Militaria
Zelen’skyj ha incontrato i capi delle multinazionali del complesso industriale-militare USA: pudore perduto definitivamente
Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha dichiarato martedì di aver incontrato i capi di diverse società di difesa con sede negli Stati Uniti, esprimendo la sua «gratitudine a ogni lavoratore americano che produce armi che ci aiutano a salvaguardare il nostro popolo e a difendere la nostra terra».
Tra i partecipanti c’erano il presidente di BAE Systems, Tom Arseneault, il vicepresidente di Lockheed Martin Raymond Piselli e il vicepresidente di AeroVironment, Charles Dean, nonché rappresentanti di altre importanti aziende di quello che è chiamato il «complesso militare-industriale USA», spesso accusato di essere dietro alle avventure belliche degli USA corrompendo, a suo di miliardi, la politica di Washington.
Le multinazionali delle armi americane producono alcune delle attrezzature più necessarie e ricercate dell’Ucraina, inclusi i sistemi HIMARS e Patriot e i droni kamikaze. È stato «un incontro importante e fruttuoso», ha detto lo Zelens’kyj in un post sui social media, riporta Newsweek.
Il leader ucraino era arrivato martedì a Washington per la sua ultima visita alla Casa Bianca, con dubbi sul futuro degli aiuti militari statunitensi vitali per lo sforzo bellico dell’Ucraina che incombono durante il viaggio.
L’Ucraina spera anche di incrementare la produzione a lungo termine di armi e attrezzature militari insieme agli Stati Uniti, ha detto martedì Zelens’kyj. «È importante sviluppare la produzione congiunta di munizioni per artiglieria, sistemi di difesa aerea e sistemi di artiglieria e missilistici», ha dichiarato il presidente-attore di Kiev. «Insieme possiamo creare più posti di lavoro, generare più forza e offrire maggiori opportunità a entrambe le nostre nazioni».
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L’incontro tra il presidente ucraino e le industrie militari statunitensi ha suscitato indignazione da parte di alcuni, tra cui il candidato indipendente alle presidenziali del 2024 Robert F. Kennedy, che su Twitter ha scritto che il leader ucraino «si sta letteralmente incontrando con gli appaltatori della difesa».
Zelensky is literally meeting with defense contractors. https://t.co/krCKcxxQas
— Robert F. Kennedy Jr (@RobertKennedyJr) December 12, 2023
«La truffa è proprio sui nostri volti» ha continuato Kennedy. «Nessuno si preoccupa di nascondere chi siano i veri soggetti coinvolti nella guerra in Ucraina».
«Se si fosse trattato davvero di una guerra difensiva umanitaria a favore del popolo ucraino, avremmo inviato Boris Johnson a far naufragare un tentativo di accordo di pace tra Zelens’kyj e Putin nell’aprile 2022?» ha continuato il candidato presidenziale.
Molti repubblicani stanno bloccando un disegno di legge di finanziamento da 110 miliardi di dollari, che comprende circa 60 miliardi di dollari in aiuti per l’Ucraina, perché vogliono misure di sicurezza più severe al confine meridionale degli Stati Uniti.
«Penso che il popolo americano sia d’accordo con noi sul fatto che la sicurezza nazionale inizia ai nostri confini», ha detto martedì il rappresentante e portavoce repubblicano Mike Johnson, aggiungendo: «dobbiamo mantenere la nostra sovranità, possiamo proiettare la pace attraverso la forza e aiutare i nostri amici».
Per alcuni il Johnson, eletto speaker della Camera sulla spinta della base repubblicana insofferente ai miliardi all’Ucraina, già mostra segni di essersi venduto alla palude washingtoniana.
L’ex membro del Congresso delle Hawaii Tulsi Gabbard due anni fa, prima dello scoppio della guerra, fa aveva già condannato pubblicamente il complesso militare-industriale USA dichiarando che esso desiderava che la Russia invadesse l’Ucraina.
La settimana scorsa il deputato repubblicano del Kentucky Thomas Massie ha ammesso che i miliardi USA all’Ucraina costituiscono solo un sistema di «riciclaggio» che favorisce il complesso militare-industriale – soldi che partono come aiuti ma tornano come commesse per le multinazionali produttrici di armi, le stesse che, senza più pudore alcuno, Zelens’kyj ha incontrato a Washington.
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Militaria
Il Cremlino: i caccia francesi non aiuteranno l’Ucraina
Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha dichiarato martedì che l’eventuale acquisizione da parte dell’Ucraina di caccia Rafale di produzione francese non altererà gli equilibri sul campo di battaglia a vantaggio di Kiev.
Lunedì, il presidente francese Emmanuel Macron e il capo di Stato ucraino Volodymyr Zelens’kyj hanno sottoscritto una lettera d’intenti per l’acquisto di 100 velivoli Rafale da parte di Kiev entro il prossimo decennio. Le due parti non hanno divulgato dettagli su tempistiche di fornitura o modalità di finanziamento dell’intesa.
L’accordo preliminare comprende inoltre l’acquisizione di otto sistemi di difesa aerea SAMP/T di ultima generazione – in fase di elaborazione –, munizioni di precisione AASM Hammer, droni e radar francesi.
«Qualsiasi aereo da combattimento ceduto al regime di Kiev non modificherà né la situazione al fronte né gli sviluppi operativi», ha affermato Peskov ai reporteresprimendo disappunto per il protrarsi dell’armamento di Parigi a Kiev, che «alimenta il conflitto senza apportare alcun contributo alla pace».
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Si calcola che il Rafale, l’aereo multiruolo di punta dell’aviazione francese, costi intorno ai 100 milioni di euro (116 milioni di dollari) per esemplare. La consegna di 100 unità potrebbe ascendere a 15 miliardi di euro, secondo stime riportate lunedì dai media francesi, basate su contratti antecedenti.
Non è dato sapere come l’Ucraina onorerà i pagamenti per le forniture, dal momento che i vertici di Bruxelles arrancano nel reperire risorse per sostenere lo sforzo bellico del Paese a corto di cassa. Kiev sta sollecitando i suoi finanziatori occidentali per un prestito da 140 miliardi di euro, coperto dai beni russi congelati. Mosca ha stigmatizzato il sequestro degli asset come «furto».
Il Belgio, depositario della quota preponderante di quei fondi, ha rigettato l’iniziativa per i pericoli finanziari e giuridici. Il piano controverso presuppone che Mosca eroghi in futuro i risarcimenti a Kiev, un’ipotesi ritenuta largamente implausibile.
Lo scandalo corruttivo in atto in Ucraina ha altresì suscitato obiezioni tra i funzionari UE e fomentato appelli a una contrazione degli aiuti a Kiev.
La scorsa settimana, le autorità anticorruzione ucraine hanno svelato un apparato di tangenti da 100 milioni di dollari implicante i collaboratori dello Zelens’kyj nel settore energetico, largamente sovvenzionato dagli apporti occidentali.
Nella vicenda dei Rafale vengono al pettine diversi nodi, come quello dell’animosità di Parigi contro Mosca – che potrebbe avere origine nella perdita delle ex colonie africane – così come quella dei fondi dei contribuenti occidentali dati all’Ucraina, che di fatto finiscono ad ingrassare alcuni Paesi e sempre più chiaramente gli apparati militari-industriali, come in un grande schema di riciclaggio violento.
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Immagine di Aksveer via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Militaria
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