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Vaccini

Vaccinano anche gli immunodepressi, «vaccinano tutti». Parla una dottoressa dissidente

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Chi ha fatto la battaglia contro l’obbligo vaccinale negli anni precedenti alla pandemia lo sa bene: gli immunodepressi erano l’argomento principe della propaganda vaccinista, quello con cui si dipingeva chiunque vi si opponesse come un mostro: vaccina tuo figlio per rispetto del compagno di classe immunodepresso che, poverino, non ha il privilegio del tuo cui invece possiamo iniettare i dieci sieri previsti dallo Stato.

 

Vaccinati, sennò muoiono gli immunodepressi: ricorderete quante campagne, con il caso umano tipico della mamma inferocita perché tutti non tutti gli altri 20 compagni di classe del figlio sono stati inoculati.

 

L’argomento della protezione degli immunodepressi non vaccinabili veniva in genere usato in extrema ratio.

 

Ora scopriamo invece che con il COVID stanno vaccinando anche gli immunodepressi.

 

Stropicciamo gli occhi: ma come è possibile? Se il loro sistema immunitario è compromesso, perché stimolarlo con mRNA, adenovirus, con qualsiasi cosa?

 

Non è finita: la stessa documentazione dice che non vi sono studi sugli effetti del vaccino sugli immunocompromessi: eppure negli hub vaccinali stanno siringando anche loro, in una campagna che va avanti come un panzer, senza seguire nemmeno più le mappe di un tempo.

Renovatio 21 torna ad intervistare la dottoressa F., medico con esperienza quarantennale. La dottoressa F. ha notato questa stranezza della vaccinazione agli immunodepressi o «immunocompromessi», una cosa che cozza con i decenni di pratica medica che ha dietro di sé.

 

 

Dottoressa F., stanno davvero vaccinando gli immunodepressi?

Ebbene sì: anche pazienti con deficit immunitario.

 

C’è differenza tra immunodepressi e «immunocompromessi»?
I due termini sono in pratica sinonimi: immunocompromesso può definirsi un soggetto affetto da malattia che colpisca primariamente il sistema immunitario (per esempio, tutto il gruppo delle Immunodeficienze primitive).

 

Immunodepresso o immunosoppresso è il paziente trattato con certi farmaci per deprimere la risposta immunitaria: per esempio steroidi ed immunosoppressori in pazienti che abbiano subìto trapianto d’organo, per prevenirne il rigetto, nonché la cosiddetta GvHD (Graft versus Host Disease) malattia del trapianto contro l’ospite, una reazione immunitaria esercitata dalle cellule trapiantate (provenienti dal donatore) nei confronti dei tessuti del ricevente.

 

Ma quindi, cosa si intende per immunodepressi?
Pazienti che hanno un sistema immunitario poco o per nulla reattivo e responsivo a stimoli antigenici i più vari, agenti patogeni esterni (virus, batteri, allergeni) o principi farmacologici (per esempio, gli stessi vaccini).

 

Vaccinano tutti, anche pazienti immunosoppressi da chemioterapia in atto. In barba a quanto scritto, seppur con vago e generico accenno, nella scheda tecnica di questo prodotto, sia esso targato Pfizer o Moderna

Questa compromissione della risposta difensiva si può verificare in ragione della malattia stessa che affligge il paziente, oppure in seguito a trattamento con farmaci cosiddetti immunosoppressori. Sono farmaci con effetto immunosoppressore per eccellenza i corticosteroidi e in pratica tutti i farmaci chemioterapici utilizzati nel trattamento delle malattie oncologiche.

 

I pazienti con immunodeficienza, comunque originata, sono da considerarsi a pieno titolo pazienti «fragili», in quanto particolarmente esposti a contrarre malattie infettive che, anche se superate con disinvoltura da soggetti immunocompetenti, possono invece per loro risultare fatali.

 

Cosa dice la scheda del vaccino Pfizer?

Al punto 4.4 la scheda tecnica di Comirnaty (altro nome del vaccino Pfizer) recita in merito, testualmente: «Soggetti immunocompromessi. L’efficacia, la sicurezza e l’immunogenicità del vaccino non sono state valutate nei soggetti immunocompromessi, compresi quelli in terapia immunosoppressiva. L’efficacia di Comirnaty potrebbe essere inferiore nei soggetti immunocompromessi».

 

Ma di solito si vaccinano le persone con sistema immunitario debole?
Dipende: era buona regola nel caso di paziente immunocompromesso o oncologico di nuova diagnosi vaccinarlo semmai prima ed in vista del trattamento chemioterapico (che lo renderà poi ipo-reattivo e quindi non-responder), ma mai a terapia avviata e mentre è sottoposto a cicli chemioterapici.

 

Tant’è vero che per questi pazienti non vaccinabili, il SSN prevede offerta gratuita del vaccino anti-influenzale (prima che stagione influenzale abbia inizio) a familiari e contatti sani del malato, per creare attorno a lui una sorta di cordone sanitario. E stiamo in questo caso parlando di vaccini approvati e collaudati da pluri-decennale utilizzo.

 

Con mia grande sorpresa, ho visto invece ignorare questa elementare regola prudenziale proprio là dove prudenza doveva essere raddoppiata, in quanto è dalle stesse ditte produttrici dichiarato che questi nuovi vaccini sono ancora in fase osservazionale.

 

Negli anni scorsi, ai tempi della legge Lorenzin, la propaganda ci diceva ci stavano obbligando a vaccinare i figli per difendere i compagni di scuola che non si potevano vaccinare perché immunodepressi, in chemioterapia, e via con casi umani piagnucolosi. Ora invece vaccinano tutti, anche gli immunodepressi?
A parte che avrei voluto vedere i numeri di questi piccoli pazienti oncologici o con immunodeficienze…. Si tratta di forme per fortuna rarissime: per giustificare i rischi vaccinali ed imporre un obbligo di massa ci vorrebbero ben altre percentuali e grazie a Dio in quelle fasce d’età così precoci, da quelle percentuali eravamo e siamo ben lontani.

 

Non risparmiano non solo immunocompromessi ed ultracentenari (notoriamente il grande anziano ha un sistema immunitario ipo-responsivo), ma nemmeno allergici o iperergici, pazienti con patologie autoimmunitarie e co-trattati con ormoni

È la stessa debolissima giustificazione addotta oggi per vaccinare ragazzini contro una malattia che in questo caso nemmeno sviluppano; giustificazione ancor più pretestuosa in quanto il preparato è tutt’altro che collaudato (la fase osservazionale terminerà a fine 2023) ed in totale assenza di studi a lungo termine su eventuali effetti collaterali.

 

Vero è che la loro scheda tecnica, a campagna vaccinale inoltrata, è stata modificata ed aggiornata già varie volte: sempre alla voce «effetti collaterali» ed interazione con altri farmaci.

 

Ma c’è un’altra osservazione da fare che vanifica a priori questa giustificazione: se quei dieci vaccini potevano proteggere il vaccinato e lo rendevano incapace di trasmettere agli eventuali fragili presenti in classe e non vaccinabili, per questi nuovi prodotti non è così; per stessa ammissione dei fautori, essi proteggerebbero il vaccinato, ma non lo bonificherebbero.

 

In altre parole, il vaccinato resta in grado di infettare. Quindi questa giustificazione deve essere archiviata.

 

Per tornare alla domanda, devo ancora conoscere malato che non soddisfi i criteri di arruolamento: vaccinano tutti, anche pazienti immunosoppressi da chemioterapia in atto. In barba a quanto scritto, seppur con vago e generico accenno, nella scheda tecnica di questo prodotto, sia esso targato Pfizer o Moderna.

 

Quindi, stanno semplicemente procedendo a una vaccinazione a tappeto, un bombardamento indisciminato di mRNA su tutta la popolazione?
L’impressione è proprio questa. L’unica cosa che varia è il periodo di osservazione stretta dopo la puntura: trattengono più o meno a lungo il paziente a seconda del suo grado di rischio, ma nessuno, che io sappia è stato respinto.

 

Quindi non risparmiano non solo immunocompromessi ed ultracentenari (notoriamente il grande anziano ha un sistema immunitario ipo-responsivo), ma nemmeno allergici o iperergici, pazienti con patologie autoimmunitarie e co-trattati con ormoni. E – inaudito – non risparmiano nemmeno donne in cerca di una gravidanza o addirittura al primo trimestre di gestazione.

 

Inaudito – non risparmiano nemmeno donne in cerca di una gravidanza o addirittura al primo trimestre di gestazione

Man mano che si sollevano dubbi ed obiezioni, escono studi sulla sicurezza di questi preparati, guarda caso proprio in quella particolare condizione. Ma sulla loro attendibilità pesa un dubbio di fondo, dal momento che ci sono tempi tecnici incomprimibili per produrli e questi tempi tecnici, dalla loro immissione in commercio ad oggi, non sono ancora trascorsi.

Può esserci un motivo medico per questa vaccinazione universale, che comprende anche soggetti che prima venivano lasciati stare?
Il motivo strettamente medico è difficile da sostenere: «meglio rischiare con un vaccino ancora sperimentale che finire intubati», vanno recitando. Ma per proteggere l’esigua percentuale di popolazione a rischio di COVID letale è sufficiente vaccinare appunto gli interessati. Per tutti gli altri, il gioco vale la candela?

 

Bonificare tutta la popolazione per eradicare un virus altamente contagioso (il che non vuol dire dalla morbilità o mortalità elevata) è una presunzione che può essere solo ad uso e consumo di creduloni.

E poi da subito ci hanno avvertito: con questo virus si dovrà imparare a convivere, è iniziata l’era delle pandemie, le varianti… Francamente il motivo medico mi sfugge.

 

Esiste una classe di cittadini considerabili come medicalmente non-vaccinabili?
L’Ordine dei Medici mi ha appena esteso la Circolare del Ministero della Salute a firma del prof. Giovanni Rezza. Oggetto: Certificazioni di esenzione alla vaccinazione anti-COVID-19. «Finalmente», ho pensato! Dal momento che già ricevo numerosissime richieste di certificazioni in tal senso, ci sarà finalmente una parola chiara sulle patologie o condizioni in cui tale preparato è controindicato.

 

Ebbene la circolare è un capolavoro di ambiguità.

 

Bonificare tutta la popolazione per eradicare un virus altamente contagioso (il che non vuol dire dalla morbilità o mortalità elevata) è una presunzione che può essere solo ad uso e consumo di creduloni.

Ammette l’esistenza di «controindicazioni» e «precauzioni» e si dilunga nell’illustrare definizioni e differenze tra i due termini, con una puntigliosità direi offensiva per i destinatari. Si scopre poi, procedendo nella lettura, che di controindicazioni vere e definitive (cioè assolute) in pratica non ce ne sono e che tutte le «controindicazioni» si risolvono in realtà in «precauzioni».

 

Andando al dunque, si scopre che il manifestarsi di reazione allergica grave al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti o di una sindrome trombotica associata a trombocitopenia dopo la prima dose di vaccino potrebbe essere l’unica controindicazione assoluta alla somministrazione di una seconda dose, ma… «si può considerare la possibilità di utilizzare un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione».

 

Non sono «controindicazione» (tutt’al più «precauzione» e motivo di rinvio temporaneo, ma mai di esonero definitivo) la gravidanza o l’allattamento, l’insorgenza di una sindrome di Guillain-Barré e neppure di una miocardite/pericardite.

 

La circolare riconosce, bontà sua, la complessità delle problematiche e «al fine di supportare i medici vaccinatori nella valutazione dell’idoneità alla vaccinazione, le Regioni e PA promuovono l’individuazione presso i Centri o altri centri ad hoc, di riferimenti tecnici per la modalità di presa in carico dei casi dubbi e un gruppo tecnico regionale di esperti in campo vaccinale». In sintesi: ci pensa il personale all’uopo addestrato.

 

La conclusione è una ciliegina sulla torta: «Test Sierologici: Si ribadisce che l’esecuzione di test sierologici, volti a individuare la risposta anticorpale nei confronti del virus, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale; per tale motivo la presenza di un titolo anticorpale non può di per sé essere considerata, al momento, alternativa al completamento del ciclo vaccinale».

 

In pratica, non interessa se il paziente presenta anticorpi alle stelle in seguito a superamento della malattia (la vera e più efficace immunizzazione che ci sia): non indagate che è meglio, in quanto non è motivo di esonero nemmeno temporaneo

In pratica, non interessa se il paziente presenta anticorpi alle stelle in seguito a superamento della malattia (la vera e più efficace immunizzazione che ci sia): non indagate che è meglio, in quanto non è motivo di esonero nemmeno temporaneo. E questo in barba al rischio di ADE (Antibody-Dependent Enhancement), ovvero di una pericolosa esaltazione della risposta infiammatoria in seguito a vaccino praticato in prossimità di episodio immunizzante: una roba che riguarda diversi milioni di italiani, stante alla diffusività del morbo.

 

Che altro motivo può esserci? Ha fatto qualche ipotesi per questa incongruenza scientifica e politica?
Ho fatto ipotesi e letto molto in proposito. Ma non voglio affrontare questo capitolo. Per non essere tacciata immediatamente di stupido fantasioso complottismo, preferisco attenermi a dati e documenti. Le conclusioni ognuno le può trarre da sé.

 

Chi consuma farmaci steroidei quindi è più a rischio in caso si voglia vaccinare?
Qualsiasi vaccino andrebbe praticato dopo adeguato periodo di sospensione del trattamento a base di steroidi. Il cortisone può deprimere la risposta immunitaria ad un vaccino, può dunque rendere vana la vaccinazione stessa e può al contempo mascherare il manifestarsi di eventuali reazioni ed effetti collaterali.

Quali farmaci in particolare? Il cortisone? Gli anabolizzanti? La chemio?
Aggiungerei i contraccettivi orali.

 

Da medico lei consiglia il vaccino ai soggetti con problemi immunitari?
Da medico affermo che in pazienti con sistema immunitario compromesso l’esposizione a vaccini è da evitarsi e a maggior ragione per prodotti, come questi, ancora in fase osservazionale.

 

Una lettrice di Renovatio 21 è appena uscita dalla chemio, non vuole vaccinarsi anche perché si sente molto debole dopo mesi e anni di calvario. Ora teme che a settembre, facendo l’insegnante, perderà il lavoro. È possibile che si voglia obbligare persino una persona appena guarita dal cancro ma ancora debilitata dalle cure?
Se non la modificano, la Legge attuale non prevede deroghe.

 

 

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Animali

Gorilla vaccinato muore improvvisamente per attacco cardiaco

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Un gorilla di pianura occidentale è morto di infarto durante il fine settimana allo zoo di Saint Louis, Stato americano del Missouri. Lo zoo aveva recentemente somministrato vaccini COVID-19 a molti dei suoi animali.

 

Secondo quanto riferito, il primate di nome «Little Joe» (cioè «Giuseppino») che aveva 26 anni, era in cura per una malattia cardiaca quando ha avuto un infarto ed è morto nel sonno domenica.

 

L’annuncio è stato dato dalla stessa struttura zoologica nel suo profilo Instagram.

 

 

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«È con incredibile tristezza che condividiamo la notizia che il gorilla di pianura occidentale Little Joe, che era in cura per una malattia cardiaca, è morto di infarto durante la notte del 4 maggio», ha scritto, offrendo un ritratto della bestia, il giardino zoologico missouriano sul popolare social media basato sulle fotografie.

 

«Sulla base del monitoraggio video, sembra che sia morto nel sonno». Un malore, non diverso da quello di tante persone secondo le cronache recenti, ha colpito lo scimmione nottetempo, cagionandone il triste decesso.

 

La morte del gorilla Little Joe arriva quando lo zoo di St. Louis nel settembre 2021 ha lanciato un ambizioso sforzo di «cura preventiva» somministrando vaccini COVID-19 alla sua popolazione di grandi scimmie e ad altre specie di primati.

 

La campagna anti-COVID per le bestie in gabbia era stata spiegata dallo stesso direttore della struttura in un video ancora visibile su YouTubo.

 

 

«Il 29 settembre 2021, lo scimpanzé maschio adulto “Jimiyu” è stato il primo animale del nostro zoo ad essere vaccinato contro il COVID-19», spiegava all’epoca lo zoo sul proprio sito web. «Nei prossimi mesi, prevediamo di somministrare il vaccino COVID-19 a due dosi in un lancio graduale a quasi 100 primati, grandi felini, lontre di fiume, cani dipinti e volpi dalle orecchie di pipistrello, che portano tutti un potenziale rischio di essere infettati da SARS-CoV-2, il virus che causa la malattia COVID-19» assicurava il direttore del giardino zoologico.

 

Lo zoo di San Luigi aveva inoltre spiegato che il produttore del vaccino veterinario Zoetis aveva «donato 11.000 dosi di vaccino COVID-19 a dozzine di zoo, incluso lo zoo di Saint Louis, e organizzazioni animaliste in tutta la nazione».

 

«L’uso sperimentale di questo vaccino COVID-19 di Zoetis è autorizzato dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e dal veterinario dello stato del Missouri», aveva aggiunto lo zoo.

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Come riportato da Renovatio 21, a fine 2020 diversi gorilla dello zoo safari di San Diego erano risultati positivi al coronavirus, manifestando – riferivano le cronache – perfino alcuni sintomi della malattia.

 

Non si tratta solo dei gorillazzi: il tampone COVID non lasciava scampo nemmeno ai grandi felini. Ad aprile 2020 una tigre malese di quattro anni di nome Nadia era risultata positiva allo zoo del Bronx a New York e, poco dopo, anche altre tre tigri e tre leoni allo zoo erano risultate positive. Bashir, una tigre malese di 11 anni allo zoo di Knoxville nel Tennessee, era risultata positiva al coronavirus in ottobre ed era entrata in quarantena con le tigri malesi Arya, 6 anni, e Tanvir, 11 anni, che mostravano anche tosse lieve, letargia e una diminuzione dell’appetito. Il mese prima, NeeCee, un leopardo delle nevi di cinque anni allo zoo di Louisville nel Kentucky, era risultato positivo.

 

Il dramma si fece totale quando, sempre a cavallo tra fine 2020 e inizio 2021, una tigre e due leoni avrebbero preso il COVID in giardino zoologico in Svezia. La sfortunata tigre scandinava positiva al tampone, una femmina di età avanzata (a 17 anni un felino giovane non è) fu quindi vittima di una specialità di certi Paesi del Nord, cioè l’eutanasia. Gli svedesi ci tennero a far sapere che la povera bestia aveva gravi sintomi respiratori e pure neurologici, senza spiegare quali – soprattutto i resoconti dicono che la tigre era di «età avanzata» e aveva «scarse possibilità di guarigione».

 

Il paradosso è che ci siamo a lungo lamentati dell’eutanasia che rende gli uomini degli animali da abbattere a piacimento, purtuttavia assistemmo allora al fatto che era ben avviato anche il contrario: l’umanizzazione dell’animale, «anziano» e «malato incurabile» pur di procedere con la puntura della morte, sotto l’imperativo terrorista COVID.

 

SCB. Sono cose belle.

 

Ad ogni modo, qualche lettore ci ricordi di aggiungere il gorilla Peppino nella lista dei malori della 19ª settimana 2024. Grazie.

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Immagine di Rachel via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic

 

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Cancro

Finestra di Overton mRNA e turbocancro: il pubblico è pronto per la verità sui vaccini COVID?

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   RealClear Health questo mese ha pubblicato un editoriale del dottor Pierre Kory, presidente e direttore medico della Front Line COVID-19 Critical Care Alliance, e della giornalista Mary Beth Pfeiffer che ha sollevato domande sui vaccini COVID-19 e sull’aumento dei tassi di cancro. È un segno che i media mainstream sono finalmente pronti a consentire il dibattito sui vaccini?   I media mainstream e il pubblico stanno diventando più aperti alle notizie e alle prospettive che contraddicono la narrativa dell’establishment su COVID-19, i vaccini e le politiche sanitarie pubbliche prevalenti degli ultimi quattro anni?   Se sì, tale cambiamento incrementale potrà alla fine portare a una trasformazione degli atteggiamenti pubblici?   Almeno un esperto medico la pensa così. Scrivendo su Substack, il dottor Pierre Kory, presidente e direttore medico della Front Line COVID-19 Critical Care Alliance , ha citato la pubblicazione del 25 aprile di un editoriale di RealClear Health scritto insieme alla giornalista Mary Beth Pfeiffer come esempio di come la narrazione pubblica potrebbe cambiare.   L’editoriale ha analizzato le prove che dimostrano che i vaccini a mRNA sono la causa di un picco significativo di tumori tra i giovani.   Kory ha scritto che questo è il quinto editoriale che lui e Pfeiffer hanno pubblicato nei notiziari mainstream e ampiamente letti dall’agosto 2023 su argomenti correlati.   «Sembra che l’appetito del pubblico per un’analisi obiettiva e indipendente dei danni dei vaccini sia in aumento», ha scritto Kory su Substack.

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Ampliare la «finestra di Overton»

Kory ha suggerito che la volontà dei media come RealClear Health di pubblicare articoli critici nei confronti delle politiche e dei vaccini contro il COVID-19 suggerisce un ampliamento della «Finestra di Overton», un concetto che «si riferisce specificamente al tipo di politiche che i politici possono “legittimamente” sostenere nel tempo senza rischiare il sostegno elettorale».   Scrivendo per il Brownstone Institute il 17 aprile, Jeffrey Tucker ha affermato che il concetto di Overton Window – dal nome del ricercatore Joseph Overton, che ha lavorato presso il Mackinac Center for Public Policy – ​​«nasce dalla cultura dei think tank, che privilegia l’efficacia e i parametri di misurazione come un mezzo di finanziamento istituzionale».   Secondo Tucker, Overton «ha scoperto che era inutile nel suo lavoro sostenere posizioni che non poteva reclutare politici per dire dall’aula legislativa o durante la campagna elettorale». Invece, Overton ha riscontrato maggiore successo quando «ha elaborato idee politiche che si adattavano ai media prevalenti e alla cultura politica».   Altri studiosi successivamente svilupparono ulteriormente il concetto di Overton. Oggi, la finestra di Overton comprende cinque fasi attraverso le quali le idee attraversano prima di diventare politiche, passando da «impensabile» a «radicale» ad «accettabile» a «sensato» a “popolare».   Secondo il Mackinac Center, ha scritto Kory, la gamma di idee accettabili all’interno della finestra di Overton può cambiare nel tempo, poiché «può sia spostarsi che espandersi, aumentando o riducendo il numero di idee che i politici possono sostenere senza rischiare eccessivamente il loro sostegno elettorale».   Parlando con The Defender, Kory ha applicato il concetto alle narrazioni sul COVID-19. «Stiamo assistendo all’accettazione di sollevare domande e discutere l’insolito aumento dei tassi di morte e disabilità tra le popolazioni che includono alcune delle persone più sane e produttive», ha detto Kory, citando l’editoriale dell’agosto 2023 che ha co-scritto per USA Today.   Kory ha affermato che l’editoriale di USA Today, che ha presentato i dati delle compagnie assicurative che mostrano un drammatico aumento delle morti in eccesso nell’autunno del 2021 – morti che non possono essere completamente attribuite alle infezioni da COVID-19 – ha rappresentato «la prima volta [che] qualcuno del nostro La nostra “parte” è entrata nei media mainstream per sollevare questo tipo di domande».   «Accettare di avere una conversazione come questa su USA Today sarebbe sembrato impossibile nel 2022», ha detto Kory. La successiva pubblicazione del suo ultimo editoriale, su RealClear Health, «mostra quanta strada abbiamo fatto», ha affermato.   «Se tieni gli occhi sulla finestra… potresti riuscire ad espanderla un po’ qua e là e quindi raggiungere i tuoi obiettivi alla fine», ha scritto Tucker.

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Tuttavia ha aggiunto che «viviamo in tempi in cui la maggior parte di ciò che pensavamo di sapere sulle strategie per il cambiamento sociale e politico è andato in fumo… Tutto è rotto, inclusa qualunque immaginazione avessimo sull’esistenza di questa finestra di Overton».   Nel suo articolo per il Brownstone Institute, Tucker ha affermato che mentre «la teoria della Finestra di Overton presuppone una connessione fluida tra l’opinione pubblica e i risultati politici», questa ipotesi è «gravemente in discussione» oggi.   «I politici fanno cose ogni giorno e ogni ora a cui i loro elettori si oppongono – ad esempio finanziano aiuti esteri e guerre – ma lo fanno comunque grazie a gruppi di pressione ben organizzati che operano al di fuori della consapevolezza pubblica», ha scritto Tucker.   Invece, Tucker ha chiesto di dire la verità in modo più audace. «Molte persone sapevano la verità – che tutti avrebbero preso questo virus, la maggior parte se lo sarebbe scrollato di dosso e poi sarebbe diventato endemico – ma avevano semplicemente paura di dirlo. Cita la Finestra di Overton quanto vuoi, ma ciò che è veramente in discussione è la volontà di esercitare coraggio morale».   Tucker non ha del tutto escluso l’esistenza della Finestra di Overton. «Penso che la Finestra di Overton esista, ma è in gran parte costruita. Abbattere i costrutti è il nostro compito, sia in modo incrementale che tutto in una volta», ha detto a The Defender.   Kory ha detto che la “direzione della verità” sta avvenendo – e sta diventando sempre più difficile da ignorare per i media mainstream.   «Le prove dell’eccesso di morti, dei danni da vaccini e della realtà di un lungo periodo di COVID stanno diventando innegabili per la maggior parte, indipendentemente da dove avrebbero potuto posizionarsi su questi temi qualche mese fa» ha detto.   «Aneddoticamente, e sfortunatamente, c’è un numero crescente di persone provenienti da tutti gli aspetti di questi problemi che conoscono qualcuno vicino a loro a cui è stata diagnosticata una condizione cronica di cui non hanno una storia familiare o che di solito è associato a qualcuno di molti anni più vecchio».   «Poiché purtroppo tutto ciò continua, sembra che sempre più persone si stiano aprendo almeno a sollevare domande ed esplorare ciò che una volta era considerata una “prova contraria” per trovare risposte».  

Ampliamento incrementale delle narrazioni sul COVID accettate dai media mainstream

L’editoriale di RealClear Health, «Mentre i tumori salgono tra i giovani, la risposta pandemica deve essere sondata», ha messo apertamente in discussione le recenti affermazioni del governo statunitense secondo cui il rischio di convulsioni ed embolie polmonari causate dai vaccini COVID-19 valeva il beneficio per i bambini e gli adulti:   «Ci mettiamo in dubbio, con più di un milione di segnalazioni di potenziali danni da vaccino e 18.000 decessi dovuti al sistema di allerta precoce del governo, a lungo affidabile e probabilmente sottostimato. Questi, il governo si prende la briga di respingerli».   «Mentre le prove aumentano e cresce il movimento di persone danneggiate, l’amministrazione Biden deve riconoscere questo crescente problema di salute pubblica. Deve cessare di soffocare il dibattito che ha limitato ciò che i giornali stampano e ciò che il pubblico sa sulle conseguenze dei vaccini».   Più avanti nell’editoriale, Kory ha esaminato i dati dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) che secondo lui sono «la punta di un iceberg emergente» di «cancro favorito dai vaccini».   Kory ha osservato che le fonti tradizionali stanno ora riconoscendo un aumento insolito dei casi di «turbocancro» – «un fenomeno che i “fact-checker” dei vaccini hanno respinto».   «Anche la Cancer Society ha affermato pubblicamente che, al di là di molti di essi, questi tumori sono diversi. I tumori del colon-retto sono più grandi, più aggressivi e più difficili da trattare», ha scritto Kory.   Ha fatto riferimento a studi che dimostrano che le vaccinazioni ripetute possono «minare i meccanismi dell’immunità – anticorpi disabilitanti che combattono il cancro e persino il COVID – e forse facilitare la crescita del cancro».   Kory ha anche fatto riferimento alle recenti scoperte secondo cui i vaccini Pfizer e Moderna mRNA COVID-19 contengono frammenti di DNA estranei . «Le conseguenze dei vaccini anti-COVID dovrebbero essere esaminate attentamente«, tra cui «decessi segnalatimiocardite sottodiagnosticata nei giovani maschi e molti casi clinici e studi pubblicati».

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«È l’ora della verità»

Notando che le reazioni ai suoi cinque editoriali «sono state per lo più positive», Kory ha detto che «ci hanno permesso di esporre milioni di persone, per lo più al di fuori del nostro movimento, all’idea che rimangono molte domande senza risposta sulla sicurezza dei vaccini e le potenziali cause del forte aumento delle malattie croniche e dei decessi».     Ha aggiunto che «la narrativa dell’establishment è la più forte e quella più spesso ascoltata. Questo è il motivo per cui dobbiamo cercare di sconfinare il più possibile nel mainstream in modo da invitare coloro che seguono senza dubbio l’establishment a iniziare a porsi delle domande».   Kory ha anche sottolineato l’importanza di evitare l’iperbole. «Se affrontiamo le nostre conversazioni con coloro che potrebbero non essere d’accordo con una serie di ragioni per cui hanno torto, non andremo lontano», ha detto. «Jeffrey Tucker ha ragione quando dice che dobbiamo comunicare in modo veritiero e onesto, senza malizia o intenzione di manipolare l’altra parte».   Tuttavia, l’ampliamento della gamma di narrazioni accettabili potrebbe «fare qualcosa per limitare la capacità dei nostri leader di lanciare un esperimento sanitario globale pericoloso e in definitiva distruttivo la prossima volta che si verificherà un’emergenza sanitaria pubblica», ha scritto Kory su Substack.   «Ci sono molte sfide da affrontare. Stiamo ancora lottando contro i venti contrari delle agenzie federali catturate che proteggono gli interessi delle aziende farmaceutiche rispetto alla salute pubblica. Non vedremo un vero cambiamento finché ciò non accadrà», ha detto Kory a The Defender.   Tucker ha suggerito di «dimenticare» il modello della Finestra di Overton. Invece, ha scritto: «È il momento della verità, che guadagna fiducia. Solo questo spalancherà la finestra e alla fine la demolirà per sempre».   «Non sto respingendo la vecchia virtù della prudenza e del discernimento», ha detto Tucker a The Defender. «Dobbiamo essere saggi e non stupidi. C’è molto che possiamo fare pur essendo audaci».   Michael Nevradakis Ph.D.   © 30 aprile 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Reazioni avverse

Psicosi dopo il vaccino COVID: le rivelazioni di una revisione sistematica degli studi

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Si è scoperto che gli individui che avevano assunto vaccini COVID-19 avevano successivamente sofferto di psicosi, con le vaccinazioni Pfizer e AstraZeneca collegate alla maggior parte dei casi. Lo riporta la testata statunitense Epoch Times.

 

La revisione sistematica peer-reviewed, pubblicata sulla rivista Frontiers in Psychiatry il 12 aprile, ha esaminato casi di psicosi di nuova insorgenza tra le persone che hanno assunto i vaccini. La psicosi si riferisce ai sintomi che si verificano quando un individuo ha difficoltà a distinguere tra realtà e fantasia, di cui allucinazioni e deliri sono due tipi chiave.

 

La revisione ha esaminato 21 articoli che descrivono 24 casi di sintomi di psicosi successivi alla vaccinazione. I ricercatori hanno concluso che «i dati suggeriscono un potenziale legame tra i vaccini in giovane età, mRNA e vettori virali con la psicosi di nuova insorgenza entro 7 giorni dalla vaccinazione».

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«La raccolta di dati sugli effetti psichiatrici legati al vaccino è fondamentale per la prevenzione e per una gestione completa è necessario un algoritmo per il monitoraggio e il trattamento delle reazioni di salute mentale post-vaccinazione».

 

Dei 24 casi, 13 erano donne. L’età media dei partecipanti era di 36 anni. Ventidue pazienti (91,2%) non avevano una storia specifica di malattie somatiche e comorbilità.

 

Nel 33,3% dei casi, la somministrazione del vaccino Pfizer mRNA «ha potenzialmente indotto eventi psichiatrici avversi», afferma lo studio. Il vaccino a vettore virale è stato collegato a sintomi psicotici nel 25% dei casi.

 

Nel 45,8% dei casi sono stati segnalati sintomi psicotici dopo la prima dose e nel 50% dopo la seconda dose.

 

Quasi tutti i casi esaminati (95,8%) presentavano sintomi psicotici, come allucinazioni (visive, uditive, olfattive e tattili) e deliri (per lo più persecutori e deliri di riferimento).”

 

La forma più comune di allucinazione era uditiva, sperimentata nel 54,2% dei casi, mentre le allucinazioni visive sono state sperimentate dal 12,5% dei pazienti.

 

«I disturbi motori, come l’aumento o la diminuzione dell’attività motoria e comportamenti bizzarri, sono stati menzionati nell’83,3% dei casi. In 3 casi (12,5%) è stato descritto un tentativo di suicidio».

 

I pazienti sono stati trattati utilizzando vari metodi tra cui antipsicotici e steroidi, ma solo 12 su 24 si sono ripresi completamente. I restanti soffrivano di «sintomi residui come diminuzione delle espressioni emotive, scarso affetto o sintomi psicotici residui».

 

In un caso, il paziente ha riportato un risultato positivo al test COVID-19. «Studi precedenti hanno dimostrato che gli individui con comorbilità documentate e una storia di infezione da COVID-19 mostrano un aumento statisticamente significativo degli eventi avversi dopo la vaccinazione», osserva lo studio.

 

I ricercatori hanno ipotizzato che le condizioni infiammatorie successive alla vaccinazione possano essere la causa della psicosi. Lo studio ha rilevato livelli elevati di proteina C-reattiva e leucocitosi da lieve a moderata, ovvero un elevato numero di globuli bianchi, come le anomalie del sangue più comuni. Entrambe le condizioni hanno collegamenti con l’infiammazione.

 

Un’altra ipotesi suggerita nello studio era che la psicosi post-vaccinazione potesse suggerire una manifestazione di encefalite autoimmune anti-NMDA, una condizione in cui il sistema immunitario prende di mira per errore i neuroni cerebrali e provoca infiammazione.

 

I ricercatori hanno notato che casi di encefalite anti-NMDA sono stati ripetutamente segnalati dopo vaccinazioni contro infezioni come influenza, pertosse, febbre gialla e tifo.

 

«Considerando il potenziale legame tra la psicosi post-vaccinazione e l’encefalite autoimmune anti-NMDA, è consigliabile prendere in considerazione lo screening immunologico nei soggetti che presentano sintomi psichiatrici post-vaccinazione COVID-19».

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Una terza possibile ragione suggerita nello studio è che le varie speculazioni e incertezze riguardanti la sicurezza dei vaccini COVID-19 potrebbero portare le persone a sperimentare uno «stress significativo», che potrebbe finire per innescare lo sviluppo di reazioni psichiatriche.

 

Gli episodi di psicosi successivi all’assunzione di iniezioni di COVID-19 sono stati dettagliati in diversi casi di studio. In un caso, un ragazzo di 15 anni di Taiwan è stato ricoverato in ospedale due giorni dopo aver preso la seconda iniezione Pfizer. Stava urlando e mostrando agitazione e stiramento incontrollabile degli arti.

 

Altri comportamenti bizzarri includevano sedersi e sdraiarsi frequentemente. Al ragazzino furono prescritti antipsicotici ma i suoi comportamenti continuarono a persistere dopo essere stato dimesso per più di un mese.

 

I medici hanno quindi sottoposto il ragazzo ad un regime di steroidi, antinfiammatori e aiutano a calmare un sistema immunitario iperattivo. I suoi sintomi poi sono migliorati.

 

In un altro caso brasiliano, una donna sulla trentina, precedentemente sana, ha sviluppato una psicosi refrattaria entro 24 ore dall’assunzione di un vaccino con mRNA per il COVID-19. La donna aveva pensieri disorganizzati, era aggressiva e credeva di essere perseguitata in ospedale.

 

Nonostante fosse stata trattata con stabilizzatori dell’umore e antipsicotici, il suo comportamento ha mostrato miglioramenti solo dopo quattro mesi di ricovero. Tuttavia, la sua psicosi è continuata.

 

Una revisione del maggio 2022 ha descritto il caso di una donna di 18 anni che ha sviluppato sintomi psicotici lo stesso giorno in cui ha assunto la prima dose di vaccino AstraZeneca. «I sintomi sono iniziati poche ore dopo la vaccinazione con discorsi irrilevanti. Nel corso dei tre giorni successivi il disturbo passò all’irritabilità, al delirio di persecuzione e di riferimento e alle allucinazioni visive».

 

Un altro caso di studio ha dettagliato la situazione di una donna di 45 anni senza storia familiare o personale di disturbi mentali che ha finito per sviluppare psicosi un mese dopo aver ricevuto un vaccino COVID. Ha lasciato bruscamente il suo lavoro di 18 anni e ha mostrato comportamenti irregolari.

 

Come riportato da Renovatio 21, nuove teorie si stanno facendo largo riguardo l’alterazione della psiche della popolazione attraverso le proteine spike, indotte sia dal vaccino che dalla malattia. Secondo il ricercatore tedesco Michael Nehls, si tratterebbe di vere lesioni all’ippocampo che porterebbero la popolazione ad essere meno propensa al ragionamento e più suscettibile alla paura e a reazioni forti, nonché all’incapacità di mantenere le memorie, di modo che esse potrebbero essere facilmente riscritte.

 

Renovatio 21 ha ipotizzato anni fa cambiamenti nella mente delle persone anche semplicemente osservando l’aggressività, che pare aumentata, nel traffico automobilistico cittadino.

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