Connettiti con Renovato 21

Ambiente

La crisi energetica in arrivo. Intervista al professor Pagliaro

Pubblicato

il

 

 

Il momento di caos internazionale che stiamo vivendo tocca anche gli approvvigionamenti di materie prime e di combustibili. Il frastuono della pandemia ha coperto questa crisi che sta montando e che rischia di cambiare la vita quotidiana per come la conosciamo.

 

Renovatio 21 ha cercato delle risposte intervistando il professor Mario Pagliaro, uno dei massimi esperti di solare in Italia.

 

Il professor Mario Pagliaro, Chimico al CNR ISM (Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati) e docente di nuove tecnologie dell’energia al Polo Fotovoltaico della Sicilia.

«Da solo, il prezzo del gas russo nei primi 3 mesi dell’anno è aumentato del 40%»

 

Il professor Pagliaro guida a Palermo un Gruppo di ricerca i cui risultati sono riflessi in oltre 250 pubblicazioni scientifiche internazionali e in 22 libri, molti dei quali poi divenuti testi di riferimento nel loro settore. È fra gli scienziati maggiormente citati a livello internazionale nel campo della chimica (top 1%). Nel 2013, Silicon ha pubblicato un ampio articolo dedicato alle sue attività scientifiche e formative.

 

Fortemente consigliata è la lettura del suo libro Helionomics, snella e approfondita opera di divulgazione sulla rivoluzione socio-economica che porterà l’energia solare in tutto il mondo.

 

 

Professor Pagliaro, cosa sta accadendo nelle forniture di gas?

Il prezzo del gas naturale in forte crescita trascina con sé il prezzo dell’elettricità in Italia, dove accanto alla produzione via acqua, sole, e vento e all’energia nucleare importata da Francia e Svizzera, la produzione termoelettrica va ormai in larga parte a gas naturale. Da solo, il prezzo del gas russo nei primi 3 mesi dell’anno è aumentato del 40%, raggiungendo quasi i $6 ($5.57) per MBTU (il BTU è una vecchia unità di misura dell’energia). Il risultato è che i prezzi dell’energia elettrica in borsa (aggregazione dei prezzi orari su tutte e 3 le fasce orarie) fa segnare una variazione tendenziale maggiore del 200%. Installare a casa e in azienda il fotovoltaico diventa cruciale anche per contrastare simili aumenti.

«Il risultato è che i prezzi dell’energia elettrica in borsa (aggregazione dei prezzi orari su tutte e 3 le fasce orarie) fa segnare una variazione tendenziale maggiore del 200%»

 

Questo incide sulla vita quotidiana dei cittadini italiani?
Molto. Anche considerando che sulla bolletta elettrica gravano numerose imposte, oneri e tariffe, dal canone della televisione pubblica, agli incentivi alle fonti rinnovabili agli oneri di trasporto dell’energia elettrica. Nelle grandi città del Sud la morosità si estende decine di migliaia di utenti. Tanti Comuni meridionali spesso non riescono a pagare nei termini previsti i costi della pubblica illuminazione, divenendo morosi. Quando poi riescono a pagare le bollette, si ritrovano extra costi che inevitabilmente sottraggono risorse finanziarie ad altri settori.

 

Qual è la soluzione?
Ricorrere in modo massiccio all’autoproduzione dell’energia elettrica con il fotovoltaico. Ricordo con particolare soddisfazione il supporto di conoscenze e attenzione dato all’associazione che a Palermo gestisce il bellissimo Parco della Salute, sul lungomare del centro storico. Da oltre 5 anni, l’illuminazione è fornita da lampioni fotovoltaici tanto efficienti ed affidabili, che eleganti. Non ricevono alcuna bolletta. L’energia generata durante il giorno è accumulata nelle batterie che la sera alimentano moderne luci a LED. Lo stesso oggi può essere fatto per interi centri abitati.

«Tanti Comuni meridionali spesso non riescono a pagare nei termini previsti i costi della pubblica illuminazione, divenendo morosi»

 

Dove andrebbero installati i pannelli?
Su tetti di qualsiasi edificio. Inclusi i centri storici di Venezia e Roma, sostituendo le tegole con altrettanto splendide tegole in cotto come quelle prodotte nella splendida Possagno, in Veneto. Rese fotovoltaiche dell’integrazione di moderne celle solari in silicio monocristallino. Nei giorni scorsi ne sono state installate migliaia su molti edifici di Roma. Funzionano con la stessa efficienza ed affidabilità delle analoghe celle solari con cui si realizzano i pannelli. Naturalmente, negli edifici con tetti non realizzati in cotto, oggi è semplice ed immediato integrare i pannelli fotovoltaici in modo non invasivo ed efficace. Come fatto ad esempio nei mesi scorsi sui tetti di piccoli hotel ed abitazioni di Salina.

 

Nella produzione di impianti fotovoltaici l’Italia ha un ruolo rilevante?
L’unica azienda che produce moduli fotovoltaici in quantità significativa appartiene all’ex azienda pubblica dell’elettricità, che assembla in un impianto molto avanzato alle porte di Catania le celle solari in eleganti moduli fotovoltaici. L’Italia non produce però né silicio né celle solari: una carenza del sistema produttivo nazionale cui occorre ovviare. Noi riteniamo che ciò potrà avvenire solo ricostituendo l’Istituto per la ricostruzione industriale. La nuova IRI dovrà puntare proprio sulle nuove tecnologie dell’energia. Silicio, celle solari, batterie al litio, elettrolizzatori e celle elettrochimiche ad idrogeno.

«L’Italia non produce però né silicio né celle solari: una carenza del sistema produttivo nazionale cui occorre ovviare. Noi riteniamo che ciò potrà avvenire solo ricostituendo l’Istituto per la ricostruzione industriale. La nuova IRI dovrà puntare proprio sulle nuove tecnologie dell’energia. Silicio, celle solari, batterie al litio, elettrolizzatori e celle elettrochimiche ad idrogeno»

 

È possibile pensare al fotovoltaico come ad uno strumento per una maggiore autarchia energetica del nostro Paese?
È già così. E vale per tutte le fonti di energia autenticamente rinnovabili, cioè sole, acqua e vento. Da cui l’Italia ottiene ogni anno quasi un terzo dei quasi 300 miliardi di chilowattora che consuma. Ogni singolo kWh prodotto con la caduta dell’acqua, la luce solare, e il vento è un kWh che non è stato prodotto bruciando gas o carbone o scindendo atomi di uranio. Infatti, sono decine le centrali termoelettriche chiuse in Italia negli ultimi dieci anni. Mentre quelle rimaste funzionano ad una frazione delle ore annue cui erano esercite appena 15 anni fa.

 

La stretta sulle materie prime inficerà la produzione di pannelli solari?
Lo sta già facendo. Il prezzo degli impianti fotovoltaici, che fino a pochi mesi fa non faceva che scendere mese dopo mese, da alcuni mesi è in forte crescita in tutta Italia.

 

Di chi è la colpa?
In questo caso, non della carenza di silicio o di celle solari. Ma dal forte aumento dei noli per il trasporto dei pannelli dal Sud Est asiatico. La quasi totalità dei pannelli installati in Europa viene dalla Cina, e in piccola parte da Filippine, Vietnam e Malesia. Il costo del trasporto a bordo delle portacontainer è esploso. Gli importatori europei non possono che scaricare gli aumenti sui clienti.

«Il prezzo degli impianti fotovoltaici, che fino a pochi mesi fa non faceva che scendere mese dopo mese, da alcuni mesi è in forte crescita in tutta Italia»

 

Lei ha parlato di «idrogeno solare». Cos’è esattamente? Vi sono già degli esempi?
È l’idrogeno ottenuto dall’acqua usando l’energia elettrica generata da sole, vento e caduta dell’acqua. A far muovere l’aria dei venti e a riempire di acqua le dighe con le piogge e la neve è sempre l’energia del sole. Ecco perché è corretto parlare di idrogeno solare, e non di idrogeno «verde». L’idrogeno è un gas incolore, leggerissimo con un enorme quantità di energia chimica contenuta all’interno, molto maggiore di quella della benzina o del kerosene. Solo il metano vi si approssima.

 

Riguardo al litio, qual è la sua necessità in questo momento?
La duplice urgente necessità è quella di costruire gli impianti chimici per la produzione di idrossido di litio o di carbonato di litio di elevata purezza da fornire ai nuovi impianti di produzione delle batterie al litio. In Europa occidentale sono virtualmente assenti. Alcuni sono in costruzione in Svezia, e altri in Germania. Il ritardo dei Paesi mediterranei poi è così grave che solo lo Stato, ricostituendo l’IRI, potrà sostenere la costruzione degli impianti sulla scala richiesta dalla transizione energetica.

«La duplice urgente necessità è quella di costruire gli impianti chimici per la produzione di idrossido di litio o di carbonato di litio di elevata purezza da fornire ai nuovi impianti di produzione delle batterie al litio»

 

Qual è la situazione geopolitica attuale sull’approvigionamento del litio?
È meno grave di quella della carenza di impianti. Basta attraversare l’Adriatico per trovare in Serbia grandi giacimenti di jadarite, un minerale ricco di litio scoperto nei primi anni 2000 vicino il fiume Jadar. Idem con il quarzo della Libia o con gli scarti del riso ricchissimi di silicio, con cui produrre silicio usando la nuova tecnologia chimica che ne abbatte i costi produttivi del 90%. Ma se mancano gli impianti nell’Europa crollata nell’obsolescenza industriale, disporre delle materie prime non servirà a nulla.

 

Come è posizionata l’Italia a riguardo?
L’Italia soffre di un grave ritardo in tutti i settori industriali di punta in cui invece eccellenza fino all’esistenza dell’IRI e le sue formidabili aziende. Il Paese si trovava in una situazione analoga alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando arrivarono tecnologie rivoluzionarie come il telefono, l’energia elettrica, l’aeroplano, le navi a petrolio e la petrolchimica. Quando il governo si accorse che i privati non riuscivano ad intraprendere in nessuno di questi settori, costituì l’Istituto per la Ricostruzione Industriale. Lo stesso accadrà adesso e nei prossimi anni. L’alternativa, infatti, è l’uscita dai Paesi industriali avanzati e la trasformazione in un Paese periferico buono solo per passarvi le vacanze.

 

«L’alternativa, infatti, è l’uscita dai Paesi industriali avanzati e la trasformazione in un Paese periferico buono solo per passarvi le vacanze»

Il caos globale può intaccare anche la produzione alimentare?
Più che di caos, parlerei di difficoltà nella produzione agricola dovute al freddo e alle piogge che da tempo investono molte aree geografiche. D’altra parte, regioni come la Sicilia o Paesi come la piccola Grecia beneficiano ad esempio del fortissimo rialzo dei corsi del grano, che sta portando al recupero dei terreni e al ritorno all’agricoltura di migliaia di giovani. Quanto ai Paesi del Nord Africa come l’Algeria o la Libia, solo chi non li conosce pensa che non abbiano enormi potenzialità agricole. Basta conoscere la storia dei Berberi e dei loro scambi agricoli con la Sicilia. E proprio da agricoltura e nuove tecnologie dell’energia dovrà partire la nuova cooperazione fra Italia e Paesi della sponda Sud del Mediterraneo.

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Ambiente

I Verdi tedeschi hanno mentito per promuovere l’eliminazione dell’energia nucleare

Pubblicato

il

Da

Gli alti funzionari del governo tedesco del Ministero dell’Economia hanno intenzionalmente falsificato i rapporti degli esperti per far sembrare che l’energia nucleare non fosse più praticabile nel paese, ha riferito giovedì la rivista Cicero.

 

Citando documenti interni ed e-mail ottenuti tramite un ordine del tribunale, il media sostiene che i sostenitori di lunga data del Partito Verde dell’eliminazione graduale del nucleare in posizioni di rilievo hanno nascosto i rapporti sotto il tappeto, o li hanno alterati, se andavano contro i loro obiettivi. convinzioni ideologiche.

 

Dopo il disastro della centrale nucleare giapponese di Fukushima nel marzo 2011, il parlamento tedesco ha votato a favore della chiusura di tutti gli impianti simili nel paese. Nell’aprile 2023, le ultime tre centrali nucleari operative della Germania sono state messe fuori servizio.

 

Nell’articolo, Cicero sostiene che due sottosegretari presso i ministeri dell’Economia e dell’Ambiente hanno svolto un ruolo chiave nel tentativo di ritrarre come pericoloso il prolungamento della vita operativa delle centrali nucleari tedesche.

 

I due avrebbero cospirato per impedire che i rispettivi capi venissero a conoscenza di eventuali perizie tecniche che smentissero questa ipotesi. Secondo l’articolo, questi documenti datati marzo 2022 sottolineavano chiaramente che, con la forte diminuzione delle importazioni di gas russo, una «estensione della vita operativa delle centrali nucleari» avrebbe potuto alleviare la terribile situazione del settore energetico tedesco e impedire che i prezzi salissero alle stelle nel settore energetico il prossimo inverno.

Sostieni Renovatio 21

Tuttavia, i vertici verdi, scontenti di questa conclusione, avrebbero riscritto il documento, instillando il messaggio che qualsiasi prolungamento dell’attività delle restanti centrali nucleari «non è sostenibile per motivi tecnico-di sicurezza».

 

Cicero sostiene che il ministro dell’Economia Robert Habeck molto probabilmente ha visto solo la versione rielaborata del rapporto e non l’originale.

 

Di fronte alla minaccia di un imminente deficit energetico, il 17 ottobre il cancelliere Olaf Scholz ha ordinato che le restanti tre centrali nucleari rimanessero operative per tutto l’inverno, nonostante gli avvertimenti provenienti dai ministeri dell’Economia e dell’Ambiente. Tuttavia, come osserva la rivista tedesca, la tendenza generale verso l’eliminazione totale della produzione di energia nucleare è rimasta invariata.

 

Con i prezzi dell’energia in aumento, il pregiato settore industriale tedesco si è trovato sempre più in svantaggio, con un produttore su tre che di conseguenza sta valutando di spostare la produzione all’estero, ha riferito Bild a febbraio.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Germania ha rinunciato catastroficamente al nucleare nell’era Merkel, affidandosi alle rinnovabili che non solo hanno disatteso le aspettative, ma hanno addirittura fatto riaprire le centrali a carbone. Nella società tedesca, tuttavia, affioravano segni di pentimento ancora prima della distruzione del gasdotto Nord Stream: scienziatinormali cittadini e pure qualche ministro rivogliono l’atomo inibito dalla cancelliera Angelona, fautrice dei multiplo disastri ora slatentizzatisi in Europa.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Christian VisualBeo Horvat via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

Continua a leggere

Ambiente

Le prove di un aumento degli eventi meteorologici estremi sono «piuttosto limitate»: studio

Pubblicato

il

Da

Una nuova ricerca ha scoperto che ci sono poche prove che gli eventi meteorologici estremi siano in aumento, nonostante le continue affermazioni ripetute dai media mainstream, da politici e dai loro cosiddetti «esperti». Lo riporta LifeSite.   Secondo uno studio pubblicato questo mese dal Fraser Institute, un’organizzazione del Canada, mentre le temperature globali sono aumentate «moderatamente» dal 1950, l’affermazione che gli eventi meteorologici estremi siano in aumento in modo significativo non è supportata da prove scientifiche.   «Mentre i media e gli attivisti politici affermano che le prove dell’aumento dei danni derivanti dall’aumento delle condizioni meteorologiche estreme sono ferree, è tutt’altro», ha scritto nel suo riassunto l’autore dello studio Kenneth Green, membro senior del Fraser Institute. «In effetti, è piuttosto limitato e di scarsa affidabilità».   «Le affermazioni sulle condizioni meteorologiche estreme non dovrebbero essere utilizzate come base per impegnarsi in regimi normativi a lungo termine che danneggeranno gli attuali standard di vita canadesi e lasceranno le generazioni future in condizioni peggiori» continua il ricercatore.   La ricerca di Green, che ha esaminato i dati del noto Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (IPCC), ha scoperto che molti tipi di condizioni meteorologiche estreme «non mostrano segni di aumento e in alcuni casi stanno diminuendo».   «La siccità non ha mostrato una chiara tendenza all’aumento, così come le inondazioni (…) L’intensità e il numero degli uragani non mostrano alcuna tendenza in aumento. A livello globale, gli incendi non hanno mostrato una chiara tendenza all’aumento del numero o dell’intensità, mentre in Canada gli incendi sono effettivamente diminuiti in numero e in aree consumate dagli anni Cinquanta ad oggi».   Lo studio spiega che l’affermazione secondo cui «gli eventi meteorologici estremi stanno aumentando in frequenza e gravità, spinti dalle emissioni di gas serra da parte dell’umanità» è ampiamente accettata.   «Sulla base di tali affermazioni, i governi stanno adottando normative sempre più restrittive nei confronti dei consumatori canadesi di prodotti energetici, e in particolare del settore energetico canadese», osserva Green. «Queste normative impongono costi significativi all’economia canadese e possono esercitare una pressione al ribasso sul tenore di vita del canadese».   I risultati di Green fanno eco a una ricerca del 2023 che ha rivelato che gli incendi sono diminuiti a livello globale mentre la copertura mediatica è aumentata del 400%.   L’affermazione dello studio è confermata dai dati satellitari  del Global Wildfire Information System, che registra un consistente calo nell’estensione delle aree bruciate a partire dai primi anni 2000. Nonostante ciò, l’anno scorso il primo ministro canadese Justin Trudeau ha comunque deciso di attribuire la colpa degli incendi insolitamente gravi del Canada al «cambiamento climatico».   «Stiamo assistendo sempre più di questi incendi a causa del cambiamento climatico», ha detto Trudeau  ai canadesi nel giugno 2023, nonostante la Royal Canadian Mounted Police (RCMP) abbia arrestato diversi sospetti piromani in un certo numero di province tra cui  Nuova Scozia ,  Yukon ,  Columbia Britannica,  e  Alberta .   «Questi incendi stanno influenzando la routine quotidiana, la vita, i mezzi di sostentamento e la qualità dell’aria», ha aggiunto. «Continueremo a lavorare – qui a casa e con partner in tutto il mondo – per affrontare il cambiamento climatico e affrontarne gli impatti».   Allo stesso modo, organi di stampa come la Canadian Broadcasting Corporation  (CBC), che riceve  il 70% del suo budget operativo  tramite i soldi dei contribuenti del governo federale, hanno pubblicato  titoli  come: «L’aumento degli incendi estremi è collegato direttamente alle emissioni delle compagnie petrolifere in un nuovo studio».   «Gli incendi boschivi canadesi sono l’ultimo costoso disastro climatico che i conti pubblici non riescono a catturare», si legge in un altro titolo della CBC, come ricordato da LifeSite. «Il cambiamento climatico sta aumentando il rischio di incendi nel Paese, dicono gli esperti», aveva attestato  all’epoca  Global News, un altro mezzo di informazione sovvenzionato dal governo  di Ottava.   Come riportato da Renovatio 21, in Italia sta operando un gruppo di scienziati, chiamato Clintel, che in risposta alle dichiarazioni di allarme del papa e del presidente della Repubblica hanno dichiarato che «non c’è alcuna emergenza climatica».   Clintel aveva pubblicato nel 2023 una dichiarazione firmata da 11 scienziati in cui veniva dichiarato che le inondazioni in Romagna non erano correlate ai cambiamenti climatici.   Anche un gruppo di scienziati russi lo scorso anno ha pubblicato un saggio in cui si confuta la tesi antropogenica del cambiamento climatico.   Lo scienziato oxoniano e ricercatore CERN Wade Allison, matematico e fisico, la scorsa primavera ha pubblicato un documento in cui dimostra che l’eolico «fallisce su ogni aspetto». Anche il colosso industriale tedesco Siemens, e con esso l’intera Germania, sta realizzando l’inaffidabilità dell’energia eolica e della sua tecnologia – che si sta dimostrando pure un pessimo investimento, ancorché inserito nell’agenda Zero-carbonio del gruppo estremista WEF.   Il Cambiamento Climatico è, di fatto, una grande teoria del complotto portata avanti da gruppi estremisti che vanno da Ultima Generazione al World Economic Forum di Davos, enti che hanno curiosamente gli stessi fini.   Su come funziona il finanziamento dei gruppi ecofascisti della cosiddetta «Piovra verde» vi è stato al Bundestag un discorso di spiegazione assai chiaro di una parlamentare del partito Alternative fuer Deutschland, che ha raccontato gli interessi di individui miliardari e fondi di investimento ultramiliardari nel finanziare l’attivismo climatico a fronte di investimenti effettuati in aziende di transizione energetica.   Come riportato da Renovatio 21, il reporter tedesco Norbert Häring, editorialista del quotidiano economico Handelsblatt e membro del «Consiglio ombra della BCE» (una sorta osservatorio critico della BCE costituito da un gruppo di economisti europei), in un articolo del suo blog ha denunciato il sistema di linee guida istituite per i giornalisti al fine di promuovere la propaganda del cambiamento climatico.   Le linee guida impongono ai «giornalisti climatici» di evitare di discutere argomenti con i critici, invece di utilizzare metodi di psicologia di massa per evitare il problema e ottenere la persuasione della popolazione dei lettori.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
   
Continua a leggere

Ambiente

La «guerra metereologica» tra Paesi è possibile: metereologo riflette sulla geoingegneria dopo il diluvio a Dubai

Pubblicato

il

Da

John Jaques, meteorologo della società di tecnologia ambientale Kisters, ha avvertito in un articolo del settimanale Newsweek che le modifiche meteorologiche del governo potrebbero involontariamente innescare conflitti tra nazioni in cui il tempo metereologico verrebbe utilizzato nelle guerre tra Paesi.

 

Secondo il Jaques, la debacle del cloud seeding che ha provocato le inondazioni di Dubai dovrebbe servire a ricordare che l’influenza del governo sul tempo può portare a conseguenze non del tutto prevedibili.

 

«Il cloud seeding mira a migliorare e accelerare il processo di precipitazione. Soprattutto nelle aree in cui non piove da molto tempo, precipitazioni così intense possono portare a un flusso eccessivo di infiltrazioni, con conseguenti potenziali inondazioni improvvise», ha dichiarato Jaques, secondo il settimanale americano.

 

«Le inondazioni di Dubai fungono da forte avvertimento sulle conseguenze indesiderate che possiamo scatenare quando utilizziamo tale tecnologia per alterare il clima».

Sostieni Renovatio 21

«Inoltre, abbiamo poco controllo sulle conseguenze dell’inseminazione delle nuvole. Dove esattamente pioverà effettivamente? L’uso di tecniche come il cloud seeding per portare le piogge tanto necessarie in un’area può causare inondazioni improvvise e siccità in un’altra».

 

Il Jaques aggiunge che un andamento meteorologico che si sposta involontariamente su un Paese vicino dove è indesiderato potrebbe portare a ostilità, culminando potenzialmente in una guerra meteorologica «occhio per occhio».

 

«Ogni volta che interferiamo con i modelli naturali delle precipitazioni, diamo il via a una catena di eventi su cui abbiamo poco controllo», ha affermato Jaques. «Anche se sappiamo molto, c’è ancora molto che non sappiamo e ci sono ancora molte lacune nella nostra comprensione di questi complessi sistemi meteorologici».

 

«L’interferenza con il tempo metereologico solleva anche tutti i tipi di questioni etiche, poiché il cambiamento del tempo in un paese potrebbe portare a impatti forse non intenzionali ma catastrofici in un altro, dopo tutto, il tempo non riconosce confini intenzionali».

 

«Se non stiamo attenti, l’uso sfrenato di questa tecnologia potrebbe finire per causare instabilità diplomatiche con i paesi vicini impegnati in “guerre meteorologiche” di tipo “occhio per occhio”».

 

Casi di uso militare della geoingegneria climatica sono già conosciuti. È ad esempio ampiamente noto che il governo degli Stati Uniti ha condotto una guerra meteorologica durante la guerra del Vietnam, dove il progetto segreto di cloud seeding chiamato Operazione Popeye, inteso a peggiorare le condizioni dei monsoni, ha provocato forti piogge destinate a inabilitare le forze vietconghe.

 

Contrariamente a quanto si può pensare, tecnologia di controllo del meteo è in realtà vecchia di decenni. Da anni la Cina e gli USA stanno lavorando a tecnologie di controllo del clima che si sospetta abbiano la chiara possibilità di essere utilizzate come armi nei conflitti del futuro.

 

Come riportato da Renovatio 21, anche la UE nelle scorse settimane ha lanciato un avvertimento sull’uso della geoingegneria. Il mese scorso il senato dello Stato americano del Tennesee ha approvato un disegno di legge vieta la geoingegneria delle scie chimiche.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Continua a leggere

Più popolari