Spirito
«Ubi Spiritus Domini, ibi Libertas»: resistere all’obbligo vaccinale legge iniqua
Renovatio 21 pubblica l‘omelia di Don Daniele Di Sorco, FSSPX, alla Santa Messa di domenica 5 dicembre presso il Priorato di Rimini della Fraternità San Pio X.
Cari fratelli,
Perché le folle accorrevano a vedere San Giovanni Battista?
Di certo non erano interessati al fatto che lui seguisse le ultime opinioni di moda. Perché San Giovanni Battista non era una canna sbattuta dal vento, non era qualcuno che cambiava idea secondo quello che gli è più comodo o secondo quello che le persone pensano.
E San Giovanni Battista non era neppure qualcuno vestito di vesti lussuose, perché ci dice Gesù, Ecce, qui mollibus vestibus vestiuntur, in domibus regum sunt – in quelli che si vestono di morbide vesti, di vesti lussuose, stanno nei palazzi dei re.
Qual è la ragione, cari fedeli, per la quale in certi casi non si può, o addirittura non si deve ubbidire all’autorità legittimamente costituita?
Ci potremmo chiedere perché questa folla invece appunto di rivolgersi alle persone costituite a un’autorità, ai loro sovrani ai loro capi religiosi vanno da San Giovanni Battista?
Perché?
Ebbene perché questi ebrei non avevano più fiducia nelle loro autorità. Non avevano più fiducia nell’autorità politica: lo sappiamo bene all’epoca la Palestina apparteneva ai romani, che praticavano una falsa religione e che opprimevano il popolo giudaico.
Ma non avevano neppure fiducia nella loro autorità religiosa: all’epoca i sacerdoti erano reclutati per la maggior parte nella classe dei sadducei, e i sadducei, pur dicendosi fedeli di Abramo negavano l’immortalità dell’anima, negavano la Provvidenza, negavano l’esistenza degli angeli.
Ecco perché queste folle non sapendo più a chi rivolgersi vanno da San Giovani Battista che come dice Gesù è veramente un profeta, e anzi è più che un profeta perché appunto è colui che prepara più direttamente la Sua via.
Questa autorità certamente va ubbidita, ma questa autorità al tempo stesso ha dei limiti
Eppure cari fedeli questa mancanza di fiducia nell’autorità e questo ricorrere, per così dire, ad un’autorità alternativa è qualcosa che ci pone delle domande.
È veramente legittimo fare così?
Del resto noi ricordiamo le parole di San Paolo che ci dice che colui che resiste al potere dell’autorità costituita resiste al comandamento di Dio e ancora di più lo stesso santo afferma e coloro che quindi resistono al comandamento di Dio preparano la propria dannazione.
Quindi San Paolo, come del resto anche San Pietro in un altro passo, inculca il rispetto dovuto e l’obbedienza all’autorità legittima.
Epperò, se noi leggiamo quel passo degli Atti degli apostoli in cui gli apostoli sono interrogati dal Sinedrio, i sacerdoti impongono lordi non parlare più di Nostro Signore Gesù Cristo, vediamo che essi rispondono: bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.
Quindi questa autorità certamente va ubbidita, ma questa autorità al tempo stesso ha dei limiti.
Questa autorità, sia l’autorità ecclesiastica sia anche l’autorità civile e politica, è stata stabilita da Dio non per agire arbitrariamente, secondo i gusti e gli interessi di colui che la detiene, ma è stata stabilita in vista del bene comune
Il nostro signore Gesù Cristo nel Vangelo di oggi ce lo conferma perché non distoglie le folle dall’andare da San Giovanni Battista. Non dice a queste persone tornate, chiedete ai vostri sacerdoti, ma dice: sì, Giovani Battista è un profeta e voi dovete ascoltarlo anche se non è l’autorità legittimamente costituita.
Qual è la ragione, cari fedeli, per la quale in certi casi non si può, o addirittura non si deve ubbidire all’autorità legittimamente costituita?
Ebbene, perché questa autorità, sia l’autorità ecclesiastica sia anche l’autorità civile e politica, è stata stabilita da Dio non per agire arbitrariamente, secondo i gusti e gli interessi di colui che la detiene, ma è stata stabilita in vista del bene comune.
In altre parole l’autorità proprio come lo indica il suo nome che viene dal latino augesco, «aumentare», «crescere», è fatta per il bene dei sudditi. Chi comanda lo deve fare in vista del bene di coloro che sono comandati.
Questo però vuol dire che se l’autorità prendere delle decisioni che vadano contro il bene comune, l’autorità abusa del suo, va contro la sua finalità è di conseguenza non può e non deve essere obbedita perché appunto si oppone a una verità superiore che è quella di Dio sia nella legge naturale sia nella legge rivelata.
Ora, cari fedeli, esistono due modi con cui una legge una decisione dell’autorità può essere ingiusta:
Esistono dei diritti che sono antecedenti all’autorità dello Stato dei diritti che ci sono garantiti la natura stessa e da Dio. Per esempio il diritto di sposarsi se non si hanno impedimenti. Per esempio il diritto di spostarsi liberamente. Per esempio il diritto di mantenere convenientemente la propria famiglia. Il diritto ad esercitare una professione
La prima e quando l’autorità ci comanda un peccato: era il caso, lo sapete, nell’impero romano quando ad esempio gli imperatori comandavano a tutti di sacrificare ai falsi dèi. Questo è un peccato e di conseguenza questo ordine era ingiusto ed anche quello che succede oggi per esempio quando la legge impone a un farmacista di vendere dei prodotti contraccettivi. In questo caso si parla di legge disonesta ed è chiaro che un fedele non può mai seguirla, perché seguendola commetterebbe un peccato andrebbe contro la legge di Dio.
Però cari fratelli esiste anche un secondo caso in cui la legge è ingiusta, cioè quando l’autorità comanda qualcosa che non è necessariamente un peccato, ma qualcosa che in ogni modo va contro i diritti dei sudditi.
Perché sì, cari fedeli, esistono dei diritti che sono antecedenti all’autorità dello Stato dei diritti che ci sono garantiti la natura stessa e da Dio. Per esempio il diritto di sposarsi se non si hanno impedimenti. Per esempio il diritto di spostarsi liberamente. Per esempio il diritto di mantenere convenientemente la propria famiglia. Il diritto ad esercitare una professione.
Ebbene, se lo Stato se non è per punire un delitto, si oppone a questo, emana una legge che è iniqua e vessatoria.
Certo seguire questa legge non sarebbe un peccato, però questa legge essendo iniqua, è legittimo opporsi a questa legge. Perché appunto questa legge va contro i legittimi diritti garantitici da Dio e dalla natura. L’autorità abusa emanando una tale legge.
Questa legge essendo iniqua, è legittimo opporsi a questa legge. Perché appunto questa legge va contro i legittimi diritti garantitici da Dio e dalla natura. L’autorità abusa emanando una tale legge
Queste cose che vi dico, non sono una mia invenzione e non sono neppure la posizione della Fraternità San Pio X. Le ho citate, quasi alla lettera, da un libro scritto da un ufficiale del Sant’Uffizio, monsignor De Magistris negli anni Sessanta – il Sant’Uffizio che, come voi sapete bene, è questa autorità preposta alla salvaguardia della Fede – e questa del resto è anche la comune Dottrina cattolica.
La dottrina cattolica non ci insegna un’obbedienza cieca o incondizionata all’autorità qualunque cosa essa faccia. ma riconosce nell’autorità dei limiti che sono intrinseci e conseguenti alla natura stessa dell’autorità.
Ora, cari fedeli, non sono obbligato a ricordarvi che cosa accadrà domani. Lo sapete fin troppo bene. Non voglio neppure affrontare la questione del vaccino sotto il profilo della morale individuale: di questo l’affare la Fraternità si è già occupata e si potrebbero certo dire molte cose.
Non voglio neppure affrontare il vaccino sotto il profilo della questione medica: non solo perché non sono competente, ma perché anche qui esorbiteremo i limiti di questa predica.
E non voglio neppure, da ultimo, cercare di indovinare le intenzioni nascoste di chi ci impone tutto questo, per quale motivo lo fa.
La dottrina cattolica non ci insegna un’obbedienza cieca o incondizionata all’autorità qualunque cosa essa faccia. ma riconosce nell’autorità dei limiti che sono intrinseci e conseguenti alla natura stessa dell’autorità
Con questo non voglio dire che sono argomenti non interessanti, ma voglio dire che sono argomenti complicati su cui adesso non possiamo dilungarci e su cui, entro certi limiti, sono anche legittime opinioni diverse.
Quello di cui mi voglio occupare qui è la questione politica, cioè la questione dell’autorità rispetto al bene comune. In altre parole, l’avete capito, voglio occuparmi qui dell’obbligo vaccinale, perché l’obbligo vaccinale è una legge che lo Stato ci impone.
Ora, la legge impone l’obbligo vaccinale punendo chi non lo rispetta con pene molto gravi, per esempio con la perdita del lavoro, per esempio col divieto di spostarsi, e poi la punisce con uno stigma sociale, perché le persone che la pensano diversamente su questo punto sono censurate, sono trattate come untori, sono oggetto veramente di disprezzo e di odio.
Tutte cose, lo capite bene cari fedeli, che sarebbero legittime soltanto come pene di un delitto grave e certo. È evidente se qualcuno avesse commesso un furto o un omicidio dovrebbe essere punito e queste potrebbero essere delle pene legittime.
Ora, non farsi il vaccino costituisce un delitto grave è certo? Di sicuro non costituisce un delitto grave, perché noi sappiamo ed oramai è palese che questa malattia è pericolosa per un numero infinitesimale di persone: si parla dell’1%.
In secondo luogo questo delitto non è certo perché circa l’efficacia e la sicurezza di questo vaccino sono stati sollevati dubbi più che legittimi da persone competenti, confermati dai dati statistici, e per di più dubbi che trovano riscontro nell’atteggiamento stesso del governo, perché se il governo fosse sicuro dell’efficacia e della sicurezza dei vaccini, ebbene si prenderebbe la responsabilità di imporlo come un obbligo palese e non surrettizio.
Questo provvedimento dell’obbligo vaccinale e delle pene che ne conseguono è un provvedimento sproporzionato rispetto al risultato che vuole ottenere e di conseguenza essendo sproporzionato, è una legge iniqua, è una legge e vessatoria
La conseguenza si impone. Questo provvedimento dell’obbligo vaccinale e delle pene che ne conseguono è un provvedimento sproporzionato rispetto al risultato che vuole ottenere e, ripeto, e senza volerci pronunciare sulla legittimità morale del vaccino direttamente, e di conseguenza essendo sproporzionato, è una legge iniqua, è una legge e vessatoria.
Ora, di fronte alla legge e vessatoria, noi l’abbiamo visto, di fronte all’abuso che l’autorità fa del suo potere, noi possiamo e dobbiamo resistere.
E come resistiamo? Ebbene in due modi: il primo tipo di resistenza e la resistenza che si chiama passiva, cioè molto semplicemente non ubbidire alla legge.
Noi non siamo tenuti ad obbedire questa legge se dubitiamo. Non dobbiamo crearci nessun scrupolo di coscienza, ma attenzione: spesso la disobbedienza passiva non basta, ci vuole anche una disobbedienza attiva.
È evidente non siamo nelle condizioni di fare di più ma possiamo almeno usare i canali a nostra disposizione per manifestare la nostra contrarietà a quest’obbligo, per sottolineare l’ingiustizia ed anche ricorrere alle vie legali per opporsi alle pene che il governo infligge arbitrariamente e ingiustamente a chi non si sottopone a quest’obbligo iniquo.
Noi non siamo tenuti ad obbedire questa legge se dubitiamo. Non dobbiamo crearci nessun scrupolo di coscienza, ma attenzione: spesso la disobbedienza passiva non basta, ci vuole anche una disobbedienza attiva
Voi capite bene, cari fedeli, che questo è veramente l’atteggiamento del cristiano, cioè un atteggiamento che rispetta le autorità e le obbedisce quando questa autorità si dirige nella direzione del bene comune, ma che invece sa resistere a questa autorità quando questa abusa del potere che le è stato conferito da Dio.
Qualcuno dirà, ed è già stato detto: è strano voi cattolici siete contro la libertà di coscienza, siete contro la libertà di espressione e adesso invece la sostenete sulla questione dei vaccini… Ebbene significa non capire la dottrina cattolica che certo è contro la libertà di parola quando questa libertà è usata permettere in questione delle cose certe: se uno usa la propria libertà di parola per dire che è legittimo rubare che è legittimo uccidere, è evidente che questa libertà lo Stato può e deve impedirla.
Ma quando si tratta invece di cose che sono opinabili, o quando si tratta di cose che si oppongono al giusto uso e l’autorità, allora il cristiano non soltanto può, ma deve alzare la voce con tutti i mezzi che sono a sua disposizione.
Ed è per questo che, come dice San Gerolamo nella frase che ho citato all’inizio di questa predica, ubi Spiritus Dei, ibi Libertas. Dove è lo spirito di dio, li c’è la vera libertà. Non la libertà che consiste nella possibilità di fare il male, ma la libertà che consiste nello scegliere fra beni legittimi senza essere impediti dall’abuso dell’autorità.
Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo e così sia.
Sia lodato Gesù Cristo.
Don Daniele Di Sorco
Spirito
Il mese di Maria: la sua storia
La dedicazione di un mese a una particolare devozione è una forma relativamente recente di pietà popolare, che non trova riscontro nella pratica generale fino al XVIII secolo.
Così il mese di San Giuseppe (marzo), iniziato a Viterbo, fu approvato da Pio IX il 12 giugno 1855; il mese del Rosario (ottobre), nato in Spagna, fu approvato da Pio IX il 28 luglio 1868 e raccomandato da Leone XIII (1883); il mese del Sacro Cuore (giugno), nato nel Convento di Notre Dame des Oiseaux di Parigi nel 1833 e promosso da Mons. de Quelen, fu approvato da Pio IX l’8 maggio 1873.
Il mese del SS. Nome di Gesù fu approvato da Leone XIII nel 1902 (gennaio), e il mese del Preziosissimo Sangue approvato da Pio IX nel 1850 (luglio); il mese dell’Addolorata fu approvato da Pio IX nel 1857 (settembre), il mese delle Anime del Purgatorio approvato da Leone XIII nel 1888 (novembre).
Il mese di Maria
Già nel XIII secolo ne troviamo menzione nei poemi a Maria (Cantigas de Santa Maria) del re Alfonso X di Castiglia, detto il Saggio (1252-1284). Paragona la bellezza di Maria a quella del mese di maggio. Nel secolo successivo, il beato domenicano Henri Suso aveva, nel tempo dei fiori, l’abitudine di intrecciare corone per offrirle, il primo giorno di maggio, alla Vergine.
Nel 1549 un benedettino, V. Seidl, pubblicò un libro intitolato Il mese spirituale di maggio, quando già san Filippo Neri esortava i giovani a mostrare speciale culto a Maria durante il mese di maggio, in cui radunava i fanciulli intorno all’altare della beata Vergine per offrirle, con i fiori di primavera, le virtù che aveva fatto sbocciare nelle loro giovani anime.
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La diffusione del «mese di Maria» deve molto ai gesuiti italiani che, all’inizio del XVIII secolo, pubblicarono numerose opere sull’argomento. Così il padre gesuita Alfonso Muzzarelli pubblicò nel 1785 a Ferrara (Italia) Il mese di Maria, osìa di Maggio consacrato a Maria SS., che ebbe larga diffusione. Offre meditazioni sulle virtù della Vergine per ogni giorno del mese di maggio.
I Camilliani rivendicano l’onore di aver inaugurato il mese mariano nella sua forma attuale, nel 1784. I Gesuiti ne sottolinearono l’aspetto familiare raccomandando che, alla vigilia del primo maggio, in ogni casa fosse eretto un altare a Maria, ornato di fiori, davanti al quale la famiglia si riuniva per recitare preghiere in onore della Beata Vergine ogni giorno del mese, prima di estrarre a sorte un biglietto che indicasse la virtù da praticare il giorno successivo.
Queste pratiche caddero in disuso negli anni ’70.
Il mese di Maria in Francia
Grazie all’opera dei Gesuiti, il «mese di Maria» giunse in Francia alla vigilia della Rivoluzione. La venerabile Luisa di Francia, figlia di Luigi XV e priora del Carmelo di Saint-Denis, ne fu una zelante propagatrice. Questa pratica ebbe un carattere generale solo con le missioni popolari della Restaurazione, e la sua approvazione ufficiale da parte della Santa Sede (21 novembre 1815).
Dopo i giansenisti, il clero costituzionale si oppose ferocemente a questa devozione e sappiamo che mons.Belmas, vescovo concordatario di Cambrai, già vescovo costituzionale dell’Aude, ne fu risoluto oppositore. Ma grazie all’approvazione di Pio VII, la devozione finì per trionfare.
Ricordiamo infine che, dal 10 febbraio 1638, la Francia è stata ufficialmente consacrata alla Beata Vergine in seguito al voto pronunciato dal re Luigi XIII.
Approfittiamo di questo mese a Lei dedicato per chiedere alla Madre del Salvatore la sua potente protezione su di noi, sulla nostra Patria e sulle nostre famiglie, e per pregarla di affrettare il trionfo del suo Cuore Immacolato.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine: Gerard David (circa 1450/1460–1523), La vergine tra le vergini, Musée des Beaux-Arts, Rouen
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Spirito
La Dignitas Infinita di papa Francesco contraddice la dottrina della Chiesa su pena di morte e sulla guerra: parla il vescovo Eleganti
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Spirito
Ateismo fluido e magistero liquido
Nel 1987 è apparso il libro La soft-ideologie, scritto da François-Bernard Huygue e Pierre Barbès.
I due autori hanno presentato il loro lavoro così: «i tempi sono duri, le idee sono morbide… L’ideologia morbida è affari e diritti umani…, il mercato azionario e la tolleranza, l’individualismo e la carità -rock, Tapie e Coluche…»
«Mescolata insieme ai resti intellettuali dei decenni precedenti, l’ideologia soft mescola management conservatore e sogni del Sessantotto, idee confuse e moralismo vago, inni alla modernità e ritorno agli ideali del XVIII secolo. Assicura un consenso apatico sull’essenziale. Promuove la rassegnazione alla forza delle cose ed esalta le piccole gioie».
Esiste una teologia morbida? Lo si potrebbe credere leggendo i documenti episcopali pubblicati alla vigilia delle prossime elezioni europee. Tutto va bene: rispetto e promozione della dignità di ogni persona umana, solidarietà, uguaglianza, famiglia e sacralità della vita, democrazia, libertà, sussidiarietà, salvaguardia della nostra Casa comune…
Troviamo tutti i «sovranisti del clima», come dicono alcuni vaticanisti ironici e disillusi.
Con più serietà, il cardinale Robert Sarah preferisce parlare di «ateismo fluido e pratico». Un ateismo fluido che «scorre nelle vene della cultura contemporanea», che «non pronuncia mai il suo nome ma si infiltra ovunque anche nei discorsi ecclesiali», il cui «primo effetto è una forma di letargo della fede: anestetizza la nostra capacità di reazione, di riconoscere l’errore, il pericolo. Si è diffuso in tutta la Chiesa».
Un ateismo pratico, conclude il cardinale Sarah, che si fonda essenzialmente «sulla paura di essere in contraddizione con il mondo». Sappiamo però che Gesù Cristo è «un segno esposto alla contraddizione» (Lc 2,34).
Inutile dire che, di fronte a questo «ateismo fluido», un «magistero liquido» non solo è impotente ma, peggio ancora, complice.
Tuttavia, a Saint-Pierre a Roma, se guardiamo il fregio della traversa della cupola, possiamo leggere a grandi lettere blu su fondo oro: Tu es Petrus et super hanc petram ædificabo Ecclesiam meam et tibi dabo claves Regni cælorum, «tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e ti darò le chiavi del Regno dei cieli» (Mt 16,18-19).
La Chiesa non è costruita sulla palude della postmodernità, ma sulla pietra. Su Pietro che è il Vicario di Cristo.
Abate Alain Lorans
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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