Economia
Da un anno non ha più lavori. Si spara un lavoratore dello spettacolo a Padova
Omar Rizzato, 41 anni, era titolare di una ditta che organizzava eventi, concerti e spettacoli. All’alba dell’altroieri si è sparato alla testa dentro alla sua azienda di Cinto Euganeo, vicino Padova, non lontano da quel Vo’ Euganeo che fu il primo focolaio COVID efficacemente sedato.
La sua società, chiamata Hubble, realizzava allestimenti per concerti, fieri e matrimoni, di cui curava anche trasporto e montaggio. Impianti audio, video, luci – era quello che in gergo si chiamava service. Qualcosa che ha costi di attrezzature non indifferenti, attrezzature di cui magari bisogna pagare ancora le rate. Tuttavia è riportato che Omar non aveva grosse esposizioni finanziarie.
A maggio aveva partecipato ad una manifestazione dei lavoratori del settore a Venezia e aveva detto che contava sulla ripresa degli eventi fieristici e su una ripresa già a settembre. Ad altri aveva detto che aveva autonomia per vivere fino a dicembre.
Come noto, eventi, concerti e spettacoli sono considerati vettori di contagio COVID. Le altre attività pubbliche, come bar e ristoranti ora ingiustamente martoriati, hanno almeno aperto durante l’estate. I teatri, praticamente, mai. Le fiere sono rimaste vuote. I concerti sono un mero ricordo. I Festival sono praticamente tutti annullati. Anche un matrimonio, come tutti sanno, è protocollato – e a rischio di repressione delle Forze dell’Ordine.
Omar si era lasciato con la ragazza tempo fa. Non avrebbe lasciato nessun messaggio prima di farlo finita.
A maggio aveva partecipato ad una manifestazione dei lavoratori del settore a Venezia e aveva detto che contava sulla ripresa degli eventi fieristici e su una ripresa già a settembre. Ad altri aveva detto che aveva autonomia per vivere fino a dicembre.
A maggio aveva partecipato ad una manifestazione dei lavoratori del settore a Venezia e aveva detto che contava sulla ripresa degli eventi fieristici e su una ripresa già a settembre. Ad altri aveva detto che aveva autonomia per vivere fino a dicembre
«Ci eravamo sentiti con lui due settimane fa, per la conferenza stampa di Rovigo» scrive la pagina Facebook Maestranze dello Spettacolo – Veneto. «Non poteva esserci, “ma se vi serve qualcosa venite su e prendete tutto quello che volete ragazzi sono con voi».
«Omar l’aveva detto già a maggio: ho modo di sopravvivere fino a dicembre. L’aveva detto in una nostra piazza, e poi ci è sempre stato vicino per chiedere risposte ad un mondo di lavoratori e lavoratrici che vivono nell’abbandono. Omar era uno di noi, un pezzo della nostra grande famiglia dello Spettacolo. Un amico generoso, buono e gentile (…) sappiamo benissimo le condizioni generali in cui si trovava. Assenza di prospettive, una vita persa nel buio dopo tanta fatica, nessun riconoscimento, nessuna dignità».
«Ristori che non arrivano, liquidità mancante e gli F24 che comunque bisogna pagare come l’affitto del capannone, l’assicurazione della motrice. E la preoccupazione sui suoi ragazzi. “Sto perdendo i miei ragazzi – diceva –giustamente si cercano un altro lavoro e io senza di loro sono finito”».
«La colpa di questa morte per noi è soprattutto di chi ha coscientemente abbandonato centinaia e centinaia di persone come lui, come noi, nonostante tutti gli appelli fatti in quest’anno».
«La colpa di questa morte per noi è soprattutto di chi ha coscientemente abbandonato centinaia e centinaia di persone come lui, come noi, nonostante tutti gli appelli fatti in quest’anno».
Cina
La ristorazione smentisce il PIL cinese in crescita: 459 mila chiusure nel primo trimestre 2024
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Piccoli ristoranti ma anche nuovi ambiziosi brand costretti a gettare la spugna dal calo dei consumi: le cessazioni delle attività sono aumentate del 232% rispetto a dodici mesi fa. Le riaperture dopo la politica Zero Covid si sono scontrate con l’aumento dei prezzi e la minore disponibilità economica delle famiglie.
Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio nazionale di statistica, in Cina nel primo trimestre di quest’anno sono state cancellate o soppresse 459mila imprese di ristorazione, con un aumento di circa il 232% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Di questi ristoranti 180mila hanno chiuso nel solo mese di marzo, quando l’anno scorso furono 140mila nell’intero primo trimestre.
Si tratta di un indicatore «dal basso» che mostra un panorama decisamente diverso rispetto all’ottimismo «ufficiale» sull’economia cinese, che appena pochi giorni fa sbandierava per lo stesso arco di tempo una crescita del Prodotto interno lordo del 5,3%, addirittura superiore agli obiettivi fissati per il 2024.
Al dato sulla chiusura delle imprese della ristorazione ha dedicato un approfondimento Radio Free Asia, che ha raccolto alcune voci di operatori locali secondo cui il mercato dei consumi in Cina non si è affatto ripreso dopo la fine della politica Zero COVID. «Alti costi di affitto, alti costi di manodopera, aumento dei prezzi e diminuzione dei consumi dei clienti», ha riassunto il quadro della situazione un ristoratore di Wuhan. «Ci sono ancora alcune attività di catering che vanno molto bene, ma gli affari dei ristoranti più grandi no». All’inizio di quest’anno anche brand considerati in ascesa nella pasticceria cinese come ad esempio Hutou sono stati costretti a gettare la spugna.
La signora Yao, residente a Jingdezhen, nella provincia di Jiangxi, ha raccontato all’emittente che molti dei suoi amici che gestivano ristoranti hanno chiuso e faticano ad arrivare alla fine del mese: «I residenti non hanno più soldi, è difficile portare avanti qualsiasi attività».
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Economia
Amazon abbandona il sistema senza casse nei negozi: si è scoperto che la sua IA era alimentata da 1.000 lavoratori umani
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Economia
FMI e Banca Mondiale si incontrano a Washington «all’ombra della guerra»
I capi delle due più grandi istituzioni finanziarie mondialiste, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale si starebbero incontrando a Washington in queste ore per discutere il rischio sistemico che comporta la guerra in corso. Lo riporta il giornalista britannico Martin Wolf, che serve come principale commentatore economico del Financial Times.
L’articolo si intitola oscuramente «L’ombra della guerra si allunga sull’economia globale».
L’editorialista britannico afferma che «i politici stanno camminando sulle uova» per una serie di ragioni, incluso il fatto che «un quinto della fornitura mondiale di petrolio è passata attraverso lo Stretto di Hormuz, in fondo al Golfo, nel 2018. Questo è il punto di strozzatura della fornitura di energia globale».
«Una guerra tra Iran e Israele, che includa forse gli Stati Uniti, potrebbe essere devastante» avverte l’Economist. «I politici responsabili dell’economia mondiale riuniti a Washington questa settimana per le riunioni primaverili del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale sono spettatori: possono solo sperare che i saggi consigli prevalgano in Medio Oriente».
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«Se il disastro fosse davvero evitato, come potrebbe essere l’economia mondiale?» si chiede la pubblicazione britannica.
Come riportato da Renovatio 21, lo scorso dicembre il FMI pubblicò un rapporto i cui dati suggerivano come il dollaro stesse perdendo il suo dominio sull’economia mondiale.
Durante le usuali incontri primaverili tra FMI e Banca Mondiale dell’anno passato si era discusso, invece, delle valute digitali di Stato – le famigerate CBDC.
Il progetto di una CBDC globale, una valuta digitale sintetica globale controllata dalle banche centrali, ha lunga storia. Nel 2019, prima di pandemia, dedollarizzazione, superinflazione e crash bancari che stiamo vedendo, l’allora governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ne aveva parlato all’annuale incontro dei banchieri centrali di Jackson Hole, nel Wyoming nel 2019.
Come riportato da Renovatio 21, l’euro digitale sembra in piattaforma di lancio, e la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde sembra aver ammesso che sarà usato per la sorveglianza dei cittadini.
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Immagine di World Bank Photo Collection via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
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