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Festa di San Luca, evangelista

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In occasione della festa di San Luca Renovatio 21 pubblica questo testo dell’abate benedettino Prosper Guéranger, meglio conosciuto come Dom Guéranger (1805-1875), previamente apparso sulla versione francese di FSSPX.news.

 

 

Ecco, la benignità e l’umanità del nostro Dio Salvatore è apparsa a tutti gli uomini. Discepolo di san Paolo, sembra che il terzo evangelista si sia proposto di fare luce sulle parole del Dottore delle genti.

 

Mirabile armonia: sotto l’occhio di Simon Pietro, al quale si è rivelato dall’alto il Figlio del Dio vivente, Marco ha avuto l’onore di donare alla Chiesa il Vangelo di Gesù, Figlio di Dio; prima di lui Matteo scrisse per Sion il Vangelo del Messia, figlio di Davide, figlio di Abramo; vicino a San Paolo, Luca scriverà per le genti il ​​Vangelo di Gesù, figlio di Adamo per mezzo di Maria.

 

Con lo stesso stile castigato con cui aveva scritto il Vangelo delle genti, Luca completò la sua opera consegnando alle genti la storia dei primi tempi del cristianesimo, che portò quella della loro introduzione nella Chiesa e delle grandi fatiche di Paolo loro Apostolo.

 

Secondo la tradizione fu artista non meno che scrittore e, con l’anima aperta a tutte le delicate ispirazioni, volle dedicare i suoi pennelli a preservare per noi i lineamenti della Madre di Dio: un’illustrazione degna del Vangelo in cui a noi si racconta l’Infanzia divina; nuovo titolo al riconoscimento di coloro che non hanno mai visto Gesù o Maria nella carne.

 

Da quel momento in poi gli toccò il patrocinio dell’arte cristiana, senza nuocere a quello delle carriere mediche, che ha il suo fondamento nella stessa Scrittura. San Luca aveva attinto da Antiochia, sua patria, ogni genere di conoscenza; la brillante capitale d’Oriente poteva essere orgogliosa del suo illustre figlio.

 

 

Dal libro di San Girolamo, sacerdote, sugli scrittori ecclesiastici

Gentile Evangelista, sii benedetto per aver posto fine alla lunga notte che ci ha tenuti prigionieri e per aver scaldato i nostri cuori gelati. Confidando della Madre di Dio, la tua anima conservava da questi rapporti fortunati il ​​profumo di sapore verginale che respirano i tuoi scritti e tutta la tua vita.

 

Discreta tenerezza e silenziosa devozione ti hanno fatto parte nella grande opera in cui, troppo spesso trascurato e tradito, l’Apostolo delle genti ti ha trovato non meno fedele nel tempo del naufragio e della prigionia che nei tempi buoni.

 

Questo figlio dell’uomo che la vostra penna ispirata ci ha fatto amare nel suo Vangelo, che il vostro pennello ci ha mostrato nelle braccia di sua Madre, lo rivelate una terza volta al mondo riproducendo in voi stessi la sua santità.

 

Conserva in noi il frutto dei tuoi molteplici insegnamenti. Se i pittori cristiani ti onorano specialmente a ragione, se è bene che imparino da te che l’ideale di ogni bellezza risiede nel Figlio e nella Madre, c’è tuttavia un’arte molto più sublime di quella delle linee e dei colori: la arte di produrre in noi la somiglianza divina.

 

È in quest’ultimo che vogliamo eccellere nella tua scuola; poiché sappiamo da san Paolo, vostro maestro, che la conformità d’immagine al Figlio di Dio è il titolo unico della predestinazione degli eletti.

 

Proteggere i medici fedeli; sono onorati di seguirti; si affidano, nel loro ministero di devozione e di carità, al credito di cui godete presso l’autore della vita. Aiuta la loro cura a guarire o alleviare la sofferenza; ispirano il loro zelo, quando si annuncia il momento del formidabile passaggio.

 

 

Dom Guéranger

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news

 

 

 

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Spirito

Mons. Aguer: il Vaticano di Bergoglio ha «adottato l’ideologia della Rivoluzione francese»

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Renovatio 21 pubblica la traduzione di questo testo di monsignor Héctor Rubén Aguer, arcivescovo emerito della diocesi argentina di La Plata, che sta circolando su vari siti di informazione cattolica ispanofoni.

 

«Il Papa convoca 30 vincitori del Premio Nobel per riflettere sulla fraternità», si legge in un titolo La Prensa di un articolo della testata EFE. Si riferisce al recente «Incontro mondiale sulla fratellanza umana», il cui tema era «Sii umano».

 

L’obiettivo era «elaborare un nuovo Patto di Fraternità mondiale e un nuovo codice dell’essere umano, oltre ad annunciare un grande evento sulla fraternità durante l’Anno Santo che si celebrerà nel 2025». La lista degli ospiti includeva il leader indigeno guatemalteco Rigoberta Menchú, il direttore della NASA Bill Nelson, il sindaco di New York Eric Adams e l’attivista infantile mozambicana Graça Machel, che è anche la vedova di Nelson Mandela.

 

«Si cercherà di elaborare proposte concrete per cominciare a cambiare la storia, per stimolare le riforme che mancano, per capire dove il principio di fraternità è già presente nella vita sociale e per discernere i parametri necessari per misurarlo», ha spiegato il Santa Sede, che ha aggiunto che l’11 maggio, nell’unico evento che si terrà nel piccolo Stato, Bergoglio riceverà i partecipanti in udienza privata.

 

La Santa Sede – con invidia della Massoneria universale – ha adottato l’ideologia della Rivoluzione francese: «Liberté, egalité, fraternité». Dov’è stato archiviato il comando di Gesù a Pietro e agli Undici di fare tutti i popoli suoi discepoli, cioè cristiani? Il successore di Pietro è purtroppo colui che guida la Chiesa di Roma su questa strada sbagliata che tutta la Chiesa deve seguire.

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C’è un modo di reagire secondo la Tradizione: l’apostolo Paolo rimproverò Pietro per la sua ipocrisia perché mangiava con coloro che provenivano dal paganesimo ma cominciò a «giudaizzare» quando arrivò Giacomo, cugino del Signore e capo della Chiesa di Gerusalemme. Nella lettera ai Galati, Paolo dice «gli ho resistito in faccia» (kata prosōpon autō antestēn) e chiama questo comportamento «hypókrisis». (2:11-2:13)

 

La tradizione ha conferito al Romano Pontefice la massima autorità, ma i cardinali, con tutto il rispetto, possono renderlo consapevole del pericolo che Roma adotti il ​​dogma della Rivoluzione, cosa che i papi non facevano dai tempi di Gregorio XVI, che condannò energicamente il contagio del liberalismo nella sua enciclica Mirari Vos.

 

Dobbiamo ricordare Pio IX, la sua enciclica Quanta cura, e il Sillabo degli errori. Spicca anche il magistero di Pio XII e dei suoi successori. La Chiesa ha riformulato e aggiornato la sua dottrina senza violare le sue radici nella Tradizione. Giovanni Paolo II ha espresso ampiamente il cammino della Chiesa in occasione del suo ingresso nel XXI secolo.

 

Papa Francesco, ricevendo i partecipanti all’udienza, all’«Incontro mondiale sulla fraternità umana» ha detto: «su un pianeta in fiamme vi siete riuniti con l’intento di riaffermare il vostro “no” alla guerra e il vostro “sì” alla pace, testimoniando l’umanità che ci unisce». All’incontro hanno partecipato personalità del mondo della scienza, della politica, dell’arte e dello sport. Hanno riflettuto sulla fraternità umana e su come «costruire un mondo pacifico» in futuro.

 

Nel suo discorso il Sommo Pontefice ha citato Martin Luther King Jr.: «abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli». Ha anche insistito sul fatto che la parola chiave per vivere insieme è «compassione». L’intento dell’«incontro» era quello di «generare un movimento di fraternità».

 

«È necessario riconoscerci nuovamente nella comune umanità e mettere la fraternità al centro della vita dei popoli», ha affermato il Papa.

 

Il grande assente in tutto questo è Gesù Cristo. Per giudicare cosa significhi questa assenza, basta ricordare l’opera di san Paolo, soprattutto le sue lettere agli Efesini e ai Colossesi. Cristo è tutto per la Chiesa. Mi vengono in mente due significative espressioni di Paolo VI: «Avevamo sperato in una primavera rigogliosa, ma è arrivato un inverno rigido», e: «sembra che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nella Chiesa di Dio» – il Pontefice esprime così il suo disincanto dopo il Concilio Vaticano II.

 

Esiste una vera fraternità tra i cristiani: Paolo usa spesso il termine «fratelli» (adelphói) per indicare i destinatari delle sue lettere. È un mistero di grazia fondato sull’unico battesimo che confessiamo nel Credo e che esige la carità (agápē) nei reciproci comportamenti. L’evangelizzazione è il processo che estende la Chiesa come fraternità.

 

Si può dire che sia espresso nel Padre Nostro, dove chiamiamo Dio, Padre di nostro Signore Gesù Cristo, «Padre nostro», con un plurale che esclude l’individualismo. Dal punto di vista cristiano, possiamo considerare analogicamente tutti gli uomini come fratelli in quanto creature di Dio, che è l’unico Creatore di tutti e Padre delle anime.

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È questa l’occasione per ricordare che Pietro è il capo del processo di evangelizzazione nel quale è impegnata la Chiesa nascente. Saulo, che divenne Paolo, si unì a lui.

 

L’apostolo delle genti ci ricorda che non esiste altro Vangelo se non quello affidato agli Undici. Quello che succede è che ci sono alcuni che distorcono il Vangelo di Cristo, contaminandolo con l’«alterità» – se così possiamo chiamarla. La persona di Pietro trova continuità nei suoi successori, i papi di Roma. Mi vengono in mente le parole di San Bernardo a Papa Eugenio III, che era stato suo discepolo: «che cosa avevano in mente i tuoi predecessori per interrompere l’evangelizzazione mentre ancora dilagava l’incredulità? Per quale motivo la Parola che corre veloce si è fermata? Ricordati che lo devi non solo ai cristiani, ma anche agli infedeli, agli ebrei, ai greci e ai pagani».

 

Il dogma della Rivoluzione francese – «libertà, uguaglianza, fraternità» – è un altro vangelo che diffonde l’incredulità, l’oblio di Gesù Cristo, la Parola del Padre. Il successore di Pietro e tutta la Chiesa non possono adottarla né stringere con essa un patto di falsa pace. La Parola che corre veloce non deve fermarsi.

 

Come continuità dell’opera redentrice di Cristo, la missione della Chiesa è orientata alla consacrazione del mondo. Questo concetto abbraccia una duplice realtà: da un lato, il mondo buono, opera della creazione di Dio; e, dall’altro, una sorta di «seconda natura», come diceva Blaise Pascal: il mondo del peccato, della vanità e della menzogna, l’alienazione dell’uomo, la sfera in cui si dispiega l’azione del nemico.

 

Questo mondo deve essere strappato dal male e condotto a Dio mediante la Parola, che è Cristo. Questa è anche la missione del successore di Pietro e di tutta la comunità dei fedeli. Il suo prezzo è la Croce di Cristo e la disponibilità dei discepoli al martirio.

 

 

Resta aperta la questione sul destino di Israele e sulla predicazione agli ebrei nel mezzo di una missione che fin dall’inizio mirava a procurare la conversione dei pagani. Ma bisogna tener conto della misteriosa paganizzazione del mondo cristiano.

 

In questo contesto teologico va collocata la posizione della Chiesa nei confronti del dogma della Rivoluzione francese.

 

+ Héctor Aguer

Arcivescovo emerito di La Plata

 

Buenos Aires, venerdì 24 maggio 2024.

Memoria di Maria Ausiliatrice.

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Manoscritto della Bibbia copta venduto all’asta

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Uno dei manoscritti biblici più antichi è stato esposto da Christie’s a New York dal 2 al 9 aprile e sarà messo all’asta a Londra l’11 giugno 2024. Il testo, scritto in copto su papiro, risale agli anni 250-350 d.C. La sua stima ammonta a 3,5 milioni di euro.   Il manoscritto di 102 pagine o 51 fogli di papiro è il più antico libro conosciuto in mano a privati ​​e uno dei libri più antichi esistenti. Contiene il testo completo più antico di due libri della Bibbia: la prima epistola di San Pietro e il libro del profeta Giona.   Conserva ancora uno dei testi più antichi e completi del trattato di Melitone di Sardi sulla Pasqua (seconda metà del II secolo). Infine, è uno dei più antichi testimoni del libro dei Maccabei, tutte le lingue combinate.   Sarebbe stato copiato in uno dei primi monasteri cristiani dell’Alto Egitto; i fogli sono tenuti dietro il plexiglas.

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«Tutte le principali scoperte di manoscritti cristiani che abbiamo avuto tra la fine del XIX secolo e il XX secolo sono concentrate in Egitto per le sue condizioni climatiche molto specifiche», ha detto a Reuters Eugenio Donadoni, che guida la squadra. Attribuisce, infatti, la conservazione del manoscritto al clima secco dell’Egitto.   Questo cosiddetto manoscritto «Crosby-Schøyen» – dal nome del collezionista norvegese Martin Schøyen che lo acquistò nel 1988 – fa parte dei cosiddetti papiri «Bodmer».   Scoperta in Egitto negli anni ’50, questa raccolta di testi, che porta il nome del suo acquirente Martin Bodmer, comprende numerosi scritti cristiani, estratti della Bibbia, ma anche testi secolari come l’ Iliade di Omero.   I lotti messi in vendita, presenta Christie ‘s, sono i pezzi forti di una delle collezioni di manoscritti più grandi e complete mai riunite: la collezione Schøyen.   La vendita abbraccia 1.300 anni di storia e comprende, tra gli altri manoscritti, il Codice Crosby-Schøyen, la Bibbia ebraica di Holkham, il Codex Sinaiticus Rescriptus e la Bibbia di Geraardsbergen.   Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Le Olimpiadi del 2024 segnano la cancellazione del cristianesimo

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Cancellando la croce che sormonta la cupola degli Invalides dal manifesto dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, il comitato organizzatore dell’evento mondiale che si svolgerà in Francia tra poche settimane, sottolinea, forse senza rendersene conto, il crollo la matrice cattolica della Francia. Sintomo ultimo della modernità che la Chiesa non è riuscita a contrastare.

 

Da diversi mesi sulla stampa francese si moltiplicano i dibattiti sull’organizzazione dei Giochi Olimpici: completamento degli impianti, impreparazione e costo dei trasporti, conseguenze sul prezzo degli alloggi, organizzazione e sicurezza della cerimonia di apertura sulla Senna. Quando si parla del rischio di una deriva incontrollabile del budget degli investimenti, i timori non mancano.

 

Al di là dei timori legittimi, si sente un’altra musica: quella di una Francia che ha perso le sue radici, come noi perdiamo la testa. Non è il caso di tornare alla controversa scelta dell’artista che avrebbe dovuto incarnare il genio francese durante la cerimonia di apertura, ma piuttosto a questa cancellazione del cristianesimo divenuta lampante dopo la presentazione del manifesto ufficiale dei Giochi.

 

Disegnato dall’illustratore Ugo Gattoni, e distribuito per diverse settimane, il poster rappresenta, in uno stile che si dichiara surrealista, numerosi simboli e monumenti francesi, tra cui la Torre Eiffel e l’Arco di Trionfo.

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Un dettaglio, subito notato dai media e da alcune personalità politiche – ma non dai vescovi che ufficialmente si sono rifiutati di commentare – ha creato subito inquietudine: sullo sfondo, a sinistra, la cupola degli Invalides è stata amputata dalla croce che lo incorona.

 

Il Comitato organizzatore dei Giochi ha spiegato, per difendersi da ogni interpretazione maliziosa, che l’opera costituisce «un’interpretazione artistica gioiosa e leggera di una città-stadio reinventata». Può la croce della cupola, che evoca la gioia della Resurrezione e della Redenzione del genero umano, essere carica di una tristezza così grande che l’artista ha deciso di cancellarla?

 

Ugo Gattoni ha fornito una chiave di lettura di questa omissione: «non cerco che [gli oggetti e gli edifici] siano fedeli all’originale, ma piuttosto che possiamo immaginare a colpo d’occhio di cosa si tratta proiettandolo in un universo surreale e festoso. Li evoco così come mi appaiono, senza secondi fini».

 

In altre parole, nell’immaginazione di questo artista, uno dei monumenti religiosi e storici più importanti della capitale non evocherebbe altro che un edificio piuttosto estetico ricoperto da 12 kg di oro fino…

 

Un’illustrazione di questo crollo della vecchia matrice cattolica della Francia, che Jérôme Fourquet ha notato nel 2019 in L’archipel français: ha mostrato come l’ecologia ha fatto emergere una nuova matrice, laica e non più religiosa, dove i «santuari della biodiversità» sono diventati sostituito i vecchi luoghi di culto, e dove la «conversione alla transizione energetica» fa dimenticare quelli, Dio mio, di Charles de Foucauld, Péguy e Claudel.

 

Una dislocazione della matrice cattolica che può essere vista nell’ottica di una «exculturazione» del cattolicesimo, per usare il neologismo della sociologa Danielle Hervieu-Léger, vale a dire un silenzioso disaccoppiamento tra la cultura cattolica e la cultura comune che ha fatto sì che la Chiesa perdesse la sua capacità di nutrire il tessuto culturale vivo della società, al di là dei soli fedeli.

 

Un divorzio che segna il trionfo di una modernità di fronte alla quale la Chiesa ha voluto dispiegare il fascino dell’aggiornamento piuttosto che della Tradizione accettata. L’incantatore fu presto morso dal suo serpente, e la Chiesa, che pensava a se stessa come una soluzione alla crisi, si trovò immersa in essa.

 

Per fortuna, la Chiesa ha ricevuto le promesse del Figlio di Dio e non mancano qua e là i segni della persistenza e della vivacità di un cattolicesimo legato alle sue tradizioni, e per il quale l’essenziale è non «partecipare», come Pierre de Coubertin voleva, ma riportare Cristo sul gradino più alto.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di Allan Watt via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0 Generic

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