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Geopolitica

Joe Biden Imperatore

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Renovatio 21 pubblica questo articolo di Réseau Voltaire. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

Lo stato di salute non consentirà al presidente Biden di governare. Già ora un gruppo di militanti predispone i suoi atti. Ha firmato decreti emblematici della cultura woke, lontanissimi dal programma elettorale, che lo allontanano dalla maggioranza degli americani. Ma non basta, i gruppuscoli di estrema sinistra già hanno cominciato a manifestare contro di lui. Gli Stati Uniti sprofondano nella divisione.

 

 

Il discorso d’investitura del presidente Biden del 20 gennaio 2021 era zeppo di buone intenzioni, ma contraddetto tanto dai fatti che da lui stesso (1).

 

Ascoltare un uomo eletto con un voto non-democratico accusare il predecessore e i suoi elettori di essere contrari alla democrazia è stato grottesco

Era un’ode alla democrazia e un richiamo all’unità nazionale.

 

  • Ebbene, ascoltare un uomo eletto con un voto non-democratico accusare il predecessore e i suoi elettori di essere contrari alla democrazia è stato grottesco. Non dimentichiamoci che in molti casi lo spoglio è avvenuto a porte chiuse, senza spettatori né osservatori, come in una dittatura. Per inciso, è davvero scioccante il silenzio degli Stati cosiddetti democratici.

 

  • Per giunta, l’appello all’unità nazionale, pronunciato davanti a un pugno di privilegiati protetti da 25 mila uomini armati, aveva un che di surreale.

 

L’appello all’unità nazionale, pronunciato davanti a un pugno di privilegiati protetti da 25 mila uomini armati, aveva un che di surreale

Quanto al resto del discorso, è stato un annuncio del ritorno all’imperialismo giustificato dall’eccezionalismo statunitense.

 

Il presidente Biden ha dichiarato: «Siamo una grande nazione. Siamo buoni» (…) «Possiamo instaurare la giustizia razziale e far sì che l’America torni a essere la prima forza del Bene nel mondo» (sic). Afghani, iracheni, libici, siriani, yemeniti e libanesi apprezzeranno.

 

 

Cosa ha già fatto Biden

Joseph Robinette Biden Jr. (78 anni) è in politica da oltre mezzo secolo. È stato sette volte senatore (dal 1973 al 2009) e due volte vicepresidente (2009-2017).

 

Come eletto del Delaware contribuì alle operazioni contro quei paradisi fiscali che gli Stati Uniti non controllavano. Obiettivo: costringere i detentori di capitali a trasferirli nello Stato diventato il più grande paradiso fiscale del mondo, il Delaware appunto

Come eletto del Delaware contribuì alle operazioni contro quei paradisi fiscali che gli Stati Uniti non controllavano. Obiettivo: costringere i detentori di capitali a trasferirli nello Stato diventato il più grande paradiso fiscale del mondo, il Delaware appunto.

 

Durante le cariche ricoperte, Biden è stato soprattutto un difensore degli interessi del Pentagono.

 

  • Durante le guerre di Jugoslavia milita per l’armamento dei mussulmani bosniaci e sostiene l’operato della Legione Araba di Osama bin Laden, nonché quello delle truppe saudite e iraniane (2). Insieme all’amico senatore repubblicano John McCain, spinge il presidente Bill Clinton a intervenire in Kosovo.

 

  • Durante la guerra in Afghanistan vi si reca per primo a sostenere il presidente afghano-statunitense Hamid Karzai.

 

Durante le guerre di Jugoslavia milita per l’armamento dei mussulmani bosniaci e sostiene l’operato della Legione Araba di Osama bin Laden

  • Appoggia l’idea di una guerra contro l’Iraq e l’assassinio del presidente Saddam Hussein. Successivamente darà il nome a un piano di smembramento dell’Iraq in tre Paesi confessionali distinti, conformemente alla strategia Rumsfeld/Cebrowski.

 

  • In quanto vicepresidente, partecipa all’inquinamento della Commissione ONU per i diritti umani in Libia, finalizzato a giustificare la distruzione del Paese. Partecipa anche alla propaganda contro la Siria e sostiene gli jihadisti. Tuttavia, dopo l’intervento russo, quando la Casa Bianca tenta di ritirare l’intero contingente dal Paese, prima di ritrattare riversa la responsabilità dei crimini commessi sull’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia.

 

Joe Biden è altresì grande sostenitore di Hollywood. Ha personalmente vigilato sulla chiusura di siti pirata, come Megaupload, e all’arresto dei loro ideatori, in modo da preservare i diritti d’autore dell’industria cinematografica.

Ha personalmente vigilato sulla chiusura di siti pirata, come Megaupload, e all’arresto dei loro ideatori

 

 

Lo stato di salute di Joe Biden non gli consente di governare

Tutti sanno che il presidente degli Stati Uniti è anziano. Durante la campagna elettorale ha più volte confuso persone e luoghi, ha finanche promosso iniziative del figlio deceduto cinque anni addietro. Non dovrebbe quindi essere in grado di esercitare in prima persona il potere.

 

Al momento dovrebbe essere il capo di gabinetto, Ron Klain, a decidere in sua vece. Il Congresso potrebbe semmai prendere rapidamente atto dell’incapacità del presidente a governare e trasmettere il potere alla vicepresidente, Kamala Harris.

 

Il Congresso potrebbe semmai prendere rapidamente atto dell’incapacità del presidente a governare e trasmettere il potere alla vicepresidente, Kamala Harris

In questa fase Ron Klain è un mero difensore degli interessi transnazionali che mirano a fare profitti in Cina. Sua moglie, Monica Medina, è un’ambientalista. È stata ingaggiata dalla famiglia Wharton, proprietaria della catena di distribuzione Walmart: miliardari della globalizzazione che traggono ricchezza dalla delocalizzazione in Cina.

 

 

I primi passi di Joe Biden

Il sito della Casa Bianca proclama le sei priorità del neopresidente:

1. il clima (ossia una rivoluzione per un’energia pulita);
2. l’equità razziale (non l’uguaglianza);
3. l’economia (ossia il ritorno alla situazione antecedente il COVID-19);
4. la salute (vuole semplificare il sistema sanitario e ridurne i costi);
5. l’immigrazione (che si tratta di favorire);
6. il ripristino della posizione globale dell’America.

 

Il presidente Biden pensa invece che l’umanità sia divisa in razze e che a ciascuna convenga dare con equità, indipendentemente dalla stazza della popolazione. È una posizione antidemocratica, tipica del pensiero neo-puritano

Una valanga di testi è stata pubblicata il giorno stesso dell’investitura: illustrano in modo molto parziale il programma e sono stati redatti da personalità di estrema sinistra del partito (ammesso che il termine «estrema sinistra» oggi abbia senso).

 

Il primo proclama presidenziale ha voluto fare del giorno dell’investitura il giorno dell’unità (3). Invocando san Francesco d’Assisi – come prima, nel suo discorso, aveva invocato sant’Agostino – Biden afferma che la democrazia prevale (alludendo ai «deplorevoli» elettori di Donald Trump che non rispettano nulla) ed esorta ogni statunitense a scriverne il prossimo capitolo.

 

Il presidente Biden afferma poi di voler rientrare nell’Accordo di Parigi sul clima (4). Diversamente dalla versione che ne hanno dato i media, si tratta di rientrare nel sistema di compensazione finanziaria che autorizza diritti di emissione di gas serra; un sistema di cui beneficeranno soltanto i proprietari della Borsa di Chicago e che probabilmente non avrà alcun effetto sul clima (5).

 

Il primo decreto è stato fatto per far progredire l’«equità» razziale (6). L’uguaglianza razziale presuppone l’uguaglianza di tutti gli esseri umani, dunque l’inesistenza delle razze. Il presidente Biden pensa invece che l’umanità sia divisa in razze e che a ciascuna convenga dare con equità, indipendentemente dalla stazza della popolazione. È una posizione antidemocratica, tipica del pensiero neo-puritano. Joe Biden ha un pesante passato di scherni razzisti (anche contro Barack Obama) che questo decreto vorrebbe far dimenticare.

Joe Biden ha un pesante passato di scherni razzisti (anche contro Barack Obama) che questo decreto vorrebbe far dimenticare

 

Il secondo proclama è finalizzato a porre fine ai divieti d’ingresso «discriminatori» negli Stati Uniti (7). Il presidente Trump aveva infatti vietato l’accesso a cittadini di Stati le cui ambasciate non sono in grado di verificare se sono jihadisti. Ebbene, dal momento che Biden e amici hanno devastato il Medio Oriente Allargato, i Paesi interessati dalla misura di Trump sono a forte popolazione mussulmana. Il nuovo presidente ritiene quindi il provvedimento di sicurezza di Trump discriminatorio nei confronti dei mussulmani.

 

Un secondo decreto stabilisce l’obbligo d’indossare la mascherina chirurgica in tutte le amministrazioni federali (8). Il presidente Biden vuole seguire le raccomandazioni scientifiche contro il COVID-19 e dichiara perciò di voler proteggere i propri funzionari rendendo obbligatoria la mascherina. Ebbene, il Center for Desease Control and Prevention (CDC, agenzia federale per la lotta alle epidemie) aveva appena passato al setaccio l’intera letteratura sanitaria mondiale sull’argomento al fine di valutarne l’efficacia: indossare mascherine non serve nella vita quotidiana, ma può ridurre l’epidemia in assembramenti di persone che cantano e urlano tutt’insieme (competizioni sportive, concerti e cerimonie religiose). Ma, ubbidiente, il CDC ha immediatamente allineato le proprie raccomandazioni scientifiche al discorso presidenziale.

 

In conformità all’ideologia «risvegliata» (woke), la costruzione del muro alla frontiera messicana va fermata e anzi bisogna organizzare l’arrivo dei migranti sudamericani. Una colonna di decine di migliaia di onduregni s’è immediatamente messa in cammino verso il «Paese della Libertà»

Il terzo decreto rivede la politica sull’immigrazione (9). In conformità all’ideologia «risvegliata» (woke), la costruzione del muro alla frontiera messicana va fermata e anzi bisogna organizzare l’arrivo dei migranti sudamericani. Una colonna di decine di migliaia di onduregni s’è immediatamente messa in cammino verso il «Paese della Libertà».

 

Il successivo decreto modifica le regole del censimento (10). Il presidente Trump ne aveva escluso gl’immigrati irregolari. Secondo il decreto stesso di Biden, includendo anche questi ultimi si può sperare di aumentare il numero di parlamentari degli Stati federati favorevoli all’immigrazione. Accade di raro che si proceda così apertamente a un intrallazzo elettorale.

 

Una lettera indirizzata al segretario generale dell’ONU lo informa della rinuncia degli Stati Uniti all’annunciato ritiro dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (11). Il presidente Trump aveva deciso di ritirarsi perché l’Organizzazione era passata dalla subordinazione al CDC statunitense alla subordinazione alla Cina. Anche in questo caso, in assenza di nuovi elementi, il cambiamento di rotta del presidente Biden è meramente ideologico.

 

Il resto è sulla stessa lunghezza d’onda, come per esempio la decisione di permettere a ognuno di scegliere l’identità di genere, indipendentemente dal proprio sesso (12). Infatti la rubrica Contattateci (Contact us) del sito internet della Casa Bianca chiede di specificare il genere: maschile, femminile, neutro o altro. E le nuove disposizioni permetteranno agli sportivi di scegliere a quali prove partecipare, maschili o femminili.

 

Ci si aspettavano manifestazioni dei trumpisti il giorno dell’investitura, non ce ne sono state. Sono invece gli Antifa che il giorno successivo hanno provocato sommosse in diverse grandi città, al grido di «Fuck Trump! Fuck Biden!».

È possibile che queste norme non abbiano altro scopo che soddisfare alcuni elettori o che siano state scritte dalla consorteria neo-puritana, ma è altresì possibile che siano indicative della direzione scelta dal presidente Biden.

 

Ed è tanto più sorprendente dal momento che il presidente Trump ha lasciato il potere e ormai è ignorato dal partito repubblicano: non c’è ragione di colpire un uomo già a terra e di provocarne gli elettori. Ed è tanto tanto più fuori luogo l’atteggiamento puerile contro tutto quello che ha fatto il predecessore dal momento che non calma affatto l’estrema sinistra del partito democratico.

 

Ci si aspettavano manifestazioni dei trumpisti il giorno dell’investitura, non ce ne sono state. Sono invece gli Antifa che il giorno successivo hanno provocato sommosse in diverse grandi città, al grido di «Fuck Trump! Fuck Biden!».

 

Il presidente Biden alimenta di fatto la divisione e s’avvia a propria volta verso la guerra civile.

 

Il presidente Biden alimenta di fatto la divisione e s’avvia a propria volta verso la guerra civile

 

Thierry Meyssan

 

 

 

 

NOTE

(1) «Inaugural Address», by President Joseph R. Biden, Jr., White House, January 20, 2021.

(2) «I Fratelli Mussulmani come ausiliari del Pentagono», di Thierry Meyssan, Traduzione Alice Zanzottera, Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 5 luglio 2019.

(3) «A National Day of Unity», Joe Biden, White House, January 20, 2021.

(4) «Paris Climate Agreement», Joe Biden, White House, January 20, 2021.

(5) «Il pretesto climatico 3 – L’ecologia finanziaria (1997-2010)», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 6 giugno 2010.

(6) «Executive Order On Advancing Racial Equity and Support for Underserved Communities Through the Federal Government», Joe Biden, White House, January 20, 2021.

(7) «Proclamation on Ending Discriminatory Bans on Entry to The United States», Joe Biden, White House, January 20, 2021.

(8) «Executive Order on Protecting the Federal Workforce and Requiring Mask-Wearing», Joe Biden, White House, January 20, 2021.

(9) «Executive Order on the Revision of Civil Immigration Enforcement Policies and Priorities” et “Proclamation on the Termination Of Emergency With Respect To The Southern Border Of The United States And Redirection Of Funds Diverted To Border Wall Construction», Joe Biden, White House, January 20, 2021.

(10) «Executive Order on Ensuring a Lawful and Accurate Enumeration and Apportionment Pursuant to the Decennial Census», Joe Biden, White House, January 20, 2021.

(11) «Letter to His Excellency António Guterres», Joe Biden, White House, January 20, 2021.

(12) «Executive Order on Preventing and Combating Discrimination on the Basis of Gender Identity or Sexual Orientation», Joe Biden, White House, January 20, 2021.

 

 

 

 

Articolo ripubblicato su licenza Creative Commons CC BY-NC-ND

 

Fonte: «Joe Biden Imperatore», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 26 gennaio 2021

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Geopolitica

La Von der Leyen lancia un ultimatum alla Serbia

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La Serbia non potrà entrare nell’UE senza un pieno allineamento alla politica estera del blocco, incluse tutte le sanzioni contro la Russia, ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

 

La Serbia, che ha richiesto l’adesione all’UE nel 2009 e ha ottenuto lo status di paese candidato nel 2012, è tra i pochi stati europei a non aver imposto restrizioni a Mosca. Belgrado ha sottolineato i suoi storici legami con la Russia e la dipendenza dalle sue forniture energetiche.

 

Mercoledì, durante una conferenza stampa a Belgrado accanto al presidente serbo Aleksandar Vucic, von der Leyen ha ribadito che la Serbia deve compiere «passi concreti» verso l’adesione e mostrare un «maggiore allineamento» con le posizioni dell’UE, incluse le sanzioni, evidenziando che l’attuale livello di conformità della Serbia alla politica estera dell’UE è del 61%, ma ha insistito che «serve fare di più», sottolineando il desiderio di Bruxelles di vedere Belgrado come un «partner affidabile».

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Vucic ha più volte dichiarato che la Serbia non imporrà sanzioni alla Russia, definendo la sua posizione «indipendente e sovrana». Tuttavia, il rifiuto di Belgrado ha attirato crescenti pressioni da parte di Bruxelles e Washington.

 

La settimana scorsa, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni alla Petroleum Industry of Serbia (NIS), parzialmente controllata dalla russa Gazprom Neft, spingendo la Croazia a interrompere le forniture di greggio. Vucic ha avvertito che tali misure potrebbero portare alla chiusura dell’unica raffineria petrolifera serba entro novembre, mettendo a rischio l’approvvigionamento di benzina e carburante per aerei.

 

Come riportato da Renovatio 21proteste sempre più violente si susseguono nel Paese, che Belgrado attribuisce a influenze occidentali volte a destabilizzare il governo.

 

Le proteste hanno già portato alle dimissioni del primo ministro Milos Vucevic e all’arresto di diversi funzionari, tra cui un ex ministro del Commercio, con l’accusa di corruzione.

 

Il presidente Aleksandar Vucic ha affermato che i disordini sono stati fomentati dall’estero e ha denunciato quella che ha definito «violenza mascherata da attivismo»: «mancano pochi giorni prima che inizino a uccidere per le strade» aveva detto lo scorso agosto davanti all’ennesima ondata di proteste violente.

 

Come riportato da Renovatio 21, le grandi manifestazioni contro Vucic di marzo erano seguite la visita pubblica del figlio del presidente USA Don Trump jr. al premier di Belgrado.

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Come riportato da Renovatio 21, lo scorso mese il servizio di Intelligence estero russo (SVR) ha sostenuto che l’UE starebbe cercando di orchestrare un «Maidan serbo» per insediare un governo filo-Bruxelles. Belgrado nel dicembre 2023 produsse evidenti segni di «maidanizzazione» in corso. Già allora presidente serbo accusò le potenze occidentali di tentare di «ricattare» la Serbia affinché sostenga le sanzioni e di tentare di orchestrare una «rivoluzione colorata» – una sorta di Maidan belgradese –contro il suo governo a dicembre.

 

Vucic giorni fa ha accusato le potenze occidentali di aver cercato di orchestrare il suo rovesciamento. In un’intervista su Pink TV trasmessa lunedì, il presidente serbo aveva affermato che le «potenze straniere» hanno speso circa 3 miliardi di euro nell’ultimo decennio nel tentativo di estrometterlo dal potere.

 

Come riportato da Renovatio 21, il ministro degli Esteri Pietro Szijjarto ha dichiarato che l’Unione Europea sta tentando di rovesciare i governi di Ungheria, Slovacchia e Serbia perché danno priorità agli interessi nazionali rispetto all’allineamento con Bruxelles.

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Geopolitica

Pakistan e Afghanistan concordano il cessate il fuoco

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Afghanistan e Pakistan hanno dichiarato un cessate il fuoco temporaneo, mettendo fine agli scontri iniziati mercoledì mattina tra le loro forze. Più di una dozzina di civili sono stati uccisi nell’ultimo conflitto armato tra i due paesi vicini.   Il ministero degli Esteri pakistano ha comunicato, alcune ore dopo lo scontro, che Kabul e Islamabad hanno concordato una tregua di 48 ore, con inizio alle 18:00 ora locale di mercoledì.   Nella sua nota, il ministero ha sottolineato che entrambe le parti «si impegneranno sinceramente attraverso il dialogo per trovare una soluzione positiva ai loro problemi complessi ma risolvibili».   In precedenza, il portavoce dei talebani afghani Zabihullah Mujahid aveva scritto su X che le forze pakistane avevano avviato un attacco, utilizzando «armi leggere e pesanti», causando la morte di 12 civili e il ferimento di oltre 100 persone.

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Il portavoce aggiunto che le forze afghane hanno risposto al fuoco, uccidendo un «gran numero» di soldati, confiscando armi e carri armati pakistani e distruggendo installazioni militari.   Ali Mohammad Haqmal, portavoce del distretto di Spin Boldak, in Afghanistan, luogo dello scontro, ha stimato che le vittime civili siano state 15. Secondo l’AFP, un funzionario dell’ospedale locale ha riferito che tra i feriti ci sarebbero 80 donne e bambini.   Islamabad ha definito le accuse «oltraggiose» e «palesi menzogne», sostenendo che i talebani afghani abbiano iniziato le ostilità attaccando una postazione militare pakistana e altre aree vicino al confine. L’esercito pakistano ha dichiarato di aver respinto l’assalto, uccidendo 37 combattenti talebani in due operazioni distinte.   Secondo l’agenzia Reuters, che cita fonti di sicurezza anonime, lo scontro sarebbe durato circa cinque ore.   Il conflitto segue un’escalation di scontri avvenuta nel fine settimana, durante la quale Afghanistan e Pakistan si sono accusati a vicenda per le vittime. I talebani hanno affermato di aver ucciso 58 soldati pakistani, mentre Islamabad ha dichiarato di aver conquistato 19 posti di frontiera afghani.   Le tensioni transfrontaliere tra Afghanistan e Pakistan sono aumentate negli ultimi anni, con entrambe le parti che si accusano ripetutamente di ospitare militanti.  

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Israele accusa Hamas di aver restituito il corpo sbagliato

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Uno dei corpi restituiti martedì da Hamas non appartiene a nessuno degli ostaggi tenuti prigionieri dal gruppo armato palestinese a Gaza, hanno affermato le Forze di difesa israeliane (IDF).

 

Lunedì Hamas ha liberato gli ultimi 20 ostaggi israeliani ancora in vita in cambio del rilascio di quasi 2.000 prigionieri palestinesi, nell’ambito di un accordo mediato da Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia. Martedì, il gruppo ha iniziato a consegnare i cadaveri dei prigionieri deceduti a Israele, restituendone sette in due lotti tramite la Croce Rossa.

 

Tuttavia, le IDF hanno dichiarato mercoledì in una dichiarazione su X che un esame presso l’istituto forense Abu Kabir ha rivelato che uno dei quattro corpi del secondo lotto «non appartiene a nessuno degli ostaggi». Si ritiene che i resti appartengano a un palestinese, hanno aggiunto.

 

 

Gli altri tre corpi sono stati confermati come appartenenti ai prigionieri. Sono stati identificati come il sergente maggiore Tamir Nimrodi, 18 anni, Uriel Baruch, 35 anni, ed Eitan Levy, 53 anni, si legge nel comunicato.

 

Il capo di stato maggiore delle IDF, tenente generale Eyal Zamir, ha dichiarato in precedenza che Israele «non avrà pace finché non restituiremo tutti [gli ostaggi]. Questo è il nostro dovere morale, nazionale ed ebraico». Hamas detiene ancora i corpi di 21 prigionieri deceduti.

 

Questa settimana, rifugiati palestinesi e combattenti di Hamas sono tornati a Gaza City e in altre aree dell’enclave, dopo il ritiro parziale delle forze dell’IDF, in linea con l’accordo. A Gaza sono stati segnalati scontri sporadici tra Hamas e fazioni rivali.

 

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