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Geopolitica

332° giorno di guerra

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– L’Italia sta studiando la possibilità di trasferire il sistema di difesa aerea Samp-T in Slovacchia, che, a sua volta, consegnerà il suo complesso Patriot all’Ucraina, riferiscono i media.

 

– Gli Usa consigliano all’Ucraina di ritirare le forze da Artemovsk (Bakhmut), France-Presse, citando un alto funzionario americano. Secondo il funzionario, la fissazione di Kiev nel tenere la città sta ostacolando i preparativi per l’attesa offensiva di primavera. La stessa notizia è riportata anche da Reuters

 

– Il patriarca Kirill ha chiesto ad ogni parrocchia ortodossa di mobilitarsi per aiutare materialmente i soldati impegnati nella guerra.

 

– Zelens’kyj e l’ex primo ministro britannico Boris Johnson si sono incontrati a Kiev.


– Ministro della Difesa tedesco: i paesi partecipanti nei negoziati a Ramstein non sono riusciti a raggiungere una posizione comune sulla fornitura di carri armati all’Ucraina.

 

– Editoriale del Washington Post: «la Germania si rifiuta di mandare i carri armati in Ucraina. Biden non può permetterlo».

 

– Manifestazione ucraina davanti all’ ufficio di Scholz per chiedere la consegna a Kiev dei carri Leopard.


– In attesa della soluzione del braccio di ferro fra Germania e Usa, equipaggi ucraini iniziano ad addentrarsi su carri Leopard in Polonia.

 

Spiegel dice che, come forma di compromesso, la Germania potrebbe passare all’ Ucraina 19 Leopard vecchi, usati solo per le esercitazioni. Questo però sbloccherebbe, probabilmente, le forniture degli altri paesi.

 

– Meno del 9% delle aziende con sede nei paesi della UE e del G7 ha lasciato la Russia dall’inizio della guerra, la maggior parte continua a lavorare nella Federazione Russa, secondo un sondaggio condotto dall’Università Svizzera di San Gallo.

 

– Il prezzo medio del gas in Moldavia da fonti alternative a Gazprom nel dicembre 2022 è stato di 1.094 dollari per 1.000 metri cubi, ha riferito il servizio stampa della società statale moldava Energocom. All’inizio di dicembre 2022, la Moldavia ha completamente rinunciato al gas fornito da Gazprom. Il prezzo del gas di Gazprom a dicembre era di 785 dollari per 1.000 metri cubi. Cioè, il gas proveniente da fonti alternative costa alla Moldavia quasi il 40% in più.

 

– Il presidente moldavo Sandu ha dichiarato che il suo governo sta valutando la possibilità di presentare una domanda di adesione alla NATO.

 

– Alla centrale nucleare di Zaporozhye sono stati riparati quasi tutti i principali danni causati dai bombardamenti delle forze armate ucraine, ha affermato Renat Karchaa, consigliere del direttore generale della società Rosenergoatom. Ha aggiunto che in caso di completa cessazione degli attacchi alla centrale nucleare, i reattori non funzionanti potrebbero essere avviati in due settimane.

 

– La Turchia ha annullato la visita del ministro della difesa svedese prevista per il 27/1, per la luce verde turca all’accesso alla NATO. Il collega turco ha spiegato l’annullamento dicendo che nella situazione attuale la visita sarebbe stata «insensata».

 

– Josep Borrell sulla necessità di armare l’Ucraina: «La Russia è un grande Paese, è abituata a combattere fino alla fine, è abituata a quasi perdere e poi recuperare tutto. Lo ha fatto con Napoleone, lo ha fatto con Hitler. Sarebbe assurdo pensare che la Russia abbia perso la guerra o che i suoi militari siano incompetenti … quindi ora è necessario continuare ad armare l’Ucraina». Assist irresistibile per Medvedev che si è affrettato a commentare: Borrell ha ricordato che il nostro Paese ha sconfitto Napoleone e Hitler. Si noti che lui stesso ha fatto l’analogia. Di conseguenza, gli ukronazisti e l’Europa occidentale sono eredi diretti di coloro che hanno combattuto con la Russia. E la guerra con loro, quindi, è una nuova guerra patriottica. E la vittoria sarà nostra. Come nel 1812 e nel 1945.

 

– Sberbank apre bancomat e prossimamente filiali in Crimea. Fino ad oggi questa misura era stata evitata per paura delle sanzioni occidentali.

 

– Dmitry Vjatkin, vicepresidente di Russia Unita, propone di cancellare Arcipelago Gulag dai programmi scolastici. Dice che molti fatti narrati sono inventati e che il testo non ha resistito alla prova del tempo.

 

– Nella rassegna mattutina di Kommersant le principali notizie del mondo sono la battaglia di Bakhmut i Leopard all’ Ucraina, le sanzioni occidentali sui derivati e… 15 punti di penalizzazione alla Juve.

 

 

 

 

Rassegna tratta dal canale Telegram La mia Russia

 

 

 

Immagine da Telegram

 

 

 

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Geopolitica

Trump annuncia attacchi terrestri in Venezuela «presto»

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che gli USA potrebbero avviare «molto presto» operazioni terrestri contro presunte reti di narcotraffico collegate al Venezuela, dopo aver quasi completamente interrotto i flussi di stupefacenti via mare. Caracas ha respinto con forza ogni accusa di legami con i cartelli della droga.

 

Parlando venerdì con i giornalisti alla Casa Bianca, Trump ha annunciato che il traffico di droga marittimo legato al Venezuela è calato del 92%, sostenendo che le forze americane stanno «eliminando la droga a livelli mai visti prima». «Abbiamo bloccato il 96% degli stupefacenti che arrivavano via mare», ha precisato, per poi aggiungere: «Presto le operazioni inizieranno anche sulla terraferma».

 

Il presidente statunitense non ha tuttavia fornito indicazioni su eventuali obiettivi o sull’estensione di tali azioni.

 

Da settembre le forze USA hanno intensificato sensibilmente la presenza militare nei Caraibi e nel Pacifico orientale, conducendo oltre 20 interventi contro imbarcazioni sospette di traffico di droga e causando la morte di decine di persone. Trump ha affermato che queste operazioni hanno salvato decine di migliaia di vite americane, impedendo l’ingresso di narcotici nel Paese.

 

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha sempre rigettato le accuse di Trump su presunti rapporti tra Caracas e i narcocartelli, sostenendo che Washington utilizzi la campagna antidroga come pretesto per destabilizzare e rovesciare il suo governo.

 

Come riportato da Renovatio 21, Maduro, che avrebbe offerto ampie concessioni economiche agli USA per restare al potere, sarebbe stato oggetto di un tentativo di rapimento tramite il suo pilota personale.

 

Il Venezuela ha stigmatizzato il rinforzo militare come violazione della sovranità e tentativo di golpe. Il governo venezuelano starebbe cercando appoggio da Russia, Cina e Iran. Mosca ha di recente riaffermato la sua alleanza con Caracas, esprimendo pieno sostegno alla leadership del Paese nella difesa della propria integrità. Mosca ha accusato il mese scorso Washington di preparare il golpe in Venezuela.

 

Questa settimana le autorità statunitensi hanno sequestrato anche la petroliera Skipper al largo delle coste venezuelane, una nave cargo che secondo gli USA trasportava petrolio dal Venezuela e dall’Iran. Le autorità di Caracas hanno condannato l’operazione definendola «furto manifesto» e «pirateria navale criminale».

 

Come riportato da Renovatio 21, nel frattempo, la Russia – da tempo alleata stretta del Venezuela – ha rinnovato pubblicamente il suo sostegno a Maduro. Secondo il Cremlino, il presidente Vladimir Putin «ha espresso solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il proprio appoggio alla ferma determinazione del governo Maduro nel difendere la sovranità nazionale e gli interessi del Paese dalle ingerenze esterne». I due leader hanno inoltre confermato l’impegno a dare piena attuazione al trattato di partenariato strategico siglato a maggio.

 

Trump nelle scorse settimane ha ammesso di aver autorizzato le operazioni CIA in Venezuela. Di piani CIA per uccidere il presidente venezuelano il ministro degli Interni del Paese aveva parlato lo scorso anno.

 

Come riportato da Renovatio 21, Maduro aveva denunciato l’anno scorso la presenza di mercenari americani e ucraini in Venezuela. «Gli UA finanziano Sodoma e Gomorra» aveva detto.

 

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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Geopolitica

La Slovacchia «non sosterrà nulla» che contribuisca a prolungare il conflitto in Ucraina

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Il primo ministro slovacco Robert Fico ha annunciato che la Slovacchia si opporrà a qualsiasi misura che permetta di impiegare i beni russi congelati per fornire armi all’Ucraina, mettendo in guardia sul fatto che ulteriori sostegni militari non farebbero che protrarre l’«insensata uccisione quotidiana di centinaia di migliaia di russi e ucraini».   In seguito all’escalation del conflitto nel 2022, gli alleati occidentali di Kiev hanno bloccato circa 300 miliardi di dollari di asset della banca centrale russa, in gran parte depositati nell’UE. Da quel momento è divampata una disputa tra i Paesi intenzionati a usare tali fondi come collaterale per un «prestito di riparazione» a favore di Kiev e quelli che si oppongono fermamente. La decisione finale spetterà ai membri dell’UE nel voto previsto per la prossima settimana.   Fico, da sempre critico del piano, ha illustrato la propria posizione in dettaglio in una lettera inviata all’inizio della settimana al Presidente del Consiglio europeo António Costa. In un post su X pubblicato venerdì, ha riferito di aver poi avuto un colloquio telefonico con Costa, durante il quale ha ribadito il suo rifiuto all’invio di armi a Kiev. Fico ha dichiarato di aver avvertito che proseguire con i finanziamenti prolungherebbe le ostilità e accrescerebbe le vittime, mentre Costa «ha parlato solo di soldi per la guerra».   «Se per l’Europa occidentale la vita di un russo o di un ucraino non vale un cazzo, non voglio far parte di un’Europa occidentale del genere», ha affermato Fico. «Non appoggerò nulla, anche se dovessimo restare a Bruxelles fino al nuovo anno, che comporti il sostegno alle spese militari dell’Ucraina».  

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Vari Stati membri dell’UE hanno manifestato riserve sul programma di prestiti, evidenziando rischi di natura legale e finanziaria. Secondo Politico, venerdì Italia, Belgio, Bulgaria e Malta hanno sollecitato la Commissione europea a considerare opzioni alternative al sequestro degli asset, quali un meccanismo di prestito comunitario o soluzioni temporanee. Obiezioni sono arrivate anche da Ungheria, Germania e Francia.   Venerdì la Commissione Europea ha dato il via libera a una norma controversa che potrebbe prorogare indefinitamente il congelamento dei beni russi, qualificando la materia come emergenza economica e non come misura sanzionatoria. Questo passaggio è interpretato come propedeutico all’attuazione del «prestito di riparazione», in quanto permette decisioni a maggioranza qualificata invece che all’unanimità, eludendo così i veti dei Paesi dissidenti.   Mosca ha stigmatizzato come illegittimo ogni tentativo di appropriarsi dei suoi asset. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha affermato questa settimana che, con il programma di «prestiti di riparazione», l’Europa sta adottando un comportamento «suicida». Riferendosi al voto di venerdì, ha etichettato l’UE come «truffatori».

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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Orban come John Snow

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Il principale negoziatore russo Kirill Dmitriev ha paragonato il primo ministro ungherese Vittorio Orban al personaggio di Jon Snow della serie Il Trono di Spade, raffigurandolo come l’unico baluardo a difesa del diritto europeo mentre l’UE procede al congelamento a tempo indeterminato degli asset sovrani russi.

 

In un post su X pubblicato venerdì, Dmitriev ha lodato lo Orban per aver «difeso il sistema legale e finanziario dell’UE dai folli burocrati guerrafondai dell’Unione», sostenendo che il leader ungherese stia lottando per «ridurre la migrazione, accrescere la competitività e ripristinare buonsenso, valori e pace».

 

Dmitriev ha allegato una sequenza tratta dalla celeberrima «Battaglia dei Bastardi», una delle scene più memorabili della fortunata serie. Il frammento mostra Jon Snow, isolato sul campo di battaglia, che estrae la spada mentre la cavalleria della Casa Bolton gli si avventa contro. Nella saga, i Boltoni sono noti per la loro crudeltà e spietatezza, mentre Snow è dipinto come un condottiero riluttante che antepone il dovere all’ambizione personale, spesso a caro prezzo.

 

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Venerdì, Orban – che in numerose occasioni ha criticato duramente le politiche conflittuali dell’UE nei confronti della Russia – ha accusato Bruxelles di «violentare il diritto europeo», riferendosi alla decisione che ha permesso all’Unione di bypassare il requisito dell’unanimità per prorogare le sanzioni sugli asset sovrani russi, valutati in circa 210 miliardi di euro. Mosca ha bollato il congelamento come «furto», minacciando azioni legali in caso di confisca da parte dell’UE.

 

In un altro post, Dmitriev ha attaccato il segretario generale della NATO Mark Rutte, paragonandolo al Re della Notte, il principale antagonista di Game of Thrones, che guida un esercito di non-morti ed è completamente privo di empatia.

 

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Il paragone è arrivato in risposta alle dichiarazioni di Rutte, che ha accusato la Russia di «riportare la guerra in Europa» e ha invitato i membri della NATO a prepararsi a un conflitto su scala paragonabile a quelli affrontati dalle generazioni passate. Il Dmitriev ha quindi affermato che Rutte «non ha famiglia né figli» e «desidera la guerra», aggiungendo però che «alla fine prevarrà la pace».

 

Dmitriev, figura chiave negli sforzi per risolvere il conflitto in Ucraina, ha fatto eco alle critiche del ministro degli Esteri ungherese Pietro Szijjarto, che aveva accusato Rutte di «alimentare le tensioni belliche».

 

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