Spirito
San Nicola e i bambini olandesi contro le leggi protestanti

Renovatio 21 pubblica questo interessante articolo tratto dal sito della Basilica di San Nicola a Bari, dove è narrata la persecuzione dei protestanti a danno delle tradizioni e la devozione al santo vescovo e martire di Mira lungo i secoli. In questo scritto è particolarmente narrata l’eroicità dei bambini olandesi che si sono sempre opposti alle proibizioni indette dai luterani affiancati dai vari governanti olandesi. Riteniamo che sia una lettura di un fatto storico quanto mai attuale e puntuale: l’epoca del COVID ha dichiarato di fatto guerra alla libertà del culto cristiano pubblico, con il placet di tutta la Conferenza Episcopale Italiana e non solo. La libertà personale è stata bersagliata a suon di DPCM, di minacce, di multe, di chiusure. I bambini olandesi, che non hanno mai smesso di rendere omaggio a San Nicola attraverso le tradizioni popolari senza temere la persecuzione, possano essere esempio di virilità e di fortezza per tutti. E San Nicola ci guidi e ci fortifichi nella battaglia contro i Krampus di ieri e soprattutto di oggi.
L’Olanda è una delle nazioni dove la festa di S. Nicola assume aspetti spettacolari. È opportuno perciò soffermarsi su qualche motivazione.
Lutero aveva tuonato che i doni ai bambini li porta Gesù Bambino e non San Nicola
Come si è detto, poco a poco i bambini erano divenuti i prediletti del Santo, sia come scolari che come beneficiari di doni. La penetrazione profonda di San Nicola nel cuore dei bambini fu la causa della difficoltà che il protestantesimo incontrò nel debellare il culto di San Nicola. Lutero aveva tuonato che i doni ai bambini li porta Gesù Bambino e non San Nicola. Ma altri capi protestanti non vollero trasgredire la tradizione. Il tentativo più violento di «far fuori» S. Nicola venne però dall’Olanda nel XVII secolo.
Se molti protestanti non seguirono l’esempio di Lutero, molti altri si mostrarono più ligi all’insegnamento del maestro, il che avvenne soprattutto fra i predicatori. Valga come esempio Martin Bohemus che, parlando a Lauban nel 1608, quasi parafrasando Lutero ammoniva: «C’è l’usanza che alcuni genitori mettono delle cose sul letto per i bambini e poi dicono che è stato San Nicola a metterle, la qual cosa è una cattiva usanza poiché in tal modo i bambini sono diretti verso San Nicola, mentre noi sappiamo che non San Nicola ma il Bambino Gesù ci dona ogni cosa buona per il corpo e per l’anima».
Il tentativo più violento di «far fuori» S. Nicola venne però dall’Olanda nel XVII secolo.
In Olanda la «guerra a S. Nicola» i protestanti la fecero a colpi di nuove leggi repressive. Già 1’8 febbraio 1601 il consiglio comunale di Alkmaar adottava delle misure restrittive. Qualche anno dopo, e precisamente nel 1604, il predicatore Walish Siewerts esortava la gente a liberarsi di simili superstizioni e tornare alla vera religione.
Finalmente a Grave fu emanato un decreto ben articolato quanto alle motivazioni:
«Poiché è stato notato che la celebrazione di S. Nicola spinge molte persone timorate a notevoli spese e stimola la gioventù verso la superstizione, il magistrato della città di Grave, volendo impedire un tale abuso, ha vietato e proibito, e vieta e proibisce d’ora in poi a tutti i cittadini e abitanti di questa città di praticare la suddetta superstizione o di farla praticare ai loro figli o accogliere le calzature e le scarpe di legno da qualsivoglia bambino o permettere a questi di portarli o di metterli in qualsiasi posto. Quelli che faranno diversamente saranno puniti con la multa più alta possibile secondo il regolamento delle multe».
In Olanda la «guerra a S. Nicola» i protestanti la fecero a colpi di nuove leggi repressive
Un’ordinanza che fu ribadita nel 1615, nel 1620 ed ancora nel 1667. Il fatto che questa legge venisse ribadita insistentemente fa pensare all’insuccesso nel farla applicare.
Ad Arnhem fu il consiglio della chiesa locale ad esortare il magistrato a prendere provvedimenti contro la festa di San Nicola ed altre «superstizioni simili». Il magistrato li accontentò emanando un decreto in data 3 dicembre 1622 in cui veniva proibito l’uso delle calzature per fare trovare i doni ai bambini nonché la cottura di torte e pasticcini.
Un’altra ordinanza fu emanata nella cittadina di Enkhuizen an der Zuidersee nel settentrione del paese, e fu pubblicata nel Boek der Keuren en Ordonnantien van Enkhuizen. Ed anche qui l’ordinanza andava nei dettagli, specificando persino quali cose non potevano essere cucinate in occasione della vigilia di SanNicola. Ancora più drastico fu il consiglio comunale di Utrecht nel 1655. Per evitare che il decreto fosse raggirato dalla popolazione, estese la proibizione della festa di S. Nicola dalla vigilia a tutta la settimana, vale a dire dal primo all’8 dicembre (ook buyten den voornoemden tijd…).
Il magistrato emanò un decreto in data 3 dicembre 1622 in cui veniva proibito l’uso delle calzature per fare trovare i doni ai bambini nonché la cottura di torte e pasticcini
Ed anche qui si specificava il senso della proibizione, che includeva cioè qualsiasi particolare cottura di biscotti e pasticcini.
In questo stesso periodo fu emessa ad Amsterdam l’ordinanza n. 81 che deliberava quanto segue:
«Poiché i magistrati di Amsterdam sono venuti a conoscenza che negli anni scorsi, nonostante la pubblicazione di specifici regolamenti locali, in occasione della vigilia di S. Nicola varie persone hanno sostato sulla diga ed in altri luoghi della città con dolci, cibi ed altre mercanzie, sì da attirare una gran folla da ogni parte della città, gli stessi magistrati per prevenire tali disordini ed eliminare dalle menti dei giovani le superstizioni e le favole papiste hanno ordinato, stabilito e dichiarato che per la vigilia di San Nicola nessuno, chiunque egli sia, possa andare sulla diga o in altri luoghi o strade di questa città, con qualsivoglia tipo di dolci, cibi o altra mercanzia».
Queste ordinanze ottennero risultati trascurabili. La gente semplice continuò in questa tradizione ormai ben radicata
È superfluo dire che queste ordinanze ottennero risultati trascurabili. Anzi, come spesso accade, la proibizione incentiva ulteriormente la voglia di fare una determinata cosa. Ed in effetti, nonostante l’ammonimento che si trattava di superstizioni papiste, la gente semplice continuò in questa tradizione ormai ben radicata. Per cui non deve neppure sorprendere che diversi artisti olandesi scegliessero la festa di S. Nicola quale tema per una propria pittura. Oggi i protestanti dicono che la devozione per San Nicola in Olanda non esiste, e che è tutto folklore. Chissà.
Questo brano è tratto da un capitolo del libro Storia di Santa Claus. Dai Saturnali a Babbo Natale di padre Gerardo Cioffari.
Gender
Papa Leone XIV nomina un arcivescovo pro-LGBT a ruoli chiave in Vaticano

Papa Leone XIV ha promosso un vescovo che ha sostenuto le liturgie a tema LGBT a una posizione di consulenza all’interno della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, parte del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, diretto dal cardinale Kurt Koch.
L’arcivescovo Bernard Longley di Birmingham, in Inghilterra, ha ricevuto tre nomine dal Vaticano da giugno, nonostante la sua lunga storia di sostegno a iniziative della Chiesa che sono in contraddizione con l’insegnamento morale cattolico.
L’ annuncio del Vaticano di giovedì segue la nomina di Longley al Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani a giugno e al Dicastero per il dialogo interreligioso a luglio.
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Longley, 70 anni, è arcivescovo dell’arcidiocesi di Birmingham, in Inghilterra. È stato ordinato nel 1981 e nominato vescovo ausiliare di Westminster da Papa Giovanni Paolo II nel 2003.
Come ausiliare, Pink News ha celebrato il suo ruolo nella supervisione del «Soho Masses Pastoral Council», un gruppo che organizza liturgie per omosessuali attivi. Gli fu affidato questo incarico dal cardinale Cormac Murphy-O’Connor, allora arcivescovo di Westminster.
Nel 2010, ha difeso le «Messe LGBT» su The Tablet, rifiutando qualsiasi «verifica dei mezzi morali» prima di distribuire la Santa Comunione e accusando i critici di fare supposizioni sull’attività sessuale dei partecipanti.
I suoi commenti hanno suscitato forti critiche da parte degli attivisti, tra cui la defunta Daphne McLeod di Pro Ecclesia et Pontifice, uno dei gruppi che regolarmente tenevano una veglia di preghiera al di fuori della «Messa LGBT». Nonostante la sua opposizione, McLeod ha mantenuto un rapporto rispettoso con i partecipanti alla «Messa LGBT». Nella sua risposta a Longley, McLeod ha affermato che erano «perfettamente onesti riguardo al loro stile di vita omosessuale» e «sottolineavano di avere relazioni sessuali».
«Nessuno, a parte l’arcivescovo, cerca di fingere di vivere o di impegnarsi a vivere una vita casta», ha aggiunto.
Nominato arcivescovo di Birmingham nel 2009, Longley ha mantenuto uno stretto contatto con i gruppi LGBT. Nel maggio 2023, ha ringraziato la «comunità LGBTQ+» per il suo feedback al Sinodo sulla sinodalità.
Nella sua risposta diocesana al sinodo del 2023 si faceva riferimento alle «relazioni amorose» di «divorziati risposati, genitori single, persone che vivono in matrimoni poligami, persone LGBTQ».
Successivamente, l’arcidiocesi di Longley ha ospitato un evento per i cattolici LGBT, per quello che il prelato ha definito «un dialogo continuo per ascoltare ulteriormente».
Secondo il sito web dell’arcidiocesi, Longley ha richiesto la creazione di un gruppo LGBT diocesano, che «è emerso dal processo sinodale». Il gruppo LGBT di Longley ha organizzato una «Messa di benvenuto LGBTQ+» a maggio di quest’anno. Longley stesso ha commentato: «è così importante che tutti si sentano benvenuti nella famiglia della Chiesa», e ha espresso la speranza che tali eventi offrano «un accompagnamento e un incoraggiamento adeguati».
La nomina di Longley avviene in un momento di maggiore attenzione nei confronti della «diffusione» LGBT di Roma. All’inizio di settembre, Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza privata il gesuita attivista pro-LGBT padre James Martin, SJ, dopo la quale Martin ha affermato che Leone «continuerà con la stessa apertura che Francesco ha mostrato verso i cattolici LGBTQ».
Il giorno dopo la sua elezione, Martin aveva espresso un caloroso sostegno a Leone e, prima delle elezioni, si diceva che avesse appoggiato l’allora cardinale Robert Prevost. Sebbene alcuni sostenessero che Martin non dovesse essere considerato un testimone attendibile, gli eventi hanno confermato la sua interpretazione.
Prima di quell’incontro, Leone ha ricevuto in un’udienza segreta e non annunciata la suora eretica pro-LGBT Suor Lucia Caram.
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Meno di una settimana dopo, il gruppo pro-LGBT «Tenda di Gionata» è sceso in Vaticano con migliaia di partecipanti, celebrando una messa nella chiesa del Gesù dei Gesuiti e attraversando in processione la Porta Santa della Basilica di San Pietro. L’evento è stato pubblicizzato sul sito web del Vaticano dedicato all’Anno Giubilare.
Lo stesso Leone ha affermato che l’insegnamento della Chiesa sulla morale sessuale potrebbe cambiare, se prima cambiassero gli atteggiamenti. In recenti dichiarazioni, ha fortemente insinuato che il cambiamento della prassi pastorale e dell’opinione pubblica debba precedere qualsiasi cambiamento dottrinale formale. Martin ha elogiato questa iniziativa e ha invitato i cattolici a pregare «per un cambiamento di atteggiamento» a tal fine.
Tra le altre recenti nomine di Leo c’è quella del vescovo Michael Pham nella diocesi di San Diego. A luglio, l’ausiliare di Pham, il vescovo Ramón Bejarano, ha celebrato una «Messa dell’orgoglio LGBT» nella diocesi con il suo appoggio . A luglio, ha anche nominato vescovo di Baker, Oregon, padre Thomas Hennen, che era stato coinvolto nella stesura di linee guida pastorali per le persone con attrazione per lo stesso sesso, che non facevano alcun riferimento alla necessità della castità.
In qualità di vicepresidente eletto di recente della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles nel 2025, Longley si posiziona come uno dei prelati più anziani del Paese, mentre Leone rimodella gli organi chiave del Vaticano.
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Immagine di Catholic Church of England and Wales via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Spirito
Ci siamo: ecco l’arcivescova di Canterbury. Pro-aborto e pro-LGBT

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Spirito
Viganò: «Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica»

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha scritto su X un breve testo in cui accusa papa Leone XIV di voler divenire leader di una religione globalista uscita dalle logge massoniche.
«È evidente che Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica» scrive sua eccellenza. «Prevost non si discosta minimamente dal “nuovo corso” sinodale inaugurato da Bergoglio, nel tradimento del Mandato petrino e nell’abdicazione al ruolo di Vicario di Cristo».
Il prelato lombardo commenta così un videomessaggio con intenzione di preghiera di papa Prevost diffuso con immagini di eventi «ecumenici» dei passati pontificati come Assisi (1986) con Giovanni Paolo II , la visita in Sinagoga di Benedetto XVI in sinagoga e il famoso incontro con l’islam di papa Francesco ad Abu Dhabi.
«Preghiamo perché noi credenti di diverse tradizioni religiose lavoriamo insieme per difendere e promuovere la pace, la giustizia e la fratellanza umana» dice il testo del messaggio.
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Monsignor Viganò da anni parla del disegno soggiacente alla sovversione degli Stati e della Chiesa. Al cambio del paradigma politico corrisponde un cambio di paradigma teologico.
«Il Great Reset prevede l’instaurazione di una Religione Universale, ecumenica, ecologica e malthusiana, che vede in Bergoglio il suo naturale leader, come riconosciuto recentemente dalla Massoneria» aveva scritto in un intervento del marzo 2021 monsignore. «L’adorazione della pachamama in Vaticano, l’accordo di Abu Dhabi, l’Enciclica Fratelli tutti e il prossimo sabba di Astana vanno tutti in questa direzione, compiendo quell’inesorabile processo dissolutorio della Chiesa iniziato con il Concilio Vaticano II» .
In un’intervista di mesi fa, ricordando la figura del pontefice precedente, Viganò dichiarava che come «papa della chiesa sinodale», Bergoglio «si sentiva autorizzato a predicare il verbo globalista, l’ideologia woke, l’omosessualismo arcobaleno, la frode climatica e pandemica, l’immigrazionismo sfrenato, la morale situazionale e via dicendo».
Ciò, elaborava Viganò, corrispondeva ad un disegno di ingegneria spirituale precisa, architettata dagli incappucciati: «considerandosi un monarca assoluto, sciolto cioè da ogni vincolo con l’autorità di Cristo, Bergoglio ha svolto il compito assegnatogli dai suoi padroni: dare corpo a una chiesa dell’umanità – auspicata dalla massoneria – totalmente desacralizzata ed orizzontale, globalista, ecumenica e sincretista, green, gender fluid e gay friendly».
«Se Bergoglio è riuscito ad ottenere tanta ammirazione da chi detesta la Chiesa Cattolica e il papato è perché l’élite lo considera «uno di loro», altrettanto rivoluzionario, altrettanto imbevuto di filantropismo massonico, altrettanto ecumenico, sincretista, inclusivo, green e woke» aveva dichiarato ancora l’arcivescovo in un’intervista dello scorso maggio con Steve Bannon.
Come riportato da Renovatio 21, Viganò considera «Prevost in evidente e inquietante continuità con Bergoglio».
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