Connettiti con Renovato 21

Ambiente

La crisi energetica in arrivo. Intervista al professor Pagliaro

Pubblicato

il

 

 

Il momento di caos internazionale che stiamo vivendo tocca anche gli approvvigionamenti di materie prime e di combustibili. Il frastuono della pandemia ha coperto questa crisi che sta montando e che rischia di cambiare la vita quotidiana per come la conosciamo.

 

Renovatio 21 ha cercato delle risposte intervistando il professor Mario Pagliaro, uno dei massimi esperti di solare in Italia.

 

Il professor Mario Pagliaro, Chimico al CNR ISM (Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati) e docente di nuove tecnologie dell’energia al Polo Fotovoltaico della Sicilia.

«Da solo, il prezzo del gas russo nei primi 3 mesi dell’anno è aumentato del 40%»

 

Il professor Pagliaro guida a Palermo un Gruppo di ricerca i cui risultati sono riflessi in oltre 250 pubblicazioni scientifiche internazionali e in 22 libri, molti dei quali poi divenuti testi di riferimento nel loro settore. È fra gli scienziati maggiormente citati a livello internazionale nel campo della chimica (top 1%). Nel 2013, Silicon ha pubblicato un ampio articolo dedicato alle sue attività scientifiche e formative.

 

Fortemente consigliata è la lettura del suo libro Helionomics, snella e approfondita opera di divulgazione sulla rivoluzione socio-economica che porterà l’energia solare in tutto il mondo.

 

 

Professor Pagliaro, cosa sta accadendo nelle forniture di gas?

Il prezzo del gas naturale in forte crescita trascina con sé il prezzo dell’elettricità in Italia, dove accanto alla produzione via acqua, sole, e vento e all’energia nucleare importata da Francia e Svizzera, la produzione termoelettrica va ormai in larga parte a gas naturale. Da solo, il prezzo del gas russo nei primi 3 mesi dell’anno è aumentato del 40%, raggiungendo quasi i $6 ($5.57) per MBTU (il BTU è una vecchia unità di misura dell’energia). Il risultato è che i prezzi dell’energia elettrica in borsa (aggregazione dei prezzi orari su tutte e 3 le fasce orarie) fa segnare una variazione tendenziale maggiore del 200%. Installare a casa e in azienda il fotovoltaico diventa cruciale anche per contrastare simili aumenti.

«Il risultato è che i prezzi dell’energia elettrica in borsa (aggregazione dei prezzi orari su tutte e 3 le fasce orarie) fa segnare una variazione tendenziale maggiore del 200%»

 

Questo incide sulla vita quotidiana dei cittadini italiani?
Molto. Anche considerando che sulla bolletta elettrica gravano numerose imposte, oneri e tariffe, dal canone della televisione pubblica, agli incentivi alle fonti rinnovabili agli oneri di trasporto dell’energia elettrica. Nelle grandi città del Sud la morosità si estende decine di migliaia di utenti. Tanti Comuni meridionali spesso non riescono a pagare nei termini previsti i costi della pubblica illuminazione, divenendo morosi. Quando poi riescono a pagare le bollette, si ritrovano extra costi che inevitabilmente sottraggono risorse finanziarie ad altri settori.

 

Qual è la soluzione?
Ricorrere in modo massiccio all’autoproduzione dell’energia elettrica con il fotovoltaico. Ricordo con particolare soddisfazione il supporto di conoscenze e attenzione dato all’associazione che a Palermo gestisce il bellissimo Parco della Salute, sul lungomare del centro storico. Da oltre 5 anni, l’illuminazione è fornita da lampioni fotovoltaici tanto efficienti ed affidabili, che eleganti. Non ricevono alcuna bolletta. L’energia generata durante il giorno è accumulata nelle batterie che la sera alimentano moderne luci a LED. Lo stesso oggi può essere fatto per interi centri abitati.

«Tanti Comuni meridionali spesso non riescono a pagare nei termini previsti i costi della pubblica illuminazione, divenendo morosi»

 

Dove andrebbero installati i pannelli?
Su tetti di qualsiasi edificio. Inclusi i centri storici di Venezia e Roma, sostituendo le tegole con altrettanto splendide tegole in cotto come quelle prodotte nella splendida Possagno, in Veneto. Rese fotovoltaiche dell’integrazione di moderne celle solari in silicio monocristallino. Nei giorni scorsi ne sono state installate migliaia su molti edifici di Roma. Funzionano con la stessa efficienza ed affidabilità delle analoghe celle solari con cui si realizzano i pannelli. Naturalmente, negli edifici con tetti non realizzati in cotto, oggi è semplice ed immediato integrare i pannelli fotovoltaici in modo non invasivo ed efficace. Come fatto ad esempio nei mesi scorsi sui tetti di piccoli hotel ed abitazioni di Salina.

 

Nella produzione di impianti fotovoltaici l’Italia ha un ruolo rilevante?
L’unica azienda che produce moduli fotovoltaici in quantità significativa appartiene all’ex azienda pubblica dell’elettricità, che assembla in un impianto molto avanzato alle porte di Catania le celle solari in eleganti moduli fotovoltaici. L’Italia non produce però né silicio né celle solari: una carenza del sistema produttivo nazionale cui occorre ovviare. Noi riteniamo che ciò potrà avvenire solo ricostituendo l’Istituto per la ricostruzione industriale. La nuova IRI dovrà puntare proprio sulle nuove tecnologie dell’energia. Silicio, celle solari, batterie al litio, elettrolizzatori e celle elettrochimiche ad idrogeno.

«L’Italia non produce però né silicio né celle solari: una carenza del sistema produttivo nazionale cui occorre ovviare. Noi riteniamo che ciò potrà avvenire solo ricostituendo l’Istituto per la ricostruzione industriale. La nuova IRI dovrà puntare proprio sulle nuove tecnologie dell’energia. Silicio, celle solari, batterie al litio, elettrolizzatori e celle elettrochimiche ad idrogeno»

 

È possibile pensare al fotovoltaico come ad uno strumento per una maggiore autarchia energetica del nostro Paese?
È già così. E vale per tutte le fonti di energia autenticamente rinnovabili, cioè sole, acqua e vento. Da cui l’Italia ottiene ogni anno quasi un terzo dei quasi 300 miliardi di chilowattora che consuma. Ogni singolo kWh prodotto con la caduta dell’acqua, la luce solare, e il vento è un kWh che non è stato prodotto bruciando gas o carbone o scindendo atomi di uranio. Infatti, sono decine le centrali termoelettriche chiuse in Italia negli ultimi dieci anni. Mentre quelle rimaste funzionano ad una frazione delle ore annue cui erano esercite appena 15 anni fa.

 

La stretta sulle materie prime inficerà la produzione di pannelli solari?
Lo sta già facendo. Il prezzo degli impianti fotovoltaici, che fino a pochi mesi fa non faceva che scendere mese dopo mese, da alcuni mesi è in forte crescita in tutta Italia.

 

Di chi è la colpa?
In questo caso, non della carenza di silicio o di celle solari. Ma dal forte aumento dei noli per il trasporto dei pannelli dal Sud Est asiatico. La quasi totalità dei pannelli installati in Europa viene dalla Cina, e in piccola parte da Filippine, Vietnam e Malesia. Il costo del trasporto a bordo delle portacontainer è esploso. Gli importatori europei non possono che scaricare gli aumenti sui clienti.

«Il prezzo degli impianti fotovoltaici, che fino a pochi mesi fa non faceva che scendere mese dopo mese, da alcuni mesi è in forte crescita in tutta Italia»

 

Lei ha parlato di «idrogeno solare». Cos’è esattamente? Vi sono già degli esempi?
È l’idrogeno ottenuto dall’acqua usando l’energia elettrica generata da sole, vento e caduta dell’acqua. A far muovere l’aria dei venti e a riempire di acqua le dighe con le piogge e la neve è sempre l’energia del sole. Ecco perché è corretto parlare di idrogeno solare, e non di idrogeno «verde». L’idrogeno è un gas incolore, leggerissimo con un enorme quantità di energia chimica contenuta all’interno, molto maggiore di quella della benzina o del kerosene. Solo il metano vi si approssima.

 

Riguardo al litio, qual è la sua necessità in questo momento?
La duplice urgente necessità è quella di costruire gli impianti chimici per la produzione di idrossido di litio o di carbonato di litio di elevata purezza da fornire ai nuovi impianti di produzione delle batterie al litio. In Europa occidentale sono virtualmente assenti. Alcuni sono in costruzione in Svezia, e altri in Germania. Il ritardo dei Paesi mediterranei poi è così grave che solo lo Stato, ricostituendo l’IRI, potrà sostenere la costruzione degli impianti sulla scala richiesta dalla transizione energetica.

«La duplice urgente necessità è quella di costruire gli impianti chimici per la produzione di idrossido di litio o di carbonato di litio di elevata purezza da fornire ai nuovi impianti di produzione delle batterie al litio»

 

Qual è la situazione geopolitica attuale sull’approvigionamento del litio?
È meno grave di quella della carenza di impianti. Basta attraversare l’Adriatico per trovare in Serbia grandi giacimenti di jadarite, un minerale ricco di litio scoperto nei primi anni 2000 vicino il fiume Jadar. Idem con il quarzo della Libia o con gli scarti del riso ricchissimi di silicio, con cui produrre silicio usando la nuova tecnologia chimica che ne abbatte i costi produttivi del 90%. Ma se mancano gli impianti nell’Europa crollata nell’obsolescenza industriale, disporre delle materie prime non servirà a nulla.

 

Come è posizionata l’Italia a riguardo?
L’Italia soffre di un grave ritardo in tutti i settori industriali di punta in cui invece eccellenza fino all’esistenza dell’IRI e le sue formidabili aziende. Il Paese si trovava in una situazione analoga alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando arrivarono tecnologie rivoluzionarie come il telefono, l’energia elettrica, l’aeroplano, le navi a petrolio e la petrolchimica. Quando il governo si accorse che i privati non riuscivano ad intraprendere in nessuno di questi settori, costituì l’Istituto per la Ricostruzione Industriale. Lo stesso accadrà adesso e nei prossimi anni. L’alternativa, infatti, è l’uscita dai Paesi industriali avanzati e la trasformazione in un Paese periferico buono solo per passarvi le vacanze.

 

«L’alternativa, infatti, è l’uscita dai Paesi industriali avanzati e la trasformazione in un Paese periferico buono solo per passarvi le vacanze»

Il caos globale può intaccare anche la produzione alimentare?
Più che di caos, parlerei di difficoltà nella produzione agricola dovute al freddo e alle piogge che da tempo investono molte aree geografiche. D’altra parte, regioni come la Sicilia o Paesi come la piccola Grecia beneficiano ad esempio del fortissimo rialzo dei corsi del grano, che sta portando al recupero dei terreni e al ritorno all’agricoltura di migliaia di giovani. Quanto ai Paesi del Nord Africa come l’Algeria o la Libia, solo chi non li conosce pensa che non abbiano enormi potenzialità agricole. Basta conoscere la storia dei Berberi e dei loro scambi agricoli con la Sicilia. E proprio da agricoltura e nuove tecnologie dell’energia dovrà partire la nuova cooperazione fra Italia e Paesi della sponda Sud del Mediterraneo.

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Ambiente

Alluvioni e stragi in Marocco

Pubblicato

il

Da

Le gravi inondazioni causate dalle piogge torrenziali hanno ucciso almeno 37 persone nella città costiera marocchina di Safi, ha dichiarato lunedì il ministero degli Interni del Paese.

 

Le autorità hanno dichiarato che domenica mattina la regione è stata colpita da inondazioni improvvise, che hanno allagato circa 70 tra abitazioni e attività commerciali e travolto almeno dieci veicoli. Quattordici persone sono state ricoverate in ospedale con ferite di varia natura, mentre le operazioni di soccorso sono ancora in corso.

 

Secondo quanto riportato da Morocco World News, Khalid Iazza, direttore dell’ospedale Mohammed V di Safi, ha dichiarato che è stato attivato un piano di emergenza per rispondere all’afflusso di vittime dopo le forti piogge. Intervenendo a una sessione parlamentare, il capo del governo Aziz Akhannouch ha osservato che in città sono caduti 37 millimetri di pioggia in poco tempo.

 

Aiuta Renovatio 21

 

I media locali hanno riferito che le scuole di Safi hanno annunciato una chiusura di tre giorni in seguito al disastro. I filmati condivisi sui social media mostrano le strade trasformate in fiumi in piena, con auto bloccate o sommerse da acque in rapido aumento.

 

Le autorità hanno riferito ai media locali che i servizi di protezione civile, le forze di sicurezza e le squadre di emergenza sono stati dispiegati per cercare le persone scomparse, assistere i residenti e stabilizzare le aree colpite. Inondazioni e danni alle infrastrutture sono stati segnalati anche nella città settentrionale di Tetouan e nella città montana di Tinghir.

 

Quattro persone sono morte dopo che il loro veicolo è stato trascinato in un fiume dalle forti correnti nella provincia di Tinghir, ha riferito Xinhua, citando i media locali.

 

Il Marocco è stato colpito da intense piogge e nevicate sui monti dell’Atlante, dopo sette anni di siccità che hanno prosciugato diversi dei principali bacini idrici del Paese. L’alluvione segue un’altra tragedia nazionale verificatasi la scorsa settimana, in cui 19 persone sono rimaste uccise e 16 ferite nel crollo di due edifici residenziali nella città di Fez, il terzo centro urbano più grande del Marocco.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da Twitter

Continua a leggere

Ambiente

Una strana oscurità si sta diffondendo in tutti gli oceani

Pubblicato

il

Da

Una nuova ricerca indica – di fronte all’aumento delle temperature – che più di un quinto degli oceani si è oscurato negli ultimi due decenni, con le profondità che la luce solare può penetrare in evidente riduzione.   I risultati, pubblicati in uno studio sulla rivista Global Change Biology, descrivono una preoccupante riduzione delle zone fotiche cruciali dell’oceano – lo strato più alto in cui risiede il 90% di tutta la vita marina, dai pesci al plancton fotosintetizzante.   Questo «riduce la quantità di oceano disponibile per gli animali che si basano sul Sole e sulla Luna per la loro sopravvivenza e riproduzione», ha detto l’autore dello studio Thomas Davies, professore associato di conservazione marina presso l’Università di Plymouth, illustrando la sua ricerca.   Davies e il suo collega Tim Smyth, un biogeochimico marino dell’Università di Exeter, hanno utilizzato due decenni di dati satellitari della NASA per modellare come la profondità della zona fotica si è ridotta tra il 2003 e il 2022.   I ricercatori hanno scoperto che il 21% del blu profondo si è oscurato, con alcune regioni più colpite di altre. Per il 10% degli oceani del mondo – un’area uguale al continente africano – la profondità della zona fotica è diminuita di oltre 50 metri. Nel 2,6% dell’oceano, lo schiacciamento è ancora più estremo, con la profondità della zona fotica che si è ritirata di oltre 100 metri. Al contrario, vale la pena notare, circa il 10% dell’oceano è diventato più leggero.

Aiuta Renovatio 21

Gli scienziati hanno a lungo messo in guardia su questo fenomeno. Ma secondo i ricercatori, il tutto non era ben nota fino ad ora. «Ci sono state ricerche che mostrano come la superficie dell’oceano abbia cambiato colore negli ultimi vent’anni, potenzialmente a causa dei cambiamenti nelle comunità di plancton», ha dichiarato il Davies.   Finora non è emersa una chiara motivazione riguardo questo oscuramento. Le cause appaiono più involute e disparate – ma gli esseri umani, da quello che si evince, condividono una parte della colpa.   I sedimenti e altri materiali scaricati nell’acqua vicino alle coste possono contribuire a bloccare la luce solare, osservano gli autori. Ma questo non spiega perché stiamo vedendo oscurarsi nell’oceano aperto, soprattutto nelle regioni intorno all’Artico e all’Antartico, dove il cambiamento climatico sta drasticamente rimodellando l’ambiente.   Gli autori concludono che una «combinazione di nutrienti, materiale organico e carico di sedimenti vicino alle coste e cambiamenti nella circolazione oceanica globale sono probabili cause» dell’oscuramento dell’oceano.   Stiamo solo iniziando a lottare con questa tendenza tenebra, ma l’impatto che potrebbe avere potrebbe essere catastrofico.   Ci affidiamo alle zone fotiche per «l’aria che respiriamo, il pesce che mangiamo, la nostra capacità di combattere il cambiamento climatico e per la salute generale e il benessere del pianeta», ha evidenziato Davies. «Tenendo conto di tutto ciò, i nostri risultati rappresentano un vero motivo di preoccupazione».   Nelle profonde oscurità si nascondono un’infinità di segreti.   Come riportato da Renovatio 21, alcuni ricercatori in giapponesi hanno ripescato in fondo all’Oceano Pacifico misteriose uova nere, che si presentano lisce e lucenti da sembrare piccole biglie nell’oscurità dell’abisso marino.   Ulteriore scoperta sconvolgente è quella di un cimitero di squali è stato ritrovato negli abissi da un pool di scienziati del mare a quasi 5000 metri di profondità. L’incredibile scoperta è stata fatta presso le Isole Cocos, nell’Oceano Indiano, dall’equipaggio o dell’Investigator, una nave da ricerca gestita dalla Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO), l’agenzia scientifica nazionale australiana.   Esplorando i fondali dei Caraibi hanno alcuni scienziati hanno incontrato diversi organismi mai prima veduti, ora chiamati «blue goo», che significa «sostanza viscida blu». Mentre i blue goo riposano immobili sul fondo dell’oceano, i cervelloni si interrogano su di essi, poiché non sono del tutto sicuri di cosa siano.   A quanto pare i misteri degli oceani sembrano infiniti e l’esplorazione umana deve necessariamente ancora lavorare molto per capire, comprendere e conoscere tutto quello che si nasconde nelle profondità più oscure dei nostri mari.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
Continua a leggere

Ambiente

L’Iran prova la geoingegneria contro la siccità

Pubblicato

il

Da

Le autorità iraniane hanno lanciato sabato un’operazione di «inseminazione delle nuvole» sul bacino del lago Urmia, il più grande del Paese ormai quasi completamente prosciugato, nel disperato tentativo di contrastare la peggior siccità degli ultimi decenni.

 

Il processo consiste nel disperdere nelle nubi, tramite aerei o generatori a terra, sali chimici (principalmente ioduro d’argento o di potassio) per favorire la condensazione del vapore acqueo e provocare precipitazioni. Ulteriori interventi sono previsti nelle province dell’Azerbaigian orientale e occidentale, ha reso noto l’agenzia ufficiale Irna.

 

Le piogge sono ai minimi storici: secondo l’Organizzazione meteorologica iraniana, quest’anno le precipitazioni sono calate dell’89% rispetto alla media pluriennale, rendendo questo «l’autunno più secco degli ultimi 50 anni».

 

I bacini idrici sono quasi vuoti e molte dighe registrano livelli a una sola cifra percentuale. La scorsa settimana il presidente Masoud Pezeshkian ha ammonito che, senza piogge imminenti, si renderanno necessari razionamenti idrici a Teheran e persino l’evacuazione parziale della capitale.

 

Il direttore del Centro nazionale per la gestione delle crisi climatiche e della siccità, Ahmad Vazifeh, ha definito «preoccupante» la situazione delle dighe nelle province di Teheran, Azerbaigian occidentale, Azerbaigian orientale e Markazi.

Sostieni Renovatio 21

Venerdì centinaia di persone si sono riunite in una moschea della capitale per pregare per la pioggia. Sabato scorso, per la prima volta quest’anno, sono caduti fiocchi di neve in una stazione sciistica a nord di Teheran, mentre precipitazioni si sono verificate nelle regioni occidentali e nord-occidentali del Paese.

 

Le autorità hanno inoltre annunciato sanzioni per famiglie e imprese che superino i consumi idrici consentiti.

 

La geoingegneria – fenomeno chiamato da alcuni «scie chimiche» – è oramai alla luce del sole ed è sempre più gettonata dai Paesi mediorientali.

 

Come riportato da Renovatio 21, la scorsa settimana Emirati Arabi Uniti hanno fatto ricorso all’inseminazione delle nuvole (cloud seeding) per contrastare la cronica scarsità d’acqua. L’inseminazione delle nuvole è un’operazione costosa: gli Emirati spendono milioni di dollari l’anno per accrescere le riserve di acqua dolce.

 

Tuttavia, gli esiti della geoingegneria sembrano essere non sempre imprevedibili e potenzialmente catastrofici: l’anno passato Dubai, città nel deserto, subì un incredibile allagamento a seguito di un diluvio ritenuto essere provocato dal programma di modifica metereologica del governo emiratino.

 

Contrariamente a quanto si può pensare, tecnologia di controllo del meteo è in realtà vecchia di decenni. Da anni la Cina e gli USA stanno lavorando a tecnologie di controllo del clima che si sospetta abbiano la chiara possibilità di essere utilizzate come armi nei conflitti del futuro.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da YouTube

Continua a leggere

Più popolari