Ambiente
Leone XIV avverte che «il mondo sta bruciando» a causa del «riscaldamento globale» alla prima messa per la «cura del creato»

Leone XIV ha celebrato oggi la nuova «Messa per la cura del creato», che segna il primo utilizzo dei testi liturgici da lui approvati alcune settimane fa.
Ieri mattina, riunita nei giardini di Castel Gandolfo solo una piccola congregazione, Leone ha celebrato la Messa votiva «per la cura del creato» con un gruppo ristretto di prelati tra cui l’arcivescovo Vittorio Viola, segretario della Congregazione per il Culto Divino, l’ufficio vaticano principalmente responsabile dei testi della Messa. Era presente anche l’arcivescovo John Joseph Kennedy, responsabile della sezione disciplinare del Dicastero per la Dottrina della Fede.
Annunciato il 30 giugno, il testo della Messa è stato svelato in una conferenza stampa il 3 luglio. È stato aggiunto alle Messe «pro variis necessitatibus vel ad diversa», o Messe votive, del Messale Romano.
Approvato da Papa Leone l’8 giugno, si ritiene che il testo della Messa fosse in lavorazione da tempo sotto papa Francesco e che la sua promulgazione coincidesse con il decimo anniversario dell’enciclica di Francesco sui cambiamenti climatici, Laudato Si’.
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Citando l’enciclica, un decreto che promulgava i nuovi testi della Messa affermava che il Dicastero per il Culto Divino aveva «considerato opportuno» istituire il nuovo formulario della Messa poiché «in questo tempo appare evidente che l’opera della creazione è seriamente minacciata a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha affidato alla nostra cura (cfr. Laudato si’ n. 2)»
Presentando i testi la scorsa settimana, il cardinale gesuita Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che ha la supervisione sulle questioni climatiche, ha rivelato che il nuovo formulario è giunto «in risposta alle richieste suggerite dalla Laudato si’». Ha affermato che negli ultimi decenni, la Chiesa ha «continuamente affermato la “responsabilità reciproca tra gli esseri umani e la natura” (LS 67)», e ha chiesto che le nuove preghiere della Messa possano «aiutarci a imparare come prenderci cura del creato che è sempre presente nella liturgia cattolica».
I testi in sé sono meno incendiari di quanto ci si aspettasse, soprattutto se si considera il linguaggio spesso stridente e incentrato sul clima utilizzato sotto Francesco. Significativa anche la location della Messa odierna, che si è svolta nei giardini papali adibiti al centro «Borgo Laudato Si’» a Castel Gandolfo, nato dall’enciclica e con l’obiettivo di promuovere gli ideali del testo.
«Carissimi fratelli e sorelle, il Borgo Laudato si’, nel quale ci troviamo, vuole essere, per intuizione di papa Francesco, un “laboratorio” nel quale vivere quell’armonia con il creato che è per noi guarigione e riconciliazione, elaborando modalità nuove ed efficaci di custodire la natura a noi affidata» ha detto Leone. «A voi, che vi dedicate con impegno a realizzare questo progetto, assicuro perciò la mia preghiera e il mio incoraggiamento».
Pronunciando l’omelia, composta da un testo preparato e da commenti iniziali improvvisati, Leo ha affermato che gli scritti di Bergogliosono ancora attuali: «un mondo che brucia, sia per il surriscaldamento terrestre sia per i conflitti armati, che rendono tanto attuale il messaggio di Papa Francesco nelle sue Encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti».
«Solo uno sguardo contemplativo può cambiare la nostra relazione con le cose create e farci uscire dalla crisi ecologica che ha come causa la rottura delle relazioni con Dio, con il prossimo e con la terra, a motivo del peccato». Il riferimento del papa è qui alla Laudato si’ al paragrafo 66.
Leo ha anche sottolineato la necessità di «conversione» per coloro che non danno ancora priorità «all’urgenza di prendersi cura della nostra casa comune».
«All’inizio della Messa abbiamo pregato per la conversione, la nostra conversione. Vorrei aggiungere che dobbiamo pregare per la conversione di tante persone, dentro e fuori della Chiesa, che ancora non riconoscono l’urgenza di curare la casa comune».
«Tanti disastri naturali che ancora vediamo nel mondo, quasi tutti i giorni in tanti luoghi, in tanti Paesi, sono in parte causati anche dagli eccessi dell’essere umano, col suo stile di vita. Perciò dobbiamo chiederci se noi stessi stiamo vivendo o no quella conversione: quanto ce n’è bisogno!»
I commenti del papa sono notevoli per due motivi, nota LifeSite: in primo luogo, perché ha deciso di fare un discorso improvvisato prima dell’omelia preparata, cosa che non ha ancora fatto, ma anche per la severità del linguaggio che ha utilizzato nel riferirsi alle questioni del cambiamento climatico, ovvero «un mondo che brucia … a causa del riscaldamento globale».
Nei precedenti messaggi sul clima, come quello per la prossima giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, Leone XIII ha adottato un tono diverso da quello del predecessore, esortando a uno stile cattolico di cura ordinata del creato e allontanandosi dalla fraseologia spesso iperbolica di Francesco in merito al presunto cambiamento climatico.
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Dopo molti anni di retorica allarmistica sul clima da parte del defunto pontefice, nel 2022 il Vaticano ha ufficialmente aderito alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e all’Accordo di Parigi sul clima. Francesco ha difeso la controversa decisione, affermando che «la sorella Madre Terra geme e ci implora di fermare i nostri abusi e la sua distruzione».
Una promozione così degna di nota e continua dell’Accordo di Parigi, che è alla base della maggior parte dell’attuale agenda sui «cambiamenti climatici», è avvenuta nonostante i principi fondamentalmente pro-aborto dell’accordo siano collegati all’obiettivo dichiarato delle Nazioni Unite di creare un «diritto» universale all’aborto, in linea con l’Obiettivo n. 5.6 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’organizzazione.
Le prime incursioni di Leone XIII nel tema delle questioni climatiche in veste di Papa hanno finora lasciato intendere che adotterà un tono più delicato, sebbene la messa di «custodia del creato» rappresenti un punto di riferimento alternativo per il futuro.
Ad ogni modo, gli atti pubblici del nuovo pontefice non danno segni di disconoscimento riguardo l’impostura climatica, uno dei capisaldi, assieme alle migrazioni di massa, al sincretismo e alle aperture all’omotransessualismo, dell’opera distruttiva di papa Francesco.
Al contempo, notiamo come dopo la Messa in rito maya ora abbiamo anche una nuova messa eco-friendly: l’unica Messa che non pare consentita è la Messa di sempre, la Messa della tradizione, la Messa tridentina, detta impropriamente «Messa in latino», che per secoli ha retto la Civiltà Cristiana.
Non è che chi neghi la messa tradizionale stia cercando, esattamente, di distruggerla, la Civiltà Cristiana?
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Immagine screenshot da Twitter
Ambiente
Studi sui metodi per testare le sostanze chimiche della pillola abortiva nelle riserve idriche

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Ambiente
Donna afferma che il datacenter AI di Zuckerberg le ha inquinato l’acqua del rubinetto

Una pensionata della Georgia rurale ha accusato il nuovo centro dati AI di Meta, situato a circa 360 metri da casa sua, di inquinarle l’acqua. Lo riporta la BBC.
La cittadina Beverly Morris ritiene che la costruzione del data center del gigante della tecnologia abbia danneggiato il suo pozzo d’acqua privato, causando un accumulo di sedimenti. «Ho paura di bere quell’acqua, ma la uso comunque per cucinare e per lavarmi i denti», ha detto Morris. «Se mi preoccupa? Sì».
Meta ha negato queste accuse, dichiarando alla BBC che «essere un buon vicino è una priorità». L’azienda ha commissionato uno studio sulle falde acquifere, scoprendo che il suo data center «non ha influito negativamente sulle condizioni delle falde acquifere nella zona».
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L’incidente evidenzia come un’imponente spinta alla costruzione di infrastrutture per supportare modelli di Intelligenza Artificiale incredibilmente dispendiosi in termini di energia, stia sconvolgendo i vari ecosistemi che vedono il nascere di questi data center. Stiamo solo iniziando a comprendere l’enorme impatto ambientale della tecnologia di intelligenza artificiale, dall’enorme consumo di acqua all’enorme impronta di carbonio dovuta alle emissioni in aumento.
La situazione non fa che peggiorare, con aziende come OpenAI, Google e Meta che continuano a investire decine di miliardi di dollari nella costruzione di migliaia di data center in tutto il mondo. Recentemente i ricercatori hanno stimato che la domanda globale di intelligenza artificiale potrebbe arrivare a consumare fino a 1,7 trilioni di galloni d’acqua all’anno entro il 2027, più di quattro volte il prelievo idrico totale di uno stato come la Danimarca.
Da allora gli attivisti hanno segnalato il rischio di pericolosi deflussi di sedimenti derivanti dai lavori di costruzione, che potrebbero riversarsi nei sistemi idrici, come potrebbe accadere al pozzo della signora Morris.
Resta da vedere quanto l’industria dell’Intelligenza Artificiale si impegnerà per la cosiddetta sostenibilità. Dopo aver dato grande risalto ai propri sforzi per ridurre le emissioni all’inizio del decennio, l’aumento di interesse per l’intelligenza artificiale ha cambiato radicalmente il dibattito.
E man mano che i modelli di intelligenza artificiale diventano più sofisticati, necessitano di energia esponenzialmente maggiore, e questa situazione non potrebbe che aggravarsi.
Come riportato da Renovatio 21, il CEO di Meta Mark Zuckerberg, nel suo tentativo sempre più disperato di tenere il passo nella corsa all’IA, sta espandendo l’infrastruttura dei data center il più velocemente possibile, con Meta che sta «prioritizzando la velocità sopra ogni altra cosa» allestendo delle «tende» per aggiungere ulteriore capacità e spazio ai suoi campus dei data center. I moduli prefabbricati sono progettati per ottenere la potenza di calcolo online il più velocemente possibile, sottolineando la furiosa corsa di Meta per costruire la capacità di modelli di intelligenza artificiale sempre più richiedenti energia.
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Un nuovo rapporto del Berkeley Lab – che analizza la domanda di elettricità dei data center – prevede che questa stia esplodendo da un già elevato 4,4% di tutto il consumo di elettricità in ambito statunitense, a un possibile 12% di consumo di elettricità in poco più di tre anni, entro il 2028.
Il fenomeno è globale: in Irlanda, i data center consumano già il 18% della produzione totale di elettricità. Secondo il rapporto, il consumo di energia dei data center è stato stabile con una crescita minima dal 2010 al 2016, ma ciò sembra essere cambiato dal 2017 in poi, con l’uso dei data center e dei «server accelerati» per alimentare applicazioni di Intelligenza Artificiale per il complesso militare-industriale e prodotti e servizi di consumo.
Vista l’enormità di energia richiesta da questi Centri di elaborazione dati, vi è una corsa verso l’AI atomica e anche Google alimenterà i data center con sette piccoli reattori nucleari nel prossimo futuro.
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Ambiente
Cringe vaticano ai limiti: papa benedice un pezzo di ghiaccio tra Schwarzenegger e hawaiani a caso

.@Pontifex blesses a block of ice at Vatican CLIMATE CHANGE event. pic.twitter.com/gk9J2OVmVf
— Sign of the Cross (@CatholicSOTC) October 1, 2025
NEW: Pope Leo XIV blesses a block of ice before a blue tarp is rolled out and waved by people, including Arnold Schwarzenegger, at the Raising Hope for Climate Justice conference.
“We will raise hope by demanding that leaders act with courage, not delay.” “Will you join with… pic.twitter.com/PSVVwTB79V — Collin Rugg (@CollinRugg) October 1, 2025
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