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Don Camillo no-vax: Guareschi e l’antivaccinismo
Il 22 luglio 1968 moriva a Cervia Giovannino Guareschi, l’autore del celeberrimo Don Camillo. Giornalista, caricaturista, umorista, il grande emiliano risulta essere ad oggi scrittore italiano più tradotto al mondo.
I più ignorano il fatto che una prima vera riflessione di carattere spirituale sui vaccini in Italia la fece proprio Guareschi.
Il vaccino come «zanna del gran Mostro, lo Stato, che uncina una nuova tenera vittima»
Ad alcuni incontri passati di Renovatio 21 abbiamo avuto modo di leggere questa pagina dei suoi scritti, che ancora oggi sorprende per la la lucidità e l’attualità del suo pensiero.
In queste righe Guareschi ci racconta della Pasionaria , che è il soprannome affibbiato alla figlia Carlotta. Dall’età del suo ingresso nella scuola – di cui qui si parla in queste pagine – Giovannino si riferiva alla bambina utilizzando il pronome «me».
Scrive Guareschi in un testo ora contenuto in un libro della figlia (La famiglia Guareschi, Rizzoli):
La comprensione delle «donnette dei lontani paesi del mezzogiorno che si mettevano in rivoluzione per impedire che vaccinassero i loro bambini». Ecco le mamme no-vax di cento anni fa, quelle per cui l’unica legge possibile era la legge naturale…
Io, un tempo, quando sfogliavo le vecchissime Domeniche del Corriere leggevo sorridendo la spiegazione de Le nostre pagine a colori e mi facevano pena le donnette dei lontani paesi del mezzogiorno che si mettevano in rivoluzione per impedire che vaccinassero i loro bambini. Ma allora non capivo un accidente e pensavo alla greve ignoranza, e alle nebbie grasse della superstizione che inducevano le povere donnette a reputare i medici governativi emissari di chi sa mai quale paurosa centrale di maleficio. E invece le donnette agivano per istinto e credevano di difendere le loro creature dal maleficio, mentre le difendevano dal sopruso dello Stato.
È un sopruso necessario ma la lancetta del medico che, per legge, inocula il benefico vaccino nel braccino di vostro figlio, è una zanna del gran mostro, lo Stato, che uncina una nuova tenera vittima.
Adios, Pasionaria: io adesso abbandonerò la tua mano tiepida e ti sacrificherò al dio crudele creato dalla gente che non crede in Dio perché, se vi credesse, potrebbe vivere felice all’ombra delle sue Eterne Leggi.
Adios, Pasionaria: lo Stato fa le strade e fa camminare le ferrovie e illumina le città, di notte, ma ci toglie la libertà, e regola i nostri atti e anche i nostri pensieri, e sempre più ci avvince nella matassa ormai inestricabile delle sue leggi e dei suoi regolamenti, e sempre più ci trasforma in trascurabili ingranaggi di un’orrenda macchina che consuma sangue e serve solo a macinare aria.
L’idea che il cittadino contribuente che vuole «difendere la propria personalità e quella dei suoi figlioli» in realtà «quel mostro… egli stesso ha contribuito a creare e che egli stesso alimenta, togliendosi il pane di bocca». Le nostre tasse che finanziano la Necrocultura di Stato, la devastazione umana e biologica del nostro Paese… Guareschi lo aveva stupendamente compreso 70 anni fa
E io che mi indigno se il treno ritarda di cinque minuti, il treno dello Stato, io ora sono pieno di amarezza perché debbo permettere che lo Stato mi porti via la mia bambina per insegnarle l’abicì governativo.
Quale tempesta nel tenero cranio di un povero borghese che cerca di difendere la propria personalità e quella dei suoi figlioli da quel mostro che egli stesso ha contribuito a creare e che egli stesso alimenta, togliendosi il pane di bocca.
Adios, Pasionaria.
Lasciamoci qualche momento affinché queste parole affondino un po’ nel nostro essere.
Il vaccino come «zanna del gran Mostro, lo Stato, che uncina una nuova tenera vittima». Lo Stato Moloch di cui vi abbiamo scritto tante volte, quello che ci chiede il sacrificio umano dei nostri figli…
La comprensione delle «donnette dei lontani paesi del mezzogiorno che si mettevano in rivoluzione per impedire che vaccinassero i loro bambini». Ecco le mamme no-vax di cento anni fa, quelle per cui l’unica legge possibile era la legge naturale…
Peppone, come Don Camillo, è morto pugnalato: al suo posto abbiamo Di Maio e Zan, il gender e il niente, Conte e Letta, l’Euro e il lockdown, Grillo e Speranza, la globalizzazione e la decrescita del genere umano
L’idea che il cittadino contribuente che vuole «difendere la propria personalità e quella dei suoi figlioli» in realtà «quel mostro… egli stesso ha contribuito a creare e che egli stesso alimenta, togliendosi il pane di bocca». Le nostre tasse che finanziano la Necrocultura di Stato, l’autodevastazione umana e biologica del nostro Paese… Guareschi lo aveva stupendamente compreso 70 anni fa.
Si tratta di parole che rimbombano potenti più che mai in questo Anno del Signore 2021. Dove la chiesa di Don Camillo lo ha tradito vigliaccamente, e dove non esiste più nemmeno Peppone – cioè un comunista che, per lo meno, crede nella famiglia, nel lavoro e nella materia. Peppone, come Don Camillo, è morto pugnalato: al suo posto abbiamo Di Maio e Zan, il gender e il niente, Conte e Letta, l’Euro e il lockdown, Grillo e Speranza, la globalizzazione e la decrescita del genere umano.
Invece di Marx ora c’è Bill Gates. Invece di Stalin, Jeff Bezos e Xi Jinping – ma non è detto che i loro soldatini politici locali lo sappiano
Invece di Marx ora c’è Bill Gates. Invece di Stalin, Jeff Bezos e Xi Jinping – ma non è detto che i loro soldatini politici locali lo sappiano, perché non hanno totalmente contezza di ciò che fanno, pardon, di ciò che eseguono.
E invece di Pio XII, abbiamo Bergoglio… questo è il quadro per la strage dei Don Camillo, per la loro estinzione. Queste sono le precondizioni che hanno consentito l’instaurarsi dello Bioterrorismo di Stato per tramite del virus cinese e della siringa genetica.
Vogliamo ricordare Guareschi anche per un’altra vicenda, che ci pare pure oggi assai importante. Guareschi, oltre che un profeta della mostruosità dello Stato vaccinale che vuole divorare i nostri figli, è anche un vero martire della libertà di parola. Qualcosa che ora manca a ognuno di noi, scrittore o no.
E invece di Pio XII, abbiamo Bergoglio… questo è il quadro per la strage dei Don Camillo, per la loro estinzione. Queste sono le precondizioni che hanno consentito l’instaurarsi dello Bioterrorismo di Stato per tramite del virus cinese e della siringa genetica
Nel 1950, la rivista di Guareschi Candido pubblicò una vignetta satirica che canzonava il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, ritratto in caricatura circondato, al posto della guardia d’onore presidenziale – cioè i corazzieri –, da gigantesche bottiglie di vino Nebbiolo, che Einaudi produceva proprio nei suoi terreni in Piemonte. Le bottiglie erano etichettata con il logo istituzionale e la dicitura senatore.
La vignetta fu stata giudicata «in disprezzo del presidente» dal giudice epoca. Guareschi, in quanto direttore della rivista, fu ritenuto responsabile e condannato a otto mesi di carcere. Incensurato, non andò in galera – per stavolta.
Guareschi, oltre che un profeta della mostruosità dello Stato vaccinale che vuole divorare i nostri figli, è anche un vero martire della libertà di parola. Qualcosa che ora manca a ognuno di noi, scrittore o no
Finì diversamente nel 1954, quando lo scrittore fu accusato di diffamazione dopo aver pubblicato il facsimile di due lettere in tempo di guerra di Alcide De Gasperi. Nelle missive, De Gasperi chiedeva che gli Alleati bombardassero la periferia della capitale per «per infrangere l’ultima resistenza morale del popolo romano». Si trattava degli stessi quartieri sulle cui rovine fumanti papa Pio XII si inginocchiò a braccia aperte. Coincidenza, Pio XII giammai concesse un’udienza al fondatore della Democrazia Cristiana, nemmeno quando egli divenne per otto volte Primo Ministro. Egli morì ancora gonfio di indignazione per questo sgarbo diplomatico. Forse che proprio nelle rivelazioni di Guareschi possa essere cercato il motivo dello sgarbo diplomatico del Pontefice nei confronti di De Gasperi?
Ad ogni modo, il perito calligrafico del tribunale di Milano dichiarò che si trattava di lettere autentiche, uscite dalla penna dello «statista» trentino.
Tuttavia, dopo due mesi il processo si risolse in modo favorevole a De Gasperi. Guareschi rifiutò di impugnare il verdetto e trascorse 409 giorni nel carcere di San Francesco di Parma, e altri sei mesi in libertà vigilata ai domiciliari.
Ammirate: che esempio enorme, Giovannino Guareschi.
Aggiungiamoci pure il fatto che fosse un cultore del tabarro, come testimonia la foto di Guareschi «tabarro e nebbia» nel 1953, e tante immagini dipinte nei suoi racconti («Don Camillo, preso il pesante tabarro, se ne avvolse e inforcò la bicicletta…”»).
Caro Peppone che ti rivolti nella tomba, guarda cosa ti è toccato: ripetiamo,. non c’è Stalin, c’è Draghi, c’è Speranza, Renzi, Luxuria… Non c’è l’Internazionale, c’è il GAVI di Bill Gates. Non c’è il Patto di Varsavia, c’è la Open Society Foundation di Soros
Quindi piangiamo ancora più forte: perché non abbiamo più intellettuali così?
Chissà cosa avrebbe pensato Giovannino vedendo che lo Stato-macchina è diventato un superstato mondialista, i cui ingranaggi siamo sempre noi, ma il cui fine è la nostra stessa distruzione
Perché ora ci toccano i Michele Serra, gli Emanuele Trevi, i Roberto Saviano, e tutti coloro che i vaccini non li vogliono combattere, ma imporre, e che i presidenti non li vogliono criticare, ma esaltare come nemmeno gli scrivani di partito ai tempi di Stalin.
Perché, caro Peppone che ti rivolti nella tomba, guarda cosa ti è toccato: ripetiamo,. non c’è Stalin, c’è Draghi, c’è Speranza, Renzi, Luxuria… Non c’è l’Internazionale, c’è il GAVI di Bill Gates. Non c’è il Patto di Varsavia, c’è la Open Society Foundation di Soros.
Ha scritto Guareschi «Lo Stato fa le strade e fa camminare le ferrovie e illumina le città, di notte, ma ci toglie la libertà, e regola i nostri atti e anche i nostri pensieri, e sempre più ci avvince nella matassa ormai inestricabile delle sue leggi e dei suoi regolamenti, e sempre più ci trasforma in trascurabili ingranaggi di un’orrenda macchina che consuma sangue e serve solo a macinare aria»
Don Camillo, prega per noi – prega per darci la forza di resistere al superstato globale della Cultura della Morte sotto il quale siamo finiti tutti
Chissà cosa avrebbe pensato vedendo che lo Stato-macchina è diventato un superstato mondialista, i cui ingranaggi siamo sempre noi, ma il cui fine è la nostra stessa distruzione.
Don Camillo, prega per noi – prega per darci la forza di resistere al superstato globale della Cultura della Morte nel quale siamo stati inghiottiti tutti.
Roberto Dal Bosco
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Nuova serie gay sui militari americani: il Pentagono contro Netflix
Il Pentagono ha accusato Netflix di produrre «spazzatura woke» per una sua nuova serie incentrata su un marine gay. La serie ha debuttato durante la campagna del presidente Donald Trump e del Segretario alla Guerra Pete Hegseth per eliminare la «cultura woke» dall’esercito.
Kingsley Wilson, portavoce del dipartimento della Guerra, ha dichiarato a Entertainment Weekly che il Pentagono non appoggia «l’agenda ideologica» di Netflix. L’esercito americano «non scenderà a compromessi sui nostri standard, a differenza di Netflix, la cui leadership produce e fornisce costantemente spazzatura woke al proprio pubblico e ai bambini», ha detto Kingsley, sottolineando che il Pentagono si concentra sul «ripristino dell’etica del guerriero».
«I nostri standard generali sono elitari, uniformi e neutrali rispetto al sesso, perché al peso di uno zaino o di un essere umano non importa se sei un uomo, una donna, gay o eterosessuale», ha aggiunto la portavoce.
Lo Hegseth ha introdotto nuovi requisiti fisici «di livello maschile» per affrontare situazioni di «vita o morte» in battaglia, affermando: «Gli standard devono essere uniformi, neutri rispetto al genere ed elevati. Altrimenti, non sono standard» criticando approcci alternativi che «fanno uccidere i nostri figli e le nostre figlie». A febbraio, il Segretario alla Guerra ha definito il motto «la diversità è la nostra forza» come il «più stupido» nella storia militare.
Il Pentagono lotta da anni con carenze di reclutamento, registrando nel 2023 un deficit di 15.000 unità, il peggiore dalla fine della leva obbligatoria nel 1973. I repubblicani attribuiscono il problema all’eccessiva enfasi sulla diversità a scapito della preparazione militare, come evidenziato da un rapporto del 2021 che criticava la Marina per aver prioritizzato la «consapevolezza» rispetto alla vittoria in guerra.
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Da Nasser a Sting e i Police: il mistero di Miles Copeland, musicista e spia della CIA
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Amazon Prime Video rimuove tutte le armi e le Bond Girls dai poster dei film di 007. Poi ci ripensa
La piattaforma streaming di Amazon Prime Video ha recentemente rimosso tutte le armi e le Bond girl dalle locandine dei film di James Bond. Poi nelle ultime ore, sembra aver ripristinato la versione originale.
L’amata serie di pellicole di spionaggio 007, dove le pistole giuocavano un ruolo grafico sin dalle locandine, si trova ancora sotto il tallone della cultura woke, e quindi della censura e dell’orwelliana cancellazione della storia.
È ridicolo, e antistorico, vedere il comandante Bond a braccia conserte senza la sua arma (che è variata, dagli anni, da una Walther PPK a una Beretta forse di modello 418 o 950) impugnata disinvoltamente – un elemento che è parte fondamentale dello stesso personaggio, elegante e pericoloso, come il mondo in cui la spy-story promette di immergere lo spettatore.
Amazon had digitally removed all of the guns from James Bond movie art.
Next … they will probably eliminate any scenes from the movies with guns.
Ridiculous. pic.twitter.com/PdMgKIKY2e
— Wall Street Mav (@WallStreetMav) October 3, 2025
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In particolare, tutte le armi sembravano essere state rimosse da immagini già note, tra cui un ritratto di Sean Connery con una pistola Walther PPK tra le braccia incrociate, utilizzato come foto pubblicitaria per la pellicola Dr. No e ora esposto alla National Portrait Gallery di Londra. Un poster teaser ampiamente visto per il film Spectre con Daniel Craig è stato apparentemente modificato per eliminare la pistola che tiene al fianco (sebbene la fondina ascellare indossata da Craig sia ancora visibile).
Un ritocco simile sembrava essere stato effettuato su un’immagine pubblicitaria di Roger Moore in Agente 007 Vivi e lascia morire, in cui Moore impugna una .44 Magnum, un allontanamento dalla tradizione di Bond di pistole relativamente piccole.
Le immagini modificate digitalmente dei poster originali dei film sono un insulto agli artisti che le hanno create e ai fan che le hanno guardate negli ultimi 63 anni – oltre che all’idea stessa che sta alla base del racconto di James Bond.
Notice in these Amazon #JamesBond digital posters they’ve removed all the guns and given awkward poses?
Welcome to a world where promoting James Bond 007 needs to be done without his sidearm. pic.twitter.com/3NGkxXShcn
— Chris (@GelNerd) October 2, 2025
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L’establishment progressista cerca di cancellare le armi dall’immaginario cinematografico classico, mentre il transgenderismo e i temi satanici vengono promossi in film e cartoni pensati per bambini.
Notizia delle ultime ore, Amazon si averci ripensato: dopo il pubblico clamore, le pistole sono tornate sulle locandine.
La mossa era arrivata dopo che Amazon ha acquisito i diritti del film acquistando gli studi MGM per un miliardo di dollari all’inizio di quest’anno e si appresta a lanciare un nuovo film diretto da Denis Villeneuve (il regista di The Arrival, Blade Runner 2049, e del recente, noiosissimo, Dune), scritto e diretto da Steven Knight, il cui nuovo attore di Bond deve ancora essere annunciato.
In passato si è speculato sull’arrivo di un Bond negro (si è fatto il nome del divo anglo-nigeriano Idris Elba) o di una Bonda. In realtà, una potente anticipazione era nell’ultimo film No Time to Die con Daniel Craig – la cui scelta come protagonista della serie, una ventina di anni fa, fu contestata da un gruppo di fan: è biondo – dove saltava fuori una agente MI6 nera e statuaria (tipo Grace Jones, per intenderci), seduttiva e letale anche più del Bond stesso.
No Time to Die sconvolse gli aficionados perché mostrava un atto incomprensibile per chi conosce la saga: la morte di James Bond, un fatto narratologicamente, archetipicamente inconcepibile, in quanto il tema profondo della serie è, senza dubbio alcuno, il mito dell’eroe invincibile.
La castrazione del carattere di 007 era presente nei film dell’era Craig anche in precedenza: il filosofo ratzingeriano coreano Byung-chul Han nel suo saggio La società della stanchezza indicava la stranezza di vedere in Skyfall (2012) un James Bond affaticato e depresso, con traumi psicanalitici che riemergono.
Il codice «007» è in realtà un riferimento preciso che il romanziere (e vero agente segreto) britannico Ian Fleming faceva agli intrecci tra l’occultismo e la storia di Albione, in particolare nel momento in cui Londra si separò dalla Chiesa cattolica e cioè dall’Europa.
Il primo «oo7» fu infatti John Dee (1527-1608), matematico, geografo, alchimista, astrologo, astronomo ed occultista inglese che organizzo i servizi segreti britannici nella sua visione di un nuovo mondo fatto di colonie dell’«Impero britannico», un’espressione che alcuni dicono sia stata coniata proprio da lui stesso.
Nei messaggi cifrati riservati alla regina Elisabetta I Dee apponeva la sigla «007» in cui gli zeri erano due occhi, il sette un numero fortunato.
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