allearono ai nazisti, ne condividano tuttora l’ideologia razzista.

 

Quel che scrivo è di nuovo scioccante. I libri di riferimento dei nazionalisti ucraini non sono mai stati tradotti nelle lingue occidentali, compreso il Nazionalismo di Dmytro Dontsov. Se nessuno sa cosa fece Dontsov durante la seconda guerra mondiale, tutti conoscono i crimini dei suoi discepoli Stepan Bandera e Jaroslav Stetsko, entrambi totalmente devoti al cancelliere Adolf Hitler. Agevolarono, nonché talvolta vi sovrintesero, l’assassinio di almeno 1,7 milioni di compatrioti, di cui un milione di ebrei. Di primo acchito, come ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, si fatica a crederli alleati degli straussiani e del presidente ebreo Zelensky. Ma il primo ministro israeliano, Naftali Bennett, ha immediatamente preso posizione contro i nazionalisti integralisti ucraini (6). Ha addirittura consigliato il presidente Zelensky di dare una mano ai russi a ripulire il Paese. I rapporti di forza spiegano come il successore di Bennett, Yair Lapid, pur condividendo le idee di Bennett e rifiutando di fornire armi all’Ucraina, faccia un discorso atlantista. Tuttavia è bene non dimenticare che Paul Wolfowitz presiedette a Washington un importante congresso con ministri ucraini in cui s’impegnò a sostenere la lotta dei nazionalisti integralisti contro la Russia (7).

 

Tuttavia i legami tra nazionalisti integralisti ucraini e sionisti revisionisti dell’ucraino Vladimir Jabotinsky sono storici. Nel 1921 negoziarono un accordo per unirsi alla lotta ai bolscevichi. A causa della lunga sequela di pogrom già perpetrati dai nazionalisti ucraini, la rivelazione dell’accordo provocò, al momento dell’elezione di Jabotinsky nel Comitato direttivo dell’Organizzazione Sionista Mondiale, il rifiuto unanime da parte della diaspora ebrea. Il polacco David ben Gurion, che prese le redini della milizia di Jabotinsky in Palestina, definì quest’ultimo «fascista» e «forse nazista». Successivamente Jabotinsky andò in esilio a New York, dove lo raggiunse un altro polacco, Bension Netanyahu, padre di Benjamin, che ne divenne il segretario particolare (8).

 

Dopo la seconda guerra mondiale la guida intellettuale Dontsov e gli assassini per antonomasia, Bandera e Stetsko, furono recuperati dagli anglosassoni. Dontsov, malgrado i trascorsi di amministratore dell’Istituto Reinhard Heydrich (9), andò in esilio in Canada, poi negli Stati Uniti; Bandera e Stetsko invece andarono in Germania a lavorare per la radio anticomunista della CIA (10). Dopo l’assassinio di Bandera, Stetsko divenne copresidente, insieme a Chiang Kai-shek, della Lega Anticomunista Mondiale, ove la CIA riunì i dittatori e i criminali preferiti, tra cui Klaus Barbie (11).

 

Riprendiamo il filo del discorso. Gli straussiani non sanno che farsene dell’Ucraina. A loro interessa il dominio del mondo, dunque l’indebolimento degli altri protagonisti della scena mondiale: la Russia [la Cina] e gli europei. È quanto scriveva nel 1992 Wolfowitz, definendo queste potenze «rivali», cosa che non sono (12).

 

I russi non si sbagliano. Infatti hanno inviato in Ucraina pochissime truppe: un terzo di quelle ucraine. È quindi stupido interpretare la loro lentezza un insuccesso; in realtà le forze vengono risparmiate in vista dello scontro diretto con Washington.

 

Gli straussiani hanno fatto pressione per il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream. Al contrario di quanto certuni pensano, il loro fine non è distruggere l’economia russa, che ha altri clienti, ma l’industria tedesca, che dal gas non può prescindere (13).

 

Di norma Berlino avrebbe dovuto reagire all’attacco del sovrano. Invece no! Ha fatto il contrario. Dall’ingresso in Cancelleria di Olaf Scholz il governo ha istituito un sistema per «armonizzare le notizie» (14), cui sovrintende la ministra dell’Interno, la socialdemocratica Nancy Faeser.

 

Dal 24 febbraio 2022, ossia dall’applicazione da parte delle forze armate russe della risoluzione 2202 del Consiglio di Sicurezza, tutti i media russi che si rivolgono a un pubblico occidentale sono stati vietati dalle «democrazie». In Germania citare la risoluzione 2202 e condividerne l’interpretazione russa è considerato «propaganda».

 

È stupefacente vedere i tedeschi affondare con le proprie mani le istituzioni. Nel XX secolo, la Germania, che sino alla prima guerra mondiale era stata faro della scienza e della tecnica, in pochi anni diventò un Paese irrazionale, autore dei peggiori crimini. Nel XXI secolo, titolare dell’industria più competitiva a livello mondiale, la Germania ha perso di nuovo la ragione, senza motivo. I tedeschi sanciscono da soli il proprio declino a vantaggio della Polonia, nonché quello dell’Unione Europea a vantaggio dell’Iniziativa dei Tre Mari (Intermarium) (15).

 

Dal canto loro gli straussiani utilizzano i privilegi che la Germania gli ha concesso: le basi militari USA dispongono di un’extraterritorialità completa e il governo federale non ha facoltà di limitarne l’attività. Infatti nel 2002, quando si oppose alla guerra degli Straussiani in Medio Oriente, il cancelliere Gerhard Schröder non poté impedire al Pentagono di utilizzare le istallazioni in Germania come retrobase per l’invasione e la distruzione dell’Iraq.

 

Ed è in Germania, in Renania-Palatinato, che si è riunito il Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina. I delegati della cinquantina di Stati invitati, dopo essere stati taglieggiati per fornire a Kiev un grande quantitativo di armi, sono stati edotti sul Concetto Operativo di Resistenza (Resistance Operating Concept – ROC). Si tratta di ripristinare per l’ennesima volta le reti stay-behind, attivate alla fine della seconda guerra mondiale (16). Furono create dalla CIA statunitense e dal MI6 britannico, in seguito furono assorbite dalla NATO. Gli ex nazisti e i nazionalisti integralisti ne costituirono la principale componente.

 

Si tratta di creare un governo [ucraino] in esilio e organizzare sabotaggi, sul modello di quanto fecero durante la seconda guerra mondiale Charles De Gaulle e il prefetto Jean Moulin. Otto C. Fiala vi ha aggiunto le manifestazioni non-violente, collaudate dal professor Gene Sharp nel blocco dell’Est, successivamente nelle “rivoluzioni colorate” (17).

 

Ricordiamo che, contrariamente a quanto asseriva, Gene Sharp ha sempre lavorato per l’Alleanza Atlantica (18). La prima azione palese dello stay-behind ucraino è stato il sabotaggio del ponte di Crimea, sullo stretto di Kerch, dell’8 ottobre.

 

 

Thierry Myessan

 

 

 

NOTE

1)  «È agli Straussiani che la Russia ha dichiarato guerra», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 7 marzo 2022.

2)  «Paul Wolfowitz, l’âme du Pentagone», di Paul Labarique, Réseau Voltaire, 4 ottobre 2004.

3)  «La Russia vuole costringere gli USA a rispettare la Carta delle Nazioni Unite», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 4 gennaio 2022.

4) I piani di questo attacco sono stati rivelati dal ministero della Difesa russo. Si possono leggere qui sul nostro sito.

5) «Una banda di drogati e neonazisti», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 7 marzo 2022.

6)  «Israele sbalordito dai neonazisti ucraini», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 8 marzo 2022.

7) «Ucraina: la seconda guerra mondiale non è finita», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 26 aprile 2022.

8) Cfr. Voltaire, attualità internazionale , n°8, p.3, 30 settembre 2022.

9) Ukrainian nationalism in the age of extremes. An intellectual biography of Dmytro Dontsov, Trevor Erlacher, Harvard University Press (2021).

10) Stepan Bandera: The Life and Afterlife of a Ukrainian Nationalist: Facism, Genocide, and Cult, Grzegorz Rossoliński-Liebe, Ibidem Press (2015).

11) «L’internazionale criminale: la Lega anticomunista mondiale», di Thierry Meyssan, Traduzione Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 3 luglio 2016.

12) «US Strategy Plan Calls For Insuring No Rivals Develop» Patrick E. Tyler e «Excerpts from Pentagon’s Plan : “Prevent the Re-Emergence of a New Rival”», New York Times, 8 marzo 1992. «Keeping the US First, Pentagon Would preclude a Rival Superpower» Barton Gellman, The Washington Post, 11 marzo 1992.

13) «Gli Stati Uniti dichiarano guerra a Russia, Germania, Olanda e Francia», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 4 ottobre 2022.

15) La Polonia e l’Ucraina”, “[Il sabotaggio della pace in Europa-article217462.html]”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 14 e 28 giugno 2022.

16) Resistance Operating Concept (ROC), Otto C. Fiala, Joint Special Operations University Press, 2020.

18) A proposito della rete stay-behind in generale, si legga Gli eserciti segreti della Nato, Daniele Ganser, Fazi editore. Sulla rete stay-behind in Francia «Stay-behind : les réseaux d’ingérence américains», di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 20 agosto2001.

19)  L’Albert Einstein Institution: la versione CIA della nonviolenza”, di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 4 giugno 2007.

 

 

 

 

Articolo ripubblicato su licenza Creative Commons CC BY-NC-ND

 

 

 

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Geopolitica

Trump non esclude il taglio degli aiuti a Israele, attacca Netanyahu e rivela dettagli sull’assassinio di Soleimani

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L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rifiutato di escludere il ritiro degli aiuti militari a Israele per forzare la fine della guerra a Gaza se verrà rieletto. Un tempo strenuo difensore del primo ministro Benjamin Netanyahu, Trump ha sostenuto che il leader israeliano e il suo esercito hanno «pasticciato» la guerra con Hamas.

 

In un’intervista con la rivista Time pubblicata questa settimana, il candidato alla Casa Bianca ha confermato la sua insistenza del mese scorso sul fatto che Israele dovrebbe «porre fine alla guerra» prima di perdere ulteriore sostegno internazionale.

 

«Penso che Israele abbia fatto molto male una cosa: le pubbliche relazioni», ha detto Trump al quotidiano, aggiungendo che secondo lui l’esercito israeliano non dovrebbe «inviare ogni notte immagini di edifici che crollano e vengono bombardati».

 

Alla domanda se escluderebbe di negare o applicare condizioni agli aiuti militari statunitensi a Israele per portare la guerra a una conclusione, Trump ha risposto «no», prima di lanciarsi in una feroce critica a Netanyahu.

 

«Ho avuto una brutta esperienza con Bibi», ha detto, riferendosi a Netanyahu con il suo soprannome. Trump ha ricordato come Netanyahu avrebbe promesso di prendere parte all’attacco aereo statunitense che ha ucciso il comandante militare iraniano Qassem Soleimani nel gennaio 2020, prima di ritirarsi all’ultimo minuto.

 

«È stato qualcosa che non ho mai dimenticato», ha detto Trump al Time, aggiungendo che l’incidente «mi ha mostrato qualcosa».

 

Come riportato da Renovatio 21, secondo rivelazioni dello scorso anno dell’ex capo dell’Intelligence israeliana, sarebbe stato lo Stato Ebraico a convincere la Casa Bianca ad uccidere il generale iraniano.

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Netanayhu, ha detto The Donald, «è stato giustamente criticato per ciò che è accaduto il 7 ottobre», riferendosi all’attacco di Hamas contro Israele. «E penso che abbia avuto un profondo impatto su di lui, nonostante tutto. Perché la gente diceva che non sarebbe dovuto succedere».

 

Israele ha, proseguito «le attrezzature più sofisticate», ha continuato. «Tutto era lì per fermarlo. E molte persone lo sapevano, migliaia e migliaia di persone lo sapevano, ma Israele non lo sapeva, e penso che sia stato fortemente incolpato per questo».

 

Trump non è la prima persona ad affermare che l’esercito e il governo israeliani non hanno risposto agli avvertimenti di un imminente attacco di Hamas. Secondo quanto riportato dai media israeliani, diversi membri del personale militare e dell’Intelligence hanno cercato di avvertire i loro superiori che era in corso un attacco, mentre i funzionari egiziani hanno riferito all’Associated Press di aver trasmesso avvertimenti alle loro controparti israeliane nelle settimane precedenti il ​​7 ottobre.

 

Trump è stato uno stretto alleato di Netanyahu durante il suo mandato alla Casa Bianca e si è descritto come «il presidente degli Stati Uniti più filo-israeliano della storia». Ha imposto sanzioni all’Iran su richiesta di Netanyahu, ha spostato l’ambasciata americana in Israele a Gerusalemme ovest e ha mediato gli accordi di Abramo, che hanno visto Israele normalizzare le relazioni con il Bahrein, gli Emirati Arabi Uniti, il Marocco e il Sudan.

 

Alla domanda se potrebbe lavorare meglio con il principale rivale politico di Netanyahu, Benny Gantz, se dovesse tornare alla Casa Bianca dopo le elezioni presidenziali di novembre, Trump non ha dato una risposta diretta. Tuttavia, ha osservato che «Gantz è bravo» e che ci sono «alcune persone molto brave che ho conosciuto in Israele che potrebbero fare un buon lavoro».

 

Benjamin Netanyahu è stato sostenuto negli anni dalla famiglia del genero di Trump Jared Kushner, il cui padre – controverso immobiliarista ebreo ortodosso finito in galera per una squallida storia di ricatti perfino a famigliari – era uno dei primi finanziatori di Bibi, il quale, si dice, quando era a Nuova York dormisse nella camerette del Jared.

 

Il personaggio si è fatto notare di recente per aver detto che «è un peccato» che l’Europa non accolta più profughi palestinesi in fuga da Gaza, per poi fare dichiarazioni entusiastiche sul valore delle proprietà immobiliari future sul lungomare della Striscia.

 

Il Jared – che è sospettato da molti di essere una «talpa» contro Donald, perfino nel caso del raid FBI a Mar-a-Lago –  e la moglie, l’adorata figlia di Trump Ivanka, sarebbero stati lasciati fuori dalla nuova campagna per esplicita richiesta dell’ex presidente.

 

Trump, in uno degli ultimissimi atti della sua presidenza, diede la grazia al traditore (e spia israeliana) Jonathan Pollard, analista dell’Intelligence USA artefice di una delle più grandi falla di segreti militari della storia degli apparati statunitensi.

 

Nei primi giorni del 2021, agli sgoccioli della presenza di Trump alla Casa Bianca, Pollard arrivò in Israele, dove lo attendevano ali di folla a festeggiarlo come un eroe (per aver tradito il loro principale alleato: incomprensibile fino al grottesco, a pensarci), tramite un jet privato messo a disposizione dal controverso magnate dei casino di Las Vegas – e finanziatore di quasi tutto il Partito Repubblicano USA come del Likud israeliano –  Sheldon Adelson, morto poche ore dopo.

 

Come riportato da Renovatio 21, Trump il mese scorso ha dichiarato che il comportamento di Israele a Gaza ha causato un danno enorme alla percezione dello Stato ebraico nel mondo, mettendoli «nei guai» e incoraggiando l’antisemitismo.

 

Attacchi pubblici di Trump a Netanyahu si sono registrati già a fine 2021, mossa che gli valse uno screzio con i fondamentalisti protestanti americani, cioè i cristiano-sionisti che sostengono Israele per la profezia apocalittica secondo cui gli ebrei, ricostruendo il Terzo Tempio, genereranno il loro messia che sarà l’anticristo dei cristiani, accelerando la venuta di Cristo.

 

Tale teologia escatologica è in azione anche in questi giorni, come visibile nel caso della giovenca rossa, e di altri animali da sacrificio che hanno tentato di trafugare sul Monte del Tempio di Gerusalemme.

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Geopolitica

Israele colpisce ancora in Siria

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Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno colpito un edificio utilizzato dalle forze di sicurezza siriane fuori Damasco, ha riferito Reuters giovedì sera, citando una fonte della sicurezza allineata con il governo siriano.   L’agenzia di stampa statale siriana SANA ha citato una propria fonte di sicurezza che ha affermato che otto soldati sono stati uccisi. Ha segnalato “danni materiali” a terra, senza specificare l’obiettivo. Secondo SANA, i missili sono stati lanciati dalle alture di Golan occupate da Israele.   Le autorità israeliane non si sono ancora pronunciate sulla questione. Gerusalemme Ovest raramente ha riconosciuto gli attacchi al di fuori del suo territorio.    

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L’attacco segnalato ha avuto luogo nel contesto delle continue tensioni tra Israele e Iran, nonché della guerra di Israele con Hamas a Gaza, che entrerà nel suo settimo mese la prossima settimana. Israele ha accusato l’Iran di armare e guidare Hamas e le milizie filo-palestinesi con sede in Siria, Iraq e Libano. Teheran, tuttavia, sostiene che Hamas e i gruppi allineati agiscono in modo indipendente.   Il 1° aprile, Israele aveva bombardato un complesso diplomatico iraniano a Damasco, uccidendo diversi ufficiali militari, tra cui due generali del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica.   Poco più di una settimana dopo, l’Iran ha risposto con una raffica di droni e missili lanciati contro Israele. Secondo l’IDF, la maggior parte dei proiettili sono stati intercettati e l’attacco non ha causato vittime.   Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi due anni oltre a Damasco (bombardata anche in raid diurni) gli aeroporti della capitale e di Aleppo sono ripetutamente colpiti. Nel 2022, la Russia, che ha truppe presenti sul territorio siriano, dopo l’ennesimo raid emise una rara, molto inusuale condanna pubblica degli attacchi israeliani all’aviosuperficie della capitale.   È emerso negli scorsi giorni che le forze armate israeliane utilizzerebbero l’Intelligenza Artificiale negli attacchi aerei.

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Immagine di Clemens Vasters via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Ancora botte dentro e fuori il Parlamento della Georgia. Ma la legge sugli «agenti stranieri» passa

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Mercoledì i deputati georgiani si sono scontrati in parlamento in vista della sessione plenaria in cui verrà deciso il destino di un controverso disegno di legge sugli «agenti stranieri» che ha scatenato violente proteste.

 

La legislazione, ufficialmente nota come disegno di legge «Sulla trasparenza dell’influenza straniera», è una nuova versione di un disegno di legge simile proposto lo scorso anno dal partito al potere K’art’uli Ots’neba, «Sogno Georgiano», che richiede alle organizzazioni e agli individui con più del 20% di finanziamenti esteri di registrarsi come «agenti stranieri» e rivelare i propri donatori.

 

Il disegno di legge è stato ripresentato in parlamento con piccole modifiche all’inizio del mese scorso, e da allora è stato approvato in due letture. L’opposizione considera la legislazione autoritaria e si oppone fermamente ad essa.

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Mercoledì un video pubblicato online dalla deputata dell’opposizione Salome Samadashvili mostrava diversi suoi colleghi che si afferravano e urlavano nella sala conferenze principale del parlamento. Non è chiaro cosa si sia detto esattamente durante l’alterco, ma si può sentire una voce che grida «istigatore!», secondo quanto riportato da RT.

 

La stessa Samadashvili non sembra aver preso parte all’alterco ma, secondo quanto riportato dai media, le è stato successivamente chiesto di lasciare la sessione plenaria.

 


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Si tratta del secondo incidente questa settimana in cui le discussioni parlamentari sulla nuova legislazione sono diventate violente. Lunedì la deputata dell’opposizione Khatia Dekanoidze ha colpito con una bottiglia d’acqua Guram Macharashvili, un deputato del partito al governo.

 

Due settimane prima, in un’altra sessione dedicata al disegno di legge era scoppiata una rissa dopo che il deputato dell’opposizione Aleko Elisashvili aveva dato un pugno in faccia a Mamuka Mdinaradze, un forte sostenitore della legislazione.

 

La proposta di legge ha scatenato proteste di massa anche fuori dal parlamento. I filmati girati negli ultimi giorni mostrano manifestanti dell’opposizione che si scontrano con agenti di polizia, che vengono visti usare spray al peperoncino, gas lacrimogeni e idranti per disperdere la folla.

 

Gli stati occidentali, inclusi Stati Uniti e Unione Europea, hanno criticato la proposta di legge, sostenendo che complicherebbe il lavoro di molte ONG straniere nel paese. Bruxelles ha persino avvertito la Georgia, alla quale è stato recentemente concesso lo status di candidata all’UE, che l’adozione della legislazione potrebbe mettere a repentaglio la candidatura del paese all’adesione.

 

Tuttavia, la scorsa settimana il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze ha insistito sul fatto che il disegno di legge è una «condizione necessaria per andare avanti» nel percorso verso l’adesione all’UE perché renderebbe la Georgia più trasparente.

 

Ieri il Parlamento georgiano ha approvato la seconda lettura del disegno di legge. Il ministero della Sanità georgiano, in un bollettino citato dai media georgiani, ha detto che 11 persone, tra cui sei agenti di polizia, hanno ricevuto cure ospedaliere dopo gli scontri seguiti all’approvazione del disegno di legge.

 


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Il vice ministro dell’Interno Aleksandre Darakhvelidze, citato dai media georgiani, ha affermato che i manifestanti hanno tentato di entrare in parlamento utilizzando vari oggetti e hanno attaccato i poliziotti. Darakhvelidze ha detto che l’azione della polizia martedì ha provocato 63 arresti e il ferimento di sei agenti di polizia.

 

La Georgia ad inizio degli anni 2000 è stata teatro di una «rivoluzione colorata», la cosiddetta «rivoluzione delle rose», guidata da Mikheil Saakashvili, personaggio politico ora in carcere, dopo essere fuggito in Ucraina dove il presidente Poroshenko lo aveva fatto governatore dell‘oblast’ di Odessa.

 

Secondo quanto riportato, all’epoca l’Open Society Institute (OSI), finanziato da George Soros, sosteneva Mikheil Saakashvili e una rete di organizzazioni filo-democratiche. L’OSI ha inoltre pagato un certo numero di studenti attivisti affinché andassero in Serbia e imparassero dai serbi che avevano contribuito a rovesciare Slobodan Milosevic nel 2000.I promotori della democrazia occidentale hanno anche diffuso sondaggi di opinione pubblica e analizzato i dati elettorali in tutta la Georgia.

 

Una significativa fonte di finanziamento per la Rivoluzione delle Rose fu quindi la rete di fondazioni e ONG associate al finanziere miliardario ungherese-americano George Soros. La Fondazione per la Difesa delle Democrazie riporta il caso di un ex parlamentare georgiano che ha sostenuto che nei tre mesi precedenti la Rivoluzione delle Rose, «Soros ha speso 42 milioni di dollari per rovesciare Shevardnadze».

 

«Queste istituzioni sono state la culla della democratizzazione, in particolare la Fondazione Soros… tutte le ONG che gravitano attorno alla Fondazione Soros hanno innegabilmente portato avanti la rivoluzione. Tuttavia, non si può concludere la propria analisi solo con la rivoluzione e si vede chiaramente che, in seguito, la Fondazione Soros e le ONG sono state integrate al potere» ha dichiarato alla rivista dell’Istituto Francese per la Geopolitica Herodote l’ex ministro degli Esteri Salomé Zourabichvili, ora presidente della Georgia.

 

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Immagine screenshot da Twitter

 

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