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Caso Casalgrande, risposta ai cattolici conservatori

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Prosegue il dibattito sui fatti che riguardano Casalgrande Alto di cui è stata data notizia in questi giorni, con lo scontro tra la diocesi e una comunità di fedeli cattolici tradizionalisti.

 

Dopo la risposta dei fedeli alla Curia, vi è stata la replica di un «gruppo stabile» per il Motu Proprio Summorum Pontificum in provincia di Reggio Emilia che condanna la scelta dei sacerdoti e dei membri della comunità di Casalgrande mettendo in guardia i fedeli ed invitandoli a «ravvedersi».

 

Renovatio 21 pubblica la risposta di Cristiano Lugli e Alessandro Corsini, che ribattono al gruppo stabile «Beato Rolando Rivi» di Correggio facendosi portavoce di molti altri fedeli.

 

 

 

Gentile redazione di Renovatio 21,

 

Leggendo il Comunicato del gruppo stabile «Beato Rolando Rivi», in riferimento ai recenti fatti di Casalgrande Alto in cui si «condanna la grave scelta da parte dei membri della suddetta comunità», risulta difficile trattenere il sorriso.

 

Sorridiamo a leggere nel comunicato termini come «la nostra esperienza», «la nostra storia».

 

Già, perché, pensiamo a quei cattolici conservatori che amano sentirsi una volta al mese «tradizionalisti»; rigorosamente in un giorno feriale, possibilmente in orario serale in modo da non disturbare la quiete del limbo in cui sono immersi da tempo immemore, con l’approvazione e il compiacimento del Monsignore modernista di turno che, a volte, fa persino loro visita, rinvigorendo il morale delle truppe da estasiare con turbinii di pizzi e merletti.

 

Pensiamo a quei cattolici che vivono e producono l’accomodamento rispetto allo scandalo e all’ingiustizia di rinchiudere la Messa di Sempre, la Messa degli Apostoli, la Messa di San Pio V, celebrata nei secoli da schiere di Santi Sacerdoti (e che peraltro ha riempito di grazie l’anima e il cuore dello stesso Beato Rolando Rivi), relegata ad un giorno infrasettimanale dopo le sette di sera ogni trenta giorni – o, quando va di grassa, al primo venerdì del mese.

 

Ma tale modalità, il rinchiudere cioè il Cielo nel baule dei pizzi e dei merletti da rispolverare ogni tanto per far felice la zia, non tocca più di tanto le coscienze dei catto-conservatori, considerando quei sessanta minuti al mese una gentile concessione della Gerarchia Vatican-secondista, un’esperienza da loro stessi definita «straordinaria» in contrapposizione all’ordinarietà (intesa come normalità) del rito modernista a cui loro stessi, magari, presenziano abitualmente, pur essendo, magari, consapevoli dell’inconciliabilità totale tra i due riti, l’uno cattolico e l’altro di chiara matrice protestante. 

 

A nostro giudizio, tale «storia» e tale «esperienza» nella tradizione non hanno portato niente, se non nocumento alla tradizione stessa. 

 

Perché le cose vanno così, con cattolici rigorosamente a targhe alterne, per cui la «Messa straordinaria» in comunione con tutto e tutti, viene folcloristicamente celebrata a comando, con tanto di schiere di confratelli vestiti mensilmente della loro miglior tunica. 

 

Alla domenica, però, si può tornare in parrocchia con le chitarre, la comunione sulla mano, e il «non sono degno di partecipare alla tua mensa» in comunione — questo sì — con Lutero e tutta l’attuale gerarchia che lo ha riabilitato.

 

Al sabato, i bambini vanno al catechismo con catechiste che insegnano loro quanto è  bella la raccolta differenziata.

 

I nostri catto-conservatori però continuano a lamentarsi, magari, perché no, comodamente seduti in una riunione del «consiglio pastorale».

 

Ebbene, a differenza di ciò che dicono le accuse, crediamo che i fatti ci abbiano dimostrano come i vescovi che si sono succeduti negli ultimi decenni non solo non hanno riconosciuto il reale valore della Messa cattolica di sempre, ma si sono continuamente adoperati per osteggiarla, nascondendola al proprio gregge, sperando di affogarla nell’oblio, avendo come primi collaborazionisti proprio i «cattolici» del compromesso, quelli con il piede in due scarpe, dell’unità a tutti i costi senza Verità, gli equilibristi di una novella Democrazia Cristiana che, per rimanere nelle grazie di uomini di Chiesa ormai di un’altra fede, mostrano di saper colpire con cinismo ed opportunismo chi la Messa vera, quella di Sempre, la vive e la difende quotidianamente.

 

Eppure ce lo ricordiamo bene un membro del gruppo che ci attacca  vantare il suo messalino della Messa in latino firmato proprio da Monsignor Marcel Lefebvre a Venezia, anno 1980. Ci ricordiamo di racconti degli esercizi spirituali a cui costui avrebbe partecipato sotto la direzione di un prete lefebvriano consacrato poi vescovo dallo stesso Lefebvre, tale Monsignor Richard Nelson Williamson.

 

E ancora ci ricordiamo, in tempi ancora più recenti, di ripetute sue presenze (addirittura come cantore) alle Messe della Fraternità San Pio X a Budrio di Correggio, Messe che ora, improvvisamente, sarebbero quindi da criticare e giudicare come «non in comunione».

 

Tuttavia abbiamo memoria anche di un altro membro del gruppo che ci accusa, un signore che nel 2017, dopo una prima critica, si presentò alla nostra processione di riparazione per fare foto, scrivere articoli e complimentarsi a gran voce con gli organizzatori. 

 

Ringraziamo infine il gruppo stabile «Rolando Rivi» che ci invita a «ravvederci» e a rientrare «in piena comunione con la Chiesa», tranquillizzando i «fuochi amici» con le parole di un Santo vescovo di Campos, Monsignor Antonio De Castro Mayer:

 

«Non c’è nessuna opposizione fra noi e la Roma degli Apostoli. Basterebbe che le autorità della Chiesa si riconciliassero con la Tradizione infallibile di Roma, che condannassero le deviazioni del Concilio Vaticano II e le follie del cosiddetto “spirito del Concilio” e la riconciliazione sarebbe automatica»  

 

 

Cristiano Lugli

Alessandro Corsini 

 

Anche a nome di altri membri della comunità di Casalgrande Alto

 

 

 

 

 

Renovatio 21 offre questo testo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

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Spirito

Processione della FSSPX in Sudafrica

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Sabato 8 novembre, i membri della Fraternità San Pio X hanno marciato per le strade del centro di Johannesburg per dimostrare pubblicamente la loro fede e ottenere l’indulgenza giubilare nell’ambito dell’Anno Santo 2025. Nonostante la reputazione poco invitante di alcune delle zone attraversate, l’evento si è svolto in un’atmosfera di fervore e dignità.

 

Una partenza dalla Chiesa della Santissima Trinità

Il raduno ha avuto inizio presso la Chiesa della Santissima Trinità a Braamfontein. Questo santuario, la cui architettura curata nei minimi dettagli lo rende un vero gioiello, è servito da punto di partenza – o «chiesa stazione» – per la processione giubilare.

 

Dopo un momento di preghiera all’interno dell’edificio, i fedeli si sono diretti verso la Cattedrale di Cristo Re, situata a circa due chilometri di distanza, accompagnati dalla scorta della polizia.

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Una testimonianza pubblica nel centro della città

La processione si snodava lungo strade poco note al turismo e talvolta considerate poco sicure. Questo passaggio inaspettato attirò l’attenzione di molti residenti locali. Al ritmo dei canti e della recita del Rosario, i fedeli offrirono una testimonianza di fede che suscitò diverse reazioni.

 

Diversi passanti hanno scattato foto, alcuni si sono fatti il ​​segno della croce, altri hanno espresso il loro sostegno con applausi o sussurrando una preghiera. Molti si sono fermati ad osservare questo insolito momento nel paesaggio urbano.

 

 

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Solenne cerimonia di chiusura nella Cattedrale di Cristo Re

Al loro arrivo in cattedrale, i pellegrini sono stati accolti dal Superiore del Distretto, Padre Christophe Legrier. Con il supporto del coro, ha intonato le Litanie dei Santi prima di procedere al rinnovo della Consacrazione a Cristo Re.

In una breve omelia, ha ricordato il significato spirituale del giubileo, tempo di grazia e di conversione, e ha sottolineato l’importanza di rimanere saldamente attaccati alla Roma eterna.

 

 


https://fsspx.news/fr/news/afrique-du-sud-procession-la-fsspx-johannesburg-55560

 

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Gender

I trans esprimono gratitudine per il pasto del Giubileo dei Poveri in Vaticano

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Diecini di transessuali e attivisti transgender hanno partecipato domenica a un pranzo in Vaticano per il Giubileo dei Poveri.   Diversi partecipanti transessuali e il sacerdote radicale pro-LGBT padre Andrea Conocchia hanno espresso gratitudine al Vaticano e a Papa Leone XIV per il pranzo giubilare del 16 novembre, che ha segnato anche la nona Giornata mondiale dei poveri.   Secondo quanto emerso, il papa non avrebbe invitato specificamente le persone con un’identità di genere incerta, poiché gli oltre 1.300 biglietti per il pasto sono stati distribuiti tramite varie organizzazioni e parrocchie.

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Un commando di circa 50 persone che si identificano come «transgender», tra cui cinque descritti da LifeSite come «attivisti transessuali», hanno partecipato insieme a senzatetto, migranti, anziani e altri «emarginati» al pranzo speciale all’interno dell’Aula Paolo VI.   «Un sentito grazie a Papa Leone per questa opportunità, questa occasione di incontro ma anche di pranzo condiviso, tutti insieme. Mi pare un gran bel segno di apertura, di attenzione e di vicinanza a tutta la comunità LGBT» ha detto don Conocchia secondo l’agenzia ANSA. «Può essere una opportunità di cammino insieme ed è importante come segno, anche per conoscerci e riconoscerci nella comunità ecclesiale»   La storia degli inviti dati a caso non convince moltissimo. In precedenza, don Conocchia aveva già portato gruppi di transessuali a incontrare Bergoglio diverse volte durante il suo pontificato. Nel 2023, il sacerdote portò diversi trans a un pranzo simile in Vaticano. Un uomo che aveva «fatto la transizione» per apparire come una ragazzina prepubere, si sedette al tavolo di fronte a Francesco, scrive LifeSite.   Qualcuno potrebbe aver minimizzato gli inviti a cena di Papa Francesco a queste persone con un’identità di genere incerta, sottolineando che Nostro Signore ha cenato con i peccatori. Sebbene ciò sia vero, Egli li ha sempre chiamati al pentimento, e non ci sono notizie che il pontefice lo abbia fatto durante questi pasti.   Solo poche settimane fa, Conocchia aveva dichiarato al National Catholic Reporter di essere «pieno di speranza» che Leo avrebbe continuato a sostenere la «comunità transgender» come aveva fatto il suo predecessore.   Il sacerdote ha anche partecipato allo scandaloso «pellegrinaggio» LGBT organizzato da La Tenda di Gionata, un gruppo italiano pro-LGBT, a cui si è unito il gruppo di attivisti del gruppo Outreach del gesuita pro-omotransessualista James Martin in Vaticano a settembre. Conocchia ha descritto l’evento sacrilego come «molto potente» e «allegro» e ha elogiato il pontefice americano per averne permesso lo svolgimento.   Forse per Leone «il solo fatto di poter celebrare il pellegrinaggio sembra già qualcosa», ha detto il sacerdote. «Potrebbe essere un buon inizio. Vedremo come si svilupperanno le cose da qui in poi. Auspico continuità nella diversità».   Il pellegrinaggio ha visto più di 1.000 cosiddetti «cattolici LGBT» sfilare attraverso le Porte Sante nella Basilica di San Pietro. Almeno uno dei partecipanti indossava una maglietta con la scritta «Fanculo le regole», scioccando molti fedeli cattolici.

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Alcuni organi di stampa progressisti avevano affermato che Leone avesse «snobbato» i partecipanti al pranzo con un’identità di genere incerta, non invitandoli a sedersi al tavolo principale, come aveva fatto in precedenza papa Francesco. Tuttavia, il cardinale Konrad Krajewski, l’elemosiniere pontificio che ha contribuito all’organizzazione dell’evento, ha negato che qualcuno sia stato «snobbato», osservando che quest’anno i biglietti per sedersi al tavolo del pontefice erano stati distribuiti a caso ai parrocchiani poveri che avevano partecipato alla Messa prima del pranzo e che gli uomini con un’identità di genere incerta erano arrivati ​​in ritardo all’evento e quindi non avevano ricevuto quei biglietti.   Gli ospiti «transgender» intervenuti dopo l’evento si sono detti felici di essere presenti al pasto con il papa. Conocchia ha descritto l’evento come «fraterno» e «gioioso».   «Il fatto che si sia mescolato, che si sia seduto vicino a noi, è un buon segno, vero?» ha detto l’attivista Alessia Nobile, che ha anche consegnato a Leo una lettera a nome della cosiddetta «comunità trans», alla quale il pontefice apparentemente ha sorriso in risposta.   L’attivista aveva precedentemente descritto papa Francesco come un amico e un mentore. Incontrò il defunto papa nel giugno 2022 durante un’udienza con altri cinque transgenderri. Bergoglio ha incontrò Nobile più volte e la invitò alle sue udienze generali pubbliche. Il defunto papa gli scrisse anche una lettera personale in cui si rivolgeva all’attivista transgender chiamandola «cara sorella».   Come nel caso di Leone, secondo i resoconti pubblici disponibili, Francesco non ha detto a Nobile che un uomo che vive come se fosse una donna è contro natura.   Marcella Di Marco, un uruguagio trans di 52 anni, ha espresso una certa delusione per il fatto che i membri del gruppo non fossero inclusi al tavolo del papa , ma ha sottolineato la sua convinzione che il pontefice abbia dimostrato che la Chiesa non «chiuderà la porta» che Francesco aveva aperto.   «Le prime volte in Vaticano è stata come un’accoglienza, adesso mi sento parte della casa, della Chiesa» ha detto il trans. «sono contenta di aver trovato un altro padre, dopo papa Francesco che per noi è stato il primo, il grande. Che lui continui questa carità con noi, questo mi dà speranza”»   La stampa aveva già dato ampio spazio ai trans ai pranzi papali quando il fenomeno iniziò col Bergoglio.

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La notizia arrivava in rinforzo dell’«apertura» nei confronti dell’omotransessualismo espressa dal Dicastero della Dottrina della Fede presieduto da un fedelissimo di Bergoglio, il cardinale argentino Victor Manuel «Tucho» Fernandez, che ha firmato con il pontefice un documento in cui apriva per i transgender la possibilità di fare da padrini (madrine? Madrini? Madrin*? Padrin*? Non è stato specificato) ai battesimi.   Come riportato da Renovatio 21, nel 2015 il Dicastero aveva risposto negativamente alla stessa richiesta.   I segni di avvicinamento al transgenderismo, in effetti, si sono moltiplicati lungo tutto il papato bergogliano.   A fine gennaio 2015, un «uomo transgender» – nato in Ispagna come donna – dichiarò di aver avuto un’udienza privata con il papa, dove, secondo alcuni articoli di giornale, Bergoglio avrebbe «abbracciato» il 48enne transessuale.   A Napoli, sempre nel 2015, il romano pontefice, fu riportato dai media globali mangiò con «carcerati gay e transessuali».   Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso il pontefice ha incontrato dei trans in «pellegrinaggio» in Vaticano. «Gli ho baciato la mano, lui ha baciato la mia» avrebbe detto il trans paraguagio Laura. Nel 2020 invece aveva devoluto un obolo una tantum a dei trans sudamericani del litorale romano che a causa del lockdown si erano dovuto rivolgere in parrocchia. Arrivò l’elemosiniere, il polacco cardinale Krajewski, già noto per aver ridato la corrente ad un centro sociale, per saldare bollette e affitti e procurare generi di prima necessità. Nel 2015 papa Francesco aveva invece ricevuto in Vaticano un transessuale spagnuolo.   Abbiamo già visto che questa è forse la strada «iraniana» scelta dalla neochiesa dell’argentino: Khomeini emanò una fatwa sulla liceità del transessualismo, facendo diventare l‘Iran il luogo che alcuni critici chiamano «inferno per gli omosessuali, paradiso per i transessuali».

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Spirito

Papa Leone XIV pronto a concedere ampie deroghe a Traditionis Custodes

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La notizia è stata riportata dal quotidiano The Pillar, che l’ha ottenuta da fonti vicine alla Conferenza Episcopale Cattolica di Inghilterra e Galles (CBCEW). Il Nunzio Apostolico, Arcivescovo Miguel Maury Buendia, ne ha parlato di recente in un discorso ai vescovi britannici.

 

Fonti vicine alla Conferenza Episcopale Cattolica di Inghilterra e Galles hanno riferito a The Pillar che Papa Leone XIV sembrava pronto a concedere ampie esenzioni a Traditionis Custodes, senza revocare il motu proprio stesso.

 

Il prelato spagnolo, mons. Miguel Buendía, Nunzio Apostolico in Gran Bretagna, si è recentemente rivolto all’assemblea plenaria della CBCEW. Tra gli altri argomenti, ha informato i vescovi che il Vaticano sarebbe stato «generoso» in caso di richiesta di dispensa dalle restrizioni alla liturgia tradizionale, secondo l’alto funzionario ecclesiastico che ha riferito la notizia a The Pillar.

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La fonte, presente durante il discorso, ha sentito il nunzio spiegare che Leone XIV «non è disposto a modificare [Traditionis Custodes], ma poiché ci sono molti riti diversi nella Chiesa, non c’è motivo di escludere la Messa latina tradizionale».

 

«I dettagli erano un po’ vaghi», ha aggiunto la fonte. Il nunzio ha spiegato che, sebbene i parroci avranno ancora bisogno dell’approvazione del vescovo per celebrare la forma straordinaria della Messa nelle chiese parrocchiali, e i vescovi diocesani dovranno comunque richiedere l’autorizzazione al Dicastero per il Culto Divino, «Leone XIV chiederà al cardinale Arthur [Roche, prefetto del dicastero] di essere generoso».

 

Secondo un ecclesiastico presente, sebbene il Papa non sia propenso ad abrogare il motu proprio dell’era di Francesco, «l’impressione [data dal nunzio] è stata che il Papa volesse che la porta rimanesse aperta e non fosse ristretta o chiusa. Questo era solo un punto tra i tanti» sollevati dal nunzio, ha chiarito The Pillar, e non il tema centrale del discorso.

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Una prima (apparentemente) solida informazione sul futuro di Traditionis Custodes

Le numerose speculazioni suscitate dall’elezione di Papa Leone XIV riguardo al motu proprio di Francesco – che ha drasticamente limitato le concessioni fatte da Benedetto XVI riguardo alla celebrazione della Messa tradizionale – sembrano consolidarsi.

 

Va notato che queste speculazioni avevano un certo fondamento. Dopo la pubblicazione di Traditionis Custodes e l’interpretazione supplementare ancora più restrittiva fornita dal cardinale Arthur Roche, alcuni vescovi hanno continuato a concedere permessi come prima della pubblicazione del motu proprio, mentre altri li hanno praticamente proibiti.

 

Inoltre, alcune diocesi hanno ottenuto dispense iniziali dalle norme di Traditionis Custodes per un periodo di transizione di due anni, ma sotto Papa Francesco era ampiamente accettato che non sarebbero state concesse ulteriori proroghe.

 

Tuttavia, dall’elezione di Leone XIV, il Dicastero per il Culto Divino ha iniziato a prorogare queste dispense e a concederne di nuove, il che ha fatto ipotizzare che il nuovo Papa potrebbe essere disposto ad allentare o addirittura ad annullare i requisiti stabiliti dal suo predecessore.

 

Una fonte vicina alla CBCEW ha affermato che dai commenti del nunzio è emerso che il papa desiderava lasciare la porta aperta alla celebrazione della vecchia liturgia. L’approccio generale del Papa sembra essere «Todos, todos, todos – compresi coloro che aderiscono alla Messa tradizionale», ha affermato la fonte.

 

Questa sarebbe una buona notizia se confermata. Ma i fondamenti invocati – pluralismo liturgico o inclusività – rimangono piuttosto limitati e non preannunciano un rinnovamento liturgico attraverso il ritorno della tradizione liturgica a Roma, privata del suo tesoro più prezioso. E se la notizia è accurata, si tratta dell’ennesima dimostrazione dell’approccio «allo stesso tempo» che il Papa sembra prediligere.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia


 

 

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