Geopolitica
I neonazi Azov si arrendono. Per i giornali invece hanno «concluso la missione»
A partire dal 16 maggio, circa 300 miliaziani che erano asserragliati nelle acciaierie Azovstal sono partite da Mariupol’ a bordo di una dozzina di autobus, dopo che erano stati presi accordi tra l’Ucraina e la Russia.
Si tratta, come noto, del reggimento Azov, notissimo per il suo sfoggio di svastiche e simboli runici.
Le forze russe hanno portato i feriti in due ospedali a una certa distanza a nord e ad est di Mariupol’, e il video mostra le cure per i colpiti. Altri sono andati altrove attraverso il corridoio umanitario. Sono state coinvolte l’ONU e la Croce Rossa Internazionale.
Vari vide mostrano gli autobus e le cure mediche utilizzati nell’evacuazione.
La permanenza e la sofferenza nel complesso sono state prolungate per settimane dal battaglione Azov e da altri elementi della milizia neonazista, rifiutandosi di lasciare andare le persone, con Kiev, Washington e Londra che incoraggiavano.
Gli Azoviti sono accusati di aver utilizzato, nel bunker dell’acciaieria e da altri parti, masse di civili come scudi umani.
I media citano una dichiarazione del battaglione Azov della fine del 16 maggio affermando un triste successo, affermando che «I difensori di Mariupol hanno eseguito l’ordine, nonostante tutte le difficoltà, e hanno distratto le schiaccianti forze del nemico per 82 giorni».
Il presidente Volodymyr Zelens’kyj sta elogiando con affetto «i miei ragazzi», i quali, aveva detto in un’altra impudente intervista alla TV americana «sono quello che sono».
Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha affermato oggi che i combattenti che hanno lasciato le acciaierie saranno trattati in conformità con il diritto internazionale.
Le forze russe hanno supervisionato la partenza sia dei civili che dei militari, dopo che i militari hanno deposto le armi e si sono consegnati.
Rimane impressionante il fraseggio dei grandi media della nostra realtà orwelliana per descrivere l’accaduto.
Il battaglione Azov non si è arreso. È stato «evacuato», scrive il New York Times.
«L’Ucraina ha concluso la sua “missione di combattimento” a Mariupol e ha detto che i combattenti erano stati evacuati, segnalando che la battaglia nell’acciaieria era finita».
Breaking News: Ukraine ended its “combat mission” in Mariupol and said fighters were being evacuated, signaling that the battle at a steel plant was over. https://t.co/XWTQLrzzLG
— The New York Times (@nytimes) May 16, 2022
L’«evacuazione» di cui si parla non è una vera evacuazione, se tutti i miliziani, feriti o meno, sono stati portati in zone controllate dalle forze russe. Si tratta non di un’evacuazione, ma di una cattura.
E l’accordo è, in realtà, in tutto e per tutto una resa. Parola evitata in ogni modo dal più grande quotidiano del mondo, così come la parola «neonazi».
Siamo al ridicolo più conclamato.
Immagine screenshot da YouTube
Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.
Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.
«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.
Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.
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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.
All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.
La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.
Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.
Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.
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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
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Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.
Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.
Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)
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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.
Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».
«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».
Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».
Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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