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Ecco l’iPhone con cover in pelle umana

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È stata progettata una nuova custodia del telefono che imita la pelle umana, in pieno stile dirigenziale di fantozziana memoria.

 

La «Skincase» è in realtà destinata ad aiutarti. L’idea è che vedere la pelle finta appassisca di passare troppo tempo all’aperto ti ricorderà di proteggerti dalle dannose radiazioni ultraviolette del Sole.

 

«I nostri telefoni sono oggetti che non ci aspettiamo di cambiare e di reagire in modo umano», ha dichiarato Marc Teyssier, che ha progettato il dispositivo in collaborazione con la British Skin Foundation e la società di telecomunicazioni O2.

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«Creando una reazione tangibile e viscerale all’esposizione ai raggi UV», ha aggiunto Teyssier, «la Skincase non solo aumenta la consapevolezza della sicurezza del Sole, ma evidenzia come la protezione del Sole sia una priorità innegabile».

 

Non è la prima volta che il designer progetta qualcosa di simile. Nel 2019, il Teyssier aveva creato una custodia per telefono stile Davide Cronenberg con pieghe squamose di pelle che rispondeva ai gesti delle mani, tra cui essere pizzicata e solleticata.

 

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Si tratta un raro esempio, per quanto stravagante, di mettere a frutto le nostre dipendenze croniche da smartphone.

 

Tuttavia, la questione della protezione solare negli ultimi anni è stata oggetto di controversie.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2019 l Journal of American Medical Association ha pubblicato i risultati di uno studio randomizzato, condotto dai ricercatori della FDA per determinare se le sostanze chimiche presenti in quattro creme solari disponibili in commercio vengono assorbite attraverso la pelle nel flusso sanguigno: i prodotti chimici per la protezione solare sono stati rilevati in concentrazioni che hanno superato la soglia FDA oltre la quale i produttori sono tenuti ad effettuare ulteriori test tossicologici.

 

È emerso quindi che creme solari e centinaia di farmaci da banco attualmente in vendita negli Stati Uniti non sono stati ancora determinati per essere sicuri ed efficaci

 

«Le persone che usano i filtri solari credono molto ragionevolmente di essere state testate e sono sicure ed efficaci. Non abbiamo davvero prova di ciò» aveva affermato al New York Times Kanade Shinkai, dermatologo dell’Università della California, San Francisco, e autore di un editoriale che accompagna lo studio JAMA.

 

Le Hawaii e Key West, in Florida, hanno vietato gli ingredienti per la protezione solare, incluso l’ossibenzone, che gli studi hanno suggerito che potrebbero danneggiare le barriere coralline. Gli studi sugli animali hanno sollevato la possibilità che alcuni filtri UV, incluso l’ossibenzone, possano interrompere il sistema endocrino, il che può influenzare negativamente la riproduzione, lo sviluppo e l’immunità. Nel 2008, un sondaggio ha rilevato l’ossibenzone nel 97% dei campioni di urina; uno studio svizzero del 2010 su madri che allattano ha riferito che l’85% aveva filtri UV nel latte materno.

 

Come spesso accade, la medicina non sa esattamente quello che sta facendo, ma lo vende comunque al mercato.

 

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Uomo che si chiama J. D. Vance arrestato perché vuole uccidere J.D. Vance

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James Donald Vance Jr., 67enne di Grand Rapids nel Michigan – che condivide cognome e iniziali con il vicepresidente J.D. Vance ma non ha legami familiari con lui – è stato condannato questa settimana a due anni di carcere federale per aver minacciato di morte il presidente Donald Trump, il vicepresidente e altri individui.   L’uomo si è dichiarato colpevole a luglio di due reati gravi: minacce di uccisione o lesioni al presidente e al vicepresidente, e trasmissione di comunicazioni minatorie interstatali. Il giudice distrettuale Paul Maloney, a Kalamazoo, ha emesso la sentenza il 17 novembre, come indicato nei registri giudiziari online, optando per 24 mesi di reclusione seguiti da tre anni di libertà vigilata. L’accusa aveva inizialmente richiesto tra 30 e 37 mesi, mentre ogni imputazione prevedeva un massimo di cinque anni di prigione e una multa fino a 250.000 dollari.   Tra marzo e aprile, Vance Jr. ha pubblicato messaggi intimidatori su Bluesky dall’account @diaperJDV. In uno del 1° aprile, ha scritto: «Se Trump, Vance o Musk torneranno mai nella mia città, se ne andranno in un sacco per cadaveri. O mi colpirà un cecchino dei servizi segreti o passerò il resto della vita in prigione. In ogni caso, mi restano solo 10 anni di vita, quindi non me ne frega un cazzo». Un gran giurì lo ha incriminato a giugno.

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I procuratori, nel memorandum di condanna, hanno evidenziato anche un post di febbraio in cui Vance Jr. aveva caricato la foto di un’arma da fuoco, affermando di essere pronto a rispondere a minacce, e hanno caldeggiato una pena più dura. La difesa, rappresentata dagli avvocati d’ufficio Sean Tilton e Helen Niewenhuis, ha chiesto clemenza invocando abusi psicologici subiti da bambino, attuali problemi di salute e l’assenza di precedenti penali; hanno inoltre precisato che, trattandosi di minacce online, non è stata usata un’arma nel reato, evitando così linee guida punitive più severe.   Il procuratore statunitense per il distretto occidentale del Michigan, Timothy VerHey, ha commentato: «Internet ci permette uno scambio sano di idee, essenziale per la democrazia. Ma alcuni lo usano per minacciare e intimorire, seminando paura e minando i nostri valori democratici. Dicendo di voler uccidere il presidente e il vicepresidente solo perché non era d’accordo con loro, Vance ha oltrepassato un limite che tutti comprendiamo, e va punito».

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Astronauta lesbica non violò i conti bancari della «moglie» mentre era in orbita: nessun crimine spaziale

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Summer Worden, ex «moglie» di un’astronauta della NASA, si è dichiarata colpevole di aver fornito false informazioni alle autorità federali riguardo a quanto ritenuto il primo reato commesso nello spazio.

 

Secondo l’ufficio del procuratore statunitense per il distretto meridionale del Texas, la 50enne del Kansas rischia ora fino a cinque anni di carcere federale e una multa fino a 250.000 dollari per le bugie raccontate su Anne McClain.

 

«Nel luglio 2019, Summer Heather Worden ha accusato il suo ex coniuge di aver indovinato la password e di essere entrato illegalmente nel suo conto bancario mentre era in missione sulla Stazione Spaziale Internazionale», ha spiegato l’ufficio.

 

Tuttavia, la «Worden aveva aperto il conto nell’aprile 2018, e entrambe le parti vi avevano accesso fino a gennaio 2019, quando Worden ne aveva cambiato le credenziali». L’inchiesta ha appurato che Worden aveva concesso l’accesso al coniuge almeno dal 2015, condividendo regolarmente le credenziali bancarie.

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La denuncia iniziale della Worden – la prima accusa di un crimine spaziale – aveva innescato indagini da parte della Federal Trade Commission e dell’Ispettore generale della NASA, come riportato dal New York Times.

 

Il quotidiano descrive la Worden come un’ex ufficiale decorata dell’intelligence dell’Aeronautica USA, mentre McClain – diplomata a West Point, veterana della guerra in Iraq ed entrata alla NASA nel 2013 – è rientrata sulla Stazione Spaziale Internazionale a marzo come comandante della missione SpaceX Crew-10, atterrando in agosto.

 

La Worden e la McClain, lesbiche «sposate» dal 2014, hanno divorziato a gennaio 2020, dopo che McClain l’aveva accusata di aggressione (caso poi archiviato), secondo KSDK.

 

I procuratori hanno precisato che la sentenza per Worden sarà emessa il 12 febbraio 2026, e che le è concessa la libertà su cauzione in attesa dell’udienza.

 

La McClain non è la prima lesbica spaziale: Sally Ride è riconosciuta come la prima donna omofila orbitante. Il pubblico venne a conoscenza del suo orientamento sessuale dopo la sua morte nel 2012 attraverso il suo necrologio, che menzionava la sua relazione durata 27 anni con Tam O’Shaughnessy. La Ride fu anche la prima donna americana nello spazio, raggiungendo questo traguardo nel 1983: la prima femmina che gli USA hanno mandato in orbita era omosessuale.

 

La comunità LGBT, la cui egemonia culturale è oramai al capolinea, ritiene che la vita e la successiva rivelazione della sua sessualità della Ride mettono in luce la comunità queer nascosta nell’esplorazione spaziale, un’operazione che hanno tanto con altri settori, come con l’industria cinematografica hollywoodiana e i suoi omosessuali nascosti.

 

Ora, tuttavia, il lesbismo può esistere, venendo pure ovviamente promosso, alla luce del sole, anche al di fuori dell’atmosfera.

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Candidato falliforme perde le elezioni a Tokyo: sconfitta non troppo amara nel comune di Holly e Benji

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Renovatio 21 vi ha recentemente informato del ritorno sulla ribalta politica tokyota di Goto Teruki: genio incompreso o folle a piede libero che dir si voglia, il Teruki, questa volta falliforme, difficilmente passa inosservato.   I 48 manifesti elettorali del nostro affissi nel municipio di Katsushika hanno prontamente suscitato le ire di parte della popolazione edochiana. Non sono mancate le telefonate di protesta alla polizia, che ha provveduto ad attenzionare l’aspirante politico.    

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Nonostante le critiche, c’è anche chi ha pensato di dare il suo voto al candidato del partito Amo Tantissimo il Giappone (questo il nome della sua compagine elettorale, di cui è probabilmente l’unico membro, nessun doppio senso): ben 346 cittadini di Katsushika hanno scelto il candidato vestito da organo maschile a rappresentarli. I votanti sono stati circa 140.000 (affluenza del 40%, in calo), quindi si parla dello 0,2%.   Può sembrare poco, ma ben cinque candidati hanno raccolto meno voti di lui. Il corrispondente di Renovatio 21 in Giappone si dichiara quindi fiero di vivere in questo municipio.   Addirittura, un caffè locale praticava sconti a chi dimostrava di avere votato. Spero che qualcuno degli eroici 346 votanti si sia bevuto un caffè scontato.  

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Per la cronaca, a vincere l’elezione con più di 7000 voti è stato il candidato del Sanseito, il 29enne Kanno Yuto. Katsushika è un municipio a forte (per gli standard locali) presenza di immigrati, quindi la vittoria del partito di Sohei Kamiya è comprensibile.   Ora magari i lettori inizieranno a chiedersi che razza di comune sarà mai Katsushika. Beh, avete presente Holly e Benji (che qui chiamano Capitan Tsubasa)? E’nato qui, e la Nankatsu (in Italia era la New Team, la squadra del protagonista) esiste davvero.   La stazione di Yotsugi è completamente decorata a tema Capitan Tsubasa, al punto che il Family Mart antistante la stazione ha l’insegna sfondata da una pallonata di Mark Lenders, che a dispetto delle orride decisioni di adattamento e doppiaggio italiane si chiama in realtà Hyuga Kojiro. In verità, Oliver Hutton si chiama Ozora Tsubasa, Benji Price Wakabayashi Genzo, Tom Becker Misaki Taro, Bruce Harper Ishizaki Ryo, Julian Ross Misugin Jun, Ed Warner Washimazu Ken, i fratelli Derrick sono Kazuo e Masao Tachibana, mentre la tamarrissima Patty si chiama Nakazawa Sanae.   Ecco gli effetti del notorio «Tiro della tigre» (タイガー ショット, «Taiga shotto») del campione popolano (cui non è facile perdonare l’aver militato nella Juventus) sulla facciata del supermercato locale. Siamo consapevoli del fatto che potrebbe anche trattarsi di un «neotiro della Tigre» (ネオタイガー ショット, «Neo taiga shotto») o addirittura di un «Tiro della tigre selvaggia» (ワイルドタイガー ショット, «Wairudotaiga shotto»)    

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Ma c’è di più, qui sono nati anche gli inquietanti pupazzi Monchichi (c’è un parco a loro dedicato) e le trottole da battaglia Beyblade (con tutto il mondo che le circonda).  

Parco Monchichi, immagine screenshot da YouTube

  Per i giapponesi poi il quartiere è sinonimo di Kocchi Kame (こちら葛飾区亀有公園前派出所, Kochira Katsushika-ku Kameari kōen-mae hashutsujo, cioè tradotto letteralmente «Questa è la cabina di polizia di Kameari nel quartiere Katsushika») manga famosissimo la cui pubblicazione si è protratta per oltre quarant’anni.   Non bastasse quanto scritto sopra, Katsushika offre scorci meravigliosi come questo:   Altalena spettrale e politicamente scorretta dalle parti di Horikiri.   Katsushika vi aspetta!   Taro Negishi Corrispondente di Renovatio 21 da Tokyo

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