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Geopolitica

«I combattenti volontari ucraini nell’est si sentono abbandonati»: prime ammissioni della stampa sulla realtà della guerra

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Il Washington Post ha mandato in stampa un articolo in totale controtendenza con la narrativa dominante secondo cui l’Ucraina starebbe vincendo la guerra con la Russia.

 

Nel pezzo dell’inviato, si parla di un collasso delle forze al fronte, sia sul piano militare che su quello soprattutto del morale.

 

«I leader ucraini proiettano un’immagine di invulnerabilità militare contro la Russia» scrive il WaPo. «Ma i comandanti offrono un ritratto più realistico della guerra, in cui i volontari senza armi descrivono di essere stati abbandonati dai loro capi militari e di aver affrontato la morte certa al fronte».

 

Con incredibile sincerità, il reportage descrive riporta la realtà di una forza armata disordinata, scarsamente addestrata, mal comandata ed equipaggiata, composta principalmente da volontari nell’Est, i quali si ritrovano sempre più circondati dall’esercito russo numericamente superiore che è penetrato in quasi l’intera regione del Donbass.

 

«L’Ucraina, come la Russia, ha fornito scarse informazioni su morti, feriti o perdite di equipaggiamento militare. Ma dopo tre mesi di guerra, questa compagnia di 120 uomini è scesa a 54 a causa di morti, feriti e diserzioni», si legge nell’articolo, che tratta di un preciso battaglione incontrato dal giornalista.

 

L’articolo fa riferimento a un video ampiamente diffuso online questa settimana in cui un gruppo delle dimensioni di un plotone dichiara di non poter combattere semplicemente per mancanza di armi, munizioni, cibo e un adeguato supporto da parte del comando.

 

 

«”Siamo mandati a morte certa”, ha detto un volontario, leggendo da una sceneggiatura preparata, aggiungendo che un video simile è stato girato da membri del 115° Battaglione di Brigata. “Non siamo soli, siamo tanti”».
«L’esercito ucraino ha confutato le affermazioni dei volontari nel proprio video pubblicato online – scrive l’inviato americano – dicendo che i “disertori” avevano tutto ciò di cui avevano bisogno per combattere: “Pensavano di essere venuti per una vacanza”, ha detto un membro del servizio. “Ecco perché hanno lasciato le loro posizioni”».
Il notevole pezzo del WaPo documenta come  gruppi di uomini volontari che in precedenza erano tecnici di pozzi petroliferi, venditori, agricoltori siano statiinviati in posizioni di prima linea nel Sud e nell’Est, anche se pensavano di essere prima vincolati a semplici posti di sicurezza in teatri molto meno intensi come Leopoli.
«Abbiamo sparato 30 proiettili e poi hanno detto: “Non puoi averne di più; troppo costoso”», ha dichiarato un  un volontario. «Quando stavamo venendo qui, ci è stato detto che saremmo stati in terza linea in difesa», dice al giornalista il comandante Sergej Lapko, che ha parlato al giornalista sapendo di rischiare la Corte marziale. «Invece, siamo arrivati ​​alla linea zero, la prima linea. Non sapevamo dove stavamo andando».
«E nelle ultime settimane, ha detto, la situazione è peggiorata molto. Quando le loro catene di approvvigionamento sono state interrotte per due giorni dai bombardamenti, gli uomini sono stati costretti ad accontentarsi di una patata al giorno».
«Trascorrono la maggior parte dei giorni e delle notti in trincee scavate nella foresta ai margini di Toshkivka o negli scantinati di case abbandonate. “Non hanno acqua, niente lì”, ha detto Lapko. “Solo acqua che gli porto a giorni alterni”».

 

Il reportage parla anche degli effetti devastanti della guerra su questi ragazzi.

 

«Molti hanno avuto sviluppato una psicosi traumatica. Non so come contarli», dice Lapko al WaPo. «Le vittime qui sono in gran parte tenute segrete per proteggere il morale tra le truppe e il pubblico in generale».

 

«”Alla TV ucraina vediamo che non ci sono perdite”, ha detto Lapko. “Non c’è verità”».

 

Tale situazione non può perdurare senza il rischio di potenti rotturi della linea di comando, ammutinamenti, diserzioni di massa.

 

«Lapko ei suoi uomini sono diventati sempre più frustrati e disillusi dai loro superiori. La sua richiesta per i premi non è stata approvata. Il suo comandante di battaglione ha chiesto di inviare 20 dei suoi soldati su un’altra linea del fronte, il che significava che non poteva ruotare i suoi uomini fuori da Toshkivka. Ha rifiutato l’ordine».

 

Ore dopo che The Post ha intervistato Lapko e Khrus, membri del servizio di sicurezza militare ucraino sono arrivati ​​al loro hotel e hanno arrestato alcuni dei loro uomini, accusandoli di diserzione.

 

 

 

Immagine screnshot da YouTube

 

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Geopolitica

Trump: Zelens’kyj deve essere «realista»

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Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che Volodymyr Zelens’kyj deve fare i conti con la realtà del conflitto contro la Russia e con l’urgenza di indire nuove elezioni.

 

Il mandato presidenziale quinquennale di Zelens’kyj è scaduto a maggio 2024, ma il leader ucraino ha sempre escluso il voto per via della legge marziale in vigore. Vladimir Putin ha più volte sostenuto che lo Zelens’kyj non può più essere considerato un interlocutore legittimo e che la sua posizione renderebbe giuridicamente problematico qualsiasi accordo di pace.

 

Mercoledì Trump ha affrontato la questione Ucraina in una telefonata con i leader di Regno Unito, Francia e Germania. «Ne abbiamo parlato in termini piuttosto netti, ora aspettiamo di vedere le loro risposte», ha riferito ai giornalisti alla Casa Bianca.

 

«Penso che Zelens’kyj debba essere realista. Mi domando quanto tempo passerà ancora prima che si tengano le elezioni. Dopotutto è una democrazia… Sono anni che non si vota», ha aggiunto Trump, sottolineando che l’Ucraina sta «perdendo moltissima gente».

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Il presidente americano ha poi sostenuto che l’opinione pubblica ucraina sia largamente favorevole a un’intesa con Mosca: «Se guardiamo i sondaggi, l’82 % degli ucraini vuole un accordo – è uscito proprio un sondaggio con questa cifra».

 

Trump ha insistito sulla necessità di chiudere rapidamente il conflitto: «Non possiamo permetterci di perdere altro tempo».

 

Secondo Axios e RBC-Ucraina, Kiev ha trasmesso agli Stati Uniti la sua ultima proposta di pace. Zelens’kyj , che fino a ieri escludeva elezioni in tempo di legge marziale, ha dichiarato mercoledì di essere disposto a indire il voto, a patto però che Stati Uniti e alleati europei forniscano solide garanzie di sicurezza.

 

Il consenso verso Zelens’kyj è precipitato al 20 % dopo uno scandalo di corruzione nel settore energetico che ha travolto suoi stretti collaboratori e provocato le dimissioni di diversi alti funzionari. Trump ha più volte invitato il leader ucraino a tornare alle urne, ribadendo che la corruzione endemica resta uno dei problemi più gravi del paese.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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Geopolitica

Gli Stati Uniti sequestrano una petroliera al largo delle coste del Venezuela

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Il procuratore generale statunitense Pam Bondi ha annunciato il sequestro di una petroliera sospettata di trasportare greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran.   L’operazione, condotta al largo delle coste venezuelane, si inserisce in un’escalation delle attività militari americane nella regione, unitamente a raid contro quelle che Washington qualifica come imbarcazioni legate ai cartelli della droga.   «Oggi, l’FBI, la Homeland Security Investigations e la Guardia costiera degli Stati Uniti, con il supporto del Dipartimento della Difesa, hanno eseguito un mandato di sequestro per una petroliera utilizzata per trasportare petrolio greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran», ha scritto Bondi su X mercoledì.   Ha precisato che la nave era stata sanzionata «a causa del suo coinvolgimento in una rete di trasporto illecito di petrolio a sostegno di organizzazioni terroristiche straniere».   Nel video diffuso da Bondi si vedono agenti delle forze dell’ordine, pesantemente armati, calarsi dall’elicottero sulla tolda della nave. Secondo il portale di tracciamento MarineTraffic e vari media, l’imbarcazione è stata identificata come «The Skipper», che batteva bandiera della Guyana. Fonti come ABC News riportano che la petroliera, con una capacità fino a 2 milioni di barili di greggio, era diretta a Cuba.  

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Gli Stati Uniti avevano sanzionato la The Skipper già nel 2022, accusandola di aver contrabbandato petrolio a beneficio del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana e del gruppo militante libanese Hezbollah.   Un gruppo di parlamentari statunitensi ha di recente sollecitato un’inchiesta sugli attacchi condotti su oltre 20 imbarcazioni da settembre, ipotizzando che possano configurare crimini di guerra.   Il senatore democratico Chris Coons, intervistato martedì su MSNBC, ha accusato Trump di «trascinarci come sonnambuli verso una guerra con il Venezuela». Ha argomentato che l’obiettivo reale del presidente sia l’accesso alle risorse petrolifere e minerarie del paese sudamericano.   Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha rigettato le affermazioni di Trump sul presunto ruolo del suo governo nel narcotraffico, ammonendo Washington contro l’avvio di «una guerra folle».   Il Venezuela ha denunciato gli Stati Uniti per pirateria di Stato dopo che la Guardia costiera americana, coadiuvata da altre forze federali, ha abbordato e sequestrato una petroliera sanzionata nel Mar dei Caraibi.   Caracas ha reagito con durezza, definendo l’intervento «un furto manifesto e un atto di pirateria internazionale» finalizzato a sottrarre le risorse energetiche del Paese.   «L’obiettivo di Washington è sempre stato quello di mettere le mani sul nostro petrolio, nell’ambito di un piano deliberato di saccheggio delle nostre ricchezze», ha dichiarato il ministro degli Esteri Yvan Gil.   Il governo venezuelano ha condannato gli «arroganti abusi imperiali» degli Stati Uniti e ha giurato di difendere «con assoluta determinazione la sovranità, le risorse naturali e la dignità nazionale».   Da anni Caracas considera le sanzioni americane illegittime e contrarie al diritto internazionale. Il presidente Nicolas Maduro le ha definite parte del tentativo di Donald Trump di rovesciarlo e ha respinto come infondate le accuse di legami con i narcos, avvertendo che qualsiasi escalation militare condurrebbe a «una guerra folle».  

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Immagine screenshot da Twitter

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Geopolitica

Putin: la Russia raggiungerà tutti i suoi obiettivi nel conflitto ucraino

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La Russia porterà a compimento tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale in Ucraina, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin.

 

Tra gli scopi principali enunciati da Putin nel 2022 vi sono la protezione degli abitanti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk dall’aggressione delle forze di Kiev, nonché la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina.

 

«Naturalmente porteremo a termine questa operazione fino alla sua logica conclusione, fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale», ha affermato Putin in videocollegamento durante la riunione del Consiglio presidenziale per i diritti umani di martedì.

 

Il presidente russo quindi ricordato che il conflitto è scoppiato quando l’esercito ucraino è stato inviato nel Donbass, regione storicamente russa che nel 2014 aveva respinto il colpo di Stato di Maidan sostenuto dall’Occidente. Questo, secondo il presidente, ha reso inevitabile l’intervento delle forze armate russe per porre fine alle ostilità.

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«Si tratta delle persone. Persone che non hanno accettato il colpo di Stato in Ucraina nel 2014 e contro le quali è stata scatenata una guerra: con artiglieria, armi pesanti, carri armati e aviazione. È lì che è iniziata la guerra. Noi stiamo cercando di mettervi fine e siamo costretti a farlo con le armi in pugno».

 

Putin ha ribadito che per otto anni la Russia ha cercato di risolvere la crisi per via diplomatica e «ha firmato gli accordi di Minsk nella speranza di una soluzione pacifica». Tuttavia, ha aggiunto la settimana scorsa in un’intervista a India Today, «i leader occidentali hanno poi ammesso apertamente di non aver mai avuto intenzione di rispettarli», avendoli sottoscritti unicamente per guadagnare tempo e permettere all’Ucraina di riarmarsi.

 

Mosca ha accolto positivamente il nuovo slancio diplomatico impresso dal presidente statunitense Donald Trump, che ha proposto il suo piano di pace in 28 punti come base per un’intesa.

 

Lunedì Trump ha pubblicamente invitato Volodymyr Zelens’kyj ad accettare le proposte di pace, lasciando intendere che il leader ucraino non abbia nemmeno preso in esame l’ultima offerta americana.

 

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

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