Internet
Facebook cancella le pagine di coloro che muoiono a causa del vaccino?

Una strana rivelazione è stata fatta durante l’intervista che il fondatore di Lifesitenews John-Henry Westen ha fatto al dott. Peter McCullough, in un video davvero non privo di sorprese e di informazioni capitali sulla situazione pandemica che riguarda da vicino tutte le nostre vite.
Nel programma Westen ha raccontato di una pratica di Facebook che ci era ignota: quella di cancellare completamente l’account di una persona che muore dopo la vaccinazione.
Una pratica di Facebook che ci era ignota: quella di cancellare completamente l’account di una persona che muore dopo la vaccinazione. Cancellando l’account, si cancellano anche i ricordi di questa persona nelle pagine dei suoi amici e parenti, aggiungendo un orrore straniante al dolore del lutto, dice Westen.
Cancellando l’account, si cancellano anche i ricordi di questa persona nelle pagine dei suoi amici e parenti, aggiungendo un orrore straniante al dolore del lutto, dice Westen.
Non siamo in grado di confermare l’affermazione fatta da Westen, che, ripetiamo, non avevamo mai sentito.
Tuttavia, nel video il dottor McCullough annuisce, sostenendo che non c’è dubbio che ci troviamo in uno stato di censura, e dice che si tratta di un programma chiamato Trusted News Initiative (TNI), annunciato pubblicamente al mondo nel dicembre 2020.
«I social media e i mainstream media fanno così. Non c’è di che essere sorpresi… il TNI dice che avrebbero fatto qualsiasi cosa per promuovere la vaccinazione e avrebbero fatto qualsiasi cosa per cancellare via ogni informazione sulle cure precoci e sulla sicurezza dei vaccini. Quindi: ci avevano già detto che questo sarebbe successo».
«Dovrebbero capirlo tutti: è da sei mesi che siamo in questo programma» dice McCullough parlando del TNI «e le nostre agenzie non hanno ancora un conferenze stampa sulla sicurezza dei prodotti… potete immaginare il più grande programma di vaccinazione nella storia del mondo? Dovremmo avere almeno aggiornamenti settimanali sulla sicurezza… non abbiamo avuto una singola conferenza stampa sulla sicurezza» del vaccino.
Si tratta di un programma chiamato Trusted News Initiative (TNI), annunciato pubblicamente al mondo nel dicembre 2020
Pienamente coinvolta nel programma è quella che un tempo era ritenuta una delle poche fonti obbiettive ed attendibili del pianeta, la BBC.
«Oggi [10 dicembre 2020], ndr, Jamie Angus, direttore del BBC World Service Group, ha annunciato il lancio di una nuova iniziativa che aiuterà i membri di TNI a comprendere l’efficacia degli interventi per combattere la disinformazione».
«Combattere la disinformazione» è la neolingua pandemica orwelliana per «censurare». Ne sappiamo qualcosa: i ban continui su Facebook, le delazioni, fiumi di schifo riversati online contro Renovatio 21, magari solo perché osava sostenere, citando fonti, che il virus magari veniva dal laboratorio di Wuhan.
Avete capito: la TNI, che ora sta allineando tutti i media, vecchi e nuovi, alla mortale spirale del silenzio su virus, cure e vaccini, è stata creata nelle più strane elezioni della storia americana, quelle che hanno consegnato l’ancora contestatissima vittoria a Biden
È davvero grottesco che queste dichiarazioni del direttore BBC siano state proferite durante l’ultima World Press Freedom Conference, cioè
la Conferenza Mondiale sulla Libertà di stampa.
L’iniziativa, tuttavia è risalente.
«La Trusted News Initiative (TNI) è stata istituita lo scorso anno per proteggere il pubblico e gli utenti dalla disinformazione – scrive la BBC – in particolare nei momenti di pericolo, come le elezioni».
Avete capito: la TNI, che ora sta allineando tutti i media, vecchi e nuovi, alla mortale spirale del silenzio su virus, cure e vaccini, è stata creata nelle più strane elezioni della storia americana, quelle che hanno consegnato l’ancora contestatissima vittoria a Biden.
Biden e virus cinese, Democratici e vaccini. Che le cose siano da mettere in collegamento? Non lo facciamo noi complottisti, lo fanno i programmi di censura come il TNI
Biden e virus cinese, Democratici e vaccini.
Che le cose siano da mettere in collegamento? Non lo facciamo noi complottisti, lo fanno i programmi di censura come il TNI.
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Cina
La Cina presenta il primo chip 6G al mondo

I ricercatori cinesi hanno presentato il primo chip 6G al mondo, in grado di aumentare la velocità di connessione nelle aree remote fino a 5.000 volte rispetto al livello attuale. Lo riporta il giornale di Hong Kong South China Morning Post (SCMP).
La tecnologia 6G si prevede possa ridurre il divario digitale tra aree rurali e urbane. Sviluppato da ricercatori dell’Università di Pechino e della City University di Hong Kong, il chip 6G «all-frequency» potrebbe offrire velocità internet mobile oltre i 100 gigabit al secondo su tutto lo spettro wireless, incluse le frequenze usate nelle zone remote, rendendo l’accesso a internet ad alta velocità più disponibile nelle regioni meno connesse e permettendo, ad esempio, di scaricare un film 8K da 50 GB in pochi secondi.
Tuttavia, le tecnologie 5G e 6G suscitano preoccupazioni. Critiche riguardano i possibili rischi per la salute dovuti alle radiazioni elettromagnetiche, soprattutto con le alte frequenze del 6G, oltre a vulnerabilità agli attacchi informatici a causa dell’aumento dei dispositivi connessi. L’espansione delle infrastrutture potrebbe inoltre avere un impatto ambientale e accentuare le disuguaglianze, lasciando indietro le aree rurali. Si temono anche un incremento della sorveglianza e problemi legati alla privacy dei dati con l’aumento della connettività.
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Le tecnologie wireless come il 5G operano su gamme di frequenza limitate. Il nuovo chip 6G, invece, copre l’intero spettro (da 0,5 GHz a 115 GHz) in un design compatto di 11 mm x 1,7 mm, eliminando la necessità di più sistemi per gestire diverse frequenze. Questo permette al chip di funzionare in modo efficiente su bande sia basse che alte, supportando applicazioni ad alta intensità e migliorando la copertura in aree rurali o remote.
«Le bande ad alta frequenza come le onde millimetriche e i terahertz offrono una larghezza di banda estremamente ampia e una latenza estremamente bassa, rendendole adatte ad applicazioni come la realtà virtuale e le procedure chirurgiche», ha dichiarato al China Science Daily il professor Wang Xingjun dell’Università di Pechino.
I ricercatori stanno sviluppando moduli plug-and-play per diversi dispositivi, come smartphone e droni, che potrebbero facilitare l’integrazione del nuovo chip nelle tecnologie di uso quotidiano.
La Cina pare accelerare per una primazia tecnologica non solo nelle telecomunicazioni – con il caso di Huawei, e relativi incidenti diplomatici internazionali, e sospetti anche in Italia – ma in genere nel settore tecnologico, dove si assiste ai consistenti sforzi per l’IA, visibili nell’ascesa di DeepSeek, un’Intelligenza Artificiale realizzata nel Dragone che non abbisogna di chip particolarmente performanti.
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Internet
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Intelligenza Artificiale
Facebook spenderà milioni per sostenere i candidati pro-IA

Il colosso tecnologico Meta-Facebook lancerà un super-PAC incentrato sulla California per sostenere i candidati a livello statale favorevoli a una regolamentazione tecnologica più flessibile, in particolare per quanto riguarda l’intelligenza artificiale.
Un Super PAC è un comitato politico indipendente che può raccogliere e spendere fondi illimitati da individui, aziende e sindacati per sostenere o contrastare i candidati. Non può coordinarsi direttamente con campagne o partiti ed è stato creato dopo le sentenze dei tribunali statunitensi del 2010 che hanno allentato le regole sul finanziamento delle campagne elettorali.
Secondo quanto riferito dalla stampa americano, il gruppo, denominato Mobilizing Economic Transformation Across California, sosterrà i candidati dei partiti democratico e repubblicano che danno priorità all’innovazione dell’intelligenza artificiale rispetto a regole severe.
Secondo la testata Politico, la società madre di Facebook e Instagram prevede di spendere decine di milioni di dollari tramite il PAC, il che potrebbe renderla uno dei maggiori investitori politici dello Stato in vista delle elezioni a governatore del 2026.
L’iniziativa è in linea con l’impegno più ampio di Meta per salvaguardare lo status della California come polo tecnologico, nonostante le preoccupazioni che una supervisione rigorosa possa soffocare l’innovazione.
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«Il contesto normativo di Sacramento potrebbe soffocare l’innovazione, bloccare il progresso dell’Intelligenza Artificiale e mettere a rischio la leadership tecnologica della California», ha affermato Brian Rice, vicepresidente per le politiche pubbliche di Meta. Rice guiderà il PAC insieme a Greg Maurer, un altro dirigente addetto alle politiche pubbliche, in qualità di dirigenti principali, secondo un portavoce dell’azienda.
La California è uno degli Stati più attivi nel promuovere la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale e dei social media, con i funzionari pronti a decidere sulle norme in materia di sicurezza, trasparenza e tutela dei consumatori che potrebbero avere ripercussioni sui prodotti delle aziende tecnologiche.
Questa mossa rispecchia gli sforzi di altri colossi della tecnologia. Aziende come Uber e Airbnb hanno utilizzato strategie politiche basate sui grandi donatori per influenzare le politiche in California.
Questa primavera, Meta ha anche speso oltre 518.000 dollari in attività di lobbying a livello statale per contestare la legislazione sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale, che imporrebbe standard di sicurezza e trasparenza sui grandi modelli di intelligenza artificiale.
Il nuovo super-PAC di Meta si unisce a una crescente ondata di impegno politico nel settore tecnologico. La rete rivale Leading the Future, sostenuta da Andreessen Horowitz (venture capitalist ora attivo nell’amministrazione Trump) e dal presidente di OpenAI Greg Brockman, ne è un esempio e mira a promuovere politiche pro-IA con oltre 100 milioni di dollari di finanziamenti.
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